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Autore: h o r o    28/07/2014    3 recensioni
Raccolta di flashfic crossover disney villains-centric. Senza pretese. Raiting variabile, numero di capitoli da definire. Nota: alcuni capitoli potrebbero essere oneshot.
Odio e amo. Per quale motivo lo faccia, forse ti chiederai. Lo ignoro, ma sento che accade, e mi tormento.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Odi et amo.


[Chapter nine. Shere Khan / human version]
The White Duchess


Mr. Khan passeggia lentamente per il locale, osserva qualche viso, distribuisce sorrisi cordiali a tutti e, talvolta, anche qualche cenno del capo. È così elegante nel suo completo bianco, nei suoi movimenti leggeri e silenziosi, nel modo in cui la sua voce profonda intona un inglese perfetto e le sue dita affusolate stringono lo stelo della flûte. Dom Pérignon nel suo bicchiere, come chi non si fa mancare il meglio.
   È nato in Inghilterra, mr. Khan, da un ricco magnate bangladese e una madre britannica fino al midollo, dalla pelle diafana e i capelli rossicci dello Staffordshire. Khan è un bizzarro nesso di stili di nobiltà differenti, in effetti, con la sua carnagione bronzea su cui risalta uno sguardo incredibilmente magnetico; capelli e barba sono ingrigiti dall’età, ma nessuno lo direbbe vecchio. È un tipo di eleganza arcana, la sua, che sfida le correnti del tempo e persiste immutata e immutabile, forse qualcosa che si eredita nel corredo genetico e che non si può imparare ad avere, se non si ha.
   Qualcuno direbbe che è sempre stato vecchio e qualcun altro che invecchiando migliora sempre di più. Fascino d’altri tempi, si limitano a dire i più.
   “Bonsoir, chérie”, mormora alla bella donna davanti al bancone, che sta ordinando il terzo cocktail della serata. Lancia spesso occhiate nervose in giro, come se cercasse qualcuno. “Sei incantevole stasera.”
   “Grazie, signore”, risponde lei, abbozzando un sorriso, ma avendo quasi fretta di riprendere a scrutare tra la folla.
   “Sei sempre meravigliosa, ma oserei dire che stasera lo sei quasi di più”, continua mr. Khan, scoprendo i denti candidi e squadrandola dall’alto in basso con una lenta occhiata. Forse indugia un po’ troppo sulla profonda scollatura dell’abito bianco, ma lei non pare averlo notato quando ripete un “grazie tante” e il suo sorriso si schiude un po’ di più.
   “Stai aspettando qualcuno, vedo.”
   La donna avvampa, e splendide rose rosse sembrano sbocciare sulle sue guance. Mr. Khan la fissa incoraggiante da sotto le ciglia. Sembra quasi ammiccare.
   “Veramente sì. Un amico.”, ammette allora lei.
   “Fa parte della banda?”, indaga l’uomo, sollevando un sopracciglio.
   La giovane spalanca la bocca. “E lei come lo sa?”
   Mr. Khan ride nella sua voce profonda. “Non fai che fissare il palco, chérie. Queste cose si notano quando si cerca lo sguardo di una persona per tutta la sera.”
   Arrossisce ancora, forse dovrebbe persino sentirsi un po’ in colpa. La cercava, e lei era presa da altro. “Mi dispiace, signore.”
   “Immagino che sia il giovane O’Malley, che oggi non si è ancora fatto vedere. Cosa può un vecchio corpo come il mio contro la prestanza della gioventù?”, sospira l’uomo in modo teatrale, “Oh be’, sembra che quando arriverà non avrò più speranze e verrò definitivamente messo da parte come un soprammobile vecchio e impolverato…”
   La donna è a disagio, ora. Non vede in Shere Khan, capo e gestore del locale, un confidente, né un amico o un alleato. Certo, è un uomo molto attraente, in un certo senso – un vero gentiluomo e un filantropo, che le ha offerto un’opportunità unica con quel posto – ma c’è qualcosa di feroce nel suo sguardo. Le sembra quasi quello di un predatore, la spaventa, la mette in soggezione.
   “Tuttavia non è ancora arrivato, o sbaglio?”, insiste l’uomo, con un sogghigno malcelato. “Perché non mi concedi un po’ di attenzione mentre lo aspetti? Avanti, un ballo soltanto. E un drink, se mi permetti di offrirtelo.”, schiocca le dita e il barman sostituisce il White Lady sul bancone con un calice di Dom Pérignon. Khan lo solleva con la mano sinistra e lo porge alla bella entraineuse che lui stesso ha assunto all’apertura del locale. Lei lo prende.
   “Alla giovinezza, mia cara.”, propone lui, sollevando la propria flûte con fare eloquente. Le coppe tintinnano una contro l’altra.
   La donna sa di non poter rifiutare. Deve davvero molto a quell’uomo e il minimo che può fare è assecondarlo nelle piccole cose. Sa che fare l’accompagnatrice da sala nel locale più chic nel centro di Parigi è un privilegio, visto a quanto si stava abbassando per mantenere i suoi figli.
   E così sorride, accetta sempre da bere, balla con lui ogni sera come se fosse un cliente e non il suo capo.
   Quella sera però c’è qualcosa di diverso nei suoi occhi, e forse Khan lo ha percepito. Non dà segno di esserne turbato, ma è come se sapesse davvero quello che lei sta per fare.
   Vuole fuggire all’estero con un membro della banda, Thomas O’Malley. Sta solo aspettando che arrivi con i documenti d’espatrio, poi andrà a prendere i bambini e lascerà la Francia per sempre.
   Mr. Khan le ha dato molto, ma lei deve farlo comunque, anche se lui ha fatto di lei la sua musa e non perde occasione di ricordarle che è tutto merito suo se il suo sogno di aprire il locale si è realizzato. Crede davvero che non se lo meriti, quel povero vecchio, e che in fondo sia una brava persona e non il bastardo senza cuore che tutti dicono essere. Ma Thomas lo odia e sarà lì a momenti…
   Finito il drink, mr. Khan la accompagna al centro della pista e la conduce in un passo di valzer viennese. È un ottimo ballerino e i suoi movimenti aggraziati sembrano quelli di una tigre.
 
