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Autore: lawlietismine    05/08/2014    3 recensioni
“Non sei un tipo di molte parole” borbottò come se lo stesse spiegando più a se stesso, ma l’altro in risposta grugnì infastidito, iniziando a faticare con il peso che stava tirando su. Fu uno dei pochi segni di vita che gli rivolse.
Stiles si concentrò sul suo volto, per studiarlo un po’: gli occhi verdi erano ridotti a due fessure, i denti stretti per lo sforzo e il volto imperlato di sudore.
Seguì pensieroso con lo sguardo una gocciolina che gli percorse il viso dalla fronte fino al collo, i cui muscoli erano decisamente contratti.
Chissà quanto gli ci era voluto per farsi quel fisico, si chiese guardandolo oltre la maglietta bianca completamente aderita al petto da quanto aveva sudato.
Sterek ~ [College!AU]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Best gift of fate - Sterek



Capitolo 4

 


Stiles era sempre stato uno di molte parole, anche se queste spesso e volentieri non avevano granché senso, ma era sempre stato un tipo schietto, diretto. La maggior parte delle volte non perché lo volesse davvero, piuttosto perché gli riusciva impossibile porsi un freno e, senza rendersene conto, era troppo tardi: aveva già parlato.
Derek Hale questo aveva dovuto provarlo sulla sua pelle per una settimana, ed era stata la settimana più estenuante della sua vita, eppure si era sentito piacevolmente divertito nel vederlo sorpreso e spiazzato quel pomeriggio, quel tanto da ammutolirsi.
Quando però era arrivato in palestra, ogni piccola gocciolina di quel divertimento era completamente evaporata via.
Stiles aveva fatto il suo ingresso in condizioni pessime, sembrava – e si sentiva – un automa da quando quel pomeriggio aveva pensato quell’assurdità.
Il resto della giornata lo aveva percorso più stile robot, come solita routine automatica: al posto di parlare, aveva solo pensato. E anche tanto, senza arrivare però a una conclusione.
   “Ciao” lo salutò un po’ asettico, andandosi a sedere a peso morto sulla solita cyclette, saltando direttamente gli inutili dieci minuti di corsa e i due o tre di pesi.
Guardava fisso di fronte a sé, visibilmente perso in chissà quali pensieri, e fu così strano che anche Derek si concesse di lanciargli un’occhiata dubbiosa, mentre stringeva le mani sulla sbarra dei pesi. Ma niente, il figlio dello sceriffo non sembrava disposto a dare segni di vita, non sembrò neanche interessargli il non aver ricevuto alcuna risposta.
Meglio così, l’altro aveva decisamente bisogno di tornare al silenzio che aveva caratterizzato le sue serate in palestra prima dell’arrivo di quell’uragano vivente, era bene che le chiacchiere stressanti non entrassero nella sua routine abituale.


