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Autore: REAwhereverIgo    03/08/2014    2 recensioni
La battaglia per difendere la luce e ritrovare il vero Kingdom Hearts è ormai vicina. Non si può più sfuggire al destino, questo i possessori del keyblade lo sanno bene. Ma cosa succederà a Ventus, Xion e Roxas? È davvero inevitabile una nuova guerra?
Una nuova alleata sarà chiamata a lottare per il predominio della luce. Ma è davvero questo ciò che vuole?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Alice

“Mi racconti di queste principesse? Chi sono?” chiese Rea ad Axel mentre Paperino comandava la Gummiship. Lui la guardò e poi sospirò.

“Sono sette ragazze il cui cuore è completamente privo di oscurità. Solitamente non dovrebbero incontrarsi, soprattutto perché i passaggi che legano i mondi fino a un paio d’anni fa erano chiusi, però a causa della guerra questa è la seconda volta che devono riunirsi”

“Come si chiamano e dove si trovano?” continuò ad indagare lei. Quella storia iniziava a prendere una piega carina, tutto sommato, e l’idea di viaggiare e conoscere nuove persone era allettante. E poi, tanto, era tutto solo un sogno.

“A noi interessano solo due di loro, comunque sono Belle, Jasmine, Aurora, Cenerentola, Alice e Biancaneve. Più Kairi, ovviamente” rispose il ragazzo.

“Deve essere bello” commentò Rea senza pensare. Axel la guardò.

“Cosa?”

“Non avere oscurità. Significa che sai che non puoi perderti nelle tenebre” spiegò con una nota malinconica nella voce. Lui scrollò le spalle.

“Non è così male, dopo tutto. Certo, un po’ tetro forse, però non è così differente dall’essere nella luce” le assicurò.

La ragazza strinse le labbra.

“Com’era non avere un cuore?” domandò, nonostante il suo buonsenso le dicesse di farsi gli affari propri. Lui la fulminò.

“Non penso di conoscerti abbastanza per darti certe informazioni sul mio conto, ma grazie dell’interessamento” rispose in malo modo.

“Scusa” disse lei, mesta.

Scese il silenzio nella Gummiship e Rea si sentì a disagio. Tutta quella situazione era assurda e, soprattutto, ciò che era più assurdo era la sua reazione: non stava urlando, sbraitando o piangendo, era stranamente tranquilla. Quasi le sembrava di aver sempre saputo che la sua missione era più importante di quella che aveva a casa.

Casa.

Quella parola la fece sentire triste. Chissà come stavano tutti. Si stavano chiedendo che fine avesse fatto? Oppure nessuno si era reso conto della sua assenza?

“Da dove vieni, Rea?”

Sobbalzò e si guardò intorno: né Axel né Paperino avevano parlato. Si era immaginata quella voce? O era stata reale?

“Qualche problema?” le domandò il ragazzo, vedendola sudare. Lei scosse la testa e deglutì.

“Tutto ok” rispose poco sicura. Lui la fissò intensamente, capendo subito che qualcosa non andava.

“Sicura?”

“Sì”

Sospirò irritato: tutti i detentori del Keyblade si comportavano sempre come se fosse tutto a posto, come se gli altri non potessero capire i problemi che li affliggevano.

Aveva amato sul serio Roxas e Xion, se così non fosse stato non si sarebbe trovato lì in quel momento, però aveva sempre odiato i loro comportamenti da “Posso farcela da solo”.

“Stiamo arrivando” disse Paperino, riportando entrambi alla realtà.

Rea si avvicinò al finestrino e rimase un po’ scioccata nel vedere una specie di sfera tonda e colorata galleggiare nello spazio.

“Cos’è?” domandò.

“Un mondo” rispose il comandante.

“Un mondo?!”

“Sì, un mondo. È un mondo a sé, diverso a quello a cui sei abituata tu. Lì troveremo la prima principessa” le spiegò il papero. “Un mondo diverso a quello a cui sono abituata?” ripeté, chiedendosi di che cosa stessero parlando.

Fu solo quando scese dalla Gummiship che comprese.

 

La grossa stanza circolare e rossa in cui atterrarono era formata da piccoli mattoncini refrattari e si chiudeva in un corridoio corto con una grossa porta bianca.

“Vediamo di recuperare Alice prima che quel gatto irritante ci trovi” disse Axel, passandosi una mano tra i capelli.

“Gatto?” chiese Rea. Il ragazzo le sorrise.

“Poi capirai” le assicurò trattenendo una risata divertita.

Paperino li salutò mentre si incamminavano lungo il corridoio bianco e rosa.

“Dobbiamo stare attenti soprattutto agli Heartless. Se non mi ricordo male qui sono piuttosto aggressivi”

“Ogni mondo ha il proprio Heartless?” domandò Rea.