Thomas parcheggia la motocicletta sul retro e fa per entrare nel locale con le mani nelle tasche strette attorno ai permessi d’imbarco per sé e quella che diventerà a breve la sua famiglia.
   Si guarda circospetto alle spalle. Per un attimo gli è sembrato di sentire un rumore. Si volta di nuovo: deve esserselo immaginato.
   Non ha il tempo di realizzare che quello che gli è calato sulla nuca è il calcio di una pistola, probabilmente una colt. Sente in bocca il sapore ferroso del sangue, ma la vista gli si annebbia con qualche istante di ritardo: giusto il tempo per concedergli di scorgere scarpe di pelle e un completo bianco elegante.
   Shere Khan fa trascinare via dai suoi scagnozzi il corpo svenuto di Thomas O’Malley. Si lecca lentamente le labbra e fissa l’insegna del proprio locale. Deve prima di tutto proteggere i suoi interessi.
   Il Duchessa Bianca non può andare avanti senza la sua stella di punta.

/chapter nine - end.
Salve! Ho aggiornato prima del previsto stavolta. Volevo dire che l'idea è ispirata a un film che ho visto tempo fa, si chiama "La Contessa Bianca" e parla di un ex diplomatico cieco che decide di aprire un locale dedicato a una donna, una contessa decaduta costretta a fare da "accompagnatrice" per portare a casa da mangiare, a cui lui offre un posto come semplice accompagnatrice da sala. Io ho scelto di usare Duchessa :)
L'idea è riproposta in chiave più drammatica. Shere Khan non è poi un bravo ragazzo come Ralph Fiennes e di certo la vede lunga.
La banda a cui si fa riferimento è ovviamente quella di Scat Cat, che però non ho citato per fare più suspance... allo stesso modo ho scelto di usare il Thomas O'Malley della versione inglese al posto di Romeo, prima di tutto perché altrimenti non avrei avuto un cognome, secondo perché mi suonava meglio in quanto più "anonimo".
Niente, ci tenevo a dirlo. Non ho mai usato il nome di Duchessa perché non volevo lasciar intendere il nome del locale, ma forse si era già capito... boh, fatemi sapere.
Stavo anche pensando di usare "quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia", ma in ultima battuta ho rinunciato.
Grazie a tutti, se recensirete/aggiungerete a qualcosa. A questo punto un grazie speciale a tutti quelli che stanno continuando a seguire questa modesta raccolta di idiozie. Un bacio,
h o r o

 
P.S.
Se a qualcuno interessasse il mio Dreamcast Disney, cioè come vedrei i personaggi interpretati da degli attori, specie quando faccio riferimento a animali umanizzati...
Sto ancora lavorando sugli altri, mi ci vuole concentrazione, ahah. Alla prossima!
  
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