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Autore: Mitsuko_Ayzawa    04/08/2014    0 recensioni
I demoni esistono, è un dato di fatto.
Dall'Inferno dove vivono essi possono scappare nel mondo degli umani, per divorarli.
Ma in un mondo moderno come il nostro, gli uomini non si fanno sopraffare. E così nascono i Sicari, i Sicari Infernali, ragazzi e ragazze nati umani, ma mutati in mezzi demoni.
è questo che è Noel, un mezzo demone. Ma un mezzo demone estremamente particolare.
A causa della cupidigia dell'organizzazione, Noel, da Sicario numero 1, viene gettata nella rovina.
Ma lei sa che i Tutor nascondono qualcosa, e ha tutta l'intenzione di scoprirlo, per vendicare se stessa e la sua genia.
Sul fondo di una lotta tra umani e demoni che non sembra avere fine, Noel tesse la sua tela, perchè la verità su di quelli come lei sia portata alla luce.
Ma non sa che ciò che ha scatenato, sarà la scintilla di accensione per qualcosa di molto più pericoloso, che potrebbe costringerla a prendere decisioni inaspettate...
-Mitsuko
[il Rating potrebbe aumentare a rosso. potrebbe, è tutto da vedere]
Genere: Guerra, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 2

I Wright

 
 
 
 Dopo aver rapidamente disfatto i pochi bagagli che possedeva, Noel si era cambiata d’abito, indossando dei pantaloni da tuta e un top a fascia, e poi si era concessa un breve riposo, incurante dell’eventuale bisogno che i Wright avrebbero potuto richiedere da lei.
 Ma non appena la mezzo demone chiuse gli occhi per sfuggire all’incubo che la sua vita era diventata, piombò negli incubi del dormiveglia.
 Quando li riaprì era lei, ma allo stesso tempo non lo era. Sembrava se stessa, ma anni prima, quando era ancora un’allieva. Abbassò gli occhi e si ritrovò nel suo vecchio corpo, quando appariva piatta come un muro e aveva i capelli ancora corti. Una parte di lei seppe cosa stava per accadere. Era uno dei suoi incubi ricorrenti. Un dolore lancinante le giunse alla schiena e si sentì cadere a terra. Le fitte tornarono, ancora e ancora, mentre la frusta dell’istruttore le incideva la carne.
 I ragazzi lo chiamavano Ser Panzone, per colpa del troppo grasso accumulatosi con l’età insieme ad un orribile carattere. Gli allievi si facevano beffe di lui, tanto non li avrebbe mai toccati nemmeno con i guanti di velluto. Le ragazze invece ne erano spaventate, dopo che lui aveva iniziato a portarsene qualcuna nelle sue stanze. Ma Noel no, non lo aveva mai temuto. “Abbiamo affrontato l’Inferno” diceva “nessun uomo può spaventarci.” Non dovrebbero temerlo, pensava. Dovrebbero odiarlo. E invece le ragazzine si riunivano tremanti in un angolo quando arrivava. E Noel, regolarmente, veniva frustata davanti a tutte. “Voi sarete dei mostri!” diceva lui “È ora che impariate a essere trattate come tali.” E la (colpiva)frustava, più e più volte, gridando “Mostro!” ad ogni colpo. Con i ragazzi non lo faceva mai. Noel si scoprì a odiarlo. Nella realtà aveva promesso a sé stessa di ucciderlo, non appena si fosse trasformata nella bestia che lui credeva. E dopo qualche anno, la corporazione aveva dovuto trovare un nuovo istruttore, a causa della misteriosa dipartita dell’ultimo. Nessuno aveva fatto domande.
 Ma quella non era la realtà e Noel non riusciva neanche a trovare la forza di prendere una spada. Si fece scivolare una mano al fianco solo per scoprirsi disarmata. In preda al dolore si rannicchiò su se stessa e guardò il suo aggressore, aspettandosi di vedere un vecchio volto rubicondo e flaccido. E invece non vide quel volto, ma uno più giovane, ma molto più crudele. Non era Ser Panzone. Era Hugo, che vestiva i suoi abiti lerci di fango e sangue rosso e viola, tra le mani il frustino di Ser Panzone. “Mostro” disse Hugo “dimmi i tuoi segreti”. Noel urlò, e Hugo si dissolse.
 Aprì gli occhi e si trovò in una camera piena di specchi. Erano ovunque, sulle pareti, sul soffitto, sul pavimento. La stanza era piena di riflessi di Noel. Una mezzo demone adulta con la sua vecchia tunica grigia, tutta intrisa di sangue, e sapeva che non era il suo. Voci iniziarono a risuonare nella sua testa. “È colpa tua!” urlavano “È solo colpa tua!” e Noel provava a scappare, ma gli specchi le impedivano di capire dove fosse la fine della stanza. Aveva persino l’impressione che si restringesse. “È colpa tua!” ripetevano le voci. E Noel non poteva muoversi, bloccata dal terrore. Gli specchi le rimandavano mille delle sue immagini, con quella tunica intrisa di sangue. Fece per togliersela, ma senza riuscirci. Era come incollata alla pelle. Si rannicchiò su se stessa e iniziò a piangere mentre la stanza incombeva su di lei.
 E all’improvviso sentì freddo. Ora era all’aperto, in un prato che sapeva di bruciato. Catene nere le cingevano i polsi e davanti a lei era stato eretto un patibolo. Questa era la parte peggiore, lo era sempre stata. Che Noel fosse sveglia o meno, questo ricordo continuava ad assillarla. Era come nella realtà, ma tutto più fottutamente vivido. Era vivida la processione di persone che salì sul palco. Era vivido il discordo di un Referente, le sue parole accusatorie nei suoi confronti. Era vivido l’urlo di aiuto della ragazza inginocchiata, i capelli lisci scomposti sul volto e la testa tenuta a forza sul ceppo. Era vivida la sua espressione di dolore e terrore mentre Noel cercava di attingere alle ultime forze per salvarla. Era vivido il gelo che le scorse nelle ossa quando il suo potere venne risucchiato dall’acciaio nero, e il bianco dolore dei calci che seguirono il suo gesto. Era vivida la sensazione del cuore che perdeva un battito mentre il boia alzava la falce e l’abbassava sulla carne scoperta della ragazza.
 E l’immagine della testa di Meara, la sua dolce Meara, che cadeva sulle erba a pochi passi da Noel, quella era la cosa più vivida di tutte.
 Noel gridò e finalmente si svegliò.
 
