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Autore: GabrielleWinchester    01/08/2014    2 recensioni
Dopo la battaglia contro Semeyraza, tutto sembra ritornare alla normalità nella famiglia Winchester...ma è una normalità che ha il sapore di mistero, un mistero legato al regno più misconosciuto di tutti, il Purgatorio e che darà modo ai fratelli Winchester e alle loro compagne di conoscere nuovi personaggi e scoprire verità nascoste. Buona lettura :-) Crossover Supernatural/Alphas/Guild Hunter di Nalini Singh :-)
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Buon pomeriggio a tutti,
ecco a voi il trentaquattresimo capitolo di "Stairway to Purgatory"...Nel precedente capitolo abbiamo avuto la chiaccherata tra Sheeira e Haniel e la comparsa della Quinta Cavaliere dell'Apocalisse...In questo capitolo ritroviamo Lucifero con la sua intenzione di rinunciare all'Inferno per una promessa fatta alla madre di Christine/Hesediel e Sheeira...Ci riuscirà? Io non vi anticipo nulla :-) Ringrazio di vero cuore tutti coloro che la stanno leggendo e la leggeranno, tutti coloro che la stanno recensendo e la recensiranno, tutti coloro che mettono e metteranno le mie storie nelle seguite/ricordate/preferite e da recensire e tutti coloro che mi hanno messo e mi metteranno come propria autrice preferita :-) Buona lettura
:-)  Gabrielle :-)

Tempo imprecisato-Davanti ai cancelli dell’Inferno
“A che cosa avresti rinunciato, sentiamo? Spero non al tuo egocentrismo, perché se no che grande perdita!
Per un attimo Lucifero non seppe cosa dire, Astrea aveva tutte le ragioni per essere così cinica, lui aveva quasi ucciso la sua primogenita, poi trovando un coraggio che non si aspettava di avere, affermò:
“Alla custodia dell’Inferno”
Il Serafino Caduto non avrebbe potuto dimenticare il dialogo che aveva avuto con Astrea, la madre di Hesediel e di Sheeira. Soprattutto il suo stupore nello scoprire che aveva rinunciato alla custodia dell’Inferno. Il diavolo che rinunciava all’Inferno? Sarebbe stata la notizia del secolo, addirittura del millennio. Ci aveva pensato a lungo a cosa rinunciare e poi la soluzione era balzata di fronte ai suoi occhi come una cosa semplicissima e lampante…Aveva deciso di rinunciare al luogo che aveva costruito con le sue mani. Un luogo dove aveva riversato ogni acredine, ogni malvagità, un luogo dove ogni persona cattiva sarebbe stata punita, per un equilibro ultraterreno, per una decisione presa molto prima della sua nascita. Dopo aver condannato migliaia di anime, dopo l’avere viste urlare per le orribili torture che lui e i suoi demoni proponevano, la ruota dei trent’anni, quella che aveva sperimentato Dean Winchester in prima persona, la gabbia, quella che aveva sperimentato la sua Hesediel, Lucifero aveva deciso di dare un cambio di gestione. Aveva voglia di ritornare in Paradiso, di smetterla di essere considerato il Drago dell’Apocalisse, quello che avrebbe distrutto ogni cosa.
Voleva essere un angelo migliore. Voleva una chance. Voleva quella chance che si era giocato quando aveva deciso di ribellarsi. Ma comprendeva la paura e il sospetto di suo fratello Michele, in bilico tra il fare la cosa più giusta e l’uccidere il proprio fratello, in bilico tra il proprio cuore e il proprio dovere filiale. L’ultima volta che aveva deciso di aiutare i Winchester, alla fine aveva trascinato Christine all’Inferno e c’era mancato così che Nathaniel divenisse il primo Nephilim angelico custode dell’Inferno. Per non riprendere gli errori del passato, doveva impedire a Michele di prendergli la grazia.
Ci mancava solo che lui ritornasse a essere il solito bastardo di sempre. Christine non avrebbe avuto scampo tra lui ritornato cattivo e una Quinta Cavaliere dell’Apocalisse assetata di sangue. Specialmente se la Quinta Cavaliere era la sua migliore amica. Ironia della Moira.
Ripensò ai momenti in cui lei era con lui all’Inferno, a Nathaniel mancava poco per nascere...
“Perché piangi? Dovresti essere contenta che tuo figlio sarà il primo Nephilim angelico custode dell’Inferno. Personalmente io sto preparando una festa per il parto. Tu che mi dici, palloncini rossi o azzurri?”.
