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Autore: Alexiel94    01/08/2014    3 recensioni
[AU! Tutti mortali | Future]
[Jason/Piper | accenni altre coppie]
[Presenza di OC]
Jason Grace era conosciuto per essere un buon uomo, sempre disponibile e pronto ad aiutare il prossimo, ma la cortesia di quel pomeriggio superava persino i suoi standard. [...]
Era vero, Jason era un uomo affascinante e non vi era nulla di male se dopo dieci anni dalla morte della moglie avesse cercato di rifarsi una vita. Eppure il solo pensiero di suo padre di fianco ad una donna era sufficiente a farle provare diverse fitte di gelosia. [...]
-Ti darebbe fastidio se venisse da noi a cena stasera? Così la conoscerai, finalmente-.
La ragazza gli scoccò un'occhiataccia.
-Anche se mi desse fastidio, lei verrebbe qui comunque, giusto?-. [...]
Quando aprì la porta per poco non le venne un colpo.
-Miss McLean?-.
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Nuovo personaggio, Piper McLean
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Questa storia è completamente non programmata, ma unendo due mezze idee che avevo da inserire in altre storie è saltata fuori questa fanfiction. Per essere originale penso che lo sia, ma sarà una cosa molto più leggera della scorsa mini long. Anche qui i capitoli non saranno moltissimi (prevedo un massimo di cinque-sei), ma spero riescano a piacervi.
I nomi dei personaggi:
Isabel, si legge come in spagnolo (ovvero con l'accento sulla "I"). La scelta di questo nome verrà chiarita nel prossimo capitolo.
Jonathan, scelto completamente a caso. Mi piace come nome e penso si adatti al suo cognome.
Sophia, il nome significa "conoscenza" ed è più che adatto al personaggio.
A questo punto non mi resta che augurarvi una buona lettura.

 
The French teacher
Parte I

 

Il momento della verità era giunto.
Mentre l'insegnante scorreva l'elenco chiamando alla cattedra i ragazzi per restituire il compito in classe, Isabel pregava di non avere ancora l'insufficienza. I patti con suo padre erano stati chiari: se non fosse riuscita ad alzare la media dei voti di francese avrebbe potuto benissimo dire addio agli allenamenti di karate fino a fine anno. 
Di solito non era un uomo tanto severo o esigente, ma quando, dopo aver letto la pagella di fine semestre, aveva scoperto che la figlia in tutto l'anno aveva preso solo F in quella materia era andato in escandescenze. La ragazza si era difesa dalle accuse usando come arma le A in latino e storia, ma non erano servite a mitigare molto l'ira del padre. Così erano giunti a quel compromesso. 
Isabel aveva passato tutta la settimana precedente al compito a studiare il francese partendo dalle basi, ma quando aveva letto le domande della verifica e le erano sembrate chiare come i linguaggi informatici che tanto appassionavano quella nerd della sua migliore amica, aveva capito che sarebbe stata dura riuscire ad arrivare alla sufficienza. Aveva provato a rispondere a tutte le domande come meglio poteva, consegnando al termine dell'ora con la consolazione di averci almeno provato.
-Grace- chiamò l'insegnante, riportandola alla realtà.
Isabel si alzò e raggiunse la cattedra col cuore in gola. Sentì quasi mancarle la terra sotto i piedi quando vide una grande F cerchiata in rosso in alto a destra sul suo compito. 
Addio karate, pensò affranta.
Afferrò il foglio con noncuranza e prima che potesse andarsene al posto la professoressa le disse -Vorrei che ti trattenessi qualche minuto dopo la fine dell'ora per parlare del tuo compito-.
-Sì, Miss McLean- mormorò Isabel. 
Attese la fine della lezione fissando il voto con aria abbattuta e quasi non si accorse del suono della campanella. Sistemò i libri e quaderni nello zaino e aspettò fino a che tutti gli altri non uscirono con gli occhi azzurro chiaro fissi sul foglio, senza in realtà vederlo, e il volto coperto dai capelli corvini. Fu la professoressa a sedersi di fronte a lei, prendendo la sedia del posto davanti e sedendosi a cavalcioni, con le braccia poggiate sullo schienale.
