The Seventh:
Hellraiser
Part
10: Clearin'
Chapt. 20: Balancing
the Strike
Per questo è importante lasciare che certe cose se ne
vadano. Si liberino. Si distacchino. Gli uomini hanno bisogno di comprendere
che nessuno sta giocando con carte truccate: a volte si vince, a volte si
perde.
[Paulo Coelho – Lo Zahir]
Il modo in cui le ore diventano infinite,
quando si attende qualcuno con ansia, è una tortura.
Associato ad un costante prurito di una
gamba ingessata e costretta all'immobilità sul divano da quattro occhiatacce
della propria migliore amica, è paragonabile alla Maledizione Cruciatus potteriana.
Di grazia che ho una discreta inventiva,
nel cercare distrazioni.
E qual è il modo migliore per distrarsi
quando hai davanti due notevoli figoni fisicamente
irraggiungibili?
"Mano destra sul rosso!"
Twister.
Benedetta sia la lista pressoché
illimitata di giochi nello StarkPhone con proiettore
olografico e benedetta soprattutto la mia capacità di convincimento - e la pena
che lo stato di inferma può suscitare - che ha indotto Clint e Steve a cedere e
a giocare per mio mero diletto visivo.
Steve si allunga per appoggiare la mano
sul cerchio rosso, Clint per fare lo stesso è costretto a scivolare sotto il
suo petto: "Capitano, non muovere un muscolo" Si raccomanda. Lui,
arcuato sulla schiena di Clint, alza lo sguardo e incontra il mio ghigno
divertito, arrossisce di colpo e brontola un: "Non mi piace questo
gioco" di generale disinteresse.
"Mi sento un po' come Cleopatra
davanti a Cesare e Marcantonio che litigavano per lei." Ridacchio con Natasha, davanti ad una birretta
fresca.
"Storicamente inaccurato, ma rende
l'idea. Mi lasceresti quello più basso?"
Faccio ruotare la lancetta segnacolori: "Piede destro sul verde!" Sbuffando,
Clint è praticamente costretto a fare una spaccata; e Steve a mantenere un
equilibrio precario per non cadergli addosso: "Se sopravvive."
"...Inizia a non piacere neanche a me
questo gioco."
"Io non dovrei, ma ammetto di
trovarlo avvincente." Tony si presenta nella stanza con un bicchiere di
scotch ed un ghigno divertito. Clint lo invita a partecipare, se gli piace così
tanto, e lui gli ricorda che è un padre di famiglia: "Non le faccio più
certe cose."
"C'è sempre una prima volta."
"Come siamo espliciti oggi,
Capitano!"
"Ok, perfetto. E dopo questo direi
che il gioco è finito." Steve si alza di scatto, abbandona uno stramazzato
Clint sulla proiezione olografica e si allontana con il cellulare in mano.
"Vai a chiamare la tua fidanzata, Rogers? Sensi di colpa?" Sorseggiando il suo scotch,
lo segue con lo sguardo attraverso il corridoio: "Hey!
Da quando in qua alza il medio? Ragazze, voi due esercitate una pessima
influenza sul Capitano."
"Ha fatto tutto da solo" Sospira
Natasha. "Si chiama esasperazione, ne sai
qualcosa?"
"Uhm, sì. A proposito, Addison, Pepper ha appena chiamato: saranno qui tra pochi
minuti."
"È un modo carino per dire 'metti via
la birra?'"
"Più un invito implicito a finirla
tutta d'un fiato. Ne avrai bisogno."
Mentre Maria spegne i motori
dell'elicottero mi chiedo se il rumore non l'abbia spaventata; ma quando i
portellone si apre ed Hela compare in braccio a Darcy ha le orecchie coperte dalle cuffie antirumore e
l'aria più tranquilla del mondo: con tutto lo scombussolamento di questi
giorni, probabilmente il viaggio in elicottero non potrà che essere sembrato
una gita fuori programma.
Pepper fatica a trattenere Howie
per una mano e lo lascia andare solo quando si rende conto che c'è Tony, ad aspettare
il suo MiniMe con un ginocchio a terra e le
braccia aperte vicino alla vetrata che ci separa dalla pista di atterraggio
della StarkTower.
Poi scende Thor - inzuccandosi contro il
portellone come al solito - e si volta a porgere la mano a Jane per aiutarla.
Bruce accoglie il gesto con un placido e
rassegnato "Ah"; poi inforca gli occhiali e cercando di non dare
nell'occhio scivola fuori dalla Lounge.