Hesediel si era appoggiata, stanca e demoralizzata “Tu pensi solo a te stesso”.
“Se non facessi così, non sarei il diavolo, amore” rise Lucifero senza nessuna pietà “Pensavi a un villaggio a cinque stelle? Peccato che le tue aspettative siano state deluse”
L’arcangelo dell’amore non lo stette a sentire, rovesciò gli occhi e vomitò anche se stessa. Fili del suo raggio arcangelico cominciarono a uscire fuori dalle sue ali, ustionando i demoni che si trovano sotto la gabbia. Gli odori nauseabondi dei dannati e dei tormentati la facevano stare male e le contrazioni erano sempre più rapide e vicine. Non sapeva neanche a che mese era. Le mancava Sam, le mancava Violet, le mancava Dean. La sua famiglia terrestre.
“Ti lascio riposare” disse Lucifero senza nessuna dolcezza “A dopo”.
E l’aveva lasciata in compagnia di cerberi e arpie ululanti, i quali cominciarono a scannare le sue ali, stando attenti a non toccare la pancia di Hesediel. Sangue arcangelico macchiò la gabbia di ossa umane, dove era imprigionata.
“Ti amo Sam”
Poi Lucifero l’aveva vista svenire. Minata nel fisico, non nell’animo.
Con uno sforzo enorme il creatore dell’Inferno si costrinse a ritornare alla realtà, a quella realtà che si stava accingendo a costruire con le sue mani. Perché il destino non si crea da solo, si modella con le scelte. Camminò su una strada fatta di carboni ardenti e spine di rosa e si ritrovò di fronte ai cancelli dell’Inferno, il simbolo della sua ribellione a un Dio che ormai non considerava più suo padre. Ormai non poteva ritirarsi. Doveva andare avanti. Le urla dei dannati e dei tormentati lo accolsero con una vecchia sinfonia e Lucifero non poté esimersi dal fare un sorriso di nostalgia. Nonostante fosse di nuovo in possesso della grazia, Lucifero non poteva dimenticare i millenni passati a costruire quel luogo, a costruire l’unico luogo che poteva considerare davvero casa. Il demone a guardia dei cancelli, un mostro con quattro paia di corna e le ali ricoperte di bolle sobbalzò dalla sorpresa “P-padrone da quanto tempo”.
I cerberi cominciarono a ululare di gioia perversa e Lucifero li fermò con un cenno imperioso e un sorriso machiavellico comparve sulle labbra “Si batte la fiacca, Bloodes?”
Il demone ringhiò di felicità e Lucifero fece in tempo a scansarsi. Era questo il modo di salutarsi all’Inferno. Niente smancerie, solo attacchi duri e violenti, a dimostrazione che la violenza valeva più dell’amore. Erano all’Inferno, non nell’amorevole Paradiso! I cerberi ricominciarono a ululare dalla gioia perversa, quando Lucifero fece un gesto della mano, lo sguardo serio “Apritemi il cancello delle ombre e delle fiamme”.
“Subito signore” il demone scattò sull’attenti “Sulla terra come procede?”
“Quasi quasi posso considerarmi in pensione. Gli umani sono così prevedibili e si cacciano nei guai da soli, frignando che sono io che li tento. Patetici.”
Mentre lo diceva, un dolore immenso lo attraversò per tutto il corpo e dovette mordersi il labbro per non urlare dal dolore. Con un gesto repentino, riparò la ferita sul braccio. La Grazia lo stava punendo per la sua cattiveria. Stava ritornando a essere il Serafino Splendente, il Serafino meritevole della luce più bella, il Portatore della Luce Eterna e che tutto Rifulga.
“Già “ esclamò Bloodes ridendo in maniera sguaiata “ Ho quasi finito”.
Mentre stava sbloccando l’ultimo chiavistello dell’ombra, Lucifero vide che si era fermato. Sul suo viso si era dipinta un’espressione a metà tra il terrorizzato e il vacuo.
“So che sei contento di vedermi, ma ho da fare”.
Il demone inghiottì un po’ di saliva, indeciso sul cosa fare, se disubbidire alle regole dell’Inferno o disubbidire al creatore dell’Inferno “Non posso, signore”
Lucifero socchiuse gli occhi, irritato “Perché?”
Il custode dei cancelli si grattò le quattro paia di corna presenti sulla fronte “Lei ha di nuovo la Grazia”.
Il Serafino Caduto inarcò le sopracciglia accigliato e dopo affermò “L’anno scorso ho partecipato alla battaglia contro Semeyraza. O non eri al corrente?”
