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Autore: Clove_MockingjayLove    29/07/2014    1 recensioni
Non pensavo che la mia vita potesse essere sconvolta da una persona, ma Cato ci è riuscito
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Favoriti, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi è il mio primo giorno al centro di addestramento. Sono qui, a fissare le altre ragazze che si esibiscono in numeri stupefacenti con l’arco, cosa che dovrò imparare. Finalmente l’esibizione finisce e mandano tutti noi iniziati nei dormitori. In verità staremo qua solo per una notte, domani sera saremo a casa,però passeremo anni qua dentro e vogliono farci ambientare. Speravo di trovare quiete almeno qui, eppure tutti parlottano fra loro cercando di fare amicizia. Sinceramente a me non frega nulla di farmi degli amici, non così, se devo avere degli amici il caso mi porterà da loro, questo non è un centro di socializzazione siamo qua per imparare ad uccidere, siamo obbligati ad imparare come uccidere. Abbiamo solo undici anni, ci meriteremmo una vita, ma no, noi siamo nati per uccidere.                                                 
Oggi ci hanno mostrato il centro, ma mi conviene dormire perché domani inizia l’allentamento,quello serio.         
Mi sveglio di cattivo umore, ma faccio andare giù la mia tristezza e mi preparo. Ci fanno uscire ordinatamente e ci spediscono nella sala principale. A seconda di criteri sconosciuti ci dividono in piccole classi. Studiamo tutto ma ogni classe ha una specializzazione, pare che la mie sia lame.
Entro nell’aula addestramento lame. Scruto le persone intorno a me, tutti iniziati, osservo la loro fisicità e quelli che potrebbero essere i loro punti di forza, però i miei pensieri si interrompono a causa di un suono. Una voce. Mi giro, un ragazzo, molto muscoloso, alto, biondo e con gli occhi blu più belli di questo pianeta,  annuncia –Oggi l’insegnante è malato, perciò vi insegnerò io. – si sollevano delle risate. Io mi faccio avanti –Non sei ecco …. un po’ giovane?- lui mi fissa, dato che non capisco che tipo di sguardo è abbasso la testa per imbarazzo. –Come ti chiami?- senza alzare lo sguardo mormoro –Clove – sento dei passi, si sta avvicinando a me. –Beh Clove sta a vedere- timidamente alzo lo sguardo. Lui prende una spada e si esibisce in una serie di mozzamenti di teste ad alcuni manichini, è molto bravo, poi mi punta una spada al collo e dice –Clove dopo quest’ora ci vediamo in cortile e vediamo se sono troppo giovane- io rido, non perché sono divertita, ma perché non so che fare –Stai scherzando vero?- lui allontana la spada mi prende il mento, mi alza il viso obbligandomi a guardarlo –Non sto scherzando ragazzina- quella frase mi da un fastidio tremendo –RAGAZZINA?- urlo istericamente, mi avvicino al tavolo dei coltelli e ne prendo un po’, piena di rabbia mi metto davanti a dei bersagli scagliando i coltelli, lo faccio come se ne dipendesse la mia vita. Quando mi ritrovo senza coltelli osservo quelli che ho lanciato. Per la miseria! Sono stata bravissima, ho centrato cuore e testa perfettamente più volte. Nascondo il fatto che sono sorpresa improvvisando un sorriso sadico e alzando il sopracciglio sinistro. Poi prendo un altro coltello e mi avvicino a lui cercando di sembrare il più cattiva possibile. –Vuoi giocare?- chiedo in tono provocante. O almeno spero sembri provocante. Lui abbassa lo sguardo ridendo e poi mi guarda –Ci vediamo dopo ora ho una lezione-  La lezione. Me ne ero dimenticata, sono a “scuola” . Il resto dell’ ora è noiosa, dimostrazioni e spiegazioni senza pratica. Eccolo, il suono della campanella. Mi allontano col gruppo , per andare al corso di Tiro con l’arco, ma mentre sto per uscire il ragazzo biondo mi ferma e poi mi prende per un braccio e mi tira fino alla porta sul retro che, a quanto pare, porta al cortile. Quando ci troviamo entrambi fuori lui chiude a chiave la porta, come se avesse paura che io scappassi. –Seriamente?- chiedo io –Vuoi fare veramente a botte con me?- sono disgustata.
-Per niente- dice lui ridendo.
-E allora cosa vuoi da me?- chiedo. Cerco di essere abbastanza dura da tenergli testa.
-Davvero non mi riconosci?- chiede lui con una voce quasi delusa.
-No- rispondo io secca senza pensarci.