Lo noto a malapena, perché la mia
attenzione è tutta calamitata da Darcy, che si
avvicina alla vetrata con Hela in braccio,
togliendole le cuffie antirumore ed appoggiandola sul parquet d'ingresso:
"Guarda, Hela, guarda che c'è la mamma!"
E lo sguardo spaesato della bambina trova
il mio e si illumina.
Mi sorride - è come me la immaginavo - e
si mette a correre sculettando goffa, con le braccine
protese in avanti; schiva per un soffio l'angolo del tavolino, quasi inciampia su una piega del tappeto, ed infine arriva a
portata delle mie braccia: la sollevo e la stringo, lei ridacchia e mi afferra
i capelli - ahia - spostandosi sul grembo mi urta
la gamba -ariahia - saltellando di gioia mi rifila una
testata sul naso - gioia mia, ma sei
stata in un Osservatorio Scientifico o dal Maestro Miyagi?
- e il profumo di borotalco che mi ero sempre immaginata è più di cacca.
"L'emozione" Giustifica Darcy "Vado a cambiarla."
Vorrei fare io, ma tra gesso e stampella
sono piuttosto impedita: "Ti do una mano" Insiste Darcy:
"Ormai ci sono abituata, sono la sua tata preferita!"
Mi alzo dal divano a più riprese e le
faccio strada stampellando verso il Lair: "Davvero? La tua
tariffa?"
"Possiamo accordarci. Dopo che avrai
saldato gli arretrati.."
Ecco, lo sapevo che c'era la fregatura.
Dal mobile bar Clint versa un giro di
whiskey a Maria: "La tua ragazza mi sembra piuttosto presa con la bambina,
vedo."
"Già. E visto l'andazzo riproduttivo
della zona, mi toccherà bombardarmi di contraccettivi come un'eterosessuale.
Che tristezza!"
Jane lascia cadere il borsone a terra e si
guarda intorno: "Qualcuno ha visto Bruce?"
"Accidenti! Lite in famiglia per
caso?"
Nessuno ha - ovviamente - sistemato il Lair:
l'aria che entra dalla vetrata frantumata ha spinto le schegge ed i frammenti
contro la parete e asciugato le pozze d'acqua degli sprinkler dell'antincendio.
il bancone della cucina è così sgombro da sembrare fuori luogo e la brocca che
io e Loki avevamo urtato è ancora per terra.
Nell'angolo vicino alle scale c'è il
trespolo vuoto di Morrigan.
Ecco com'è la quiete dopo la tempesta:
Frantumi e puzza di bruciato, vuoto e silenzio.
Ecco cosa resta della mia vita, come la
conoscevo. Come la amavo.
Indico a Darcy la
breccia annerita nell'edificio di fronte, illuminato dalla luce aranciata del
tramonto: "Ci si è infilato un elicottero, lì dentro."
"Oh. Deve aver fatto un bel
botto."
Oh sì. E se non fosse stato per i riflessi
di Loki ora mi starei ancora togliendo schegge di
vetro dal culo.
"Andiamo, possiamo cambiarla nel
bagno.”
Fuori dai calzoncini a palloncino, le
gambe di Hela mi sembrano più paffute: "La
piscina le mette una gran fame." Spiega Darcy
"E poi abbiamo scoperto la pizza, non è vero?" Si china su per
strofinare il naso contro il suo e mi causa una piccola fitta di gelosia. È una
confidenza che dovremmo avere io o Loki, non
un'estranea. La faccio spostare con un colpo di fianchi e mi sostituisco a
cambiare mia figlia sul fasciatoio.
Quando mi restituisce il suo sorriso
mentre le apro il pannolone - Oddio
che schifo! Ecco a che servono le babysitter -
tutto il resto sparisce: balbetta il mio nome e batte le manine mentre la
pulisco - e rifilo il malloppo a Darcy - si allunga
per alzarsi e io mi chino a farle le pernacchie sulla pancina
liscia facendola ridere come una matta.
"Sì, non è stranissima senza
ombelico?"
E levati!
"Vietato bussare - innervosisce lo
scienziato"
Jane legge il cartello appena in tempo: le
dita erano già piegate sul vetro che separa il corridoio dal laboratorio.
Guarda la schiena di Bruce dall'altra parte, chino su un ventaglio di vetrini
sotto il neon della lampada da tavolo e poi di nuovo la cornice della porta:
un'altra nota, più piccola, le suggerisce di premere un pulsantino
bianco e attendere pazientemente la risposta.
Ad alzare la testa Bruce ci impiega
qualche secondo, si volta verso l'entrata e ricambia il saluto con un cenno del
capo, poi sblocca l'apertura della porta con un telecomando.
"Ciao!"
"Ciao."
