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Autore: Kamelye    03/08/2014    1 recensioni
Male, Bene, Luce, Buio, Vita e Morte: i confini non sono poi così netti.
5 mesi dopo la sconfitta del Kishin Asura, due nuovi personaggi arriveranno a sconvolgere le vite dei nostri eroi, e con loro arriveranno nuovi nemici;
Il destino del mondo è di nuovo nelle mani di Maka, Soul e i loro amici; Fra battaglie, vittorie, sconfitte e nuovi amori, riusciranno gli alunni più brillanti della Shibusen a salvare il mondo? O il Caos regnerà sovrano?
Si sa, il Fato non è altro che un bambino capriccioso...
*****
Salve a tutti gente! Sono sempre io, Cobalt, ma ho cambiato nick!
Per chi non avesse letto l'avviso prima che cancellassi la storia, sappiate che ho scoperto che la mia Fanfiction era stata plagiata su un altro sito. Ho scovato l'autrice del plagio e l'ho costretta a cancellare la storia, ma come potete immaginare questa cosa mi ha tolto ogni voglia di continuare a scrivere. Ma alla fine ho deciso di continuare questa storia, e di ripubblicarla dall'inizio revisionata e corretta! Spero che anche chi ha già letto la prima versione legga anche questa, buona lettura!
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''Anime''
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FOLSID 6
Fragments of Light Scattered in Darkness
-Capitolo 6: Fight or Die


In quel momento, Soul pensò che Maka stesse davvero per esplodere. Durante il viaggio, gliene erano capitate davvero di tuti i colori, e il silenzio pensieroso dei suoi compagni di viaggio lo insospettivano.
Prima il treno che li lasciava alla fermata sbagliata, precisamente in un villaggio praticamente disabitato. E non avevano avuto neanche il tempo di chiedere aiuto a qualcuno che un gruppetto di quattro uova di Kishin li aveva colti di sorpresa. Uno di loro sputava fuoco dalle mani! Lui e Maka, gli unici che erano stati attaccati, li avevano sistemati in neanche cinque minuti ma nello scontro, la mappa che aveva la ragazza era andata bruciata. Tutti insieme avevano deciso di proseguire a piedi, anche se la destinazione era piuttosto lontana. Dopo circa un’ora di cammino, ecco che si alza una tormenta.
 
– Ormai sono due ore che camminiamo in mezzo alla tormenta, ci conviene fermarci!-
– Cosa? Maka non riesco a sentirti, il vento è troppo forte!-
–HO DETTO CHE E’ TROPPO TEMPO CHE CAMMINIAMO IN MEZZO ALLA TEMPESTA, CI CONVIENE FERMARCI!- Gridò l'artigiana, mettendo fuori combattimento il povero timpano di Soul.
– Ah, ok, ma dove?-  chiese Ryan.
– Akira, hai qualche idea?-
–Non saprei, mi pare di aver visto una piccola grotta, ma può essere pericoloso! Non mi è sembrata molto stabile!- rispose la ragazza un po' titubante
–Non fa niente- disse Maka, esausta per la fatica del cammino -andiamo!-
Trovata la grotta, accesero subito un fuoco, cercando di scaldarsi il più possibile. Ryan si tolse subito con aria stizzita il pesante cappotto che Akira l'aveva praticamente obbligato sotto minacce ad indossare, e lo gettò in testa alla Meister. La corvina, fingendo un'aria offesa, glielo lanciò indietro, ridacchiando.
Terminato questo accesso di ilarità, nella grotta cadde un silenzio pesante, rotto soltanto dal fischio del vento sulle rocce. Il crepitio del fuoco era rassicurante, ma il freddo incessante e la fatica della camminata iniziavano a farsi sentire. Maka aveva già le palpebre pesanti e poteva sentire la stanchezza dei suoi compagni. Poi, inaspettatamente, Soul ruppe quel silenzio.

