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Autore: gloriabarilaro    01/08/2014    5 recensioni
Demi è innamorata del suo migliore amico, Josh, un ragazzo bellissimo e piuttosto popolare che, però, preferisce passare con lei il suo tempo; la difende, la protegge, la tratta come una principessa.
Eppure tra loro c'è solo una forte, stupenda amicizia nata una sera dove entrambi avevano perso qualcosa, incoscienti del fatto di averne trovata un'altra.
Qualcosa li lega. Forse le emozioni che provano l'uno per l'altra - come dice Miley, la migliore amica di Demi - o forse qualcosa che sta per tornare; forse, qualcosa che in realtà c'è sempre stato.
E' una storia di una ragazza con qualche problema in più, che piange un po' più spesso. Perché Demi è così fragile, e lo sanno tutti: Miley, Josh, Chelsea, e anche... Selena.
[Avvertimenti: il carattere dei personaggi reali è completamente modificato. Demi non è Demi, è solo un personaggio in cui potreste trovare un po' di me.]
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demi Lovato, Selena Gomez
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 28.

I will love you 
like I've never been hurt. 
[Demi Lovato, Never Been Hurt]


  Tutti ritornano alla fine, tutti: ripiombano nella tua vita e chiedono perdono, in un modo o nell’altro, direttamente o lasciandotelo intendere.
  Tutti tornano, ed è la parte più difficile per chi è stato abbandonato, perché deve scegliere se perdonare o allontanarsi prima che sia l’altro a farlo, per un’altra volta. È la parte più difficile, perché ascoltare il proprio cuore non basta. Bisogna guardare attentamente gli occhi delle persone, capire se c’è o meno l’intenzione di rimanere; bisogna essere così bravi da predire il futuro e scoprire se quella persona ti lascerà un’altra volta o ti sarà fedele per sempre, stavolta per davvero.
  Ma quale uomo ha mai saputo esattamente come sarebbe andato il corso degli eventi nella propria vita?
  Non ero un’eroina, non ero forte. Non avevo superpoteri, non avevo speranze. Tutto ciò che mi aveva spinto fin lì era stato l’amore per un ragazzo e l’incoraggiamento di un’amica che, fino ad allora, aveva sempre cercato di farmi tornare a vivere per dimenticare il mio passato e il mio presente, per essere una persona nuova.
  Tutto ciò che mi aveva  spinto fin lì era una forza che non era stata mai mia, che non mi aveva mai salvato, ma mi aveva tenuto lontano dall’irreparabile, mi aveva dato la possibilità di cadere senza rompermi irreparabilmente, mi aveva convinto, nel profondo, che prima o poi sarei riuscita a non sentirmi più precipitare nel vuoto, aspettando ciò che, nel modo più sbagliato, mi avesse reso libera.
 
  In quel momento, guardando mio padre, la mia prima caduta, la mia prima ferita, decisi che ero stanca di scappare, piangere, soffrire. Ero stanca, e ora che sentivo che tutto si sarebbe sistemato, non avrei mollato.
 
 Dicono che per sconfiggere le proprie paure bisogna affrontarle. Dicono che solo le persone  più forti riescono a perdonare. Dicono che ogni possibilità debba essere presa al volo, che solo se noi vogliamo possiamo riuscire a portare a termine un obbiettivo; dicono che la speranza è l’ultima a morire.
  Io ero ancora viva, in quel momento, e sentivo almeno per una volta che la mia speranza non era ancora svanita, era ancora dentro di me: avevo ancora speranza e capacità di perdonare.
 