"Non ti concedi proprio un attimo di
respiro, eh!"
Lui alza una spalla: "Non sono
l'unico science-addicted in questa stanza."
"Già, ma io non sminuzzo organismi
biotecnologici alieni, né mi trasformo in qualcos'altro."
"Beh, sì. Quello è una mia
prerogativa." Sospira, aggiungendo un sarcastico: "Ci tengo così
tanto..."
Jane prende uno sgabello, li appoggia
vicino a lui e ci si siede sopra: "C'è qualcosa che non va?"
Bruce scuote la testa: "No, davvero.
Sto solo analizzando queste molecole che ho raccolto sui -ahem
- resti di Ultron
e..."
"... è così urgente?"
"Lavorare mi aiuta a non
pensare."
"C'è qualcosa in particolare a cui
non dovresti pensare?"
"Se non voglio pensarci significa che
non voglio neppure parlarne. E devo sviluppare l'equazione di..."
Lei appoggia una mano sulla sua: " È a
causa di Thor, non è vero?" Bruce chiude gli occhi e trattiene un istante
il respiro, poi riprende a maneggiare i suoi vetrini. “È tornato a Nevada Field solo per Hela, non era
minimamente interessato a me né io a lui. Voleva andarsene subito, è rimasto
solo perché la Hill ci ha detto che sarebbe arrivata per portarci qui."
"Però in volo avete fatto pace."
"Ci siamo comportati in modo civile:
è una cosa di cui ne è capace persino lui."
"Incredibile, eh?"
"Bruce...!"
Lui si toglie gli occhiali e li appoggia
al tavolo: "Quindi rivedere il tuo bellissimo ex, non più rancoroso e anzi
civile e gentile nei tuoi confronti non ti fa nessun effetto?"
"Da come lo descrivi sembra piacere
più a te che a me." Finalmente a Bruce scappa un mezzo sorriso: " È il
mio bellissimo ex, con cui è finita per
due motivi: il primo è perché il futuro non si prospettava come volevo io, ed
il secondo motivo sei tu. Vuoi ficcartelo in testa, o c'è troppa roba lì dentro
per memorizzare anche questo?"
Chinandosi Bruce prende le mani tra le
sue: "E tu vedresti invece un futuro con me?" chiede in un sussurro,
avvicinando il viso al suo.
"Vedo il presente: il periodo che
preferisco"
Sulle sue labbra, Bruce sorride: "E
nel presente vuoi vedere anche un'altra cosa?"
"La reazione delle molecole di Ultron a stimolazioni elettriche?"
"Chimiche."
"Oh Bruce...!"
Sì, lo so che è una bambina e non un cane.
Però con una gamba ingessata fin sopra il
ginocchio trovare un gioco diverso non è così semplice.
Perciò con un "Corricorricorri!!"
lancio la sua palla di plastica colorata lungo la moquette della sala cinema e
mentre lei sculetta velocemente per prenderla mi lascio scivolare a terra, con
la gamba ingessata stesa e le stampelle di fianco.
Hela recupera la palla, corre indietro per
portarmela urlicchiando, inciampa sui piedini nudi e
vola praticamente tra le braccia. La sollevo e la alzo lasciandomi cadere
all'indietro e con il ginocchio sano la tengo in alto facendole fare l'aeroplanino. Lei mi molla la palla sul naso - ahi - e ride ancora più forte, sfiorando
il livello degli ultrasuoni, lasciandosi muovere e cercando di imitare il mio 'brruuuuummmm'.
Dai, se va così non è neppure malaccio,
no?
"Adie, non
è che potresti venire un attimo?"
Se poi la mia babysitter mi lasciasse in
pace a socializzare con mia figlia, sarebbe il massimo.
"Darcy,
vorrei restare-"
"Tutte e due, dovreste venire tutte e
due." La guardo, nella fessura tra la porta e lo stipite mi sembra pallida
e piuttosto nervosa. "Per favore."
Oh.
Lo stomaco mi si serra in una morsa
improvvisa. Sapevo che il momento sarebbe arrivato, ma di certo non mi
aspettavo così presto.
Certo che qui non si può mai star
tranquilli.
Appoggio Hela a
terra e mi rialzo puntellandomi sulle stampelle: "Andiamo, papà deve
essere tornato."
Il modo in cui si sono disposti al suo
arrivo lo fa quasi sorridere: suo fratello, Natasha, Barton e la Hill si sono piazzati a fissarlo di fronte, ai
piedi dei tre gradini che portano alla vetrata della piattaforma di
atterraggio.
Quasi fosse quasi un predicatore pronto a
pontificare - o un avvocato
pronto a sciorinare un'arringa a favore dell'imputato indifendibile.