 Rimase immobile ad ansimare per qualche secondo e si portò una mano all’altezza del cuore: batteva, troppo lento per gli standard umani, ma troppo veloce per quelli da mezzo demone.
 La frequenza media di un battito umano è 65-85 bpm. Quella da mezzo demone circa la metà. Era stata una delle prime cose che aveva imparato da piccola. Ti faceva impressione tutto quel silenzio. Ti faceva sentire come se fossi morto. E per certi versi era così.
 Noel si trasse a sedere e i suoi occhi caddero sullo specchio che era stato appeso davanti al letto, presumibilmente da Hugo. Come a volerle ricordare il mostro che era, costringendola a guardare il proprio riflesso in uno specchio.
 Quell’immagine sbattuta nel vetro fissava Noel di rimando. Gli occhi gialli, luminosi e cupi, la pelle nivea e il lieve intreccio delle vene sul collo, i capelli neri come l’ebano, tutti scompigliati, davano a Noel un aspetto al contempo sensuale e selvaggio. Incontrollabile. La frangia che le copriva la fronte la faceva misteriosa. Noel ebbe (quasi)paura del suo stesso riflesso. Tutto in lei le ricordava la compagna mezzo demone. Le ricordava il fatto che lei era viva, e l’altra no.
 Fu colta da un’incontrollabile scatto d’ira. Si alzò dal letto e si avvicinò allo specchio.
 «Vediamo ora chi è il mostro.» con una mossa fluida tolse lo specchio dalla parete e si avvicinò alla ringhiera del soppalco. Sollevò sopra la testa l’oggetto e lo lanciò verso il basso. Al contatto con il pavimento esso si infranse in mille pezzi e Noel li osservò dall’alto. Con un sorrisetto beffardo si mise a contare. “Uno… due…” dei passi rapidi si udirono lungo il corridoio “e tre.” Hugo aprì la porta.
I due rimasero immobili, lei sopra il soppalco, lui a terra.
 «Noel, cosa stai facendo?»
 «Io odio gli specchi, Hugo.» disse lei, come se fosse la cosa più normale del mondo. «Quindi me ne sono disfatta.»
 Era una sfida aperta questa. Una sfida tra Noel e Hugo. E nessuno dei due aveva intenzione di tirarsi indietro.
«Non è questo il modo di comportarsi, Noel.»
«Potrei dire lo stesso.» lo interruppe la mezzo demone. «Provocarmi in una maniera così subdola è… sleale
«Non venire tu a parlarmi di slealtà.» gli occhi di Hugo erano gelidi.
«Smetterò solo quando tu finirai di parlare di cosa è giusto e cosa no.» senza scomporsi la ragazza scavalcò il parapetto, facendo un salto di circa due metri e mezzo, atterrando proprio in mezzo ai frammenti dello specchio. Non uno di essi la ferì.
 Con tranquillità il Sicario attraversò la stanza, facendo tintinnare il vetro ogni qualvolta che lo pestava. Con gesti lenti e quasi affettuosi prese lo spadone, tirandolo giù dai ganci.
«Cosa pensi di fare, Noel? Ti ho detto di pulire.» lei si voltò quel tanto che bastava per guardarlo di sottecchi.
«E io ora ti dico che non lo farò.» quando la mezzo demone le passò accanto, Hugo la prese per un braccio.
 «Tu non vai da nessuna parte. Soprattutto armata.» Noel ridacchiò.
 «Ti da fastidio non potermi controllare come vorresti, vero? Odi il fatto che io sia così ribelle?» lo guardò maliziosamente, mentre con uno scatto secco divincolò il braccio. «Fallo. Odiami. Odiami dal profondo del tuo cuore. Io mi nutrirò del tuo odio e diventerò più forte.» e senza dire altro o dare a Hugo il tempo di ribattere uscì dalla stanza, lasciandolo solo con la sua ira e uno specchio in frantumi.
 