Bloodes annuì con fare titubante “Lo so mio signore, ma abbiamo sottoscritto una clausola vincolante nel regolamento dell’Inferno. Niente angeli. Fu lei a firmarla e a idearla”
“Io sono il Creatore dell’Inferno” urlò Lucifero al limite “Apri i cancelli”
“Se la lascio passare signore, l’Inferno potrebbe subire danni perm..”
Il demone non ebbe neanche il tempo di parlare. Imitando il fratello Michele, aveva messo una mano sopra la testa del guardiano e una potente luce serafinesca lo investì. A differenza di quella arcangelica, la serafinesca aveva una potenza superiore a mille testate nucleari. Bloodes cominciò ad avere convulsioni, i suoi occhi si rovesciarono e scoppiarono all’interno delle orbite e si accasciò a terra. Moribondo.
“Avrò la Grazia, ma non ho dimenticato cosa significa essere cattivi” ringhiò Lucifero a un demone ormai cieco “Se non vuoi che continui il mio lavoro, apri l’ultimo sigillo”.
“Lei lo sa cosa significa quello che vuole fare?” domandò Bloodes con un filo di voce “Signore si fermi”.
Lucifero lo prese per il collo e sibilò in tono perentorio “Non dirmi cosa devo fare. Apri questo maledetto cancello e forse ne avrai salva la vita”.
“Lei mi ha creato con il dono della telepatia” gli ricordò il demone con dolore “Ed io so che lei vuole rinunciare alla custodia dell’Inferno per donare l’essenza dell’angelo che ha tanto amato e così costituire la Lancia di Lete”.
Il Creatore dell’Inferno lo lasciò andare e lo applaudì con irriverenza “Ti faccio le mie congratulazioni Bloodes. Non ti facevo così fedele”
E detto questo guardò una tavoletta di ossidiana, posta al lato destro, la quale riportava la prima frase dell’Apocalisse 2, 10, frase che si trovava anche in Paradiso e in  Purgatorio: “Rimani fedele fino alla morte…”
Una fedeltà pagata con il dolore, con le lacrime, con un sacrificio perenne.
Il demone si appoggiò a un sigillo di fiamme e con un solo sbattere di ciglia ricostruì gli occhi color rosso vermiglio “Non le conviene rinunciare all’Inferno. Ci ripensi, la prego”
Lucifero ringhiò dalla frustrazione e materializzò una spada angelica, intrisa di grazia demoniaca e puntò la punta della spada contro Bloodes “Apri l’ultimo sigillo, non te lo chiederò un’altra volta”.
Bloodes si alzò con difficoltà e maneggiò con l’ultimo sigillo dell’ombra. Il demone aspettò che tutte le serrature del cancello scattassero e poi si fece da parte. Nel viso c’era dipinta tutta la rabbia per avere fallito. Il rumore della rabbia e della malvagità lo accolse come una carezza malvoluta. La sua vecchia natura e la nuova stavano cozzando dentro di lui e si sentiva nauseato.
“Il Padrone è cambiato” urlarono i demoni spaventati.
“Ci ha traditi” sibilò un demone dal becco di rapace “Ci ha traditi”.
Il demone scattò in piedi, pronto a sfregiare il viso di Lucifero, ma il Serafino Caduto lo intercettò appena in tempo e nessuna pietà gli staccò un’ala dalla spalla. La creatura malvagia urlò dal dolore immenso e Lucifero lo finì affermando “Non vi conviene prendermi troppo alla leggera. Fatevi da parte”
Quello che stava facendo, era assolutamente indispensabile e non gli importava nulla se nessuno lo capiva. Dopo avere donato l’essenza dell’angelo che aveva tanto amato per ripristinare lo specchio di lapislazzuli di Eve, il Serafino Caduto doveva rinunciare alla cosa più importante per lui per costituire la Lancia di Lete. L’arma che avrebbe permesso allo spirito della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse di assopirsi, non si sapeva per quanto. Forse per un minuto o per l’eternità.
Un fruscio di ali lo fermò e Lucifero ringhiò furioso “Non adesso, Michele”.
Il Comandante degli Arcangeli lo fissò “Sei davvero sicuro di quello che stai facendo?”
“Di che cosa? Di ballare la lap dance?” domandò Lucifero ironico, mettendo una mano sopra una roccia infuocata e facendo scattare un livello. Come nel girone dantesco, l’Inferno era distribuito su vari livelli e doveva attraversali tutti, fino ad arrivare alla foce.  Fino ad arrivare al suo obiettivo.