  ‹‹Demi deve venire al ballo con me stasera, e stiamo facendo tardi›› spiegò Josh con voce dura, prendendo la mia mano e scoccando un’occhiata d’intesa a mio padre. Mia madre si alzò dal divano e prese la mano Madison, quest’ultima sempre più spaventava da ciò che non capiva.
  ‹‹Devo solo parlarle›› ribatté calmo l’uomo, tenendo lo sguardo fisso nel mio. Posai una mano sul petto di Josh prima che avesse tempo di aprire bocca e sciolsi piano le nostre mani: lui mi guardò spaesato, senza capire le mie intenzioni.
  Nello stupore di tutti, persino nel mio, mi avvicinai a mio padre. Sentii mia madre domandarsi a mezza voce cosa avessi intenzione di fare mentre, tenendo il contatto visivo con mio padre, mi fermai a pochi passi da lui.
  ‹‹Non ha senso odiarti per il resto della mia vita: – mormorai, abbassando lo sguardo – dimmi, papà. Ti ascolto.››
  Sentii mia madre iniziare a piangere sommessamente, e Madison chiederle cosa avesse. Non mi voltai a guardarle, mi limitai ad aspettare che mio padre parlasse, mi dicesse ciò che per anni mi ero ostinata a non ascoltare.
  Nel silenzio, il suo sospiro risuonò nitido e la sua voce più bassa di quanto ricordassi: ‹‹Ti chiedo scusa. Scusami, Demetria. Scusami per come mi sono comportato, scusami per averti abbandonato, scusami per la mia insensibilità; – lo guardai: i suoi occhi erano lucidi. Guardava la mamma, che continuava a piangere, disperata. – non mi ero reso conto di quello che facevo, non mi ero reso conto di quello che mi stavo lasciando alle spalle e quanto questo contasse. Scusatemi tutte, scusatemi se vi ho allontanato, scusatemi se ho provato a tagliarvi fuori dalla mia vita. Ho provato a farlo per non farvi soffrire, per non soffrire io stesso, ma mi sono reso conto che non facevo altro che male ad entrambi. Tengo a voi, e sono venuto qui per dirvelo e dimostrarvelo. Voglio ricominciare, cercare di recuperare, cercare di farvi scordare i miei errori. Ma solo se tu, Demetria, solo se tu mi perdonerai lo farò. Solo se tu mi perdonerai capirò che non è tutto perduto. Tu sei la persona che ho ferito di più, la mia principessa, la mia piccola. Non me lo perdonerò mai io stesso, quindi non mi aspetto che sia tu a farlo, però... Pensaci. Possiamo ricominciare, ricostruire ciò che si è rotto, ripararlo. E io prometto, prometto a tutte, che cercherò di riempire le crepe rimaste, di non farvi mancare niente. Perché ciò a cui tenevo di più mi è mancato per anni, e non voglio che voi proviate la stessa cosa.››
  Mamma oramai piangeva a dirotto, e anche Madison. Una lacrima solcò il viso di mio padre nell’istante in cui un’altra solcò il mio. Sentii Josh avvicinarsi a me e posarmi le mani sui fianchi, avvicinando la bocca al mio orecchio.
  ‹‹Vai, pasticcina. Lui tiene a te, non vedi? – mi chiese, scoccandogli un’occhiata – Tiene a te davvero.››
  Con un passo, mi allontanai da lui e mi avvicinai a mio padre. Altre lacrime rigavano il mio viso, altre cicatrici bruciavano sulla mia pelle, ma era come se stessero per ripararsi, come se presto si sarebbero rimarginate e non avrebbero fatto più male. E più mi avvicinavo, più vedevo negli occhi di mio padre la speranza che cresceva, mentre tendeva una mano verso di me per afferrare la mia.
  ‹‹Ti perdono, papà›› dissi, posando la mano nella sua e avvicinandomi a lui per abbracciarlo: inizialmente scosso dal mio gesto, lui ricambiò solo dopo un attimo di esitazione, stringendomi a sé e mormorando: ‹‹La mia piccola principessa..››
  ‹‹Ti amerò come se non fossi mai stata ferita›› sussurrai, prima di scoppiare a piangere fra le sue braccia.
 