Lui si mette una mano in tasca e ne esce con un fiore completamente secco chiuso in una scatoletta di plastica. Io lo fisso, penso anche di piangere, poi dico –Era tre anni, nel giardino pubblico, dei ragazzi mi hanno iniziato a picchiare, ma tu sei intervenuto e.. come posso dirlo …. li hai fatti pentire, io ho raccolto un fiore e te l’ho dato. Ti ho sorriso ….-
-..E io ti ho dato un bacio sulla guancia- ha finito di dire lui. Mi ricordo quel giorno, ero così in imbarazzo. L’ho guardato meglio e poi ho esclamato   –Non pensavo avessi ancora quel fiore. Sei cambiato molto. Ti sei fatto un po’ di muscoli! Eri così esile e ora sei così … -
-Così cosa? Sexy?-
-In forma- dico io per ingannare le apparenze.
 Lui scoppia a ridere –Di solito funziona per fare colpo sulle ragazze-
-Beh si certo, quelle oche giulive che guardano solo l’aspetto fisico, ottimo traguardo per te conquistarle con il tuo fascino-
-Non credo che tu sia un’oca giuliva- dice lui con uno sguardo ammiccante.
Io gli tiro uno schiaffo. Dov’era finito il principe dei miei sogni? Si era trasformato in un mostro. Nelle fiabe è il contrario, ma questa non è una fiaba.
Mi dirigo verso la porta quando lui annuncia –E’ chiusa sai, avresti bisogno della chiave- io inizio a tirare calci finché non la sfondo e poi annuncio orgogliosa –Faccio senza-
Lui è basito, sembra paralizzato, io mi allontano cercando di nascondere la tristezza che mi ha procurato. Lui mi corre dietro e mi prende un polso, io mi libero e lui quindi mi prendo di peso e mi appoggia alla parete, poi mi blocca con la braccia. –Tu non te ne vai-
-HO LEZIONE!- dico arrabbiata
-NON ME NE FREGA NULLA- urla lui
-E se resto cosa vuoi fare? Rovinarmi il resto della giornata? Scoprire i miei punti deboli e poi uccidermi? EMOZIONANTE!-
-Ma cosa ti sei bevuta? IO TI HO SALVATO LA VITA! PERCHE’ DOVREI UCCIDERTI?-Ammetto che mi spaventa, è grande, forte e ha un tono arrabbiato, ma io gli rispondo comunque.
-Sei cambiato. Una volta eri dolce, eri un principe azzurro e ora sei solo un mostro.- lo fisso aspettando una risposta ma lui si limita a lasciarmi andare senza neanche guardarmi. Mi allontano, mi accorgo di non sapere il suo nome, ma non mi sembra un buon momento per chiederglielo.
Non ci siamo più parlati per tre anni circa, a volte ci scambiavamo delle occhiatacce ma niente di più. Entrambi siamo passati al test finale, ora rimaniamo in sei, sei possibili candidati agli Hunger Games. Il problema è che dovremmo allenarci insieme.
-Clove!- mi chiama l’istruttrice. Io mi avvicino a lei e lo vedo davanti a me, è lui.
-Mi dica-
-Ho visto che sei brava coi coltelli, oggi quindi mostrerai a Cato come si fa-
Cato, questo nome echeggia nel mio cervello, ecco come si chiama. –E in cambio lui che farà?-
-Ti insegnerà alcune tecniche speciali con le spade- alzo gli occhi al cielo, sono già brava con le spade e non voglio parlare con lui. L’istruttrice si allontana. Io e Cato ci dirigiamo nella sala delle lame.
-Allora mostrami come si tira un coltello dai!- io tiro un coltello colpendo il centro del bersaglio. Lui imita la mia posizione e compie più volte il lancio come l’ho fatto io, inizialmente tira da schifo, ma poi inizia a tirare sempre meglio,e dopo un bel po’, quando centra un po’ di volte il cuore del bersaglio annuncia –Bene ora è il mio turno di insegnarti- Alzando gli occhi al cielo prendo una spada e mi metto a infilzare bersagl, poi accenno un sorriso come per dirgli “non ho bisogno del tuo aiuto sono già brava”
-Sì sei brava, ma puoi migliorare-io mostro un espressione per dirgli “ah sì?” lui si mette dietro di me e dice –Quando tiri di profilo cerca di muovere meglio la vita. -  così dicendo mi mette le mani sui fianchi, il che è imbarazzante,ma faccio finta di nulla. In effetti ora tiro meglio, anche se potrebbe solo essere la scarica di adrenalina che mi trasmettono le sue mani. Sorrido soddisfatta , poi rimetto la spada a posto.
-E ora?- dico appoggiandomi al muro, lui si avvicina a me lentamente, poi mi mette le mani intorno alla vita e dice –Beh potremmo … -  e così dicendo fa finta di alzarmi la maglietta. Io sto al suo gioco per non sembrare debole –Già potremmo- gli sussurro nell’orecchio dandogli un lieve bacio sulla guancia, poi gli metto le mani attorno alla schiena e faccio ribaltare la situazione, ora è lui contro la parete. Gli blocco il collo con il braccio e dico in tono aspro e duro –Tu non sai con chi hai a che fare-
“E che la guerra abbia inizio”
  
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