Lady Stark
invece si è defilata - elegantemente come al solito, la classe di quella donna
è ammirevole - nel salottino di fianco con il figlio, proponendogli distrazioni
per farlo desistere dall'intento di tornare nella Lounge.
Tra loro e la porta con l'immancabile aria
presuntuosa, Tony che alza il bicchiere verso la porta d'entrata quando si
apre: "Stavamo parlando giusto di te, Cornacchietta."
Addison ha i capelli legati e una vistosa
fasciatura alla gamba, che sale sopra il ginocchio. Entra nella stanza
sorreggendosi su due grucce e senza aggiungere altro allo sguardo con cui
incontra il suo.
Sa tutto.
E non è disposta a soprassedere.
Loki si umetta le labbra e decide che per
prima cosa è meglio chiedere: "Stai bene?"
"Una favola" risponde secca. Non
abbassa lo sguardo, non gli concede un'espressione, e riesce a tenerlo
completamente a distanza solo con i suoi occhi.
Con la coda dell'occhio cattura una mezza
piega divertita nella faccia di marmo di Barton e
soffoca a fatica l'istinto di defenestrarlo.
Ritenta: “Pensavo che saresti scesa negli
Inferi a fare il diavolo a quattro, ma in effetti con quella gamba-”
“Morrigan è
morta. Non posso più teletrasportarmi.”
Il mezzo ghigno sulle labbra di Loki si incrina e si spegne. “Mi dispiace.”
Addison non risponde.
Tutto il gelo che lei può creare.
Poi, tra le sue grucce fa capolino la
testina di Hela e il cuore di Loki
manca di un battito: lo guarda spalancano gli occhioni
verdi ed allunga le braccia urlando un altissimo "Pa-pà!"
È la perfezione, nel suo vestitino giallo che gli corre
incontro a farsi stringere, bella e luminosa con le piegoline
nelle gambotte ed i dentini che spuntano tra le
labbra rosse.
Le è mancata così tanto che il rivederla è
quasi doloroso.
Non sai cosa ho fatto, per te. Non sai
cosa farei per te.
"Mi pare più pasciuta."
"Ha scoperto la pizza" Si lascia
scappare Darcy, mantenendo comunque una distanza di
sicurezza ed arretrando di un passo quando si ritrova addosso una sua mezza
occhiata: “È stata Jane a dargliela."
Loki torna a guardare la sua bambina, non si
stancherebbe mai di farlo: Non sono passati che pochissimi giorni, a lui
sembrano mesi e mesi.
Tutto, per te. Farò di tutto, solo per te.
Quasi non sente Addison chiedere ai suoi
amici di lasciarli soli, è la voce di Stark a
riportarlo appena alla realtà: "No."
"Tony, per favore."
"Questa è casa mia, l'hai
dimenticato?" Si avvicina al mobile bar ostentando tranquillità e si versa
un altro sorso di liquore: "Sono esageratamente curioso di vedere come
andrà a finire. È come una di quelle soap operas di Telecinco, quelle farcite di così tanti pessimi colpi di
scena da risultare imperdibili, nel loro essere così trash. Capite cosa intendo?"
Barton annuisce, Thor scuote la testa liberando
una cascata di treccine crespe sulle sue spalle: Loki
non riesce a trattenere una smorfia di disgusto.
"Che c'è?"
"Rammenti quando mi ingegnavo per
coprirti di ridicolo? Ecco, non sarei mai arrivato a tanto."
"Sono..."
"...disgustosi."
"Non su Midgard."
Thor cerca conferma negli occhi dei presenti. Trova un blando cenno affermativo
da parte di Natasha, mentre Barton
preferisce guardare fuori dalla finestra e Tony suggerisce che cambierà idea
quando inizieranno a puzzare come quelli di una capra "Tra un paio di
settimane."
"Io e Loki
dovremmo parlare." Insiste stancamente Addison.
"Prego, fate pure."
"Addison" interviene la Hill:
"Non ci sembri in grado di... uhm - sostenere fisicamente una discussione" abbassa
ulteriormente la voce e si avvicina per precisare: "con lui."
"Oh, ma per favore!" Sbotta
invece lei. Fa dietrofront ticchettando con le grucce e gli chiede di seguirla:
"Andiamo a parlare a casa mia - o quel che ne resta, almeno..."
La prima volta che Loki
era entrato nell'appartamento nuovo di Addison si era sentito quasi spaesato da
tanto spazio dopo più di un anno passato a vivere in un'angusta grotta.