“Smettila di fare il cretino!” esclamò Michele furibondo “Ascoltami”.
Lucifero si tagliò una vena angelica e tracciò un segno complicato, poi prese una piuma e la intrise di grazia angelica e accese al secondo livello. L’unico obiettivo del Creatore dell’Inferno era raggiungere la statua dell’Inferno. Il più prima possibile. Solo così avrebbe rinunciato alla sua custodia.
“Dobbiamo rinunciare a qualcosa o no?”
“Tu non puoi rinunciare all’Inferno”
“Parla il signore “Io non ho rinunciato a nulla” lo sbeffeggiò Lucifero, mentre si preparava a uccidere il centauro a guardia del terzo livello, torcendogli il collo. I due cominciarono a navigare un fiume di sangue, dove le Furie stavano tormentando i malcapitati, i quali avevano ferito di proposito i sentimenti altrui. Lucifero guardò con sdegno il tentativo di un’anima di fuggire. Una delle Furie lo aveva agguantato con un frustino da cavallo e lo stava pugnalando alle spalle, affondando l’elsa dalla scapola fino alla clavicola.
“Fermati”
Il Comandante delle Schiere Celesti spalancò le ali, furioso e mandò Lucifero contro i pilastri del veleno. Il Serafino Caduto si rialzò dolorante e diede un calcio ai reni a Michele, mandandolo senza fiato. Continuarono così per un bel po’, ritornando per un po’ a essere gli avversari. I demoni e i tormentati cominciarono a fare baccano, dando manforte al Creatore dell’Inferno, ignari del fatto che Lucifero voleva abbandonarli definitivamente al proprio destino. Che padre amorevole. L’arcangelo intercettò un altro colpo e si strappò la tunica. Restando completamente nudo.
“Mi dispiace, ma non sono dell’altra sponda”.
“Coglione!” ringhiò Michele, i suoi occhi azzurri diventati due pozzi azzurri intensi “Devi guardare il simbolo che ho sull’addome”
Lucifero sbuffò e si accinse a guardare. Il simbolo che riportava, era stranamente familiare. L’ex diavolo si strappò la tunica e notò lo strano ghirigoro sulla sua gamba destra. Non sapeva cosa dire.
L’arcangelo guerriero si rivestì e spiegò con il dolore dipinto negli occhi “ Quando nostro Padre ci creò, ci creò dalla stessa sacca angelica. Siamo gemelli omozigoti”
“Non mi sembra” esclamò Lucifero ironico “Tu e io siamo diversi. Io sono molto più bello”
L’arcangelo rise amaramente e si accinse a continuare “Il tuo sangue, la tua grazia angelica sono le stesse delle mie e nostro Padre decise di…”.
Il Serafino non ebbe bisogno di sentirsi dire altro e si accinse a concludere “Che se avessi rinunciato all’Inferno, tu saresti morto insieme agli arcangeli”
“Precisamente”
Lucifero materializzò una sfera di fuoco e cominciò a distruggere tutto. I demoni cominciarono a scappare via terrorizzati, i più impavidi si armarono per poi fuggire con ustioni del sesto grado. Lo odiava. Lo odiava perché lo aveva intrappolato. Aveva pensato a tutto. E d’un tratto si ricordò del perché si era ribellato a Dio. Ti dava l’illusione di avere la libertà di agire, poi con uno stratagemma ti toglieva ogni possibilità.
“L’ho promesso ad Astrea” urlò Lucifero, per la prima volta con gli occhi pieni di lacrime “Dannazione Michele. Glielo ho promesso.”
Il Comandante angelico annuì “So che glielo hai promesso, ma non puoi e basta”.
Il Serafino materializzò una spada di onice e cominciò a combattere, senza ritegno, senza coordinazione, combattendo solo per la rabbia. L’arcangelo intercettò ogni fendente e mandò in gambe all’aria Lucifero. Erano appena arrivati all’interno della sala del Dolore, dove si trovava la Statua del Dolore e del Livore, una statua dove si trovava l’essenza dell’Inferno. Non l’essenza che avevano preso Raphael ed Elena, l’essenza legata alla sua custodia.
“Lucifero” lo avvertì Michele serio.
Il Creatore dell’Inferno scosse la testa e affermò “Mi dispiace Michele”.
“Se lo fai, anche Hesediel morirà” gridò Michele furioso “Anche lei è un arcangelo”.
