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Autore: REAwhereverIgo    07/08/2014    2 recensioni
La battaglia per difendere la luce e ritrovare il vero Kingdom Hearts è ormai vicina. Non si può più sfuggire al destino, questo i possessori del keyblade lo sanno bene. Ma cosa succederà a Ventus, Xion e Roxas? È davvero inevitabile una nuova guerra?
Una nuova alleata sarà chiamata a lottare per il predominio della luce. Ma è davvero questo ciò che vuole?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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La battaglia del Ciciarampa

La mattina dopo Rea era uno zombie. Aveva le occhiaie e durante la notte si era agitata talmente tanto che aveva finito per sbattere contro la tastiera del letto, facendosi male.

Vide Axel arrivare in sala da pranzo con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia e lo odiò con tutta se stessa.

“Buongiorno!” la salutò, sedendosi per fare colazione.

“Magari” rispose lei, bevendo lentamente il suo caffè forte. Lui la squadrò.

“Dormito male?”

“In modo pessimo, sì. Tu, invece, sembri bello fresco e riposato” osservò con una punta di acidità. Il ragazzo rise divertito.

“Si, quando mi addormento niente può disturbarmi” confermò soddisfatto.

Mangiarono in silenzio (con grande gioia da parte dell’emicrania di Rea) e poi raggiunsero il gruppo dei guerrieri fuori dal palazzo.

Erano in sette o otto e loro riconobbero solo la Regina Bianca e il Cappellaio Matto. In verità, la ragazza aveva già visto un’altra volta anche il coniglio col panciotto, ma non sapeva come si chiamasse.

“Dov’è Alice?” domandarono alla reggente. Lei scosse la testa, desolata.

“Non si è ancora vista e mia sorella sta arrivando. Temo che non verrà” rispose gravemente.

Rea e Axel si scambiarono uno sguardo confuso: ma non aveva detto che avrebbe combattuto?

“Sono qua!” annunciò una voce.

Si voltarono tutti verso l’ingresso, dal quale apparve un’Alice in armatura e spada scintillante.

Si avvicinò a loro e sorrise a Rea.

“Grazie” le disse semplicemente. Lei ricambiò il sorriso e poi annuì.

“È la cosa giusta da fare” le assicurò.

La Regina Bianca si alzò sul cavallo e poi guardò tutti i presenti.

“Oggi è il giorno Gioiglorioso! Combattiamo per la liberazione di Sottomondo!” esclamò.

Dalla folla (poco numerosa) si levò un grido di gioia.

 

I campi di battaglia non erano decisamente fatti per Rea, che, non appena arrivarono davanti all’esercito della Regina Rossa, si sentì subito terrorizzata.

Axel, che le stava accanto, la vide impaurita e le sorrise.

“Tranquilla, noi ci togliamo di qui appena iniziano a combattere. Non c’entriamo niente con questa lotta e non ci immischieremo” la tranquillizzò. La ragazza si sentiva strana, tutto quello che voleva era semplicemente fuggire, ma sapere che quelle persone avrebbero iniziato una guerra la faceva sentire in colpa per la sua codardia.

“Non è questo” sussurrò in direzione del compagno, sentendosi invadere da una tristezza enorme.

“Allora che succede?” le domandò.

“Non lo so, è come… come se ci fosse qualcosa di più, dietro alla lotta di queste persone. Loro non vogliono combattere, non vogliono rischiare la morte, io lo sento” spiegò bisbigliando.

In quell’istante le due fazioni si scagliarono l’una contro l’altra ad armi sfoderate, in mezzo a grida di incoraggiamento.

Rea era rimasta immobile al centro del campo, incapace di camminare, di spostarsi di lì.

Si sentiva colma di disperazione: perché fare così? A che serviva?

Tutti quelli che si stavano sfidando non volevano questo, non volevano dover combattere, loro volevano la pace.

“Muoviti di lì!” le gridò Axel, prendendola per un braccio e trascinandola via velocemente.

Si nascose dietro ad una roccia gigante, lontano da tutto quel baccano. Controllò che nessuno li avesse seguiti, poi la fissò truce.

“Ma che diavolo stavi facendo?” l’aggredì.

Rea si accorse di star piangendo solo quando il ragazzo cambiò sguardo e nei suoi occhi comparve la preoccupazione. Si mise una mano su una guancia sentendola bagnata e si strofinò il viso cercando di asciugarsi.

“Scusami” disse imbarazzata.

Lontana da tutta quella gente si sentiva meno disperata. Quell’emozione distruttiva di poco prima non era sua, lei poteva solo percepirla ma non proveniva dal suo cuore: erano tutti loro a provarla.

“Mi dici che ti succede?” s’informò lui.

Non fece in tempo a rispondergli che una serie di Heartless si materializzarono al loro fianco, pronti ad attaccare. Axel sfoderò il Keyblade.