Era strano per Stiles, ma non sapeva cosa dire, tanto meno cosa fare.
L’unica volta in cui aveva provato qualcosa del genere, era stato al liceo quando Lydia gli aveva rivolto la parola dopo anni di ammirazione segreta in disparte, ma anche lì non era stata così forte. La stretta allo stomaco che aveva sentito quel pomeriggio, gli aveva quasi fatto venire un capogiro.
Se fosse stato per lui, in quel momento, lo avrebbe preso e baciato.
La cosa gli incuteva terrore: lui? Lui che faceva pensieri del genere? Lui che faceva pensieri del genere su un tipo come Derek?
…Ma che diamine gli prendeva?
Si vergognava perfino a guardarlo, quasi avesse paura che l’altro potesse leggergli in faccia cosa lo stava turbando.
E sapeva che era una cosa stupida, che magari si era sbagliato e che stava esagerando, ma nonostante ciò continuò a fissare un punto impreciso di fronte a sé, senza curarsi della presenza del ragazzo a qualche metro da lui, che sapeva non potesse essere che contento di quel suo silenzio.
Era una sensazione strana per lui, perché si sentiva calmo nonostante il cuore gli stesse praticamente esplodendo nel petto e nonostante la sensazione allo stomaco, prendeva respiri profondi cercando di connettere il cervello e comportarsi in modo normale, eppure non gli riusciva concentrarsi a dovere. Fu quando sentì la sbarra di ferro dell’altro sbattere, che si concesse – sempre con bizzarra tranquillità – di spostare di sottecchi lo sguardo su di lui, che si era fermato.
Sembrava stanco e continuava a respirare in modo accelerato, fin quando non si dette una spinta e si alzò per aggiungere più peso di quanto non ne stesse già tirando su.
Si muoveva come se fosse solo, ma in effetti, vista la loquacità assente di Stiles quella sera, era un po’ come se lo fosse, però il ragazzo più giovane non poté fare a meno di incantarsi pensieroso a fissarlo mentre armeggiava con i suoi attrezzi e si risedeva per riprendere il lavoro interrotto.
Forse gli sarebbe piaciuto poter andare lì accanto, poggiarsi proprio al suo macchinario e poter conversare e scherzare tranquillamente, mentre lui intanto lo ascoltava in silenzio: sarebbe stata proprio una bella scenetta, ma scosse leggermente la testa per rimproverarsi mentalmente di quella stupidaggine. Era impossibile che succedesse, e in un certo senso – una cosa del genere – gli sembrava giusta e sbagliata allo stesso tempo.
Magari gli avrebbe passato l’acqua, oppure avrebbe preso il suo asciugamano per asciugargli il sudore sulla fronte, quelle goccioline fortunate che gli percorrevano i lineamenti fino a perdersi sul collo o nella barba accennata come a volersi prendere gioco di Stiles, mostrandogli ciò che lui non poteva fare. Probabilmente Derek gli avrebbe ‘staccato la gola con i denti’ se si fosse permesso di avvicinarsi a lui, si disse un po’ amaramente.
Non sapeva neanche perché si stesse perdendo in tutte quelle assurdità solo per una stupida sensazione, magari era stata causata dalla sorpresa di vedere l’altro in un contesto diverso e basta, niente di più e niente di meno, stava solamente esagerando.
Quando si decise di ciò, si riscosse tornando alla realtà e solo allora si rese conto di aver fissato troppo Derek, perché quello se ne era accorto e stava ricambiando con un sopracciglio inarcato e un’espressione alla ‘vuoi una foto o cosa?’ che lo fece diventare paonazzo, prima di far finta di niente e tornare a guardare i pedali della cyclette su cui era seduto.
Okay, la situazione iniziava a essere troppo imbarazzante.
   “Dunque conosci Isaac” si decise a parlare, per non sembrare troppo sospetto, ma non si voltò verso di lui, che invece – dopo qualche attimo – si limitò a non rispondere, visto che quella non era una domanda e che come affermazione era piuttosto inutile.
Se ne rese conto anche Stiles, e così cadde di nuovo il silenzio.
Si sentiva come se avesse commesso un reato: lasciarsi pervadere la mente da alcuni pensieri poco casti su un ragazzo che conosceva a malapena, era illegale? Era giusto?
Non riteneva possibile neanche che tutto fosse nato da uno stupido minuscolo sorriso divertito che l’altro aveva anche cercato di nascondere, per quanto inutilmente.
La palestra – poi – era lo scenario principale delle sue piccole fantasie.
Non è che si immaginasse chissà che eh, erano solo piccole cose che però gli facevano mancare il fiato all’idea di poterle realizzare.
Se si fosse potuto avvicinare…
Si sentì avvampare di nuovo e ruotò maggiormente il capo come a non volergli mostrare neanche il profilo per paura di essere beccato, per quanto sapesse che Derek non lo stava neanche considerando un po’.
Ma quello scatto non passò inosservato, l’altro lo notò con la coda dell’occhio e non poté fare a meno di chiedersi che diamine avesse quel ragazzino quella sera per starsene così zitto, pensieroso e distaccato.
Non è che lo conoscesse come fossero migliori amici (e neanche amici), ma quello non gli sembrava affatto lo Stilinski che lo aveva tormentato per tutta la settimana dopo averlo praticamente attaccato su un marciapiede di Beacon Hills.
Doveva essergli successo qualcosa da quando lui e gli altri avevano lasciato il bar, fino a quando era arrivato lì… Magari si era imbattuto in quella Mania? Maka? Malia? Sì, Malia.
Quando si accorse di essersi fermato per pensarci, si rimproverò mentalmente alzando gli occhi al cielo e riprese l’allenamento, dicendosi che tanto non gli importava proprio niente di quello che poteva essergli successo e che non erano fatti suoi.
Stiles si sentì improvvisamente agitato, in ansia, come un bambino accanto alla sua grande cotta, quando si aspetta che succeda qualcosa da un momento all’altro, ma lui è il primo che non ha il coraggio di farla succedere.
Se poi pensava che sarebbe andato anche lui con loro in campeggio, il cuore passava dal dare di matto senza sosta, al perdere un battito.
Scattò in piedi quando il silenzio raggiunse la durata di venti minuti, scalciò un po’ sul posto quasi fosse combattuto e poi – senza dire niente o guardare l’altro – se ne andò via, lasciandolo piuttosto interdetto.