–Secondo me, tutto ciò non è normale.- disse con voce grave.
–In che senso, Soul?-  chiese Akira, ansiosa di sapere se i sospetti del ragazzo erano uguali ai suoi.
–Voglio dire… qui c’è qualcosa, che non va, non vi pare? Scesi alla stazione, invece di trovare un piccolo villaggio a cui appoggiarci, c’era solo una distesa di neve. Decidiamo di andare a piedi, e un gruppetto di uova di Kishin ci attacca. Sono molto deboli, ma stranamente vanno a colpire me e Maka che siamo armati e non Akira che era girata e disarmata. –
– E altrettanto casualmente, un loro attacco va a distruggere la mappa del posto che avevamo. – concluse Maka. 
– Hai ragione.- Disse Ryan -Quasi sembrava che sapessero che saremmo arrivati, e anche il fatto che appena iniziamo ad andare a piedi si scatena una tempesta di neve, non mi quadra. – 
– Inoltre, secondo me, qualcuno ci osserva. – concluse il ragazzo, con uno sguardo torvo, confermando i taciti sospetti di tutti. 
– Soul e Ryan hanno ragione, qui c’è qualcosa che non va. Ma purtroppo ora non possiamo fare niente, per ora. La tempesta li fuori imperversa, e non possiamo avere dei punti di riferimento tranne quello che già sappiamo: a sette chilometri verso est da dove ci ha lasciato il treno – disse Akira, prendendo una pietra vicino a lei e disegnando un puntino sulla parete della grotta, seguito da una linea – C’è il villaggio da dove è partita la richiesta d’aiuto. Ma non sappiamo in che direzione siamo andati a causa della tempesta di neve. Contando che la neve stessa ci arrivava circa al ginocchio, e il vento che avevamo contro… –
La ragazza camminava febbrilmente in circolo intorno al fuoco, facendo calcoli.
–In sostanza, avremmo fatto circa sei chilometri e mezzo, ma non si sa in quale direzione. – concluse, disegnando un piccolo arco vicino alla linea di prima. 
– Quindi? –
–Quindi, ci dovremmo essere quasi, nonostante tutto. – Disse la ragazza sospirando speranzosa.
–Dobbiamo solo aspettare che la tormenta finisca, poi potremmo procedere con più chiarezza.- Disse Maka, decisa. Tutti d’accordo, annuirono, per poi tirare fuori dai loro zaini dei sacchi a pelo che si erano provvidenzialmente portati.
Si  sistemarono tutti il più vicini possibile al fuoco, e si addormentarono subito. Solo Akira non prese sonno.
 
Non riesco a togliermi di dosso questa sensazione. È come se qualcuno ci stesse osservando da quando abbiamo lasciato il treno. Pensò.
Continuò a rigirarsi nel sacco a pelo per ore, senza riuscire a prendere sonno. Ad un certo punto, sentì il fischio del vento diminuire ci colpo. Controllando che tutti fossero addormentati sguisciò fuori dal sacco a pelo, e senza alcun rumore, uscì.
La tempesta si era placata, ma numerosi fiocchi di neve cadevano ancora flaccidamente, per poi sparire anonimi nella distesa di neve che già imbiancava abbondantemente il paesaggio.
Il silenzio era totale, e la luce della luna non era abbastanza forte per forare la coltre di nubi, ma donava comunque una leggerissima sfumatura lattea a quella spoglia vista. Akira inspirò a fondo, finché l’aria gelida non le fece male ai polmoni. Mosse qualche passo nella neve, affondando fino al ginocchio. La pelliccia del cappuccio del cappotto le solleticò il naso, quando si sedette sulla neve gelida. Incrociò le gambe, e si mise a meditare. Si concentrò sul silenzio assoluto che la circondava, inspirando ed espirando lentamente. Piano piano, tutto ciò che la circondava scomparve, lasciandola sola con se stessa.

Improvvisamente, sentì una specie di spillo che le pizzicava la nuca.
Un altro ricordo stava riaffiorando, e lei si lasciò andare.

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò in quella piccola distesa d’erba che circondava la sua casa. Era una nottata fredda, ma priva di qualsiasi nuvola. La piccola era stesa sull’erba fresca, e con il dito della mano tracciava le costellazioni che qualche tempo fa, il padre le aveva insegnato. L’aveva presa in spalla, e in pochi secondi l’aveva portata sul tetto della loro casa. L’aveva presa in braccio, ed erano stati ore  a guardare le stelle. Il suo papà le aveva insegnato tuuutte le costellazioni che si potevano vedere in quello spicchio di cielo, ma anche quelle che non si potevano scorgere all’orizzonte. Soltanto perché le sarebbe potuto servire durante le battute di “caccia” o se si fosse persa, certo, ma era stato uno dei giorni più belli della sua vita. Suo padre aveva una voce tagliente, da assassino. Una di quelle voci che, se le senti la notte al buio, ti fa correre i brividi lungo la schiena. Ma era la voce di suo padre, e lei ne andava orgogliosissima. Se lo immaginava la notte mentre guardava con i suoi occhi bianchi i mostri terribili che la volevano portare via mentre dormiva e li combatteva coraggiosamente. Rimasero li sul tetto per molto tempo, finchè un urlo di dolore e un pianto di vita non squarciarono il silenzio-

–Si può sapere che ci fai qui fuori al freddo?- 
Akira sobbalzò e si girò di scatto. Si ritrovò in faccia una coperta di lana.
Quando si fu liberata, Ryan era seduto accanto a lei e la guardava con occhi incuriositi. 

