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Autore: Neverlethimgo    26/07/2014    7 recensioni
Era bastata una notte a far cambiare tutto e tre parole a far nascere decine di domande. Era solo un assassino, o era addirittura pazzo?
Dai capitoli:
Erano passati tre anni dall'ultima volta che misi piede fuori dall'istituto, avevo rimosso ogni cosa del mondo esterno, fatta eccezione per la luce del sole, sebbene la vedessi di rado ultimamente.
Sapevo che avrei dovuto trascorrere soltanto altri due giorni in quella prigione, sapevo che mancava così poco alla fine, eppure non percepivo il desiderio di sentirmi libero. Non ero mai stato libero davvero.

A Jason McCann story.
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jason McCann, Miley Cyrus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19: don't move on, you're beautiful in that way.

 

Jason


Non ero mai stato pronto a lottare per qualcuno che non fossi io, perché sapevo che nessuno avrebbe lottato per me.
Credevo ed ero convinto che non ci fosse abbastanza amore per me.
Avevo sofferto per così tanto tempo, avevo sopportato difficoltà ben più grandi di me e credevo di non aver più nulla da perdere.
Giorno dopo giorno mi portavo sul petto un peso opprimente, che pian piano mi avrebbe schiacciato al suolo, ma è stato proprio quello a darmi la forza di riemergere.
Avevo uno scopo e, per quanto mi avrebbe reso libero, era meschino, cattivo, indegno.
Nessuno avrebbe provato pena per me ed era ciò che volevo. La compassione era un brutto difetto delle persone ed io la temevo, così come avrei temuto chi mi avrebbe guardato con paura.
Ma dal momento in cui Ivy, quel giorno, aveva bussato alla mia porta, cercando conforto proprio da me, sentivo che qualcosa stava cambiando.
Un lieve barlume di speranza s’era acceso dentro di me non appena avevo incrociato il suo sguardo e tutt’ora continuava a crescere. A poco a poco realizzai che non tutto era perduto, forse avrei potuto riaggiustare, almeno in parte, ciò che doveva essere considerata la mia vita.
“Dimostramelo,” aveva detto con tanta semplicità, eppure non trovai nulla di più difficile da poter fare.
Come avrei potuto dimostrarle qualcosa che non avevo mai realmente dimostrato a nessuno?
Non avevo idea di che cosa volesse da me, soprattutto se semplici parole non le sarebbero bastate.
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio e mi ero soffermato a guardarla negli occhi per troppo tempo, tanto che dal suo sguardo sembrava quasi spazientita.
Scossi lievemente il capo, deciso ad agire, e mi avvicinai lentamente a lei, chiudendo gli occhi nell’istante in cui le mie labbra si posarono sulle sue.
Poco dopo sentii la sua mano posarsi sulla mia nuca, attirandomi delicatamente a sé. In tutta risposta, appoggiai entrambe le mani sui suoi fianchi, approfondendo sempre più quel bacio. Quando qualche istante dopo mi allontanai da lei, colsi uno strano luccichio nel suo sguardo e, nonostante sperai che dicesse qualcosa, rimase in silenzio, come ad aspettarsi altro da me.
Più la guardavo negli occhi più sentivo il battito del cuore accelerare e non seppi constatare se fosse per paura o altro. Credevo di conoscere la paura dopo tutto ciò che avevo passato, ma questa volta aveva un sapore diverso. Senza che quasi me ne accorgessi, sentii la sua mano sulla mia e, dopo avermi lanciato una brevissima occhiata, iniziò a trascinarmi verso la rampa di scale, costringendomi a seguirla al piano superiore.
Non le feci domande, sebbene avessi parecchi dubbi, rimasi in silenzio, quasi come se il suono dei nostri passi dovesse per forza prevalere su tutto. Mantenni lo sguardo posato su di lei, mentre percorreva a passo deciso il corridoio del secondo piano, sino a soffermarsi sull’uscio della camera da letto dei miei genitori.
So a che cosa stai pensando” mormorai, costringendola a voltarsi verso di me. Abbassò il capo e curvò lievemente gli angoli della bocca verso l’alto. Quel poco di luce che filtrava tra le tende della finestra mi permise di notare che le sue gote si fossero colorate di un rosa più scuro. “Probabilmente sto commettendo un errore, però-
Se pensi di sbagliare, allora perché lo stai facendo?” la interruppi, mantenendo ancora salda la presa sulla sua mano.
