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challenge:
Tabella
Pasticceria:
Prompt:
Grembiule
Cap.
1 Resto con te, bimbo mio
“Tony,
piccolo mio, scendi! È pronta la cena!”
gridò Steve. Il ciuffo biondo cenere gli oscillava davanti
al viso. Si passò le
mani sporche di crema pasticcera sopra il grembiule e si
leccò le labbra rosee.
Tony
saltò tre gradini,
corse in avanti tenendo le mani sollevate e ondeggiò il
pupazzetto di Captain
America.
“C'è
il dolce? C'è il dolce? C'è il dolce?”
chiese, saltellando sul posto. Steve si sfilò i guanti da
cucina. Li posò sopra
il tavolo e sorrise, annuendo. Socchiuse gli occhi e le iridi azzurre
gli
brillarono; abbassandosi, scompigliò i capelli castano scuro
del bambino.
“Solo
perché è il tuo compleanno, ma da domani
sei di nuovo in punizione” stabilì. Tony
gonfiò le guance, strinse il
pupazzetto e indietreggiò fino a raggiungere una sedia. Vi
si arrampicò, si
sedette e dondolò le gambe.
“Ma io
non ho fatto niente” si lamentò. Steve strinse le
labbra fino a farle sbiancare
e chinò il capo.
“Potevi
prendere tua madre. Potevi anche
colpirti solo. Se non ci fossi stato, sarebbe stato un
disastro” lo rimproverò.
Tony
sbuffò, ed incrociò
le braccia.
“L'idea
era proprio di prenderla, infatti, o non
ci avrei provato” sussurrò.
Steve
s'inginocchiò
davanti a lui.
“Tony,
speravo di averti insegnato il valore
della vita umana” lo richiamò, indurendo il tono.
Tony
incrociò le gambe
sulla sedia, vi poggiò in mezzo il giocattolo e
piegò il capo di lato,
gonfiando le guance.
“La
vita umana sarà tanto tanto tanto
importante, però la mamma se lo meritava!”. Steve
gli mise le mani sulle gambe e negò con il capo.
“I
tuoi genitori sono tanto malati e nessuno
merita la morte” ribatté secco.
Tony
si alzò in piedi
sulla sedia, afferrò il pupazzetto e saltò
giù.
“Non
sono malati, sono solo cattivi” sancì.
Steve
lo prese in braccio
e se lo strinse a sé, baciandogli la testa.
“Ne
parleremo poi, ora vatti a lavare le mani,
che si mangia” sussurrò addolcendo il tono. Lo
rimise giù e gli sorrise,
sospirando.
Tony
sfregò i denti tra
loro, gli fece la linguaccia e gli lanciò il giocattolo
colpendolo in fronte.
“Non
trattarmi da idiota!” si lamentò con tono
infantile. Si voltò e corse su per le scale, il maggiordomo
uscì dalla cucina e
prese i piatti che stavano sulla tavola.
“I
signori non mangeranno con voi, signor
Rogers” disse, atono.
Steve
si massaggiò la
fronte e sospirò.
“Capisco
Jarvis, grazie per avermi avvertito”
sussurrò. Raccolse il giocattolo e lo mise sulla sedia,
slacciando i lacci del
grembiule. Lo sfilò e lo appese.
Jarvis
passò le mani
sulla tovaglia, guardò il giocattolo in terra e lo raccolse.
“Vuole
che lo dica io al signorino, per evitare
ulteriori dispiaceri?” chiese.
Steve
raggiunse il
frigorifero e ne tirò fuori una bottiglia di coca-cola in
vetro mettendola sul
tavolo.
“No,
Jarvis, grazie. Tu occupati di
apparecchiare. Lo dico io a Tony”. Si propose, si
voltò e si diresse verso il
bagno.
Tony
uscì dal bagno, alzò
il capo e si sporse sulle punte incrociando le braccia al petto.
“Sei venuto a
chiedere scusa?” domandò.
Steven
negò con il capo e
gli si avvicinò, piegandosi verso di lui.
“Oggi
festeggeremo solo noi due, se ne hai
ancora voglia. I tuoi genitori non possono venire”
spiegò.
Tony
scrollò le spalle,
sospirò e abbassò il capo. Si attaccò
alla gamba del capitano e mugolò.
“Come
sempre” mormorò.
Steve
lo prese in braccio
e lo cullò.
“Io
ci sono e ci sarò sempre” sussurrò.
<
Ho anche lasciato il servizio attivo per te
> pensò.
Tony
si accoccolò al suo
petto, deglutì e strofinò il capo.
“Ma però
se i cattivi invadono la Terra, tu devi salvarla”
sussurrò. Si passò le dita
sotto gli occhi, deglutì.
Steve
gli baciò la fronte
ed annuì.
“Ed
un giorno lo faremo insieme” promise.
<
Come nel mondo da
cui vengo io. Ed ora so come mai, in questi continui paradossi, ti ho
svelato
io come fermare Thanos prima del tempo > pensò.