“Lei è una Dominazione” sibilò Lucifero “Ripassa un po’ la gerarchia angelica”.
Michele lo prese per un polso e lo costrinse a guardarlo “Vero, è una Dominazione nel Paradiso, ma è un arcangelo nel Purgatorio. Fermati”
“Io devo rinunciare a qualcosa, altrimenti non si custodirà la Lancia di Lete”.
“Non c’è bisogno che rinunci all’Inferno”
“E a che cosa potrei rinunciare Michele?” domandò Lucifero furibondo “O la custodia dell’Inferno o la mia stessa vita. Ho sbagliato nei confronti di Hesediel, ma sono pronto a rimediare a una piccola parte. E chiederò a Cloto di ricostruire il suo filo di Persefone”.
“Non lo fare” lo pregò Michele per l’ennesima volta.
“Sei stato davvero innamorato di qualcuno?” domandò Lucifero a bruciapelo “C’è mai stata una persona a cui tu sei sacrificato con tutto te stesso? Hesediel è stata la parte più importante della mia vita e l’ho sprecata”.
Michele stava per replicare che sì, era esistita e l’aveva vista morire, ma il Creatore dell’Inferno lo zittì con un gesto perentorio della mano.
E si apprestò a fare quello per cui era venuto all’Inferno. Michele cercò di fermarlo, pugnandolo ma il Creatore dell’Inferno era irremovibile sulla sua decisione. Lucifero spalancò le sue ali, la grazia angelica che lo circonfondeva e pronunciò “Io rinuncio all’Inferno” in una lingua talmente incomprensibile che Michele sentì come un insieme di sibili e schiocchi della lingua. La lingua dell’Inferno. La Statua del Dolore e del Livore cominciò a danzare su stessa e alzò meccanicamente un braccio e sibilò “Nief”.
“Come sarebbe a dire di no?” domandò Lucifero “Io rinuncio alla Custodia dell’Inferno”.
La Statua del Dolore e del Livore ripetè la parola “Nief”
Lucifero non poté credere alle sue orecchie. Perfino la Statua gli negava la possibilità di fare la cosa giusta. Per dirla alla Dean Winchester, che son of bitch. Se fosse andato tutto come aveva previsto, gli occhi della Statua non sarebbero stati più azzurri come Lucifero, ma dello stesso colore della persona che avrebbe preso il posto del Serafino Caduto.
“In realtà qualcosa puoi fare”
Il Serafino Caduto e il Comandante Angelico si girarono attoniti e notarono una donna dai capelli rossi e gli occhi verdi che lo fissava sardonica. Tra le mani teneva una Forbice. Michele e Lucifero la riconobbero. La Forbice di Nyx, l’Aletheia Gladia.
Atropo.
“Finalmente ho la mia arma a portata di mano” gongolò la Moira “Tempo di fare pulizie. Tempo di punire chi di dovere”
“Che cosa vuoi dire Atropo?”
La Moira fece un sorrisetto misterioso e battè le mani, materializzando una tromba di diaspro rosso e onice nera. Michele la riconobbe. La tromba di Raziel. La stessa tromba che sarebbe dovuta essere suonata, se si fosse fallita la missione dei cristalli vulcanici, in quella missione, in cui Christine/Hesediel era stata trascinata all’Inferno e si era giunti a una scorazzata di mostri.
“Raziel è morto” annunciò Atropo senza nessun pathos “Ci serve un nuovo angelo della Morte”.
E guardò in modo eloquente Lucifero, il quale negò “No, non voglio uccidere nessuno”.
“Il Destino quando vuole, deve ottenere”
La Moira gli consegnò la tromba a tradimento. La tromba cominciò a suonare, senza che Lucifero lo facesse e cominciò a cambiarlo interamente. I capelli biondi diventarono nero gaietto, gli occhi da azzurri a verde smeraldo, un nuovo paio di ali si aggiunsero, di un viola scuro così bello da far impallidire il crepuscolo.
“Bastarda”
“Non mi fare troppi complimenti milord” rise Atropo lusingata “E soprattutto non ringraziarmi”.
Lucifero posò a malincuore la tromba nella custodia, comparsa magicamente dietro la sua schiena. Michele socchiuse gli occhi e domandò sospettoso “Perché lo stai facendo?”