***
 
 Pioveva, ma a Noel non importava nulla. Era una pioggerella lievissima. I vestiti erano appena umidi e i capelli completamente asciutti. La mezzo demone continuò con l’allenamento, concentrandosi sul movimento fluente della spada, sull’asfalto bagnato sotto i piedi nudi, ignorando invece l’inutile, il freddo e il suo respiro saltuario. Uno dei vantaggi di essere un mezzo demone. Avere un cuore che pompa raramente rende superfluo il respirare.
“La respirazione è per i vivi” Diceva l’istruttore del secondo livello. “e voi non lo siete. Quindi non provate a respirare, lasciate che sia il vostro nuovo corpo a pompare aria quando gli serve.” Era il periodo peggiore di tutti. “Non forzate il vostro organismo. Se lo forzate si spezzerà più in fretta.”
 E Noel non voleva spezzarsi. Lei era flessibile, elastica. Era una molla, si allungava e tornava al punto iniziale. Era questo ad averla resa quello che era.
 Il fiuto l’avvertì dell’avvicinamento di Ruby prima delle sue orecchie. La ignorò bellamente.
 La ragazza si fermò al limite del cortile, timorosa.
«Papà mi ha mandato a chiamarti. Ha detto che deve parlare con te.» Noel non si fermò.
«Quando avrò finito arriverò.»
«Papà ha detto che devi venire subito.» Noel si arrestò nel bel mezzo di un movimento. La sua immobilità era impressionante.
«Digli che non mi interessa.» Ruby rimase dov’era, boccheggiando, non sapendo cosa dire. «Se hai finito di fare il pesce lesso puoi anche andare.» la congedò Noel. Ruby provò a controbattere.
«Ma papà…»
 «Quello che vuole tuo padre non mi interessa. Se arriverò, sarà quando lo decido io.» Noel aveva deciso di approfittare della situazione. Paradossalmente, fino a che sarebbe rimasta a casa Wright, sarebbe stata più al sicuro che al dormitorio.
 Davanti ad altri mezzi demoni magari Hugo avrebbe anche potuto frustarla o punirla. Ma fino a che sarebbero stati circondati da esseri umani non poteva farlo.
 Hugo aveva portato Noel a casa per controllarla, ma senza comprendere che invece era inutile. Sapeva sempre quello che faceva o meno, ma fino a che non avesse avuto la possibilità di castigarla per ciò che faceva, Noel era protetta. E sopratutto, libera.
 Libera, in una prigione dorata.
 
 Noel rimase fuori a lungo, mentre la pioggia si intensificava e la sera si avvicinava.
Nessuno venne più a cercarla, e lei ebbe tempo per pensare.
 Voleva, doveva, trovare una via di fuga. Non poteva rimanere con i Wright. Non dopo tutto quello che aveva passato, dopo tutto quello che aveva scoperto. Lo doveva a sé stessa e a Meara.
“Io fuggirò, Hugo. Dammi tempo, ma io fuggirò.”
 Quando rimise piede in casa, bagnata come un pulcino ma determinata più che mai, nessuno le rivolse la parola e lei si chiuse in camera.
 