Era una donna giovane, non poteva avere più di trentacinque anni. Portava i capelli castani rigorosamente asimmetrici e aveva persino una piuma di aquila in una treccia che le ricadeva su un lato del viso. Non vestiva in modo appariscente, e nemmeno adatto ad un'insegnante. Portava dei jeans strappati al ginocchio e una camicia bianca a maniche corte aperta sul collo, che mostrava una collana con un ciondolo a forma di lupo. La parte più strana erano gli occhi, dai quali fissava Isabel con severità: ogni istante sembravano cambiare colore, da verde a marrone ad azzurro.
-Grace, io non so più che fare con te- esordì.
La ragazza si sentì avvampare di vergogna. Non era sufficiente la consapevolezza di essere negata in quella materia, doveva per forza essere necessaria la predica della professoressa.
-Se deve rinfacciarmi la mia incapacità, me ne vado anche ora- disse, alzandosi dal posto.
Miss McLean le afferrò il braccio, fermandola.
-Voglio solo dirti che non ho alcuna intenzione di bocciarti, ma se non cominci a impegnarti seriamente nella mia materia ciò sarà inevitabile-.
Isabel divampò di rabbia.
-Impegnarmi seriamente? Ha una vaga idea di quanto tempo ho passato a studiare per questo compito?! Se per lei non è abbastanza, è un problema suo, non mio!-.
L'insegnante la guardò con un cipiglio severo che non le aveva mai visto, ed effettivamente la ragazza non aveva mai visto nessuno rispondere alla professoressa in quel modo impertinente e irrispettoso. Cominciò a pentirsene, ma ormai il danno era fatto e di certo lei non si sarebbe abbassata a chiederle scusa.
-Dovresti portare un po' più rispetto per gli adulti, tua madre non te l'ha insegnato?-.
Questa ultima frase fu come una coltellata al petto. Per un attimo non riuscì a respirare e dovette farsi forza per ignorare il nodo alla gola.
Replicò, cercando di mettere quanto veleno possibile nelle sue parole -È piuttosto difficile che una persona morta ti insegni qualcosa, non crede?-.
L'insegnante assunse un'espressione mortificata, ma Isabel non rimase ad ascoltare la sua replica. Si liberò dalla sua presa, afferrò lo zaino e uscì più velocemente possibile dall'aula, sperando che la donna non avesse notato la lacrima traditrice che le scorreva lungo il volto.

Stava mangiando il suo panino quando una persona si sedette al suo fianco.
-Heylà cugina- la salutò il ragazzo biondo con un sorriso smagliante.
Jonathan Castellan aveva diciannove anni ed era uno dei ragazzi più ambiti della scuola, nonostante fosse ripetente. Era alto, pallido e dagli occhi azzurri; probabilmente il ragazzo più sfacciato dell'universo. Isabel non riusciva proprio a capacitarsi di come le altre ragazze potessero scambiare la sua sfacciataggine per simpatia, ma stava di fatto che era sempre circondato da gruppi urlanti di oche giulive, nonostante fosse fidanzato da un anno e mezzo.
-Ciao Jonny- rispose lei mogia, senza neanche guardarlo in faccia.
-Perché tutta questa tristezza?- chiese una voce femminile, seguita dall'arrivo di una ragazza che si sedette di fronte a lei.
Sophia Jackson era la sua migliore amica, nonché fidanzata di suo cugino, ma in quel momento non aveva proprio voglia di incontrare la sua allegria e il suo ottimismo. Questa si sistemò i capelli corvini e gli occhi grigi, nascosti dietro un paio di occhiali da vista, la guardavano con curiosità, in attesa di una risposta.
-Ho preso un'altra F in francese e adesso papà mi interdirà il karate fino a fine anno-.
