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Autore: Kary91    28/07/2014    13 recensioni
[Post!Mockingjay| Annie Cresta & suo figlio]
“Ti ricordi quella ninnananna, Finnick?”
La prima volta che sua madre gli ha rivolto quella domanda lui aveva solo quattro anni. Adesso ne ha undici e il peso dei tanti no con cui è stato spesso costretto a risponderle sta incominciando a gravargli nel petto.
“Sono Sebastian, mamma” mormora infine, scuotendo stancamente la testa. “Era papà che cantava per te: io non conosco quella canzone.”
Il sorriso di Annie scompare.
Flash fiction partecipante al contest "Lasciati ispirare" indetto da da Saruccia97_LD.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Cresta, Bimbo Cresta-Odair, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Peter Pan del Distretto 4.'
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Questa flash fiction è stata scritta per il contest Lasciati Ispirare indetto da Saruccia97_LD .

 

Sebastian ascolta con gli occhi.

300saco
 

 

“Ti ricordi quella ninnananna, Finnick?”

Annie sfiora la mano del figlio: ha gli occhi velati dalla nostalgia e i capelli le danzano attorno al volto, solleticati dal vento.

“Quella che mi cantavi per zittire i brutti pensieri.”

Il bambino ricambia la stretta, ma il suo sguardo fugge in direzione del mare. La prima volta che sua madre gli ha rivolto quella domanda lui aveva solo quattro anni. Adesso ne ha undici e il peso dei tanti no con cui è stato spesso costretto a risponderle sta incominciando a gravargli nel petto.

“Sono Sebastian, mamma” mormora infine, scuotendo stancamente la testa. Finnick è il suo primo nome, ma nessuno, a parte sua madre, lo chiama così. “Era papà che cantava per te: io non conosco quella canzone.”

Il sorriso di Annie scompare.

“Non la ricordi?” mormora, preoccupata. Il suo sguardo sta incominciando a spegnersi, ma quando Sebastian si aggrappa più forte alle sue dita le labbra della donna tornano a incresparsi lievemente.

“Devi zittire le onde, Finn” sussurra a quel punto, liberandosi dalla presa del figlio per appoggiargli le mani sulle orecchie. “Il mare lava via il dolore, ma anche i ricordi se ne vanno con lui. Devi ascoltare con gli occhi.”

Sebastian ascolta, ma non sente nulla al di fuori del vento che gli accarezza rozzamente la pelle e quel peso – il fardello dei suoi no – ancorato all’altezza del petto. Fa del suo meglio per assecondare la madre, ma non può ricordare qualcosa che non ha mai sentito.

“Non la conosco, mamma” ripete infine, accarezzando con tenerezza il dorso delle mani della madre. “Papà è morto: non ha mai cantato per me.”

Annie non risponde, né dà cenno di averlo sentito. Incomincia a canticchiare, disperdendo nuovamente lo sguardo nel mare. Sebastian sa che, ogni tanto, sua madre fatica a sostenere il peso dei rumori che la circondano. I ricordi impigliati nei suoni le gravano addosso, facendole del male. Per questo la donna cerca di filtrarli, coprendosi le orecchie e mugolando un motivetto. Un tempo era Finnick a proteggerla dai rumori più taglienti, foderandone gli angoli appuntiti con dei baci e una nenia cantata a mezza voce. Qualche volta il ricordo di quella melodia riesce ancora a riportare Annie in superficie dai suoi silenzi. Ogni giorno Sebastian fa del suo meglio per difenderla, coprendole le orecchie con le mani e canticchiandole qualcosa, come faceva suo padre. Inventa le parole, perché nessuna canzone che conosce sembra distrarla a sufficienza dal dolore che avverte quando i rumori si fanno più insistenti. Certe volte il suo canto riesce perfino a strapparle un sorriso allegro e l’espressione di Annie si anima, quasi la donna si stesse accorgendo della presenza del figlio per la prima volta. In quei momenti Sebastian riesce finalmente ad ascoltare con gli occhi; blocca fuori i rumori e si concentra sulla madre, sulle fossette che le si formano agli angoli delle labbra quando sorride. E la sente: la sente vivere. Ma ogni tanto il fantasma di una melodia passata riprende a echeggiare nella testa di Annie, rubandola a Sebastian e immergendola più a fondo nei ricordi.

“Ti ricordi quella ninnananna, Finnick?” ripete allora la donna, tornando a fissare il mare. “Cantamela di nuovo.”

Sebastian a quel punto distoglie lo sguardo; i suoi occhi non ascoltano più.

 





 

Note.
Questa flash fiction si allaccia per certi versi a “Tre denti e il vuoto” che è ambientata all’incirca dieci anni prima. Di Annie e dei suoi momenti di distacco dalla realtà  sappiamo molto poco, dunque spero di non aver combinato un pasticcio descrivendola. Sono dell’idea che la morte di Finnick possa aver inciso molto sui suoi problemi di stabilità mentale e credo che ogni tanto faccia un po’ fatica a distinguere il fidanzato e il figlio. È anche per questo che si ostina a chiamare il bambino Finnick, nonostante tutti gli altri lo chiamino Sebastian, che è il suo secondo nome.  La frase che dice Annie sul mare, in merito al fatto che lava via il dolore, è ispirata a una frase de: “Il Regno di Op” di Paola Natalicchio, ovvero: “Qualche volta il mondo sottosopra si riesce a mettere in piedi e, nonostante i ricordi, il dolore lo lava via il mare”. La flash partecipa al contest “Lasciati ispirare” e si basa sul prompt: “ricordo di una melodia”.

Un abbraccio e a presto!

Laura

 

 

   
 
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