Ed
eccomi con il terzo capitolo! ^^ Se ci sono errori, vi chiedo umilmente
scusa, ma l'ho scritto al volo, e a quest'ora il mio cervello
è
abbastanza dormiente XDD Vi ringrazio ancora per i commenti e spero ce
ne saranno molti altri. Ciau! SAE~*
Senza
neanche accorgermene, ci ritrovammo davanti la villa Cullen. Sbuffai, e
scesi
dalle braccia di Edward, che mi tenne per mano. Alice intanto
saltellava
dall’euforia, accompagnata da Sabrien, che le cingeva
bizzarramente i fianchi.
Jordan e Catherine ci seguivano con un sorriso tiepido stampato in
faccia.
Sembravano due manichini, due bellissimi
manichini. Ancora una volta mi sentii orrendamente umana.
Edward
mi strinse per le spalle e mi accompagnò alla porta. Alice
si voltò verso di
noi, sfoderò il suo miglior sorriso, e un tremito di
eccitazione la invase
mentre girava il pomello della porta. Roteai gli occhi nauseata da
tanta
frenesia, ed entrai a seguito di Catherine e Jordan.
In
piedi e in mezzo al salotto, stavano per mano Esme e Carlisle,
sorridenti. Sul
divano, invece, sedevano serenamente Emmett e Jasper, il quale si
alzò per
salutarci.
Rimasi
quasi delusa dal silenzio che avvolse per qualche minuto la stanza. Non
si
udiva alcun rumore, e tutti rimasero nella stessa posizione. Il secondo
in cui
il suono del mio ingurgito invase la stanza, tutto scoppiò
come un motore. Vidi
Sabrien saltare ed abbracciare con impeto Carlisle, Esme stringere
calorosamente le mani a Catherine, mentre Jasper salutava Jordan con
pacche
sulle spalle.
Alzai
un sopracciglio quando mi accorsi di essere l’unica ad essere
rimasta ferma
immobile in mezzo alla stanza. Tutti si erano magicamente accomodati
sul divano
e sulle poltrone.
<
Bella? >, disse Edward seduto al piano. < Vieni qui
>.
Senza
fiatare e con lo stupore ancora dipinto sul volto, mi avvicinai al
rialzo del
piano, salutando con la mano Esme e Carlisle. Mi guardai intorno, e mi
accorsi
che Alice era sparita. Anche Emmett non era più seduto sul
divano, ma era
lontano, con la faccia rivolta a fissare fuori da una finestra.
Sabrien
continuava a sorridere contenta e a parlare con Carlisle.
Edward
mi guardò, tamburellò col palmo della mano la
panca di pelle, e mi sedetti
accanto a lui. Quando la musica iniziò ad espandersi per la
camera, sentii una
strana sensazione di quiete. Probabilmente era la musica a rilassarmi,
o
probabilmente era Jasper che si dava da fare.
Quando
la musica finì, mi accorsi che fuori si era fatto buio.
<
Il crepuscolo >, disse silenzioso Edward.
<
Già. Devo tornare a casa, altrimenti Charlie
penserà che sia stata rapita; si
irrita parecchio quando ha fame >, risposi alzandomi.
<
Ti accompagno. Vieni >, disse prendendomi per mano.
Salimmo
le scale, ed entrammo in camera sua. Afferrò il giubbotto e
si diresse verso la
porta. Cercai di fermarlo acchiappandogli un braccio, ma neanche se ne
accorse.
<
Edward >.
Si girò
e mi guardò.
<
Cosa c’è tra Alice e Sab? >, incalzai.
Alzò
le sopracciglia, sorpreso.
<
Come, prego? >.
<
Tra Alice e Sabrien. C’è qualcosa di…
strano >.
<
Sono amiche >.
<
Sì, ma… non lo so. Mi puzza la cosa >.
<
Sei gelosa? >, disse sogghignando.
<
No! Assolutamente no >, dissi abbassando tono.
<
Sono amiche >, replicò ridendo.
<
Sicuro? Non è che… beh, magari Alice…
>.
<
Alice non tradisce Jasper con una donna, Bella >, rispose questa
volta
ridendo sguaiatamente.
<
Non intendevo… proprio quello >, risposi
vergognandomi.
<
Piccola, tenera, umana Bella. Sei così bella quando
arrossisci >. Si
avvicinò al mio viso, e inspirò l’odore
del sangue che saliva alle mie guance.
Sentii il mio cuore pompare forte, e arrossì ulteriormente.
Edward
rise ancora una volta e mi abbracciò.
<
Ora andiamo, o Charlie morirà di fame >, disse
prendendomi per mano e
conducendomi al piano di sotto.
Imbarazzata,
salutai gli ospiti e sgattaiolai via nella macchina.
Sospirai
stanca. < Domani ci saranno? >.
<
Credo di sì, a meno che Rosalie non voglia uccidere qualcuno
>, rise.
<
Intendi Sabrien? >.
<
O Emmett. Chissà >.
La
risata cristallina di Edward invase l’abitacolo. Ancora una
volta non capivo
nulla di quello che succedeva. Ma lasciai stare, mi rilassai sul sedile
e in un
batter d’occhio fummo davanti la casetta di Charlie.
Salutai
formalmente Edward, preparai la cena e salii in camera dove mi
aspettava steso
sul letto.
Chiusi
la finestra, dalla quale entrava un vento ghiacciato, e mi stesi
accanto a
qualcosa di ben più freddo. Sentì che
rabbrividivo, e mi avvolse con una
coperta di lana.
<
Non c’è bisogno… >, bofonchiai.
<
Non voglio che tu muoia assiderata per colpa mia >.
<
Balle >.
<
Ah sì? >, rispose a bocca aperta. Mi si
fiondò addosso, muovendo
freneticamente le mani sui miei fianchi, facendomi contorcere per il
solletico.
<
Ahi, ahi! Basta, mi arrendo >, dissi in preda alla sofferenza.
Edward si
rilassò e si stese sopra di me.
Quella
posizione fu totalmente una novità.
I
nostri volti a pochi centimetri, il suo respiro fresco sulla mia pelle
bollente. Arrossii, se ne accorse e in un secondo si stese su un
fianco,
accarezzandomi la fronte.
<
Oh, no >, mi lamentai.
<
E’ ora di fare la nanna >, rimproverò dolce.
<
Certo, certo, appena ci si inizia a divertire un po’
è l’ora della nanna. Mi
ero dimenticata delle tue stupide regole >.
<
Le mie “stupide regole” ti mantengono in vita,
Bella >.
<
Come no >, dissi e mi voltai dandogli le spalle.
Chiusi
gli occhi e mi imposi di dormire.
<
Dai, ti prometto che domani ti porterò al fiume.
Sarà divertente >, sussurrò
prima che potessi prendere il treno diretto al mondo dei sogni.