 Il mattino colse Noel seduta sul letto, in meditazione. Quella notte aveva dormito sì e no quattro ore, e per lei erano più che sufficienti. La mezzo demone scese dal soppalco senza usufruire della scala, e si cambiò i vestiti. Indossò un paio di jeans neri attillati e una felpa di almeno una taglia troppo grande.
 Lasciò i capelli come erano, senza nemmeno provare a domarli. Aprì la porta della sua camera e attraversò i corridoi, scalza, fino a giungere in cucina. Come aveva calcolato, erano tutti lì.
 Hugo a capotavola, come un vero patriarca di famiglia, la moglie alla destra e i figli alla sinistra. Nel momento in cui la mezzo demone varcò la soglia, tutti si zittirono e Ruby impallidì visibilmente.
«Buongiorno.» salutò Noel, a voce alta e chiara. Senza aspettare il permesso di nessuno si sedette all’altro capo del tavolo, di fronte a Hugo, accavallando le gambe sotto si sé, sprezzante. Un gesto di aperta sfida.
 Il tavolo risultava diviso in due, da una parte i Wright, e dall’altra Noel.
 La mezzo demone appoggiò i gomiti sul tavolo e intrecciò le dita, posandovi sopra il mento, in segno di attesa.
«Mangiate pure.» disse la ragazza dopo qualche momento di immobilità e silenzio. Marianne fu la prima a riprendere la colazione, insieme ai figli. Hugo e Noel si fronteggiarono per un po’, una lotta di soli sguardi. Noel non toccò cibo, nemmeno quando Hugo riprese a mangiare. Lei quella roba non poteva più mangiarla(toccarla) da molto tempo.
 Solo dopo un po’ prese l’iniziativa, schiarendosi la voce e guardando Hugo dritto negli occhi.
 Giallo dentro azzurro. L’uomo rimase fermo immobile per un secondo, poi estrasse una fiala dalla tasca. La lanciò in aria, e Noel la prese al volo senza nemmeno guardare.
«Era ora…» si lamentò. «Iniziavo a pensare che mi avresti lasciato morire di fame.» stappò la bottiglietta e ne bevve in contenuto tutto d’un sorso. La Materia Oscura le scivolò lungo la gola, e la mezzo demone sentì il suo potere incrementarsi per un secondo e i parametri vitali ripristinati. Noel sospirò. Non poteva vedersi ma sapeva che le sue pupille si erano assottigliate, raggiungendo un volume pari a un terzo del precedente.
 Con i suoi nuovi occhi osservò i due ragazzi terminare in fretta la colazione, sparecchiare e lasciare la stanza.
 Rimasero solo lei e i due adulti. Marianne cercava di comportarsi con disinvoltura, ma era difficile se sentiva gli occhi gialli della mezzo demone fissi su di lei.
 Hugo invece sembrava sopportare poco la situazione. Era irritato, e si percepiva. Non bisognava certo avere un fiuto come quello degli animali.
«Allora, Hugo, cosa hai preparato per me oggi?» Noel si riappoggiò al dorso della mano con il mento.
«Per oggi nulla, Noel.» disse seccamente l’uomo. «Ho dell’altro lavoro da fare.» e senza aggiungere altro si alzò in piedi e lasciò la stanza.
 Noel non lo diede a vedere, ma dentro di sé sorrise. Aveva vinto lei.
 