-Beh, facevo il turno di guardia- disse, sebbene sapesse perfettamente di essere poco credibile.
-Perché mi fissi così?- chiese lei, sentendo la pelle del viso formicolare dall'imbarazzo.

–Cosa c'è che non va?- disse Ryan di rimando, leggendo alla perfezione i sentimenti della sua Meister.
–Niente, perché?-
Balla.
Il ragazzo fece una faccia che dire sarcastica è un eufemismo. Akira rispose con un’espressione colpevole, ma comunque non rispose. 
–Akira, hai Ao attivato. – 
Oh. Merda.
La ragazza si guardò le braccia e si inquietò nel vedere le venature che le attraversavano accese di una luce blu elettrica. Si sbrigò a ritirare il sigillo, preoccupata che qualcuno li avrebbe potuti rintracciare. Tornò a guardare Ryan un po’ sconsolata.
Fece un lungo sospiro, poi con fatica disse:
–Mi è tornato in mente un altro ricordo. Ero con mio padre sul tetto di casa e... – 
Di colpo si ritrovò la sua naginata in mano. Sorrise. Trasmise tutto alla sua arma, senza bisogno di parole. Trovò conforto nello stringere quel manico nero come la notte, e ringraziò infinite volte la sua Buki che comprendeva quanto fosse difficile per lei parlare di quelle cose. La shinogi al centro della lama ricurva riluceva di una luce inquietante, ma per lei familiare, nonostante la pochissima illuminazione.
-Tu credi che qualcuno ci stia seguendo? - chiese Akira, sfruttando il legame mentale che li univa quando Ryan era nella sua forma di arma.
-Ne sono sicuro. - rispose lui.
-Quando prima ho attivato Ao,- riprese la ragazza - ho sentito una presenza… era strana, ma non sembrava cattiva. O almeno, non aveva cattive intenzioni nei nostri confronti. Ma era vicina, Ryan. Credo che anche Maka se ne sia accorta. Non pensi che ci avrebbe attaccato prima, se avesse voluto?-
-Non lo so, Aki, non lo so. Non ci capisco più niente. Ma hai ragione, se avesse voluto attaccarci, lo avrebbe già fatto. Tutte queste stranezze però... Non so perchè, ma sono convinto che non siano solo coincidenze. Credo... Credo che la persona che ci sta seguendo abbia architettato tutto questo.-
Akira rabbrividì, un po' per il freddo e un po' per l'inquietudine.
-Si, lo credo anche io. Tuttavia, a questo punto ci conviene aspettare domattina, e vedere cosa succede.- disse la ragazza.
-Dici che con Ao riesci a comunicare con Maka e Soul senza la risonanza a catena? - le chiese ancora Ryan.

-Non lo so, ma credo di potercela fare-
-D’accordo, allora ci penseremo domani. -
Ryan tornò in forma umana e si alzò, seguito da Akira. Di scatto, la ragazza allungò il braccio e afferrò il lembo della giacca di lui che svolazzava per il vento. Il ragazzo si fermò subito, osservandola con espressione interrogativa.
-Giuralo- sussurrò lei a bassa voce.
-Cosa?-
-La promessa che mi hai fatto prima che partissimo. Te la ricordi? -
Il ragazzo fece un sorriso amaro. Si girò e piantò i suoi occhi color ossidiana in quelli di lei.
-‘Promettimi che li proteggerai. Proteggili quando io non potrò farlo. Anche da me se necessario.’-  Recitò lui.
-Esatto. Giurami che la manterrai. Ti prego. -
Ryan ebbe una stretta allo stomaco, nel vedere lo sguardo della ragazza. Si passò nervosamente la mano nei capelli, scompigliandoli ancora di più.
-L'ho promesso, lo farò. Ma ad una condizione. - disse infine, prendendo il piccolo viso della ragazza fra le mani-
-Quale?- chiese lei, con il cuore che batteva all'impazzata. Ryan la guardava intensamente, come se potesse sparire fra le sue mani.
-Promettimi che combatterai. Che non ti arrenderai, quando le cose si faranno davvero difficili. Dio, promettimi che non avrò bisogno di proteggerli da solo. -
E con uno scatto quasi disperato la abbracciò.
Avvicinò la bocca all'orecchio di lei.
-Ho paura di perderti. -
La ragazza sussultò, e sentì le guance bruciarle. Si strinse ancora di più in quella stretta, sentendo il cuore batterle forte nelle orecchie e le lacrime pungerle gli occhi.
Sensa pensare appoggiò la testa sul suo petto, percependo nient'altro che le braccia di lui che la stringevano forte, e quel Tum, Tum, Tum, del suo cuore che la tranquillizzava oltre ogni dire.
Rispose alla stretta più forte che potè.