   “Che vuol dire ‘non è un vero e proprio campeggio’?!” quasi si strozzò McCall.
Jackson era piombato da lui e Stiles la mattina stessa della partenza per dirgli di non preparare sacconi e roba del genere, ma una semplice valigia: non sarebbero rimasti a dormire nel bosco dentro le tende.
Scott sembrò piuttosto confuso “Che intendi dire?” chiese, ancora in piedi nella camera.
Il nuovo arrivato sbuffò, ruotando scocciato gli occhi al cielo: ancora non capiva perché la sua ragazza e Allison avessero mollato a lui il compito di rivelare ai due babbei il programma.
   “Andiamo nella casa in montagna di Lydia” spiegò con le braccia strette al petto “Non lo hanno detto a te, perché idiota come sei lo avresti detto a Stiles e lui avrebbe rotto per un giorno intero” aggiunse, dicendo in poche parole quello che era successo.
Quando le ragazze – e per ragazze si intende Lydia Martin – avevano tirato fuori la questione del ‘dormire in terra nel mezzo al nulla’ dicendo che era una cosa problematica per i loro capelli e per la loro igiene, non avevano potuto far altro che optare sempre per la montagna, ma per una casa al posto delle tende.
Non avevano voluto però dirlo a Stiles per non farcelo rimanere male, di conseguenza – come detto da Jackson – non era stato reso partecipe del cambio neanche Scott.
Proprio Stiles se ne stava seduto sul letto con sguardo perso, come se la cosa non lo riguardasse e non gli importasse minimamente, tanto che con una scrollata di spalle poi si limitò ad alzarsi e preparare quella benedetta valigia senza fare tante storie.
Avrebbe messo il muso più tardi, magari proprio di fronte ad Allison e Lydia, le due traditrici codarde, così da farle sentire in colpa.  
   “Ecco, bravo” gli fece il biondo da dietro “McCall, stai zitto e fai lo stesso anche tu” sbottò poi verso l’altro, lanciandogli una veloce occhiata prima di passarsi una mano fra i capelli “Vi aspettiamo in piazza”.
E detto ciò, se la svignò.
Scott imitò l’amico andando nella sua stanza, una volta pronto però si riaffacciò e scrutò sospettoso l’altro: era dalla sera prima che era strano.  
   “Posso sapere cosa ti prende?” borbottò poggiandosi allo stipite della porta.
Stiles afferrò al volo le chiavi della sua jeep, lo affiancò, superandolo poi, e insieme si avviarono verso la sua amata macchina.
Ci pensò un attimo, titubante: dire una cosa a voce alta, significa renderla reale.
Era sicuro di voler concretizzare i suoi pensieri su Derek? Gli sembrava ancora incredibilmente strano averne di pensieri su Derek, visto che lo aveva incontrato solo una settimana prima.
Eppure era fissato come quando lui e Scott si mettevano a impicciarsi nei casi di omicidi di suo padre, forse di più: non gli sarebbe passata, non prima di risolverlo.
   “Ieri Isaac è venuto al bar” fece poi, visibilmente incerto “Con Erica, Boyd… e Derek” aggiunse dopo qualche secondo di indecisione, mentre scendeva rapidamente le scale del palazzo.
Scott lo vide accelerare come un fulmine scalino dopo scalino e per poco non inciampò nei suoi stessi piedi per raggiungerlo.
   “Ah! Li hai conosciuti” rispose solamente, affiancandolo con un sorriso a delinearli le labbra, ed evidentemente non capì la connessione perché “…Quindi?” aggiunse perplesso.
Stiles alzò le sopracciglia in modo eloquente, fissandolo con ovvietà, finché l’espressione di Scott non si fece piuttosto sorpresa.
Parve prendersi qualche secondo per ricollegare i tasselli del puzzle che gli erano sfuggiti in tutta quella settimana e “OH!” esclamò con la bocca schiusa e un tono comprensivo.
Sembrava alquanto sconvolto, probabilmente per il ritardo con cui il suo neurone solitario aveva capito cosa stesse succedendo intorno a lui, ma poi i suoi pensieri si spostarono al ricordo del suo incontro con quel tipo.
   “Ma quello ti potrebbe sbriciolare con una mano!” esalò con un acuto da spavento, realmente preoccupato per il suo migliore amico, che invece lo fulminò con lo sguardo e “Oh, grazie mille per il sostegno, Scott!” lo rimproverò sarcastico, prima di accelerare di nuovo e fiondarsi verso l’auto.

Inutile dire che non gli aveva dato pace neanche un secondo una volta che si erano seduti ed erano partiti, fino alla piazza lo aveva tartassato di domande e di dubbi ai quali neanche Stiles aveva saputo dare una risposta, finché – tragicamente – non erano scesi e non si erano trovati davanti il gruppo… Compreso il diretto interessato.
Scott si era strozzato con la sua stessa saliva, Allison era corsa in suo aiuto chiedendo cosa fosse successo mentre Stiles si era limitato ad alzare esasperato gli occhi al cielo.
A volte sapeva essere un completo idiota, quel ragazzo, e di sicuro non sapeva come passare inosservato quando colto di sorpresa.
Quando poi si era ripreso, si erano finalmente salutati tutti per poi iniziare a scegliere come dividersi con le macchine: come previsto, Malia iniziò a discutere.
Fortunatamente dopo qualche spintone e qualche parola di troppo, si decisero proprio come avevano sospettato Stiles e Isaac il giorno prima.
Jackson, Lydia, Danny, Ethan e Aiden, nella macchina del biondo.
Kira, Scott, Allsion e una infastidita Malia, in quella dell’asiatica.
E alla fine Stiles, Isaac, Boyd, Erica e Derek nella jeep.