“Sì, diciamo di sì. Gli Heartless sono globali, ce ne sono ovunque, però alcuni preferiscono determinati mondi piuttosto che altri” le spiegò, aprendo la porta bianca.

Dietro ad essa, ce n’era un’altra più piccola.

“Ah, già, me n’ero dimenticato” sussurrò scocciato.

Sbuffò e poi iniziò ad aprire una serie che parve infinita di porte, sempre più piccole, fino a terminare con una alta quanto Rea, la quale, questo va specificato, era rimasta ferma a fissarlo incredula. Aveva ormai rinunciato a chiedere qualsiasi cosa, tanto le sembrava che per una domanda a cui dava risposta ne nascevano dieci che rimanevano irrisolte.

Alla fine riuscirono ad entrare in una specie di salotto con camino.

“Dovrebbe essere da queste parti” si disse il ragazzo, guardandosi intorno.

“Cosa?”

“Questa!” esclamò soddisfatto, reggendo in mano una bottiglietta. Vide il suo sguardo confuso e sorrise.

“Se la beviamo potremo passare di lì” le spiegò, indicando una minuscola apertura nel pavimento. Era a grandezza topo, più o meno.

“Di lì?” ripeté confusa.

“Esattamente. Memorizzalo: questo posto è un concentrato di stranezze e assurdità. Cerca di non impressionarti per niente, sarebbe inutile” le suggerì.

“M-ma…”

Axel non la fece finire e prese un lungo sorso dalla boccetta, poi le fece l’occhiolino.

“Ci vediamo giù” la salutò.

Ci fu un piccolo “puff” e il ragazzo sparì in una nuvoletta bianca. Rea strabuzzò gli occhi.

Axel? AXEL!” chiamò nel panico.

“Quaggiù!” rispose il ragazzo. Lei si guardò intorno e poi abbassò lo sguardo. Non l’avesse mai fatto!

Lanciò un urlo e si allontanò da lì, impaurita.

“T-t-t-t-t-t-t-t-tu…” balbettò.

C’era, Axel, era sempre stato lì, solo che dall’alto del suo metro e ottanta era rimpicciolito a circa quindici centimetri di altezza. Sbuffò.

“Bevi da quella bottiglietta, te ne prego!” la implorò innervosito.

“M-ma come… tu come…” la ragazza non riusciva nemmeno a formulare la domanda, tanto era sotto shock.

“BEVI!” le ordinò, arrabbiandosi.

Rea prese tra le mani la boccetta e la guardò, tremando. Chiuse gli occhi e si fece forza, prendendo un lungo sorso del liquido trasparente che c’era dentro.

Attese dieci secondi prima di riuscire a trovare il coraggio per controllare intorno a sé.

La prima cosa che vide fu il ragazzo abbastanza annoiato.

“È stato così traumatico?” le domandò sarcastico. Lei scosse la testa, ancora un po’ incredula.

“Sono alta dieci centimetri” sussurrò, guardandosi le mani.

Era stranissimo: la stanza era la solita, ma invece che osservarla dall’altezza di un metro e mezzo (era molto piccola nonostante tutto) adesso la stava vedendo da sotto. Il camino era enorme e il tavolo sembrava gigantesco.

“Andiamo, dobbiamo trovare Alice e stare alla larga dagli Heartless” la istruì Axel, precedendola.

Rea rimase ferma un secondo, poi emise una specie di basso ringhio di frustrazione.

“Non andare così veloce, non riesco a starti dietro!” lo sgridò, correndo per stare al suo passo.

“Basta che tu muova le gambe un po’ più velocemente”

“Detto da uno altissimo come te sembra semplice! Anche se ora siamo entrambi alti quanto il palmo di una mano le mie gambe sono più corte!”

“Roxas non si lamentava tanto quando avevamo qualche missione” considerò lui, attraversando il buco nel muro alla base del pavimento. La ragazza gli andò dietro.

“Chi diavolo è Roxas?” chiese esasperata. C’erano troppe cose che non sapeva e questo la stava mandando fuori di testa.

Axel si bloccò di botto nel bel mezzo di un giardino di siepi, improvvisamente cupo.

“È… era… il mio migliore amico” rispose.

Rea notò la sua tristezza e la sentì  vicina, come un pugno nello stomaco. Percepiva le lacrime che lui stava cercando di trattenere e il suo cuore si colmò di sofferenza, una sofferenza tale che non riusciva quasi a sopportarla. Per qualche motivo in quel momento le fu chiaro come il sole che il comportamento del suo compagno aveva nascoste molte più cose di quante poteva immaginarsi.

“Scusami” sentì dire da sé stessa senza nemmeno rendersene conto.

“Non ha importanza. Ora troviamo la principessina bionda, forza” rispose lui, ricominciando a camminare. La ragazza gli andò dietro in silenzio, sentendosi terribilmente a disagio.

 

  
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