“Maledizione” imprecò.

Anche Rea decise di far comparire la sua spada: stavolta non voleva essere un peso per nessuno.

Lo affiancò con sicurezza.

“Io sono pronta!” esclamò.

Il ragazzo annuì e si lanciarono entrambi verso i nemici, fendendo l’aria con le loro lame.

Fortunatamente, considerò lui, quelli erano Heartless purosangue e il loro cuore non era più nei loro corpi. Con gli emblema avevano avuto qualche problema, il pomeriggio precedente, e questo non era un bene: non poter sconfiggere gli Heartless più forti perché Rea si sentiva male era decisamente un impedimento.

Lei, dal canto suo, stava provando a colpire gli esserini neri ma non ci riusciva, erano troppo veloci.

Uno le si avvicinò alle spalle e, quando lei si voltò, lo vide saltarle addosso. Si parò con le mani.

“AH!” gridò impaurita.

Axel la protesse col proprio Keyblade, distruggendo lo Shadow ed evitandole l’attacco.

La guardò arrabbiato.

“Tu non hai idea di come si utilizzi un Keyblade, vero?” le domandò acidamente. La ragazza scosse la testa.

“Non ne ho idea” confermò.

Sentirono delle grida venire dal campo di battaglia e i due si sporsero a controllare, preoccupati per Alice.

 

“Sei cose impossibili, contale Alice: uno, c’è una pozione che fa rimpicciolire; due, c’è una torta che fa ingrandire; tre, gli animali parlano; quattro, i gatti evaporano; cinque, esiste un paese delle meraviglie; sei, posso uccidere il Ciciarampa!” esclamò la bionda, saltando.

Si mosse quasi automaticamente, fendendo l’aria con la spada e decapitando quella specie di mostruoso drago.

Atterrò di botto sulla roccia, sentendo una pietra sbatterle contro il braccio e fu accecata dal dolore per un istante. La prima cosa che vide quando riuscì a riaprire gli occhi fu la testa del Ciciarampa rotolare a terra e sorrise: avevano vinto! Lei aveva vinto, ce l’aveva fatta!

Si mise a ridere per scaricare la tensione.

 

Rea e Axel attesero seduti in giardino. Avevano visto Alice che veniva portata in una specie di trionfale parata improvvisata e avevano tirato un sospiro di sollievo: era finita.

Al momento la stavano aspettando per tornare al castello di Yen Sid e lasciarla lì fino a che tutte e sei le principesse non fossero riunite. Era questo il piano.

Paperino (che aveva portato la Gummiship nel piazzale del giardino del castello della Regina Bianca) si avvicinò a loro.

“Ho chiamato Re Topolino, ha detto che anche loro sono riusciti a recuperare una Principessa, mentre Sora ci sta già aspettando da Yen Sid per ripartire domattina” li avvertì.

“Domattina?” chiese la ragazza, sfinita. Sbadigliò.

“Sì, oggi rimarremo a riposarci al castello e ripartiremo domani” spiegò il papero.

“Bene, almeno possiamo stare tranquilli per un po’” commentò soddisfatta.

“Io non credo proprio” la smontò Axel, sorridendo. Lei gli lanciò un’occhiataccia.

“Che intendi dire?”

“Devi imparare a usare il Keyblade, non posso vederti menare colpi a caso come se stessi cercando di scacciare le mosche! Ti farò allenare nel combattimento!” la informò. Rea si accasciò al suolo, distrutta.

“Ma io voglio riposarmi!” si lamentò.

Paperino fece un cenno col braccio, interrompendoli, e salutò Alice, che si avvicinò tranquilla. Ora portava di nuovo il suo vestito azzurro e bianco e sembrava sé stessa, non più una ragazza triste e disperata.

“Sono pronta a partire, quando volete possiamo andare” disse sorridendo.

Il ragazzo si alzò e tese una mano alla sua compagna, che l’afferrò controvoglia e si tirò su.

“Tu mi vuoi morta, vero?” gli chiese. Lui rise divertito e poi l’accompagnò alla Gummiship.

“No, il mio compito è proteggerti” la corresse.

Rea guardò con la coda dell’occhio le loro mani ancora unite e arrossì: ora avrebbe anche potuto lasciarla, no? Però era un contatto piacevole, tutto sommato.

Si sedettero tutti e quattro sulle poltroncine della navicella e, con suo grande dispiacere, le loro mani si staccarono.

“Ok, tutti pronti? Si parte!” annunciò Paperino, accendendo i motori.

La ragazza deglutì e provò a calmare il battito accelerato del suo cuore, ma non ci riuscì: quella sensazione di emozione allo stato puro le rimase dentro senza che potesse fare niente per cancellarla.

 

  
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