Perché voglio potermi fidare di te e il sentimento che tu provi per me è lo stesso che io provo per te.
Mosse qualche passo all’interno della stanza, senza quasi darmi la possibilità di ribattere, ma, in realtà, non c’era davvero nulla che potessi o volessi dire. Si appoggiò con la schiena al muro, esattamente di fronte al letto, ed evitò di posare lo sguardo su di me fino a quando non mi decisi a muovere qualche passo per raggiungerla.
Mi posizionai esattamente di fronte a lei, costringendola ad intrecciare il suo sguardo con il mio. Fu difficile decifrare che cosa le stesse passando per la mente in quel momento, ma qualcosa mi diceva che non era pienamente sicura delle sue azioni. Io stesso non capivo perché si stesse comportando così. Credevo di aver capito che tipo di ragazza fosse, ma, evidentemente, mi sbagliavo.
Premetti entrambi i palmi delle mani contro il muro ai lati del suo viso, mi abbassai quanto bastò per baciarla e sentii nuovamente il cuore battere all’impazzata all’interno della gabbia toracica.
Improvvisamente un tuono squarciò il cielo e la sentii sussultare, concludendo in modo brusco quel bacio.
Non puoi immaginare quanto detesti l’autunno in questa dannata città” disse a voce bassa, sbuffando. Senza ribattere, mi avvicinai alla finestra e la chiusi ermeticamente – facendo calare un’oscurità quasi pesta tra quelle quattro mura - così come feci con la porta della stanza, impedendo a qualsiasi suono esterno di entrare.
Il suono della pioggia non si sentiva quasi più e la sentii tirare un sospiro di sollievo.
Ora va meglio” mormorò poi e ritornai da lei, riuscendo a distinguere soltanto i contorni della sua figura.
Come fai a sopportare tutto questo quando sei da sola?” le domandai a pochi centimetri dal suo viso. Sentii il suo respiro sulle mie labbra  e mi trattenni dall’impulso di baciarla di nuovo.
Alzo al massimo il volume della musica, in modo che sovrasti il suono dei tuoni. Non è i metodo migliore per affrontare la paura, ma almeno aiuta” spiegò.
Se lo stereo funzionasse ancora, lo accenderei.
Non mi serve la musica adesso.” Detto ciò, posò entrambe le mani sul mio petto, stringendo tra le dita il tessuto della mia maglietta, per poi attirarmi lievemente a sé e baciarmi.
Ancora una volta, riuscii ad offuscare e dimenticare ogni cosa che mi circondasse o mi opprimesse. Se fosse stato così facile superare anni di sofferenza, avrei potuto ricominciare a vivere.
Pochi istanti dopo si allontanò da me e la vidi abbassare la cerniera della felpa, per poi sfilarsela e lasciarla cadere al suolo. Sotto di essa indossava un top bianco che a malapena le copriva il busto per via della scarsa lunghezza. Intrecciò per pochi secondi il mio sguardo, dopodiché mi sollevò la maglietta, costringendomi a sfilarla del tutto e ad abbandonarla in un punto indefinito della stanza.
Posò una mano sul mio petto ed il contatto delle sue dita sulla mia pelle mi fecero sussultare, ma questa volta non perché mi riportasse alla mente brutti ricordi.
Non avrei dovuto?” mi domandò, notando la mia reazione, ma scossi il capo.
Non mi ha dato fastidio” ribattei, “non me l’aspettavo, tutto qui.
È parecchio difficile capirti” mormorò, abbassando lo sguardo.
Potrei dire la stessa cosa di te” dissi a mia volta, guardando la mia maglietta e la sua felpa accasciati al suolo.
Mi ritrovo ancora ad aver paura di sfiorarti” continuò poi, avvicinando lentamente l’indice al mio petto, per poi tracciarne una linea immaginaria, leggera, a malapena percettibile. Serrai gli occhi fino a che distrusse il contatto. Quando li riaprii, la ritrovai a guardarmi insistentemente, quasi come se si aspettasse un cenno d’assenso per qualcosa che lei stessa aveva deciso dal momento in cui abbiamo fatto capolino in quella stanza.
Senza mai interrompere il nostro contatto visivo, si sfilò anche il top, gettandolo accanto agli altri vestiti. Mi sorpresi del fatto che non indossasse null’altro sotto di esso, aveva lasciato il suo busto completamente scoperto e nel suo sguardo non colsi il benché minimo segno di ripensamento. Avrei voluto porle così tante domande, ma mi limitai a percorrere con lo sguardo ogni centimetro della sua pelle lasciato scoperto dai vestiti e per quel breve lasso di tempo  ritrovai a non capire più niente. Le sue dita sfiorarono di nuovo la mia pelle, questa volta all’altezza della vita, e con un breve gesto mi slacciò i pantaloni. Li lasciai scivolare lungo le gambe, fino a che non finirono anch’essi al suolo, e, poco dopo, anche i suoi jeans fecero la stessa fine.
