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Autore: REAwhereverIgo    04/08/2014    2 recensioni
La battaglia per difendere la luce e ritrovare il vero Kingdom Hearts è ormai vicina. Non si può più sfuggire al destino, questo i possessori del keyblade lo sanno bene. Ma cosa succederà a Ventus, Xion e Roxas? È davvero inevitabile una nuova guerra?
Una nuova alleata sarà chiamata a lottare per il predominio della luce. Ma è davvero questo ciò che vuole?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Il Cappellaio

Secondo ciò che si ricordava Axel, dopo il giardino di siepi avrebbe dovuto trovarsi il tribunale della regina rossa, anche se era da quando erano atterrati con la Gummiship che qualcosa non gli tornava.

Quando faceva le missioni per l’organizzazione c’erano sempre sentinelle ovunque che proteggevano i roseti e i possedimenti della Regina, ma ancora non avevano intravisto nemmeno un essere vivente (chiamarli esseri umani era troppo, metà di loro erano carte da gioco), nemmeno il Bianconiglio col panciotto. Era tutto diverso da come se lo ricordava e sentiva che qualcosa non quadrava.

“Questo posto è tetro” commentò Rea, tremando lievemente.

Invece di trovarsi al tribunale erano finiti in quella che una volta era la Foresta di Loto e adesso si era ridotta ad un cumulo di macerie infinite.

Gli alberi erano ormai spogli e la vecchia fioritura di fiori di loto era sparita del tutto.

“Prima non era così” le assicurò Axel, guardandosi attorno. Aveva un brutto presentimento.

“In che senso?” chiese lei, avvicinandosi un po’ al ragazzo. Quel posto era seriamente da brividi, per non parlare del fatto che faceva anche freddo.

“Quando venivo io qua, le cose erano molto più colorate e divertenti. Come l’entrata, hai presente? Tutto dipinto in mille colori diversi, non… così tetro e buio” le spiegò.

Superò un ramo rinsecchito e proseguì senza preoccuparsi della ragazza, che inciampò e cadde a terra.

“E-ehi! Aspettami!” lo richiamò Rea, sentendosi una stupida.

Quando provò a rialzarsi, però, qualcosa la bloccò a terra. Si guardò le caviglie.

“Ma che… WAAAAAAAAAAAAAA!” lanciò un gridò spaventato quando una corda le si strinse attorno ai piedi e fu tirata su di peso, rimanendo ciondolante legata ad un albero.

Iniziò a divincolarsi.

“Aiuto! Aiuto!” si mise a gridare.

Axel tornò indietro di corsa.

“Che diavolo hai combinato?” l’aggredì arrabbiato.

“Io niente! Sono solo inciampata! Liberami, ti prego!” lo implorò Rea, sull’orlo delle lacrime.

Il ragazzo le si avvicinò, ma poi sentì un rumore dietro di sé e si voltò di scatto, sfoderando il Keyblade.

“Chi va là?” domandò.

Ci fu un fruscio, poi da un cespuglio apparve un uomo con un grosso cappello in testa.

“Abbasso la Mapocciona Caledetta” esclamò questi, sorridendo.

Il ragazzo rimase con la spada in mano e lo trapassò con i suoi occhi smeraldini.

“Chi sei tu?” lo aggredì.

“La domanda più giusta è chi sei tu. Questo è il mio parco giochi, non dovresti stare qui” rispose l’uomo, ridendo.

Axel si rese conto che somigliava a qualcuno, anche se non avrebbe saputo dire a chi.

“Mi chiamo Axel, sono un amico” si presentò alla fine, abbassando l’arma. Non la fece scomparire per paura che potesse arrivare qualche Heartless.

“E io sono il Cappellaio Matto, al vostro servizio” ricambiò lui, togliendosi il cappello e facendo un grosso inchino.

“Posso sapere cosa state facendo qui?” domandò poi.

“Stiamo cercando Alice” rispose il ragazzo, serio. Subito dopo guardò Rea con la coda dell’occhio.

“E tentiamo di liberare il salame appeso lì dietro” aggiunse ridendo sotto ai baffi. La ragazza si dimenò.

“Non chiamarmi salame!” esclamò infuriata.

Il Cappellaio divenne serio.

“Alice, dite? Beh, per quanto ne so io è alla corte della Regina Bianca, ma per arrivarci… non so se sopravvivrete” li informò.

“Sappiamo cavarcela” assicurò Axel. L’uomo lanciò un’occhiata a Rea, che stava cercando di piegarsi verso le corde per liberarsi, poi alzò un sopracciglio in un più che eloquente gesto di incredulità.

“È più forte di come sembra” disse il ragazzo.

“Va bene, se ne siete sicuri. Signorina salame, attenta!” le gridò, slegando con un gesto della mano il nodo che teneva Rea legata all’albero.

Lei cadde rovinosamente a terra, sbattendo il sedere sui rami secchi.

“Ahia!” si lamentò.

Axel la fece alzare, poi guardò il Cappellaio.

“Dov’è la corte della Regina Bianca?” domandò.