Si era riabituato presto ad avere lussi e
comodità a sua disposizione, anche se non aveva mai sentito quell'ambiente suo: ma tant'è, lui era comunque un ospite.
Sgradito, tra l'altro.
Eppure mentre ne varcava la soglia
seguendo i passi claudicanti della ragazza, la sensazione di stordimento era
ritornata, acuita dai detriti che ingombravano e rovinavano il soggiorno.
"Non appoggiare Hela
a terra.” È l'inutile raccomandazione di Addison: "Andiamo al piano di
sopra, non ci sono stati danni."
"Aspetta."Si sposta Hela su un fianco e richiama la sua attenzione sulle dita
della mano libera, avvolte in una luce verde chiaro: "Ti piace vedere papà
usare la magia, vero?" Muove lentamente la mano come a raccogliere
qualcosa per terra: i vetri per terra vibrano e poi si alzano seguendo il
movimento verso l'alto del palmo. Loki muove le dita
ed i vetri tornano sulla finestra e si ricompongono. Un ultimo gesto e le crepe
si chiudono una dopo l'altra. Loki lascia che Hela scivoli tra le sue braccia e appoggi i piedini sul
tappeto e correre verso i suoi giochi in un angolo: "Non c'è più nessun
pericolo."
"Per ora." Puntualizza Addison
con voce atona, guardandosi attorno. Indica con la punta della stampella una
parte della vetrata vicina all'angolo cottura: La brocca di vetro che era a
terra si è infilata nel puzzle dei frammenti ricostruiti e si è ricomposta,
formando un bizzarro tutt'uno con il resto del vetro.
"Ops. Colpa
mia." Abbozza un sorriso che non viene ricambiato. “Rimedio subito.” Lei
scrolla appena le spalle e si lascia cadere sul divano, sistemando poi la gamba
sui cuscini con una smorfia. “Hai bisogno di...?”
“No.” Addison che non incrocia più il suo
sguardo mentre si sistema i cuscini è una stilettata al fianco: fa male ma non
è letale, ha tutto il tempo per sanguinare ed infuriarsi contro chi gliel'ha
inferta: “Dobbiamo parlare.”
Seria, stanca e con gli occhi spenti: Non sarà un discorso, sarà addio.
Che quando Addison urla e strepita, è una
fuoco che esplode e polverizza tutto quello che si trova davanti. Ma quando la
sua rabbia è silenziosa, è brace che cova sotto la cenere: brucia lenta ed
inesorabile.
Improvvisamente Loki
non ha la forza di affrontare l'incendio:
Farò ammenda. Per quello che ho causato,
farò ammenda.
“Hela, tesoro,
vieni qui. Hai fame?”
“Cì!”
“Preparo la cena.” Addison interviene per
indicargli che nel freezer c'è del cibo giù pronto, e lui ne approfitta per
chiederle se si unisca a loro, sforzandosi di mantenere il suo tono il più
gioviale possibile.
Ma lei continua a guardare altrove, scuote
la testa, ed afferma di non aver fame.
“Ok, facciamo partire le scommesse: dieci
dollari che lei lo molla e lui scatena un'altra guerra intergalattica.”
“Tony!”
“Quindici che la fa desistere dal suo
proposito con un discorso strappalacrime -non guardatemi così, sono in quella
fase del mese in cui mi scopro romantica.”
“Darcy, sei in
quella fase del mese dove sragioni più del solito, tesoro.”
“Oh, andiamo Maria: se ci pensi loro ne
hanno passate di cotte e di crude insieme.” Darcy s
avvicina ad uno degli schermi olografici: l'inquadratura del soggiorno di
Addison dove lei è seduta sul divano ed intrattiene Hela
come può e lui nell'angolo cottura che alterna occhiate perplesse al microonde
ad altre – dalla posizione non si riesce a capire di che natura – ad Addison e
alla bambina. “Son morti insieme, tornati in vita insieme, combattuto insieme,
guardato Sherlock insieme, avuto una figlia insieme – beh, non esattamente
insieme ma il succo è quello – e fatto anche un trilione di altre stronzate.
Hanno anche tentato di farsi fuori a vicenda: quei due sono fatti per stare
insieme!”
“Io non ho mai tentato di ucciderti.”
Borbotta Maria: “Mi pareva l'unico modo per continuare a frequentarci.”
“Sono spiacente, Darcy,
ma propendo a pensarla come Tony” sospira Thor, spiluccando qualche salatino
dal mobile bar. “Le azioni che compierà saranno più rivolte a punire sé stesso
che altri. Purtroppo non ho con me danaro per partecipare alla scommessa, ma se
ce l'avessi, lo punterei tutto.”