Fu il tragitto più imbarazzante che Stiles avesse mai dovuto percorrere in tutta la sua vita, con Isaac di fianco e gli altri tre nei sedili posteriori.
Derek era proprio nel posto dietro al suo, con uno sguardo allo specchietto retrovisore avrebbe potuto benissimo vederlo nella sua serietà rigida e fredda, quel giorno un po’ meno marcata del solito. Possibile che fosse lui a tirare fuori il suo lato peggiore? Perché quando c’era altra gente in giro sembrava più sciolto? Non che fosse super-socievole, ma sempre meno furioso di quando erano soli in palestra.
Aveva incrociato il suo sguardo una sola volta in tutto il viaggio: gli era sembrato sul punto di saltargli con i denti al collo, così era tornato a guidare con il fiato mozzato, stavolta per una ragione ben diversa.
Quando erano giunti a destinazione, si era dileguato dalla macchina con una velocità disumana, come se fosse stata piena di germi o come se respirare la sua stessa aria anche solo un altro secondo, avrebbe potuto fargli venire chissà quale malattia.
Stiles – stizzito da quel comportamento da lupo inacidito - era sceso sbuffando e maledicendolo mentalmente, senza contare che per poco non era scivolato a terra per la troppa foga, visto che la felpa gli si era incastrata nella sedile e che – chiudendo lo sportello con un colpo secco – era rimasto irrimediabilmente bloccato.

   “Che qualcuno me la mandi buona” sospirò già esausto, quando finalmente entrarono nella bella villa di Lydia, che – passandogli accanto proprio in quel momento – gli lasciò una rassicurante carezza sulla schiena senza dire niente, per poi andarsi ad aggrappare al braccio del suo bel ragazzo.
Se fosse stato un animale, avrebbe ringhiato arrabbiato ed esasperato: peccato però che non tutti erano come Derek, quindi non gli riuscì bene.
Posarono tutti la valige nell’immenso ingresso-salotto, in attesa delle direttive e a quel punto il primo a parlare fu Jackson, che dette una chiara dimostrazione di essere stato lì molto spesso, sicuramente più degli altri “La camera matrimoniale all’ultimo piano è nostra, naturalmente” avvertì, stringendo il braccio intorno alle spalle della rossa, che si limitò ad arricciare le labbra.
Poi si intromise Allison “Restano quattro camere fra il piano terra e il primo, due matrimoniali e due singole, una con un divano-letto a una piazza e mezzo” illustrò a coloro che non c’erano mai stati – tipo Malia, Kira, Boyd, Erica, Derek, Ethan e Aiden – ma Scott borbottò subito un “Una matrimoniale è nostra” che fece ruotare al cielo gli occhi di un po’ tutti per quel tono da cucciolo indispettito.
   “Comunque, stavo dicendo…” riprese l’altra “Ci sono anche quattro futon” completò la lista, per poi appoggiarsi in attesa contro uno dei pilastri dietro di lei.
A questo punto fu la proprietaria di casa a intervenire “Io l’avevo pensata così” iniziò un po’ maestrina “Scott e Alls la matrimoniale, lo stesso Danny ed Ethan, aggiungendo un futon per Aiden, Erica, Malia e Kira la singola con il divano-letto” riprese fiato, guardando i diretti interessati, con le braccia incrociate al petto e uno sguardo pensieroso “Stiles e gli altri tre invece nella camera singola con i futon” concluse soddisfatta, ricevendo più o meno il consenso generale, prima che ognuno si dileguasse nella propria stanza.

