La
stanza è buia, scossa solo dai lampi di luce dei fari e dalla musica ritmata
punz-punz. I cuori battono insieme, francesi e spagnoli e russi e italiani e
irlandesi. Ogni singolo ragazzo è in visibilio ascoltando e ballando le hits del
momento, ora grandi classici come "Grease", ora nuovi brani mixati da qualche dj
maledetto. Fa caldo, tanto caldo, troppo caldo generato da almeno trecento corpi
che si muovono all'unisono. Al di fuori, aria fresca serena e libera. Al di
fuori, lui. Che senso ha stare lì se si può avere il paradiso, la liberazione
dal mondo e dai suoi problemi, semplicemente varcando una porta? Giusto qualche
passo, poi intravvederai la sua sciarpa rossa, la sua consumata giacca di
velluto nero, la stessa che gli vedi addosso nei tuoi sogni migliori (perchè più
in là non osi andare). Eppure qualcosa ti blocca, è difficile passargli davanti
mostrando indifferenza, non riuscendolo a guardare negli occhi profondi e
bellissimi sapendo che lui non ti vuole, che per lui sei solo una tra tante
ragazze. Forse, ti dici, alla fine è meglio non continuare a credere ai tuoi
pensieri, quelli che ti dicono "forse un giorno...". e? inutile, forse un giorno
lui troverà colei che lo renderà felice -magari è convinto di averla già
trovata, non lo puoi sapere- forse un giorno diventerà attore, lavorerete
insieme e gli anni di differenza non conteranno più.
Basta,
deciditi, passagli di fronte ancora una volta, ops, hai dimenticato il cellulare
dalla tua amica, gli ripassi davanti, torni indietro, sempre sotto il suo
sguardo indecifrabile che ti pesa addosso più di un macigno, e finalmente sei
fuori. Ti siedi, col cuore in subbuglio sotto un cielo irlandese, limpido per
quanto lo può essere. Di tutta l'infinità della volta celeste si scorge solo e
soltanto una stella. Ti immedesimi in lei, poveretta, sola a guardarti. Dopo
qualche tempo anche lei sparisce dietro nuvole voraci e prepotenti. E inizia a
piovere. E' bello stare lì sotto così, con le gocce che ti sfiorano pelle e
capelli. Il coprispalle l'hai già lasciato in custodia con le altre borse
all'inizio della serata.
Ti
vengono a cercare, rientri solita solfa di prima, devi passargli davanti. Trovi
il coraggio, lo guardi, ti sorride, ti perdi nelle profondità dei suoi occhi e
nella bellezza del suo sorriso. Non è possibile, non può essere vero che nel
giro di tre giorni non lo vedrai più. E' un pensiero lancinante, di quelli che
ti fanno sobbalzare il cuore. Tutto, nonostante l'apparenza, non dura più di una
manciata di secondi, e sei già dentro in mezzo alla folla. Le tue amiche ti
vedono, capiscono, tentano di farti riprendere. Ma tu non riesci, non vuoi, non
puoi e non devi.
Oramai lui sta nel tuo cuore con sopra il marchio di "best boy ever known".
Titolo che, lo sai per certo, lo senti, non si smentirà.
Ore 22, la musica si spegne, tra le proteste dei ragazzi la luce si accende. Ma
non ci si può far niente, quelle sono le regole. Accalcamento al ritiro borse &
co. Ti chiedi se riuscirai mai a raggiungere il tuo coprispalle. Infine, non c'è
altra scelta, ti metti in fila e aspetti che si dileguino un po' di persone.
Quindi, ti presenti di fronte a lui quasi per dire "finchè non me lo dai tu io
di qua non mi schiodo". Lui ti rivolge un sorriso bello, bellissimo, forse ha
capito che sei lì per lui. Ti guarda negli occhi, è il tuo momento, il vostro
unico momento. Di parole non ne hai, figuriamoci in inglese. Tutto ciò che puoi
fare è allungare il bigliettino numerato, ricevere il tuo coprispalle dalle sue
mani, fuggire e stringere il suo ricordo al cuore.