Clint scrolla le spalle, affondato sul
divano di fianco a Natasha: “E invece lei lo
perdonerà. Di nuovo.”
“Questa volta mi sembra più risoluta. Loki ha-”
“Loki ha sempre fatto qualcosa di imperdonabile
agli occhi di noi comuni e permalosi mortali. Non abbastanza gravi agli occhi
di un mezzodemone, comunque.” Prende un sorso di
birra “O della sua migliore amica.”
“Cosa stai insinuando?”
“Nessuna insinuazione, Tasha.
Solo la realtà dei fatti.”
“Insisti ancora con questa storia,
davvero?”
Thor smette di piluccare i salatini.
Guarda Tony, Pepper, e poi conviene che sia meglio
togliere bottiglie ed oggetti di vetro dal piano del bancone e metterli fuori
dalla portata delle mani di Natasha.
Maria si para davanti a Darcy: “Un passo indietro per volta, lentamente...
lentamente...”
Ed infine Tony decide che tentar non
nuoce, quindi abbandona il bicchiere su di un tavolo, batte rumorosamente le mani
e propone di crackare il sistema di protezione
privacy che Pepper ha imposto sulla videosorveglianza
“Così, tanto per controllare che succede nei laboratorio tra Banner e Jane. Che
ne dite?”
La sua proposta cade nel vuoto.
“Pronto, Beth?”
“Hey,
Steve! Guarda chi si risente, finalmente! Iniziavo a pensar male.”
“Scusami, è che... beh, questa volta
sarebbe stato più difficile del solito.”
“Non dirlo a me, pensavo di affidarmi
ai segnali di fumo. In tv stanno iniziando a dare delle brutte notizie, ne sai
qualcosa?”
“Sì. Purtroppo sì.”
“Eravate a Bogotà?”
“Sì.”
“Dicono che è stata distrutta tutta e
che è difficile trovare superstiti. Bogotà è più o meno grossa di New York?”
“Credo che più meno si equivalgano.”
“E voi c'eravate in mezzo.” La voce di Beth
è sollevata ma non euforica, mantiene ancora una nota preoccupata.
“Già.” Anche lui è sollevato dal sentirla,
ma si rende conto che c'è qualcosa che si è perso, nel tempo che sono stati
separati. Una volta Natasha gli aveva espresso la sua
perplessità sulla loro storia: non per la mancanza di sentimento o di volontà
per farla funzionare, ma proprio come compatibilità quotidiana. 'Beth è una ragazza carina e molto in gamba' aveva detto 'Ma
è una civile, è completamente fuori da questo mondo.' Allora Steve ne era stato
quasi infastidito. Ora, con l'orecchio sul cellulare e la voce della sua
ragazza che non vedeva da settimane al telefono, doveva ammettere che poteva
aver ragione. Beth non aveva avuto parenti con
trascorsi militari, non riusciva a comprendere come si potesse vivere con
l'eterna ansia che lui potesse non ritornare. E non era neppure giusto, in
fondo, che si abituasse. “Possiamo vederci?”
“Sì, è meglio parlarne a quattrocchi.
Mi passi a prendere?”
Se abbasso gli occhi, ci sono le migliaia
di luci di New York che percorrono frenetiche le strade ai piedi della Tower.
Se li alzo, il buio infinito di un cielo
dalle stelle troppo lontane. Tra il nulla ed il troppo, ci sono io.
Non riuscivo più a stare nel Lair. Non con Loki.
Si è occupato di Hela,
come ha sempre fatto: l'ha nutrita e coccolata, vezzeggiata, ha giocato con
lei. Indirizzando spesso i suoi occhi su di me.
Non vedi? Sono un padre esemplare. Non
puoi negarlo.
Non lo nego.
Affatto.
È come compagno – dove per compagno intendo un rapporto di reciproca
fiducia e intesa – che fai acqua da tutte le parti.
E poi nel Lair ci sono le telecamere di videosorveglianza – e no, non ho bisogno
di pubblico stasera.
“Oh. Eccoti.”
Mi volto appena verso la porta, che Loki varca e chiude alle sue spalle.“Ci avrei giurato”
aggiunge con un mezzo sorriso tirato.
Oh, è vero.
Ci siamo già trovati sul tetto della Tower, a metà tra terra e cielo, più vicini alla morte di
quando non pensassimo e più attaccati alla vita di quanto non credessimo.
Eravamo in bilico sul precipizio ed eravamo insieme.
Forse lo siamo ancora.
Lontani, però. Più lontani di quanto lo fossimo tre
anni fa. Una vita fa.
“Ho preferito far addormentare Hela, prima.”
“Hai fatto bene.”