“Perché avere il Creatore dell’Inferno come dipendente, era un’idea che mi allettava” disse Atropo meditabonda, poi dietro lo sguardo inquisitore dell’arcangelo guerriero confessò “Balthazar mi ha dato un libro antichissimo, nel quale il suono della tromba di Thanatos e del violino di Zoe può aprire il portale del Purgatorio, nel luogo dove i prescelti potranno ricostruire lo specchio di lapislazzuli e dare avvio alla nascita della Quinta Cavaliere dell’Apocalisse. Per creare il fenomeno della BiaThanathie”.
“Da come lo dici, sembra quasi che tu aspetti l’arrivo di Empusa”.
“Empusa si è già materializzata poco tempo fa” spiegò Atropo con aria grave “L’essenza del Purgatorio è stata presa dagli Alphas, l’essenza dell’Inferno da Raphael ed Elena, l’essenza del Paradiso sarà ben presto presa dai fratelli Winchester. La sua completa manifestazione sarà questione di poco”.
“Ha fatto del male a Hesediel?” domandarono all’unisono Michele e Lucifero.
Atropo scoppiò a ridere deliziata “Ma che carini che siete. No, non ha fatto del male a Hesediel, ma ha quasi ucciso Sheeira. Ti ricordi di lei, Lucy?”
Lucifero roteò gli occhi, imbarazzato. Ricordò quando aveva comandato alla sua squadra di andarla a uccidere. Si era difesa abbastanza bene e non accettava il fatto che Ignitia l’avesse tradita. Era una cosa ineccepibile per lei, gli aveva rivelato il suo segreto più grande e sapere che era stata proprio lei a farlo, la fece mandare fuori di testa.
“Uccidetela”
“Ignitia” aveva supplicato Sheeira, gli occhi azzurri che chiedevano pietà “Non puoi farlo”.
“Io non ti conosco”
E si era girata indietro, senza darle la possibilità di replicare. L’aveva rinnegata. Sheeira tentò di aggrapparsi al marciapiede, per non essere trascinata all’Inferno e gridò “Io ti voglio bene Ignitia. Non mi importa se tu non me ne hai voluto o se hai finto di volermene, ma ti voglio bene”
La ragazza si girò, appena in tempo per vedere un demone pugnalarla allo stomaco. Sheeira diede un sorriso anemico e lanciò un bracciale di ametista e di smeraldi “Il mio segreto”.
Ignitia lo prese titubante. Sapeva che quel bracciale guariva dalle possessioni demoniache. I demoni fiutarono lo stratagemma di Sheeira e tentarono di strappare il bracciale. Ignitia lo indossò e il demone che l’aveva posseduta, sbalzò fuori dal suo corpo. Il Principiato era contento.
“Ciao Ignitia”
“Sheeira?!” esclamò la ragazza perplessa “Cosa sta succedendo?”
“Non è colpa tua” sussurrò Sheeira con dolcezza “Sii serena”.
E dopo Lucifero aveva ordinato ai suoi scagnozzi di ucciderla. Nessun angelo poteva vivere se veniva rinnegato dal proprio protetto. Era una legge dei tre regni.
E materializzò un violino di cristallo e smeraldo e lo consegnò a Michele. L’arcangelo lo prese e cominciò a suonarlo, attirandosi dietro le ire e i sibili dei demoni. Atropo scroccò le dita e annunciò “Sapete che è morta Persephone?”
“La custode della porta del Purgatorio?” esclamarono Lucifero e Michele inorriditi “Come?”
“Crowley” rispose Atropo “Quel bastardo deve essere fermato al più presto” socchiuse gli occhi e scrutò Lucifero “Non avresti dato la tua custodia a lui?”
“Hai una scarsa opinione di me, sorella. Io puntavo più su Lilith”
Atropo annuì seria e stava per andarsene, quando Michele la prese per il polso, accorgendosi di una cosa “Queste erano le armi di Persephone”.
“Ma che perspicace mio cavaliere dell’inverno”
“Questo vuol dire che…”
“Che Dio vi ha spediti a essere i custodi del Purgatorio?” rispose Atropo con sarcasmo “Sì Michele. Ed è questa la vostra rinuncia. La lancia di Lete è pronta per l’utilizzo. È stato un vero piacere collaborare con voi”
Michele non seppe cosa dire e Atropo svanì in una nuvola di fumo nero e scintille di diamante. Subito dopo cominciò a urlare, spaccando gli specchi del sangue e delle ossa rotte, simbolo della violenza sulle donne e per la prima volta Lucifero ebbe pietà di suo fratello. Aveva cercato di essere un bravo soldato e alla fine era stato ripagato così.
“Adesso capisci come mi sono sentito”
Adesso si aspettava solo l’ultima essenza.

 
  
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