 
 La campanella del cambio d’ora. Ruby raccolse in fretta le sue cose e si diresse verso l’auditorium, anche se non ne aveva per niente voglia.
 Un’assemblea d’istituto a tema demoni, mezzo demoni, Sicari e la loro condizione nella società non era quello di cui Ruby aveva bisogno dopo gli eventi del giorno precedente.
 Era rimasta sconvolta, non lo metteva in dubbio, ma non poté evitare di sedersi su una poltrona e ascoltare quello che il video che i rappresentanti degli studenti avevano caricato sul proiettore.
«13 Maggio 2015, una creatura di non identificata specie si aggira nella periferia di Chicago, seminando il panico e uccidendo decine di civili e ventitré agenti di polizia prima di venire abbattuta. L’autopsia sulla carcassa rivela che la creatura non solo non appartiene a nessuna specie conosciuta, ma la sostanza di cui è fatta non compare nemmeno nella tavola periodica.
Una settimana dopo una bestia simile si materializza al centro di Picadilly a Londra, uccidendo tredici persone, sette dei quali membri delle forze armate.
Dopo tre giorni fatti simili accadono a Roma e a Mosca, mentre dopo una settimana i mostri compaiono in branco a Sidney, divorando centodue persone nel giro di due giorni.
È l’inizio di una nuova era. Nel giro di un anno si sarebbero verificati casi di demoni simili in tutto il mondo, quasi tutti i giorni, decimando a milioni il genere umano.
Nel frattempo un gruppo di ricerca internazionale, capitanato dal colonnello James Stevenson e dal biologo Candace Morrison, stanno studiando insieme un’arma in grado di uccidere i demoni. E così nasce Alhael, il primo Sicario di quella che in futuro sarebbe diventata la divisione armata più importante del mondo.
Alhael è il frutto di un incrocio tra essere umano e demone. Il mezzo demone possiede capacità fisiche di gran lunga superiori alle nostre, ma la coscienza e l’intelligenza sono proprie di un uomo.
Sono passati ormai centoquarant’anni da quel fatidico 13 Maggio, ed il genere umano ha imparato a combattere la minaccia costituita dai demoni.» a quel punto Ruby smise di ascoltare. Conosceva tutto a memoria, ormai, ma fino al giorno prima gli sembrava così lontano dalla sua vita. Non aveva mai perso nessun conoscente per colpa degli attacchi e i demoni li aveva visti solo nei soliti filmati risalenti al 2015. Da allora gli scontri non venivano più registrati, o i video non venivano diffuse tra i civili.
 Era vero che il padre lavorava con le nuove reclute dei Sicari, ma non ne aveva mai ragionato molto approfonditamente. Ruby iniziò a chiedersi quale fosse esattamente il l’occupazione del padre.
 E poi c’era Noel, che a Ruby non era parsa per nulla una nuova recluta. Il dubbio è una brutta bestia, ed ora esso si insinuava nella mente di Ruby. Noel era troppo poco umana per essere una nuova recluta. Ruby si rese conto solo in quel momento di una cosa, mentre gli altoparlanti snocciolavano come olive tutte le vittorie del genere umano sul fronte dei demoni, e si rese conto di quella più importante di tutte.
 Cioè che, in realtà, nessuno sapesse realmente come i Sicari nascessero. I notiziari parlavano di incroci, ma incroci in che senso?
 Ruby, per quanto sembrasse una ragazzina ingenua, aveva preso dai suoi genitori due cose: l’intelligenza e l’astuzia. Iniziò a vagliare le ipotesi, mentre nel video la voce narrante aveva ripreso a raccontare delle ricerche scientifiche condotte per scoprire cosa fossero i demoni. Ruby non mancò di notare che nulla venne accennato sui mezzo demoni.
 Incrocio inteso come accoppiamento le sembrava poco probabile, così lo scartò subito.
 Poi all’improvviso le venne in mente quella mattina. Noel non aveva mangiato, o per lo meno non cibo umano. Hugo le aveva dato quella strana sostanza scura. Se quella sostanza era Materia Oscura, che c’entrasse con i mezzo demoni?
«Dopo numerose ricerche condotte su demoni catturati vivi scoprimmo l’origine di questi mostri che avevamo imparato a sconfiggere. Essi giungevano) sulla Terra attraverso squarci che davano su quello che noi chiamammo Inferno. Esso era totalmente popolato da questi mostri, che si nutrivano dei loro simili. Ma a quanto pare la sostanza di cui erano fatti, la Materia Oscura, non era sufficiente, ecco perché cominciarono a cibarsi anche di esseri umani.»
 Ruby fu costretta a riconsiderare le sue ipotesi. No, a quanto pare era impossibile che fosse la Materia Oscura. L’assemblea proseguì ma Ruby rimase immersa nei suoi pensieri, ignorando tutto e tutti.
 Non tornavano, i conti non tornavano. C’era qualcosa di dissonante in tutto questo, soprattutto in Noel.
 E Ruby aveva intenzione di scoprire cosa.
 
 
 
 
 
 
 

Lounge dell’autrice 2HHK
Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto
In ogni caso, se avete consigli o critiche, sarò lieta di riceverli
Lo dedico alla mia dolcissima editor Mary <3
Bhe, ci vediamo con il prossimo capitolo “Ruby Wright”
Mitsuko



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