“Non preferiresti sederti?”
Scuoto la testa, appoggiandomi contro alla
balaustra con la schiena: “Sono stata seduta tutto il giorno.”
Le sue dita nervose giocherellano con
l'orlo della giacca per allentare la tensione: “Immagino il tuo dolore per la
perdita di Morrigan. Ne sono dispiaciuto, davvero.”
“Appena mi toglieranno il gesso andrò in
Irlanda, voglio spargere le sue ceneri a Moher. Verrà
anche Hela con me.”
“Mi pare giusto. Hai intenzione di
scegliere un altro Corvo?”
“Non ora.”
“Se preferisci, posso aiutarti ad
amplificare la tua magia, in modo che tu non debba più usare un catalizzatore
e...”
“No.”
Il mio diniego secco colpisce nel segno: Loki si ritrae appena e distoglie lo sguardo da me,
serrando le labbra sottili sino a farle diventare bianche. “Comprendo il tuo
furore nei miei confronti...”
“Furore? Dovrei darti fuoco per quello che
hai fatto. Hai cerato di uccidere la mia famiglia-”
“Io ed Hela
siamo la tua famiglia!” Sbotta di colpo, facendomi quasi trasalire: “Lo sai che
Amon non aveva ancora nominato Hela
sua erede? Era ancora in pericolo, ti ha ingannato per-”
“Oh, ma per favore! Se tu non avessi
scatenato una guerra – un'altra
guerra – lei non avrebbe
corso nessun pericolo! Sei... sei... non so neppure come qualificarti! Hai la
capacità di distruggere tutto quello che riesci a costruire, di spazzare via
qualsiasi possibilità ti venga concessa! E non solo per te, ma anche per tua
figlia!”
“Mentre tu, invece, tu sei immacolata,
vero? Ti fregi ora del tuo stato di madre quando qualche giorno fa non potevi
neppure sopportare la sua presenza nella stessa stanza ed ora ti permetti di
farmi la morale? Ho sempre fatto di tutto per mia figlia, qualsiasi cosa è
stata finalizzata alla sua sicurezza. L'ho nutrita, cresciuta, protetta in
mezzo al nulla. Tu cosa hai fatto?”
Alzo le mani: “Ho solo sconfitto il mostro
che stava distruggendo il pianeta su cui si trovava anche lei, scusa se è
poco.”
“L'affetto che lei prova nei tuoi
confronti è immeritato.”
Cerco di calmarmi, mentre lui tenta di
fare lo stesso passandosi le dita tra i capelli.
“Ora: non si tratta di Hela,
d'accordo? Ammettiamo di non essere entrambi le persone più candide ed
innocenti di questo mondo. E, soprattutto, ci stiamo facendo la guerra a
vicenda. Non possiamo andare avanti così. Non mi travisare: non voglio
toglierti Hela.”
“Moriresti prima di riuscirci.”
“Questo, appunto è l'atteggiamento di cui
parlavo. Nostra figlia non può crescere con due genitori che si minacciano di
morte ogni santo giorno! Cerchiamo di fare gli adulti, per favore. Non voglio
toglierti Hela, ma non voglio rinunciarci neppure. Ha
bisogno di entrambi: ha bisogno del meglio
di entrambi. Ed io, io ho non ho bisogno di dover passare la mia vita a
guardarmi le spalle da chi dovrei fidarmi ciecamente.”
“Ma come, non eri quella che preferiva le
relazioni movimentate? Che aborriva la routine sentimentale?” Commenta
sarcastico. “Come se tu fossi altrettanto degna di fiducia, poi!”
Annuisco, anche se mi è difficile restare
calma: “Sì, ma le cose sono cambiate: un conto è essere noi due, due adulti
stronzi e vaccinati che un po' si saltano addosso e un po' se le danno di santa
ragione. Un conto è avere una bambina di mezzo. L’hai detto anche tu: dobbiamo
essere adulti responsabili. E sono abbastanza responsabile per vedere che così,
tra noi due, non funziona. Non come
dovrebbe.”
Loki sospira e lascia cadere le braccia,
scuotendo appena la testa “Forse non ci siamo semplicemente amati abbastanza.”
Sussurra, quasi più a sé stesso che a me, mentre si avvicina alla porta per
scendere.
Due binari che corrono paralleli, senza
incontrarsi mai. E che se si incontrano, è per causare un
deragliamento.
Lo guardo appoggiare la mano sulla
maniglia e poi fermarsi. Quando torna a parlare, ha la voce molto meno ferma di
prima: “Non rinuncio ad Hela.”
“Neppure io.”