Posai nuovamente le mani contro il muro ai lati della sua testa, chinandomi per baciarla, mentre avvertii la presa delle sue mani sui miei fianchi. Le sentii scorrere fino alle scapole, per poi stringerle vigorosamente. Interruppi bruscamente quel bacio e mi allontanai di poco dal suo viso, ansimando.
Le labbra dischiuse ed il respiro pesante non furono altro che i chiari segni di un flashback per nulla atteso. Scossi il capo e chiusi gli occhi, avventandomi nuovamente sulle sue labbra, ma scostò il viso, impedendomi di baciarla.
Jason, io non voglio che tu reagisca così quando ti tocco. Mi sento in qualche modo colpevole e non voglio che per te sia così fastidioso.
Le sue parole mi colpirono ed abbassai lo sguardo verso le sue mani, stese lungo i fianchi.
Nemmeno io vorrei reagire così, è una condanna per me” ribatte, distogliendo lo sguardo dal suo.
Cerca di non pensarci, almeno per adesso.
Se solo potessi, eviterei di pensarci e basta.
Annuii, realizzando nuovamente che lei fosse stata l’unica a permettermi di allontanare quei pessimi ricordi e che – almeno fino a che sarebbe rimasta – avrebbe potuto continuare a farlo.
Afferrò la mia mano e mi costrinse a seguirla verso il letto, s’inginocchiò su di esso e, allacciando le braccia dietro al mio collo, mi attirò a sé. Le sue labbra posate sulle mie mi mandarono in estasi e, più le sfioravo, più sentivo il bisogno di baciarle.
Mi trascinò giù con sé fino a che non mi ritrovai completamente sopra di lei. Sorressi il mio peso facendo pressione sugli avambracci e mantenendo una lieve distanza tra i nostri corpi. Mi soffermai a guardarla negli occhi e cercai disperatamente di memorizzare la sua figura, in modo che riuscisse a sovrastare tutto ciò che fino ad ora aveva occupato la mia mente.
Senza darmi altro tempo per completare quel processo, mi attirò dolcemente a sé, appoggiando le labbra sulle mie.
Intrappolò il mio labbro inferiore tra le sue, lasciandolo andare solo quando portò entrambe le mani tra i miei capelli, per poi baciarmi la fronte.
Le sue mani mi accarezzarono la pelle del collo, delle spalle e di buona parte della schiena. Mi beai di quella sensazione di pace, sdraiandomi completamente sopra di lei quando sentii le sue mani fare pressione contro la mia schiena, intimandomi di annullare la distanza che ci separava. Temevo di pesarle, di farle male, ma non mi diede alcuna ragione per dubitare di ciò.
In quell’istante mi ritornarono alla mente le sue parole ed il suo desiderio di volersi fidare di me, di volere che le dimostrassi qualcosa.
Non era quello il momento adatto per farlo.
Ma sei davvero sicura di quel che stiamo facendo?” le domandai, interrompendo sia il silenzio che quel piacevole momento.
Sollevò entrambe le sopracciglia, sorpresa.
Qualunque altro ragazzo non mi avrebbe posto così tante domande, avrebbe agito e basta.” Un sorriso sulle sue labbra mi fece intendere che non fu delusa da ciò, tutt’altro. Dischiusi le labbra, intento a ribattere, ma mi precedette.
Con questo voglio dire che non mi sbagliavo quando ho deciso di ritornare qui e provare a darti una seconda possibilità. Non dico ch’io possa dimenticare quello che so di te, ma sono convinta che tu abbia qualcosa per cui ne valga la pena riprovarci. So che non sei come gli altri ragazzi che conosco – specialmente Kayden, e di questo e ne sono felice – per cui, quando ti ho detto di dimostrarmi qualcosa, volevo semplicemente vedere fin dove saresti arrivato.
Distolsi lo sguardo dal suo e mi sdraiai accanto a lei. “Io non credo che questo sia il momento adatto” dissi a bassa voce.
Ah no?
Scossi il capo. “È tutto fin troppo programmato ed affrettato e non è in questo modo che voglio dimostrarti qualcosa.
Continuai a mantenere lo sguardo lontano dal suo, specialmente lontano dal suo corpo scoperto.
D’accordo” disse semplicemente, sorridendomi.