“Sempre dritto per di là, poi girate a destra e infine fate un giro su voi stessi” rispose l’uomo ridendo istericamente.

Il ragazzo sospirò, senza capire se quello che aveva detto era solo uno scherzo.

“Non penso che questo matto ci sarà utile” commentò Rea, infuriata per la “Signorina Salame”. Il Cappellaio mosse la mani in modo disordinato.

“Tecnicamente, non sono proprio matto. Sono un Cappellaio Matto” precisò.

“Quale dovrebbe essere la differenza?”

“Che un Cappellaio Matto non è solo matto. Comunque io sto andando verso il castello della Regina Bianca, se volete posso accompagnarvi” propose.

Axel stava per rispondere di sì, ma la ragazza lo zittì con uno sguardo e gli si avvicinò sussurrando.

“Siamo sicuri di poterci fidare?”

“Abbiamo altra scelta?”

“Io propongo di abbandonarlo qui”

“Signorina Salame, io ti posso sentire, lo sai? E comunque anche io mi abbandonerei qui, di me solitamente non ci si può fidare” disse il Cappellaio, avvicinandosi di soppiatto e infilandosi nel discorso. Rea sobbalzò.

“Va bene, per me puoi venire con noi” decise Axel per tutti.

“Ma…”

“Ti ho detto che andiamo con lui” la zittì il ragazzo prima che potesse dire qualsiasi cosa. Lei sbuffò e li seguì arrabbiata.

 

Effettivamente il percorso non era dei migliori. Non per Rea, almeno, la quale aveva la triste abitudine di cadere e farsi male anche in condizioni normali.

Non c’era un pezzo di sentiero lungo più di dieci centimetri privo di ostacoli: quando un ramo gigante, quando una pietra, quando si doveva arrampicare su un albero e scendere dall’altro lato… era impossibile!

“Basta, non ce la faccio più!” esclamò alla fine, appoggiandosi a un tronco per riprendere fiato.

Si guardò i vestiti, stupita del fatto che fossero ancora integri: probabilmente le fate li avevano stregati per far sì che non si strappassero.

Axel le si avvicinò, controllando che stesse bene.

“Dai, fatti forza, non penso manchi molto. Cappellaio, quanto dobbiamo ancora camminare?” domandò all’uomo. Quello si guardò intorno, valutando una tempistica.

“In fondo al sentiero a destra, direi. Cinque minuti di marcia, non di più” rispose.

“Sentito? Andiamo” le ordinò, tirandola per un braccio. Rea si lamentò con un gemito.

“Peggio di così non potrebbe andare” disse stanca.

Come se quelle parole avessero attratto chissà quale sfortuna, dal nulla apparvero davanti a loro degli Heartless piccoli e colorati: blu, rosso e giallo.

“Ancora?” si chiese la ragazza, arretrando.

Axel fece comparire il Keyblade nella sua mano e la fissò.

“Questi attaccano con la magia, sta’ attenta!” esclamò. L’attimo dopo si era lanciato verso i nemici a spada sguainata, menando fendenti a destra e a manca e sconfiggendone uno dopo l’altro.

Rea non riuscì a fare in tempo a capire cosa stesse succedendo che vide una serie di cuori volare verso il cielo via, via che il ragazzo uccideva Heartless e sentì un dolore acuto al petto.

Si portò le mani alla testa, sentendola scoppiare di pensieri e ricordi che non le appartenevano.

 

“Voglio che lui soffra più di me, voglio farlo stare male!”

“Non riesco ad alzarmi, mi sento soffocare!”

“Vi prego, aiutatemi a smettere di piangere!”

 

“Basta! BASTA!” gridò in preda al dolore.

Come la prima volta il Keyblade le si materializzò in mano, mandando lampi di luce in ogni direzione.

“Basta, uscite dalla mia testa! Andate via!” urlò, fendendo l’aria con la lama della spada.

Axel, che aveva tolto di mezzo quasi tutti gli Heartless, la vide accasciarsi al suolo piangendo e si preoccupò.

“Scusami, ragazzo con i capelli per aria, la Signorina Salame si sente male” gli disse il Cappellaio, indicandola.

“L’ho vista!” rispose lui, acidamente.

Fece sparire un ultimo nemico e poi si precipitò da lei, cercando di farla riprendere.

“Rea? Rea mi senti? Calmati!” provò a tranquillizzarla, ma la ragazza continuava a piangere.

“Soffrono, non li percepisci? Soffrono tutti quanti, è come un dolore infinito, non ha né un inizio né una fine… soffrono e non so cosa fare per aiutarli” sussurrò, tremando.

Il cuore dell’ultimo Notturno Rosso scomparve in aria e Rea cadde svenuta tra le braccia di Axel, che prontamente la sorresse.

Provò a svegliarla ma inutilmente, così se la caricò in braccio e si alzò in piedi.

“Cappellaio, quanto manca al castello?” domandò. L’uomo sorrise e indicò dietro di sé.

“Siamo arrivati” rispose.

 

  
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