   “Io mi prendo il letto!” Stiles fulminò con lo sguardo Isaac mentre quello si buttava sul materasso, ma si decise a non ribattere. Poggiò la valigia da una parte insieme al futon, guardò un po’ la spaziosa camera mentre gli altri tre sistemavano le loro cose, e poi si decise a scendere giù.
Dopo tutti quegli anni non era di certo una novità ‘la vacanza da Lydia’, anzi, erano stati anche alla casa al mare, ma con tutta quella gente in più a Stiles sembrava un po’ strano, quasi fosse diffidente di fronte a quell’allargarsi maggiore del gruppo.
C’era passato una volta, non sapeva se voleva farlo di nuovo.
Soprattutto visti i soggetti.
Fece giusto in tempo a sentire Malia borbottare qualcosa su lei che dormiva sul divano-letto con Kira, prima di proseguire fino alle scale, ma ancora prima di poterle raggiungerle, una mano lo afferrò per un polso e l’attimo dopo si ritrovò chiuso in una camera, con Scott a un palmo dal suo volto.
   “Non ci posso credere!” sbottò, fissandolo con gli occhioni spalancati.
Stiles alzò gli occhi al cielo.
   “Cosa ti avevo detto? Non è un caso” ripeté, stavolta certo che l’altro fosse d’accordo, e infatti lo vide annuire freneticamente, mentre lo liberava dalla presa e indietreggiava pensieroso.
   “Questo è il destino” spiegò, un po’ sconvolto, più di quanto non lo fosse in realtà Stiles, ancora un po’ toccato nell’orgoglio dal comportamento di Derek, perciò si limitò ad alzare le spalle, prima di notare Allison seduta sul letto e sobbalzare spaventato.
Lei sembrava d’accordo con Scott, perché stava annuendo di rimando e il figlio dello sceriffo si dovette trattenere dallo strangolare il suo migliore amico “Glielo hai detto!” sbottò indicandola “SCOTT!” lo rimproverò allargando le braccia, prima di prendersi esasperato la testa fra le mani.
Il ragazzo parve sentirsi mezzo colpevole e mezzo no, in fondo era la sua fidata e tanto amata ragazza, non le aveva mai tenuto nascosto niente, ma Stiles era il suo più caro amico…
L’altro questo lo sapeva bene, infatti rinunciò subito e andò a sedersi proprio accanto ad Allison, che in tutto ciò si era limitata a ridacchiare per la scena.
   “Io sono dalla tua parte” lo avvertì lei, posandogli una mano sulla spalla e lui parve un po’ voler sprofondare nel materasso, giù fino a raggiungere gli inferi.
   “Vi siete parlati?” riprese Scott, poggiandosi alla porta quasi a voler fare da guardia.
A volte sembrava un bambino.
L’altro scosse la testa, con un sorrisetto divertito e amareggiato “Ma quando mai, quello mi squarta se apro bocca” rispose, prima di rimettersi in piedi e andare verso l’uscita “Ma non importa, io scendo” li salutò prima di svignarsela, mentre i due fidanzatini si scambiavano uno sguardo di intesa.