 
 

Ivy

 
La cosa che mi sorprese di più non fu il suo rifiuto – perché tecnicamente non lo era – ma il fatto che si sentisse quasi costretto a respingermi.
Non sapevo nemmeno io perché stessi agendo in quel modo, ma non volevo continuare a scappare. Ero fermamente convinta che Jason avesse qualcosa di speciale, qualcosa per cui valesse la pena cercare di sovrastare ciò che aveva fatto in passato. Ed io ero disposta a lottare per far in modo che il suo passato non restasse altro che tale.
Ancora una volta avevo avuto la conferma che non era cattivo, né tanto meno pericoloso.
Le sue parole mi avevano scaldato il cuore.
“La tua assenza mi ha fatto più male di quel che potei immaginare.”
Per qualche strana ragione, sapevo che non mentiva, avevo letto sincerità nel suo sguardo, nei suoi gesti e, soprattutto, nei suoi baci.
Non avevo distolto lo sguardo dalla sua figura nemmeno per un istante, mi ero soffermata a guardare quasi insistentemente i disegni marchiati sulla sua pelle. L’unico  di cui conoscevo il significato era quel piccolo gabbiano stilizzato sul suo fianco, ma ne aveva altri sparsi tra il petto e le braccia. Il muso di una tigre sul lato del bicipite sinistro, una X posta poco più sotto, una scritta in numeri romani sul lato destro del petto ed una corona sul lato sinistro.
Passai in rassegna il suo profilo, quasi imparandone a memoria ogni dettaglio. Fui costretta a distogliere lo sguardo solo quando si voltò verso di me.
Se avessi paura di me lo capirei” mi disse, parlando per la prima volta dopo interi minuti di silenzio.
Non sono sicura di aver ancora paura di te” risposi, ma sembrò quasi ignorare le mie parole.
Il giorno in cui sei scappata dopo aver letto il mio diario, mi sono pentito di non averlo eliminato tempo fa.
Avresti preferito tenermi all’oscuro di tutto?” gi domandai, cercando di capire dove volesse arrivare.
Avrei preferito che non lo scoprissi in quel modo. In realtà, il mio unico scopo è lasciarmi alle spalle quello che è successo tre anni fa, ma so per certo che, anche volendo, non potrò dimenticare.
Lo sentii sospirare ed io rimasi in silenzio, non avevo intenzione d’interromperlo. Se quello era il momento in cui aveva deciso di aprirsi con me, l’avrei ascoltato senza proferire parola.
A volte mi chiedo come sarebbe stato se mia madre fosse ancora viva, ma l’unica risposta che riesco a darmi è che, probabilmente, avrebbe avuto fin troppa paura di me per restarmi accanto.
Credi che se ne sarebbe andata?
Sì, quasi sicuramente. Ecco perché…
Ho capito,” lo interruppi, evitando di sentire nuovamente le parole: ecco perché ho ucciso anche lei.
Ecco perché non volevo che lo scoprissi anche tu” disse poi, continuando quella frase in un modo che non mi aspettai. “Avrei preferito tenerti all’oscuro di tutto per evitare che avessi paura di me. Quando quel giorno ho visto il diario aperto, posato a terra, ho rivissuto per la seconda volta la notte di tre anni fa.
Mi morsi il labbro e distolsi lo sguardo dal suo.
M- mi dispiace, io non avevo idea di che cosa nascondesse quel diario.
Scosse il capo. “Non potevi saperlo.
Dal momento in cui il silenzio tornò a regnare tra quelle quattro mura, sentii nuovamente il lieve scroscio della pioggia e rabbrividii, sia perché che fossi senza vestiti, sia per la piega che aveva preso quella conversazione.
Così come io non potevo sapere che… che mi saresti mancata così tanto. Non avevo mai provato qualcosa del genere per nessuno, né tanto meno credevo che potessi condizionarmi così tanto. Avevo smesso di provare qualsiasi tipo di sentimento negli ultimi tre anni, per cui credevo che avrei continuato a vivere per sempre in questo modo. Ma mi sbagliavo.
Anche io mi avevo sbagliato.
Avevo commesso un errore nel giudicarlo. Non potevo sapere il motivo per cui avesse ucciso i suoi genitori, ma non mi ero mai decisa a capirne il motivo fino a poco tempo fa.
Avrei tanto voluto dire qualcosa, ma le parole mi morirono in gola.
Riuscii solamente ad annullare quella poca distanza che ci separava per permettere alle nostre labbra di sfiorarsi. Gli presi il viso tra le mani ed approfondii a poco a poco quel bacio. Sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi in modo appena percettibile e mi avvicinai maggiormente a lui.
Non ho paura di te” gli dissi poco dopo, guardandolo negli occhi.
 