-Prometto.-
***

Alla Shibusen c’era una calma irreale. Shinigami era da ore davanti al suo specchio, con uno Spirit stranamente in silenzio. Aveva congedato Kid e Black*star già alcune ore prima, ma quel silenzio non faceva solo che dilatare l’attesa. Era così concentrato a captare qualche movimento nella superficie riflettente che sobbalzò, quando la porta della Death Room si aprì, e Stein entrò accompagnato da Marie.
–Alla fine quelle bestie se ne sono andate. Facevano un tale rumore…–
–Cerca di capirli caro, i loro amici sono in pericolo, è normale che siano preoccupati…– disse la donna, con il sorriso sempre presente un po’ più tirato del solito.
–Ed hanno ragione ad essere preoccupati. È da quando sono partiti che ho uno strano presentimento. È vero che il numero di uova di Kishin sta aumentando considerevolmente– disse l’uomo, aspirando una boccata dell’immancabile sigaretta mentre si rigirava nervosamente la vite – eppure… i livelli di follia che registriamo e che teniamo sotto controllo da quando è stato sconfitto Ashura, sono assolutamente regolari, se non sotto la media. – 
Shinigami si grattò la maschera con le sue enormi mani bianche. Fissò le sue orbite scure negli occhi di Stein.
– Cosa hai scoperto, amico mio?- disse, terribilmente serio. 
– Purtroppo nulla, Shinigami. Ma di una cosa sono sicuro. Quei ragazzi sono in pericolo, e non possiamo fare assolutamente niente.-
Sospirò pesantemente. 
– Dobbiamo avere fiducia nei nostri ragazzi. Poi, tu meglio di tutti noi conosci Akira. Non rischierebbe di mettere in pericolo gli altri perdendo il controllo♪–
–E’ proprio questo che mi preoccupa, Shinigami.- disse, espirando l'ennesima boccata di fumo.
-La mia preoccupazione è che per non ferire gli altri non combatta nel pieno delle sue capacità e ci rimetta le penne–

–Non dimenticare che li con loro ci sono Maka e Soul. Tranquillo Stein, andrà tutto bene. Abbi fiducia.-
Disse lo Shinigami, questa volta più serio che mai. Ma anche lui sapeva che le sue parole erano poco credibili. Stein aspirò una lunga boccata dalla sigaretta ed espirò, come se questo potesse risolvere la situazione. Poi lo schermo dello specchio si mosse. L’uomo scattò in piedi, facendo cadere la sedia girevole su cui un secondo prima si era seduto. 

Maka e Ryan stesi a terra, privi di sensi. Akira che combatte impugnando Soul, circondata da una prepotente luce verde. 
Una creatura gigantesca che la incalza senza sosta, forse consapevole della sua superiorità. Ormai la ragazza è alle strette, non riesce più a tenere la falce in alto. 
Un poderoso calcio la prende in pieno e la scaraventa addosso alle macerie. È rimasto solo Soul. 
La creatura si gira lentamente verso Maka e Ryan, ancora svenuti. Alza il braccio, carica il colpo. Soul è troppo lontano. Corre più che può, ma non arriverà mai in tempo.
Un artiglio parte dal braccio teso della creatura. 
Una figura si frappone tra i due e il colpo. 

Ci fu uno schianto, una porta sfondata, e la voce inconfondibile di Black*star che urlò:
–CHE CAZZO SUCCEDE?! –  
Nessuno rispose. Erano tutti intenti a fissare quello specchio inerme, che ora trasmetteva solo un’immagine: uno scorpione bianco che si stagliava sullo schermo nero come la notte.