“Non togliermela.” Mormora a voce ancora
più bassa.
“Mai. Ma, ti prego, non farlo neppure tu.
Puoi... puoi restare quanto vuoi, non ti sto cacciando via. Solo... solo non
con me.”
Annuisce ed apre la porta, concedendomi un
ultimo sguardo: “Il che è davvero un peccato. Sono stato davvero bene con te.
Più che bene. Molto più che bene.”
“Anch'io.”
No, non è vero: Ti ho amato.
Non è vero neanche questo: Ti amo ancora.
Ma amo di più me stessa, e amo di più mia
figlia, per permetterti di distruggermi completamente.
E nel suo sguardo velato che varca la
porta leggo la stessa, identica cosa.
La speranza di non incontrare nessuno sul
suo cammino – cammino per dove poi? - si
rivela vana già all’aprirsi delle porte dell’ascensore. Thor è nel corridoio, a
metà tra la porta della Lounge e quella del suo
appartamento. Lo guarda e gli va incontro, senza aspettare nessun accenno o
invito.
“Dunque?”
Loki veste il suo miglior ghigno, e lascia che
la testa le ciondoli di lato: “E allora vedremo se sarò veloce quanto te a
trovare una donna di rimpiazzo alla mia Midgardiana.”
“Sciocco.”
“Quando mai non lo son stato?”
“Potevate essere felici e insieme.”
“Ed invece ognuno è triste a modo suo.” Loki alza le spalle e passa oltre.
“Dove vai ora?”
Bella
domanda.
Loki ha solo una risposta plausibile: “Da mia
figlia.”
Per
prenderla in braccio e sparire insieme, per sempre. È l’unica felicità
possibile.
“Vieni qui.” La voce di Thor è un invito,
non un ordine. Passa la mano sul lettore digitale della porta e la serratura
scatta. “Vieni qui con me. Concediti un po’ di requie.”
Loki sbuffa sarcastico.
“Se non per te stesso, o per me, fallo per
nostra madre. Come si sentirebbe a saperti in giro con il cuore spezzato?”
Di nuovo, Loki
scrolla le spalle: “Non lo so. Non gliel’ho chiesto.”
Sparire
insieme? E dove? Per farla vivere nuovamente braccata come una bestia, nel
fondo di una grotta?
Neppure
questa è un’alternativa valida. Non più.
Attende il braccio di Thor attorno alle
spalle, per seguirlo nell’appartamento.
“Thor.”
“Dimmi.”
“Posso farti sciogliere queste orrende
treccine? Se non per te stesso, o per me, potresti farlo per nostra madre? Ti
va?”
A metà tra il cielo e la terra, c'è solo
un limbo scomodo di rimpianto. C'è un nodo allo stomaco, e occhi che bruciano
dal sale delle lacrime che non voglio lasciare andare.
C'è la preoccupazione ed il sollievo, e
mille altri pensieri che non riesco a seguire, e si accavallano l'uno sopra
l'altro in un groviglio infernale.
A metà tra il buio e le luci artificiali
c'è il rumore di una porta che si apre ed una coperta che si appoggia sulle mie
spalle che spazza via quella mezza tentazione di sperare che ci sia Loki, di nuovo.
A metà tra il paradiso e l'inferno c'è un
purgatorio agrodolce, dove la mia migliore amica mi abbraccia senza aggiungere
nulla, che non c'è niente da dire.
La prossima settimana compierò 28 anni.
Spegnerò le candeline sulla torta con la mia bambina in braccio, poi partiremo
per l'Irlanda, dove saluterò per sempre il mio Corvo.
Magari resteremo là. Magari ci
trasferiremo a San Francisco ed io farò la stripper per mantenerla. Magari
invece torneremo a New York e continueremo a fare questa vita, e chissà che
altro potrà succederci.
Al momento, però, non mi concedo altro che
un bel pianto liberatorio, tra le braccia della persona che non mi ha mai
voltato le spalle.
Il parto dei parti.
E manca ancora l’epilogo (Sarò
breve, quindi spero anche veloce).
Non posso dire altro che mi
dispiace per la lungaggine, chiedervi venia per lo spaccamento di maroni, e sperare di aver concluso degnamente questa storia
(uhm…)
Dico solo questo: la fine, tra Adie e Loki, era già stata
immaginata così dall’inizio della trilogia. DUE anni fa.
Halleluya
che ci siamo arrivati in fondo.
(Ah già, l’epilogo.)
Come sempre, per ogni domanda o
questione, rimando al mio ask.
Per tutto il resto continua ad esserci
MasterStark.
Alla prossima per il PUNTO
DEFINITIVO , se vorrete.
EC