-Ahia- commentò Sophia.
-Se vuoi, puoi chiedere asilo politico da me per tutta la settimana, o almeno finché zio Jason non si calma- propose subito suo cugino. 
Isabel sorrise a quell'idea. I suoi zii sarebbero stati più che felici di accoglierla per qualche giorno ed era sicura che zia Talia sarebbe riuscita a far calmare suo padre. Stava addentando un altro pezzo del panino quando vide entrare in mensa una donna che riconobbe fin troppo bene. Per poco non si strozzò col cibo, riuscendo a riprendersi abbastanza da nascondersi sotto al tavolo poco prima che la donna ci passasse di fianco. 
-Stai bene?- le chiese l'amica, quando finalmente Isabel riemerse dal tavolo e incontrò gli sguardi allibiti e perplessi degli altri due. -Hai preso un'insufficienza nella sua materia, ma non mi sembra il caso di nascondersi in quel modo dalla tua insegnante-.
-Ho litigato con la McLean- confessò.
-Come?! Miss McLean è la migliore! Avrei capito se fosse stata quella vipera della Tanaka, lei è un'insegnante che fa venire voglia di litigare- disse Jonathan.
La fidanzata lo guardò male.
-Miss Tanaka non è perfida come la definisci tu-.
-No, certo- replicò il ragazzo, per poi proseguire in falsetto -"Ciao a tutti, sono Drew Tanaka, la vostra insegnante di francese, e vi informo che solo un terzo di voi avrà la sufficienza nella mia materia". Sai che è stata lei a farmi bocciare al secondo anno? Quell'emerita...- definì l'insegnante con alcuni epiteti talmente volgari che Sophia, scandalizzata, gli tirò un calcio sugli stinchi.
-Sei violenta- si lametò lui in tono teatralmente addolorato. 
Isabel non poté fare a meno di scoppiare a ridere e in quel momento il pensiero dell'insufficienza e del litigio con la professoressa furono più lontani che mai.

Quel giorno suo padre era particolarmente gentile, il che la rese sospettosa.
Jason Grace era conosciuto per essere un buon uomo, sempre disponibile e pronto ad aiutare il prossimo, ma la cortesia di quel pomeriggio superava persino i suoi standard.
Era alto, dal fisico palestrato, biondo e con gli stessi occhi azzurri della figlia. Quando Isabel era tornata si era sorpresa di ritrovarlo a casa, anche se doveva essere arrivato da poco visto che portava ancora la divisa da ispettore di polizia. 
Isabel amava il suo lavoro. La aveva sempre affascinata l'idea di dare la caccia ai criminali, ma il padre non le permetteva di immischiarsi con i suoi casi. Riteneva che una ragazza di quindici anni fosse troppo piccola per avere a che fare con cadaveri, interrogatori e serial killer, ma lei cercava insistentemente di mettere mano nei vari referti che Jason portava a casa al fine di aiutarlo. Raramente qualcuno dei suoi tentativi andava a buon fine, mentre nella maggior parte dei casi era colta in flagrante da un a dir poco irritato Jason, che partiva in quarta con la filippica sul fatto che il materiale delle indagini non era adatto a lei.
Quel giorno invece le parlò del caso su cui stava lavorando e le permise addirittura di leggere la copia del verbale dell'interrogatorio di uno dei sospettati. Questo le aveva già fatto intuire che ci fosse sotto qualcosa e Isabel decise allora di metterlo alla prova, avvicinandosi a lui mentre era intento a leggere il giornale. 
-Ehm, papà- lo chiamò. 
L'uomo ripiegò il giornale sulle sue gambe. -Dimmi, tesoro-.
Male. La lettura del quotidiano era un atto quasi sacro per suo padre; il fatto che lo avesse interrotto e l'avesse inoltre chiamata "tesoro" era un pessimo segno.
-Ho preso un'altra F in francese- mormorò la ragazza, sedendosi al suo fianco.