                                                                                                                      ***

Un refolo di vento gelido penetrò nella caverna e fece correre numerosi brividi sulla schiena di Maka, che istintivamente cercò riparo nelle braccia di Soul, che la strinse a se. Sorrise, e gli si strinse ancora di più. Si sentiva come un pulcino, calda e protett–
ASPETTA. ASPETTA UN ATTIMO.
…  

L’urlo che cacciò fece rimbombare tutta la grotta fin nel profondo. Soul fece un salto di circa un metro e mezzo per poi essere schiantato al suolo da un Maka-chop che lo lasciò agonizzante in una pozza di sangue..
-MA SI PUO’ SAPERE CHE TI PRENDE?? PERCHE’ DIAVOLO MI HAI COLPITO?!? –
Chiese il ragazzo, paonazzo e scandalizzato. Maka non riusciva a spiccicare parola, troppo scioccata.
– ma che cribbio avete da urlare a quest’ora del mattin...YAAAAWN- disse Akira, con ancora la coperta di Ryan addosso e due occhiaie da far paura. I capelli che aveva tentato di raccogliere erano sparsi in tutte le direzioni, e la faccia ancora intontita dal sonno. Osservò i due ragazzi che le stavano davanti. Maka era scattata in piedi ed era rossa quanto un pomodoro maturo, i capelli scarmigliati e alla ricerca di qualcosa da dire, mentre il povero Soul si teneva la testa dolorante senza aver capito cosa diamine stava succedendo.
–ppf.. pfff… BWAHAHAHHAHAHAHA oddio ragazzi- disse Akira- ridendo senza ritegno -dovreste vedervi AHAHAHAHAH, siete esilaranti AH AHAH AHAHHAHAHAHH–
Ormai non riusciva più a trattenersi dalle risate. Le lacrimavano gli occhi e le doleva la pancia, a tal punto che anche gli altri si misero a ridere. Ci misero un po' a prepararsi, a causa del caos che avevano seminato Soul e Maka rincorrendosi, ma la parte più impegnativa fu svegliare Ryan. E si può dire con certezza che lui non collaborava di certo, anzi, se la ronfava alla grande!
Non ne voleva proprio sapere di svegliarsi. Avevano provato di tutto: urla, strilli, minacce, provocazioni, padellate, secchiate di neve sciolta, spintoni, calci e ovviamente risate a non finire.

Questo ragazzo è davvero un danno, quando si tratta di dormire…aspetta! Ho un idea… pensò la sua Meister, tirando su un ghigno sadico che fece rabbrividire Maka  e Soul.
Che diamine avrà in mente?
Akira fece il gesto di rimanere in silenzio, e con cautela si posizionò vicino al ragazzo, più precisamente alle sue spalle. Quatta quatta, si avvicinò e… iniziò a fargli il solletico.
–WAAAAAAAAAH!!-
–Beh, che dire, almeno si è svegliato– disse Soul, sghignazzando, mentre Ryan rincorreva inferocito Akira che se la dava a gambe, correndo agile fra le rocce.
–Ok, adesso basta ragazzi, dobbiamo andare– disse Maka, ancora con il sorriso sulle labbra. Raccolte tutte le loro cose, uscirono dalla caverna, chiudendo gli occhi accecati dal riflesso del sole sulla neve.
Appena si furono abituati  alla luce, ci mancò poco che non cascassero a tutti le mascelle.
–No, non può essere. Ditemi che è uno scherzo, per favore.-
Akira rovistò nello zaino, fino a trovare una piccola foto.
–No ragazzi, non è affatto uno scherzo… quello è proprio il villaggio che è stato attaccato!-
Probabilmente con la tormenta non l’abbiamo visto e ci abbiamo girato intorno…
–Ragazzi dobbiamo sbrigarci! Ieri notte ho sentito una presenza, potrebbe esserci qualche superstite...- disse Akira.
–Si, l’ho sentita anche io, andiamo!- Disse Maka, sorpresa per la percezione di Akira.
E adesso si comincia!
Spinti dalla speranza e dalla curiosità, corsero nonostante la neve che gli arrivava alle ginocchia.
Arrivarono alle porte del villaggio e una sensazione di gelo gli attanagliò. Macerie annerite dal fuoco si stagliavano sul bianco violato della neve, sporcata dalla cenere che continuava a cadere inesorabile, spinta da un alito di vento che era l’unico suono udibile nello spazio di chilometri. Il silenzio era devastante, incorniciato da quella visione. I corpi non carbonizzati erano riversi a terra, ormai della stessa consistenza dei sassi. La desolazione era totale. Poi un guizzo. Akira si fermò di botto.