Gli era sempre piaciuto quel posto, gli ricordava un po’ le sue scampagnate a Beacon Hills con Scott per indagare sugli affari del suo vecchio, quando si intromettevano e intercettavano le comunicazioni dello sceriffo e arrivavano sui luoghi incriminati ancora prima di lui.
Quante ramanzine si erano beccati, ormai aveva perso il conto.
Le giornate così avevano formato la sua adolescenza e in un certo senso si sentiva davvero in pace, perché si era divertito un mondo e niente avrebbe potuto cancellare quel dato di fatto.
In ogni caso si riscosse da quei pensieri per concentrarsi sul percorso di fronte a lui: dopo due orette in cui avevano un po’ giocherellato fra loro, fra nascondigli dietro gli alberi e agguati improvvisi, Stiles aveva avvertito gli altri che avrebbe fatto un giro per vedere un po’ il posto e che sarebbe tornato per l’ora di pranzo, visto che doveva cucinare lui.
Non aveva visto Derek da quando era uscito dalla camera, probabilmente quello aveva fatto di tutto pur di non incrociarlo, perché – insomma – okay che la casa era grande, ma era impossibile non incrociarsi almeno una volta in una mattina.
Che poi per lui quel tipo restava un mistero, continuava a non capire perché si sentisse così infastidito da quel suo evitarlo, non si conoscevano, non si parlavano, quindi perché scaldarsi tanto?
Forse era proprio questo che non gli andava giù: voleva conoscerlo, voleva parlare con lui…
Un po’ lo aveva fatto, ma sentiva che ovviamente non era abbastanza.
Diamine, Derek Hale non poteva restare tra i casi irrisolti appesi sulla bacheca della sua cameretta nella casa dello sceriffo.
Non lui, non dopo tutti quegli incontri che si ostinava a non considerare casuali.
Scansò un ramo che per poco non gli mozzò la testa, ma un secondo dopo inciampò su una radice sporgente e si dovette aggrappare a tutto il busto dell’albero per non cadere rovinosamente a terra.
La sua agilità era stupefacente…
Quando riprese l’equilibrio, riprese anche a pensare fra sé e sé, proseguendo con il percorso senza meta.
Si sentiva un po’ invidioso, perché tutti sembravano capaci di intrattenere una misera conversazione con l’altro, mentre lui non poteva neanche avvicinarsi che gli veniva rivolto uno sguardo omicida da esperto serial killer.
E va bene che il loro primo incontro non era stato dei migliori, anzi, ma tutti possono sbagliare, no? Come poteva rimediare, se quello non gli dava la possibilità di farlo?
Cosa ancora più snervante era il vuoto nella sua testa quando se lo trovava davanti, la parlantina – a volte utile – che svaniva nel nulla come se non fosse mai esistita e l’incapacità di fare qualcosa.
Stiles Stilinski in condizioni del genere? Ma quando mai!
Continuò a riversare tutte le sue emozioni sui poveri rami e l’indifesa natura che lo circondavano, mentre sbottava contro tutto ciò che si impigliava alla sua felpa rossa quasi a volerlo trattenere.
Quando per l’ennesima volta inciampò, rischiando di trovare il contatto diretto della sua faccia con il terreno, si sentì prendere al volo per la stoffa sulla schiena e per poco non gli prese un infarto.
Peggio, pensò che gli stesse per prendere un attacco di panico quando – voltandosi di scatto verso il suo salvatore [o futuro aggressore(dipende dai punti di vista)] – si trovò davanti proprio il soggetto di tutti i suoi pensieri e di tutti i suoi accidenti, tanto che come reazione naturale lo spinse, spalancando subito dopo ancora di più gli occhi.
Non seppe se per il gesto assurdo, oppure per la possibile reazione dell’altro, ma si ritrovò pietrificato sul posto.
Derek lo guardò esterrefatto, visto che per poco – colto di sorpresa – non ci era finito lui a terra, poi si fece forza per lasciar perdere, ormai aveva capito che scervellarsi per quel ragazzino imbranato non aveva senso.
   “Che ci fai tu qui?!” rimase ancora più perplesso nel sentire quelle parole, tanto che si pentì di averlo aiutato.
   “Questo posto non è tuo, posso starci quanto mi pare” rispose subito sulla difensiva, trattenendo visibilmente un ringhio: gli aveva dato una mano, per una volta cortese anche se gli era venuto naturale e incontrollato, e quello al posto di ringraziarlo o balbettare come aveva fatto nell’ultima settimana nel vederlo, lo rimproverava.
Roba da matti.
Stiles schioccò la lingua al palato, stringendo le braccia al petto “Ritira gli artigli, sourwolf” borbottò, prima di rimanere allibito di fronte alla sua stessa audacia, tanto che diventò paonazzo un secondo dopo, con la bocca schiusa e gli occhi di nuovo spalancati.
Nel sentire quello che aveva detto, l’espressione di Derek si era fatta indecifrabile.
Stiles si chiese se fosse stato meglio mandare – naturalmente senza farsi notare – un messaggio a Scott per renderlo partecipe di chi c’era con lui, oppure se lasciarsi ammazzare così, con il rischio di non essere più ritrovato.
Poi però Derek si passò una mano sul viso e “Cosa ho fatto di male per meritarmi questo qui tra i piedi” sospirò fra sé e sé, quasi in un piagnucolio disperato.
Il diretto interessato non seppe se sentirsi offeso, oppure divertito: preferì far finta di niente e tacere.
   “Senti…” se ne uscì invece, coerente come sempre “Non lo faccio apposta, non è che ho organizzato l’incontro sul marciapiede e tutto il resto” chiarì un po’ indispettito, dicendosi che però non gli dispiaceva affatto.
L’altro borbottò un ‘vorrei anche vedere’ fra i denti, che gli fece alzare gli occhi al cielo prima di riprendere.
   “Ma non capisco perché tu debba essere così… Roarrr!” imitò digrignando i denti e mimando gli artigli.
Derek lo fissò senza dire una parola, come se di fronte avesse avuto un completo idiota con cui non valeva la pena neanche di passare un secondo.
   “…Roar?” ripeté lentamente, inarcando entrambe le sopracciglia e incrociando le braccia al petto, come per dargli la possibilità di rivalutare quello che aveva appena detto.
Stiles scrollò le spalle “Amico, ti mostravo solo come sei quando ci sono io” fu invece la sua risposta, come se non avesse fatto niente di strano.
L’altro – ancora nella solita posizione – inclinò maggiormente la testa in giù, inarcando ancora di più le sopracciglia quasi fino a farle arrivare all’attaccatura dei capelli, tanto per fargli capire che no, non doveva insistere, e che , doveva ritirare tutto, compreso “l’amico”, anzi, soprattutto quello.
E il figlio dello sceriffo si sentì un attimo spaesato, boccheggiò anche e preso da un po’ di ansia, gli mollò perfino una pacca sulla spalla, prima di rendersene conto, ritirare di scatto il braccio e fare una risatina nervosa.
Derek si schioccò minacciosamente le nocche, guardandolo dall’alto in basso e Stiles pregò tutti gli Dei dell’Olimpo affinché avvenisse un dannato miracolo: non voleva morire, era troppo giovane, bello e simpatico per farlo.
   “Mi fai saltare i nervi” gli sbuffò contro il ragazzo, prima di lanciargli l’ultima occhiata omicida, voltarsi e incamminarsi dalla parte opposta rispetto a lui.
Ma si sa, Stiles Stilinski non era mai stato particolarmente normale, soprattutto non nei riguardi di un caso irrisolto, fu così che – dopo un attimo di spiazzamento – gli corse dietro come un fulmine.
   “Me lo dicono spesso” gli rispose affiancandolo, mentre l’altro ringhiava fra i denti, irrigidendo la mascella in un segno di evidente fastidio, che però Stiles ignorò.
Camminarono così, accanto e in silenzio, per un po’, mentre il più giovane pensava a cosa dire e l’altro lo scrutava ogni tanto di sottecchi per capire cosa gli passasse per la testa.
Nessuno era mai stato così insistente con lui, mai, tutti capivano quando era bene lasciargli i suoi spazi, non dargli fastidio, quando non insistere per non rischiare di essere pestato come uno scarafaggio, ma Stiles invece no: eppure gli aveva dato tutti i segnali, a questo punto avrebbe dovuto già essere corso in capo al mondo pur di non intralciare il suo cammino.