 

Jason

 
I brividi che avvertivo fino a poco fa erano spariti. Aprii di poco gli occhi e le lenzuola ricoprivano buona parte del mio corpo. Spostai lo sguardo a sinistra e poi a destra, inquadrando così la figura di Ivy avvolta dal mio braccio destro.
Sussultai appena e sollevò lo sguardo sino ad incrociare i miei occhi.
Ti eri dimenticato che fossi qui?” mi domandò, dedicandomi un’occhiata divertita.
N- no,” risposi scuotendo il capo. In quella stanza regnava ancora il buio.
Che ore sono?” le chiesi. Si allontanò di poco ed afferrò  il cellulare posato sul comodino. Un piccolo fasciò di luce la illuminò, rendendomi chiara la visione del suo petto semiscoperto. “Le tre del mattino” rispose, “probabilmente era davvero molto presto quando ci siamo addormentati.
Annuii, seppur consapevole che non potesse vedermi.
Si voltò nuovamente verso di me e lasciai che lo sguardo mi cadesse sul suo seno.
Sei- sei ancora senza vestiti” le feci notare e la vidi stringere le labbra.
Sì… forse sarà il caso che mi rivesta.” Scostò le coperte, intenta ad abbandonare il letto, ma posai la mano sulla sua spalla e la costrinsi a non muoversi. L’attirai verso di me, facendola sdraiare di nuovo accanto a me.
No, rimani così. Sei- sei davvero bellissima.
D’accordo,” disse sorridendo.
L’attirai a me, facendo combaciare a pieno i nostri petti, e nell’istante in cui la sua pelle entrò in contatto con la mia rabbrividii. Prendendole il viso tra le mani, la baciai e sovrapposi quasi completamente il suo corpo con il mio.
Scostai una mano dal suo viso e la feci scorrere lungo il suo fianco fino ad arrivare a sfiorarle la gamba. Iniziai a baciarla sul collo ed inspirai a pieni polmoni il suo profumo, mentre i suoi capelli mi solleticavano il viso.
Credevo pensassi che fosse un passo troppo programmato ed affrettato” disse e mi allontanai di scatto dal suo viso.
Dischiusi le labbra, boccheggiando per qualche istante. “L’ho detto prima, adesso è diverso.
Ne sei sicuro?
Ora sì. E tu?
Sì.
Non appena pronunciò quelle parole, feci combaciare nuovamente le nostre labbra.
Jason, posso farti una domanda?” mi domandò ed annuii.
L’hai mai fatto prima?
Rimasi in silenzio per qualche istante e poi scossi il capo.
Non sono mai andato così oltre, non ne ho avuto l’occasione.
Distolse lo sguardo dal mio e sembrò rabbuiarsi di colpo.
Già, che sciocca, avrei dovuto immaginarlo. Scusa, non avrei dovuto chiedertelo.
Non importa, ti ho già detto che voglio dimenticare il passato. Ciò che conta è che adesso qui ci sei tu, del resto non m’importa.