  ‹‹Okay, un’altra. Guardatevi.››
  Obbedii a mia madre e mi voltai un poco verso Josh, incontrando i suoi ipnotici occhi verdi. Lui mi sorrise, stringendomi un poco di più a lui: ricambiai il sorriso automaticamente mentre scorsi con la coda dell’occhio papà guardare la mamma alle prese con la polaroid con un sopracciglio alzato.
  ‹‹Ora, dite cheeeese.››
  A quella frase, alzai gli occhi al cielo e Josh, vedendomi, scoppiò a ridere nell’istante in cui la luce accecante del flash ci investì e la vecchia macchina immortalò quel momento.
 Quella foto, tra tutte quelle che mamma ci aveva scattato, fu la mia preferita. La incastrai nella cornice sul mio comodino, a coprire un angolo di quella che raffigurava me, mamma e Madison. Mi chinai all’altezza del ripiano e la guardai pensando che, dall’indomani, avrei dovuto cambiarla con un’altra dove c’era anche papà.
  ‹‹Deedee, sei pronta?››
  Rabbrividendo impercettibilmente, mi voltai verso Josh. La nota di impazienza nella sua voce mi fece un effetto strano, il mio cuore perse un battito. Annuii, mentre lui si appoggiava con la spalla allo stipite della porta.
  Guardai la mia stanza, poi di nuovo lui. Era tutto così perfetto che mi sembrava di vivere un sogno.
  ‹‹Oggi è una giornata stupenda, non trovi?›› mi lasciai sfuggire dalle labbra, mentre alzavo la testa al soffitto. Sentii i suoi passi avvicinarsi a me, fino a quando le sue braccia non mi presero per la vita e non mi attirarono a sé. Posai le mani sulle sue spalle, facendo incontrare i nostri sguardi un’altra volta.
  ‹‹Per me ogni giornata è stupenda finché tu hai questo stupendo sorriso sul viso›› mormorò in risposta, sfiorandomi la guancia con la punta delle dita. Arrossii, posandomi una mano in quello stesso punto dove c’era stato quel breve e dolce contatto.
  ‹‹E voglio far sì che quel sorriso non se ne vada. Voglio proteggerti, voglio renderti felice. – mormorò ancora, stringendomi un poco di più. Posai la testa sul suo petto e nascosi il viso nell’incavo del suo collo, mentre sentivo le sue parole rimbombare nel suo petto – Voglio difenderti e non permettere a nessuno di farti del male.››
  Alzai gli occhi verso di lui, scorgendolo fissare il mio braccio fasciato con un’espressione preoccupata in volto: forse non credeva al fatto che nessuno mi avesse picchiata, ma era certamente meglio così, per ora.
  Gliel’avrei detto, prima o poi, gli avrei detto tutto. Ma per quanto mi fidassi delle parole di Miley, non mi sentivo ancora pronta, abbastanza forte per fare un passo del genere. Perché nel caso avessi letto delusione negli occhi di Josh, non l’avrei sopportato.
  Non me lo sarei perdonato.
  E poco prima che le sue dita arrivassero a sfiorare il bendaggio, mi staccai da lui velocemente, cercando di non far trapelare l’ansia nella mia voce mentre dicevo: ‹‹Andiamo, è davvero tardi.››

 

 

E' passato davvero tantissimo dall'ultima volta che ho aggiornato, ma sono successe un sacco di cose che non starò a raccontarvi perché, se siete su questa pagina, ciò che vi importa è principalmente la storia di Demi.
Come avrete letto, la nostra bella protagonista ha perdonato suo padre dopo tutto quel tempo passato a ignorarlo. Durerà?
Intanto la serata va avanti perfetta, Josh e Demi sembrano stare bene. Durerà?

Ammetto di aver tirato questa storia un po' troppo per le lunghe, me ne rendo conto anch'io ora che sono costretta ad aggiornare. Questa storia non mi sembra più fantastica come quando ho iniziato a scriverla, ma l'ho finita, e questo per me è un traguardo importante. La seconda storia che finisco, ne vado fiera, sopratutto perché è un po' più seria rispetto alla prima (I Should've Kissed You, sui One Direction) e sono comunque riuscita a portarla a termine. Spero che almeno a voi piaccia fino all'ultimo capitolo, perché è questo l'importante, quello a cui punto.

Sono veloce stasera, quindi vi lascio in fretta. Volevo ringraziare tutti quanti (le 60 persone che hanno messo tra i preferiti questa storia, le 14 che la ricordano e le 38 che la seguono, senza dimenticare chi recensisce/ha recensito, regolarmente e non), ripetendovi un'altra volta quanto tutto questo sia importante per me, quanto voi siate importanti per me. Uno scrittore non è uno scrittore senza dei lettori. Voi avete fatto sì che il mio sogno prendesse piano vita, mi avete fatto vedere quella luce, mi avete dimostrato che forse è difficile, ma non impossibile. Vi ringrazio per tutto questo, grazie mille.

Vi saluto, chiedendovi in ginocchio i soliti pareri (per me fondamentali, continuo a scrivere e ho bisogno di dritte per migliorarmi) e ringraziandovi un'ennesima volta.
Quasi due anni che questa storia esiste, e ci sono sempre più affezionata.

Baci,
Glo
.
   
 
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