Ma niente, era ancora lì a tormentarlo come se quello fosse stato lo scopo della sua vita, e Derek non riusciva a capire il perché, non era abituato e non voleva abituarsi, quel ragazzino era troppo iperattivo e chiacchierone per uno come lui, non lo avrebbe mai voluto neanche come amico un tipo così.
Da come gliene aveva parlato Isaac – però – si doveva stare pure trattenendo, ma non sapeva spiegarsi il motivo.
L’amico glielo aveva descritto come un tipo con la parlantina a mille, sarcastico il doppio, eppure intorno a lui non lo era poi così tanto, anzi, sembrava quasi che gli avesse parlato della persona sbagliata, perché sinceramente non credeva di intimidirlo così tanto da riuscire lui stesso a farlo cambiare.
   “Sai, non te lo dovrei dire…” parlò ancora, non avendone abbastanza “Ma Erica è sempre stata una tipa strana…” e con questo non è che volesse indagare, eh! Non era mica un modo tutto suo per scoprire se i due avevano un qualche tipo di flirt o cose del genere!
La cosa parve toccare particolarmente Derek, che si voltò di scatto verso di lui di nuovo con le sopracciglia alzate in un’espressione stupita e “Lei?!” quasi si strozzò “Lei è quella strana? Che coraggio!” e per l’ennesima volta Stiles si chiese se avrebbe dovuto sentirsi offeso da quell’affermazione.
   “Scusa…” riprese però “Non pensavo ti piacesse…” fece falsamente, facendo affidamento sulla parte furba che risiedeva in lui.
Guardò dritto di fronte a sé per non farsi beccare, mentre l’altro lo scrutava di sottecchi dall’alto quasi come per analizzarlo, come se avesse capito che doveva esserci un trucchetto.
Erica non era certo il suo tipo, anzi, neanche lui avrebbe saputo dire quale fosse il suo tipo, ma era quasi certo che la ragazza non rientrasse nella categoria, poi era sicuro anche che sarebbe finita con Boyd, prima o poi, quindi non si sarebbe mai e poi mai intromesso.
   “Che avevi ieri?” cambiò argomento, stupendosi nel profondo di non averlo direttamente ignorato e cacciato via, cosa che gli sarebbe invece venuta spontanea.
Quando lo vide sobbalzare a quella domanda, poi, rimase ancora più perplesso per tutta l’assurda situazione: Stiles iniziò a guardarsi freneticamente intorno, mentre con una mano si massaggiava la nuca in modo spudoratamente sospetto.
   “Cosa ti fa pensare che avessi qualcosa?” rispose senza guardarlo e solo dopo qualche attimo di silenzio alzò lo sguardo, per imbattersi in quello dell’altro, che aveva un sopracciglio inarcato e sembrava volergli caldamente consigliare di smetterla di prenderlo in giro come se fosse stato uno stupido.
In ogni modo ignorò la domanda iniziale e proseguì la camminata in sacrosanto silenzio, accelerando inconsciamente il passo e costringendo l’altro a fare lo stesso, fin quando non rischiò un’altra volta di finire in terra per colpa di quelle stupide radici.
Ma Derek – che al contrario di lui aveva degli ottimi riflessi – lo afferrò di nuovo al volo, stavolta davvero per un pelo, spalmandolo così però con la schiena contro il tronco dell’albero lì di fianco e reggendosi lui per miracolo a esso con l’altra mano, prima di finirgli rovinosamente addosso.
Diamine, era certo di non aver mai incontrato qualcuno di più sbadato in tutta la sua vita!
Si riprese dallo scatto improvviso, tenendosi meglio e con più forza al legno, per poi alzare lo sguardo infuriato verso quella catastrofe davanti a lui: solo allora si accorse dello stato in cui era il ragazzo.
Stiles lo stava fissando a una spanna dal suo volto con gli occhi sgranati, le labbra schiuse per la sorpresa, il respiro alterato e il corpo pietrificato, le sue guance si erano tinte di uno colorito rossastro e se si fosse concentrato, Derek avrebbe potuto sentire il cuore che gli stava praticamente martellando nel petto, sotto il palmo della sua mano.
Non seppe precisamente perché rimase incantato da quella visione, ma non riuscì a distogliere lo sguardo, tanto meno a scostarsi da lui.
Le sue labbra erano gonfie e schiuse per far passare il respiro, come se fossero appena state baciate con forza, proprio lì, contro quell’albero, e a Derek sembrarono già da sole una cosa talmente invitante ed erotica che se non avesse avuto un minimo di autocontrollo, le avrebbe praticamente morse e divorate.
Probabilmente era per i lineamenti dolci del ragazzo, completamente in contrasto con i suoi così marcati, quel naso all’insù e l’espressione vispa, oppure perché non stava con una ragazza –con qualcuno, da un po’, ma in quel momento si sentì lui stesso come un predatore di fronte alla sua preda più succulenta.
Stiles avrebbe potuto giurare di stare per morire, quando si era accorto di come – per colpa sua – si era ribaltata la sua situazione, il cuore gli era praticamente esploso, proprio come il suo cervello.
Tutta la massa muscolare di Derek Hale era a pochi centimetri –millimetri, da lui, in tutta la sua bellezza e perfezione.
Da quella distanza poteva rispecchiarsi nei suoi occhi verdi, ammirare attraverso le labbra schiuse quei denti bianchi che erano parte di un sorriso mozzafiato nascosto che aveva avuto l’onore di guardare il giorno prima.
Poteva sentire il suo respiro caldo mentre si infrangeva sul suo collo, provocandogli dei brividi piacevoli, e – con le mani che si erano istintivamente aggrappate a lui nella caduta – poteva godersi il contatto con le sue braccia scoperte, che lo avevano praticamente inchiodato in una trappola di salvataggio.
Se fino a un attimo prima aveva avuto il dubbio, se aveva pensato di essersi sbagliato, adesso non poteva che ricredersi: nessun dubbio, nessuno sbaglio, quel ragazzo era una visione paradisiaca per i suoi occhi, era carburante puro per il suo cervello, per le sue fantasie.
Anche se non era mai stato il tipo, con lui Stiles avrebbe praticamente ribaltato la situazione per baciarlo come se non ci fosse stato un domani, fino a sentire i polmoni e la gola urlare disperati in cerca di aria nuova.
Derek si sentì come ipnotizzato, come se quelle labbra lo stessero richiamando, come se quegli occhi puntati in quel modo su di sé lo stessero praticamente intontendo.
Diamine, avrebbe potuto giurare che nessuno lo aveva mai guardato così, e la cosa gli provocava certe fitte di piacere, così sconosciute e inaspettate, che era certo che si sarebbe potuto lasciare trasportare dalla situazione senza nessun problema, stringendo fra le sue mani quel corpo minuto e scheletrico attaccato al suo, che in quel momento non gli sembrava altro che un puro invito a prenderlo lì e subito, come se lo avessero aspettato entrambi dalla prima volta in cui si erano scontrati, come se i loro corpi si fossero automaticamente riconosciuti, voluti e promessi di rincontrarsi.
Forse era la situazione generale a frastornarlo così, forse era il desiderio represso da tempo, forse era proprio colpa di quello sguardo che l’altro gli stava rivolgendo, ma Derek si sentì come se non potesse proprio spostarsi, come se fosse attratto da una calamita, come se d’un tratto Stiles fosse diventato più forte di lui e con quella stratta infuocata sulle sue braccia, lo stesse trattenendo.
Quasi stupidamente si avvicinò di più, avanzando di poco con il volto verso quello dell’altro, che sgranò ancora di più gli occhi scuri e trattenne il fiato, provocando in Derek una fitta atroce e incredibile allo stesso tempo nello stomaco.
Avrebbe volentieri immerso le mani nei suoi capelli arruffati, li avrebbe strinti con forza per fargli avvicinare volente o meno le labbra alle sue, per sentirlo ancora più su di sé.
Stiles, se fosse stato al suo posto, avrebbe fatto lo stesso.  