–C’è qualcuno – disse solo. Soul corse subito da Maka e si trasformò, pronti a reagire. La ragazza attivò la percezione dell’anima.
–Dannazione, non ci capisco niente… –
–Che succede, Maka?! –
– E’ come se ci fosse un’interferenza… percepisco numerose anime, ma non capisco ne di chi siano, ne dove siano… sono come sfocate. È tutto così… Caotico. – Disse, con il volto contratto nello sforzo di captare qualcosa. Akira le mise una mano sulla spalla e sorrise. Poi si voltò subito verso Ryan, che annuì e si trasformò subito in naginata.
– Dovete sapere – Disse, piantando bene i piedi nel terreno– Che i miei genitori sono morti quando ero piccola, ma io sono stata addestrata anche da Stein. Lui mi ha insegnato come ribaltare a mio favore questi sigilli che limitano la mia anima. –
Piantò Ryan davanti a sé, la lama rivolta verso il cielo. Chiuse gli occhi. Poi sussurrò qualcosa che Maka udì appena.
– Tecnica dei Nove Sigilli! Sesto Sigillo, Ao! Attivazione!–
Un forte vento si alzò all’improvviso, spazzando via la neve che si era depositata da poco. Sulle braccia della ragazza comparvero quegli strani arabeschi che si illuminarono prepotentemente di una luce blu.
Oddio. Ora la vedo. Riesco a vedere… la sua anima.
Di colpo, il vento si fermò, come era iniziato. Akira si girò lentamente e fece qualche passo avanti, scandagliando con gli occhi le macerie circostanti.
Maka, mi senti? Soul? Mi sentite?
La meister sobbalzò.


