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Autore: moonlight97    28/07/2014    6 recensioni
La storia è ambientata durante gli avvenimenti narrati in Clockwork Angel e si concentra sulla coppia Will/Tessa.
Dalla storia:
Aveva perso molte cose, prima fra tutte la possibilità di amare e di essere amato.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tess, Tess, Tessa

 

Will Herondale si era rifugiato in un angolo isolato della sua cara biblioteca; sedeva con le gambe incrociate, la schiena appoggiata contro uno scaffale ed in mano un libro preso a caso. Per quanto si sforzasse, non riusciva a concentrassi sulla lettura in alcun modo: si limitava a scorrere rapidamente le pagine e a voltarle meccanicamente. Non riusciva a pensare che ad una persona, a lei, a Tessa.
“Tess, Tess, Tessa... Se solo...” disse, sussurrando.

Un rumore improvviso arrestò il flusso dei suoi pensieri. Tacchi. Che fosse Charlotte? O peggio, Tessa? Will strisciò via dalla sua posizione e si alzò per dare un'occhiata.
“Signor Herondale!” esclamò Tessa, rivolgendogli un ampio sorriso.
Non le sfuggì lo stupore sul volto di Will, che aveva sperato che non si trattasse proprio di lei. Il ragazzo ricambiò il saluto, abbozzando un sorriso, per poi rimettersi dov'era.
“Forse,” si disse “se la ignoro, non verrà qui”.
Finse di riimmergersi nella lettura, ma i suoi piani andarono in fumo. “Lettura interessante, signor Herondale. Non me lo sarei mai aspettato da voi” osservò Tessa, spuntando dal nulla dopo qualche minuto.
“Mi piace mantenere un alone di mistero intorno a me ed essere sempre sorprendente: mi rende ancor più affascinante” disse, passandosi con nonchalance un mano fra i capelli.
La ragazza non riuscì a trattenere una risata. Will si maledisse fra sé e sé: ogni sua risata... ogni sua dolce e squillante risata era per lui come una ferita inferta in pieno petto con un coltello.
“Posso avere l'ardire di chiedervi che cosa ci fate qui?”
La ragazza rimase giustamente perplessa.
“Sono venuta qui per questo” rispose, mostrandogli il libro.
Il 
ragazzo lo prese, lo osservò con relativo interesse e glielo rese.
“Uhm. Mansfield Park... Non uno dei migliori, ma passabile.”
Tessa reagì con una volutamente esagerata espressione di stupore: ormai si era più o meno abituata ai commenti sarcastici di Will sui suoi gusti letterari. Poi si sedette accanto a lui, cosa che generò nel ragazzo un moto di sorpresa.
“Che diamine...?!”
“Ma mi sembra ovvio: sono oltremodo interessata a sperimentare la comodità di questo pavimento” rispose Tessa con tono convinto a mo' di presa in giro.
Will mormorò qualcosa in gallese, che lei ovviamente non capì.
“Non vi chiedo che cosa abbiate detto, solo per non rimanere offesa.” replicò lei prima di immergersi nella lettura. Will, tirando un sospiro un po' scocciato, riaprì il libro e tentò di leggere; ogni tanto si fermava per qualche istante ad osservare la ragazza accanto a lui, i suoi occhi, i suoi capelli e il delicato profilo del volto. Il ragazzo sentì il battito del proprio cuore accelerare in maniera esponenziale: gli succedeva tutte le volte che si trovava con Tessa e si odiava per non riuscire a controllarsi. Si tuffò di nuovo nella lettura ma non c'era niente da fare: inevitabilmente anche sulla carta si materializzava il volto della ragazza e le lettere sembravano tutte formare il suo nome. Tessa. C'era forse un suono più bello del suo nome?
Will si sforzò di resistere, ma dopo il primo quarto d'ora, trascorso in un silenzio interrotto soltanto dai loro respiri, esplose.
“Insomma, avete proprio intenzione di rimanere qui, eh?”
Tessa trasalì.
“Sono veramente una presenza così molesta?” disse, avvicinandosi leggermente. Le loro spalle si sfiorarono: lei fu presa da un piacevole brivido, mentre Will si irrigidì istintivamente. Tessa se ne accorse e le si spezzò il respiro per la delusione.
“A quanto pare lo sono.” sospirò, sconsolata.
Il ragazzo rimase in silenzio, mentre lei si alzava e si allontanava, diretta alla porta.
“Sai, a volte mi chiedo proprio che cosa ti ho fatto per meritarmi certe tue reazioni, Will” disse, prima di sbattersi la porta della sala alle spalle.
Will, ancora seduto, aspettò qualche minuto, poi, come in preda ad un impeto d'ira, scaraventò con violenza il libro da una parte. Il volume urtò contro uno scaffale, facendo cadere alcuni libri. Will attese qualche altro momento avvolto nel silenzio, si alzò ed iniziò a raccogliere i libri. Si soffermò su uno di essi in particolare: un'edizione dei Carmi di Catullo era a terra, aperta.
“Guarda un po' le coincidenze: un poeta d'amore è proprio quel che ci vuole!” esclamò.
Era evidente l'amarezza nella sua voce. Raccolse il volume da terra e lesse.
“Infelice Catullo, basta con la follia! E ciò che vedi perduto, stimalo perduto. Brillarono un tempo per te splendidi soli.”
Quei versi sembravano parlargli, ed essergli di ammonimento; il cuore gli si era fatto pesante nel petto, come oppresso da un macigno. Fissò la pagina con sguardo vitreo. Pensava a quanto era successo negli ultimi anni e alle cose a cui aveva rinunciato. Gli splendidi soli della propria vita gli apparivano un ricordo così inspiegabilmente lontano, avvolto in pallide sfumature di grigio. Aveva perso molte cose, prima fra tutte la possibilità di amare e di essere amato. 






Spazio Autore
Salve! Sì, eccomi qua dopo uno hiatus da far quasi invidia a Sherlock (anche se io non sono così desiderato). Che dire? Questa è la primissima volta che scrivo riguardo a Shadowhunters e ho una paura folle di essere andato un po' OOC. Ogni consiglio per il futuro è gradito. Mi scuso con quanti di voi non apprezzeranno questa storia; sappiate che non era mia intenzione (mi sembra d'essere Manzoni nei Promessi Sposi). Il carme di Catullo che cito è il numero otto, uno dei miei preferiti e che mi è tornato in mente molto spesso mentre leggevo, appunto, di Will e del suo tormento. Buona lettura! xo

   
 
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