-Mi dispiace, ma farai meglio la prossima volta- disse Jason, sorridendole con fare incoraggiante.
Questa era la conferma dei suoi sospetti. Si sarebbe aspettata come minimo una sfuriata che sarebbe stata sentita da almeno tutto il vicinato, oltre la revoca del karate alla quale sarebbero seguite quelle di cellulare, computer e lettore musicale.
-Va bene, confessa: cosa c'è sotto tutta questa gentilezza?-.
Jason rise. 
-Hai presente la donna con cui esco da qualche mese?-.
Isabel aggrottò la fronte. Suo padre le aveva detto di stare uscendo con una donna, il che non l'aveva resa molto entusiasta.
Era vero, Jason era un uomo affascinante e non vi era nulla di male se dopo dieci anni dalla morte della moglie avesse cercato di rifarsi una vita. Eppure il solo pensiero di suo padre di fianco ad una donna era sufficiente a  farle provare diverse fitte di gelosia.
-Ehm... quella che hai trattenuto erroneamente per un'interrogatorio lo scorso aprile?-.
-Sì, lei-. Si passò una mano tra i capelli, imbarazzato. -Ti darebbe fastidio se venisse da noi a cena stasera? Così la conoscerai, finalmente-.
La ragazza gli scoccò un'occhiataccia.
-Anche se mi desse fastidio, lei verrebbe qui comunque, giusto?-.
Jason alzò le braccia con aria colpevole.
-Mi hai fregato, miss Grace-.
Cercò di mettere quanto più entusiasmo possibile mentre aiutava il padre a preparare la cena. L'uomo sorrideva, con un'espressione contenta che raramente gli aveva visto e le sembrava ingiusto distruggere la sua felicità a causa della sua gelosia. Non poteva fare a meno di chiedersi come fosse questa donna; Jason le aveva raccontato che quando aveva detto di avere una figlia adolescente alla sua ragazza, questa inizialmente ne era rimasta colpita per via della sua giovane età, poi gli aveva annunciato che non vedeva l'ora di conoscerla. Per cui, nonostante i sentimenti di avversione verso questa fidanzata, non doveva essere una cattiva persona. Diede un'altra occhiata al viso sorridente del padre e decise che avrebbe provato ad essere bendisposta verso la donna per lui. 
Alle otto la tavola era apparecchiata e le pietanze già pronte. Mancava solo l'ospite, che non tardò ad arrivare.
Entrambi avevano accordato che sarebbe stato gentile ed educato se fosse andata Isabel ad accoglierla, che così l'avrebbe conosciuta fin da subito. Ma quando aprì la porta per poco non le venne un colpo.
-Miss McLean?-.
Sulla soglia di casa sua c'era l'insegnante di francese, che la guardava allibita. 
Isabel non l'aveva mai vista così: indossava un tallieur nero, la cui gonna le arrivava fino a poco sopra al ginocchio, e dei tacchi a spillo coordinati. Era anche truccata - non molto, solo eyeliner argentato e un po' di rossetto, ma abbastanza da essere evidente. L'unica cosa in comune che aveva con quando era in classe era la collana del lupo e la piuma d'aquila nella treccia.
Era davvero bellissima e non faticava a credere che suo padre fosse stato colpito da lei.
-Isabel Grace?- mormorò lei, incredula.
-Tesoro, hai invitato Piper a entrare?- chiese Jason, arrivando sulla soglia di casa con un panno da cucina ancora tra le mani. 
Notò gli sguardi che le due si lanciavano e intuì la situazione.
-Vi conoscete?-.
Isabel sentì le guance avvampare. Che fosse di imbarazzo, vergogna o rabbia, non sapeva dirlo. 
Poteva però dire con certezza che il suo proposito di essere carina con la donna di suo padre aveva ufficialmente fatto le valige ed era partito per la Thailandia.
-Papà, hai davanti la mia insegnante di francese-.
   
 
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