Detto ciò, mi chinai nuovamente sul suo viso e la baciai.
Sentii le sue mani posarsi sul mio petto, per poi scorrere sino ai fianchi, con l’intenzione di sottrarmi anche l’ultimo indumento rimastomi addosso.
Feci lo stesso con lei e rimanemmo finalmente spogli di ogni veste.
Dalla finestra non filtrava altro che un lieve spiraglio di luce lunare, troppo flebile per poter essere considerata una fonte di luce. Ma era sufficiente.
Le lenzuola avevano lasciato scoperto ciò che non mi era mai stato permesso di vedere, la sua pelle chiara risultava tale anche a notte fonda, i contorni dei suoi seni e del resto del corpo mi spezzarono il respiro.
Mi ritrovai ad ansimare ancor prima di aver compiuto anche il più piccolo gesto. Repressi a fatica quei respiri pesanti, deglutendo e serrando gli occhi. Mi avvicinai al suo viso e la baciai, contrapponendo finalmente il suo corpo con il mio. La mia intimità sfiorò la sua ed avvertii una strana sensazione appena sotto lo stomaco. Non appena le sue mani furono sulla mia schiena, rabbrividii.
Tuttavia, non cessai un solo istante di baciarla e nel mentre feci in modo che tra di noi non vi fosse più alcuna distanza.
Con un rapido gesto entrai in lei, beandomi della sensazione più bella che avessi mai provato in vita. Man mano che i miei movimenti, uniti ai suoi, aumentavano, avvertivo un senso di completezza farsi spazio dentro di me e mi sentii finalmente vivo, come se anche il più piccolo sprazzo di dolore fosse sfumato nel nulla.





 



 

Spazio Autrice

Sono meno in ritardo dell'ultima volta, questo è un bel passo avanti!
Okay e riguardo a 'passi avanti' qui qualcuno ne ha appena fatto uno :')
Ammetto che non è uno dei capitoli migliori che io abbia scritto, nella mia mente era tutto molto più... perfetto.

Ma, bando alle ciance, volevo condividere un momento di gioia con voi:
siccome lunedì è stato il mio compleanno, le mie amiche mi hanno fatto un regalo a dir poco stupendo.



Praticamente questa è stata una delle prime storie che ho scritto e, visto che ci sono parecchio legata, hanno deciso di stamparmela sotto forma di libro. Insomma, mi ha fatto un effetto stranissimo tenere tra le mani un libro scritto da me, è un qualcosa che non  avevo mai provato e, niente, posso dire che è stato uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto.



Detto ciò, vi ringrazio per le recensioni che mi avete lasciato, siete sempre meravigliose!


Alla prossima!
Much Love,
Giulia 

@Belieber4choice
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