Quasi come colti lungo la schiena da una scossa a quei pensieri, entrambi nello stesso istante si districarono dalla presa l’uno dell’altro e si allontanarono di qualche passo, fissandosi poi in modo indecifrabile.
Stiles boccheggiò qualcosa di incomprensibile, poi un attimo dopo ognuno se ne andò da una parte diversa rispetto all’altro, senza proferire alcuna parola.


 


 
 

Ehilà ~ 
Beh... Io non mi esprimo! Sarà meglio! 
Questo capitolo è nato senza un programma, solo l'idea del campeggio, ecc... Niente di più, niente di meno: tutto il resto è venuto senza preavviso. 
Soprattutto la fine. 
Non mi trattengo molto perchè sennò cambio idea e non aggiorno più, comunque sappiate che ho tremendamente sforato le mie due ore giornaliere per scrivere questa cosa e per pubblicarla (fra ieri e oggi... quindi ho sforato le quattro ore, sks), ma spero ne sia valsa la pena. 
L'ho riletto molto velocemente, per lo stesso motivo per cui ho detto che non mi trattengo. 
Quindi nada... Fatemi sapere cosa ne pensate e se qualcosa non funziona affatto!
Ormai manca un capitolo alla fine (forse due, se aggiungo l'epilogo... Mm...)
Vabbuò, scappo a questo punto. Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Grazie a chi ha messo la fic fra le preferite/seguite e a chi ha recensito!
Spero di leggere qualche parere ^^ 


Lawlietismine.
 


 
  
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