S –Soul, ti prego dimmi che la senti anche tu e che non sono pazza.
Si, la sento anche io, e la cosa mi inquieta non poco.
Tranquilli, sono Akira! È il potere del sigillo che ho attivato, che mi permette di mettermi in contatto mentale con ciò che mi circonda.
Capisco. Ma non potevamo fare una risonanza a catena?
Purtroppo no. O meglio, potremmo, ma la mia anima è instabile, e anche con Ryan che mi sostiene, connettermi con tante anime insieme potrebbe scatenare situazioni spiacevoli. Ve lo dico per esperienza personale…
Il volto di Akira si rabbuiò d’un tratto. Maka e Soul ritennero giusto non fare altre domande, e proseguirono.
Maka, riesci a sentire questo suono?
Si…
Questa è… diciamo… la mia versione di ‘percezione dell’anima’. Ora tu riesci a sentirla grazie ad Ao.
La ‘Melodia delle Anime’?
Precisamente. Le varie increspature e onde che emette un anima producono dei suoni, che si accordano creando una melodia. Essa varia e si trasforma a seconda delle emozioni che quella persona sta provando. La senti questa, Maka?
È così… strano… sembra inquieta.
Si, lo è. È sola e spaventata, e non vede via d’uscita. Non sa cosa fare, non sa cosa pensare. È persa.
Maka deglutì. Poteva percepire tutte quelle cose soltanto ascoltando una canzone?
– Ehi piccola… guarda che puoi uscire da li… non siamo qui per farti del male.-
La bionda si ridestò dai suoi pensieri, notando che Akira si era chinata verso un piccolo cumulo di macerie che probabilmente prima costituivano una casa. Ma con chi diavolo stava parlando?? Accelerò il passo e la raggiunse, posizionandosi dietro di lei, falce pronta a colpire dato che la compagna aveva adagiato Ryan sulla neve e alzava le mani in segno di resa. Vide qualcosa muoversi fulminea verso la ragazza, colpirla con qualcosa di affilato al volto e atterrare sulla neve. Maka stava per calare la sua arma, ma fu fermata da un braccio di Akira.
–NO! FERMA!- Disse, premendosi con la mano il taglio sulla guancia, che fortunatamente era piuttosto lieve. Davanti, una piccola figura ammantata di bianco e incappucciata che si sforzava di tenere dritto davanti a sé un piccolo coltellino a serramanico, che però tremava violentemente.
–N–non osate a–a–avvicinarvi o–o…– non riuscì a terminare quella frase. Akira era davanti a lei, in ginocchio per arrivare all’altezza della piccola, col cappuccio che le era scivolato via e le mani avanti. Appurato che fosse tutto a posto, anche Maka abbassò Soul, che subito si ritrasformò nella sua forma umana, imitato a ruota da Ryan.
– Tranquilla piccolina, non vogliamo attaccarti.- disse la bionda per tranquillizzarla.
– Siamo stati mandati qui dal sommo Shinigami per scoprire cosa è successo a questo villaggio.- disse Ryan, subito pragmatico, beccandosi un’occhiataccia da Akira. Alzò le spalle, come per dire ‘ma che ho fatto?’ ma la ragazza scosse la testa, tornando a concentrarsi sulla bambina terrorizzata che avevano davanti.
–Come ti chiami?- chiese Akira, cercando di sciogliere il ghiaccio.
–M–Mayou.-
– Ciao Mayou. Puoi dirci cos’è successo? Il villaggio è stato attaccato, vero?-
La bimba piantò i suoi grandi occhi nocciola in quelli blu elettrico di Akira, che ancora brillavano per l’effetto del sigillo. Passò in rassegna anche tutti gli altri, e finalmente, depose la sua arma.
–Q–quei mostri… cos’erano? E–e cosa sono venuti a fare qui? Cosa volevano da noi?- chiese tremante, con gli occhi grandi dallo spavento.
– Non lo sappiamo, Mayou, siamo venuti qui apposta per scoprirlo. Sappiamo solo che sono delle uova di Kishin, persone che hanno compiuto atti malvagi e che hanno ceduto alla Follia.- disse Soul.
–Puoi raccontarci nei dettagli cosa è successo? Se vuoi, intendo– disse Akira, cauta. Non voleva che la bambina ricordasse cose che non voleva ricordare. Lo sapeva, lei, che poteva essere molto doloroso.
–N–non c’è molto da raccontare, in e–effetti. Sono apparsi dal nulla ed hanno u–ucciso tutti. Poi sono spariti.-
Akira guardò Maka, inquieta. –Non ricordi qualche altro dettaglio? Anche la più piccola cosa più esserci utile.-
La bimba si fermò un attimo a pensare, ma l’unico ricordo ricorrente era la disperazione, il sangue, la paura…
–Una cosa c–ci sarebbe. Ma potrei e–essermela immaginata. Avevo t–tanta paura, e non ho guardato b–bene. Ma poco prima dell’attacco… mi sembrava di aver visto uno scorpion- –
Una presenza fece guizzare Akira, che si gettò addosso a Mayou, urlando – ATTENTI!!-
Ci fu un esplosione colossale. I ragazzi, colti di sorpresa, vennero sbalzati via ed atterrarono nella neve. Si alzarono, ancora rintontiti.
–MA CHE DIAVOLO E’ STATO?!- Urlò Akira. Aveva ancora Mayou in braccio, che tremava convulsamente in preda al terrore. La ragazza cercava disperatamente Ryan con lo sguardo, e appena lo trovò, si alzò e con uno scatto lo raggiunse. Il ragazzo si trasformò immediatamente in naginata.
–Mayou, non preoccuparti, andrà tutto bene. Ora mettiti sulla mia schiena e tieniti più forte che puoi, va bene?-
Sentì la piccola annuire e la aiutò a montarle sulle spalle. Individuò Maka e Soul, che erano stati scaraventati poco più la. Stava per raggiungerli quando una risata acuta le fece gelare il sangue nelle vene.
–Chi sei?! Fatti vedere!-urlò Maka, con la sua arma in pugno.
–Oh, ma come, la famosa Maka Albarn, colei che sconfisse il Kishin Asura, non riesce a percepire l’anima di una come me? Mi stupisco… credo di avervi sopravvalutato.-
Lentamente, il fumo causato dall’esplosione si diradò, rivelando due figure. Una bella, alta e slanciata, con uno sguardo sicuro, strafottente, i capelli corvini raccolti in una treccia ed avvolta in un lungo cappotto di velluto nero, ed un’altra, sempre vestita di nero, ma che teneva la testa bassa, con atteggiamento referenziale. La figura slanciata sorrise sadica.
–Allora mi presento. Il mio nome è Shaula. Shaula Gorgon. –

  
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