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Autore: Bei e Feng    08/08/2014    2 recensioni
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- Allora bambini, siamo tutti pronti? - chiese Mamma Luss, la camicia a fiori, entusiasta, le dita avvinghiate al volante della sua multipla variopinta.
- Sì. - la risposta pigra dei restanti Varia, seduti nella vettura.
- Allora accendiamo il navigatore e partiamo! - esclamò il Varia, mettendo in moto la macchina. - Ho affittato la casetta in cui andavo in vacanza da piccolo... Sono sicuro che vi piacerà! E non vi preoccupate: in venti minuti saremo già arrivati a destinazione. -
[...]
Buona lettura! :)
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belphegor, Fran, Lussuria, Mammon, Superbi Squalo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vacanze Mafiose'
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Promesse non proprio piacevoli, ma che bisogna mantenere!
Buona lettura! :)

Prossimo aggiornamento: 16 agosto!

 
- PAPIII!!! ANDIAMO IN SPIAGGIA? -
- VA BENE. -
- Ma chi è che parla? - borbottò Squalo, svegliandosi di soprassalto, come tutti gli altri Varia, del resto.
- PAAAPI!!! POSSIAMO PRENDERE LA CANOA? -
- SÌ, UN ATTIMO CHE FINISCO QUEST'ULTIMA FLESSIONE. -
- NOOO!!! - strillò Mammon, il volto stravolto (dalla paura oltre che dalle botte datele la sera precedente dai suoi compagni). - L'INFLAZIONE NO!!! I MIEI RISPARMI! SALVATE I MIEI RISPARMI!!! -
- TESOOORO, PORTA IN CASA TRILLI. -
- Cosa ha detto, Boss? - chiese Levi, spiritato, spalancando le ante dell'armadio.
- VA BENE, MAMMA. -
- Come, bambini? - domandò Luss, preoccupato, rizzandosi a sedere sul divano con i cetrioli ancora sugli occhi.
- E METTI FUORI LILLO. -
- Il principe non fa proprio niente! Sono gli altri che fanno le cose al suo posto! - esclamò Bel.
- Non stavano parlando con lei, Sempai. - intervenne Fran, da sotto il letto. - È forse sordo? -
- Niente affatto, pidocchio! - rispose il ragazzo, tirando una ciabatta sulla faccia dell'illusionista.
- AMOOOREEE! NON DIMENTICARE L'OMBRELLONE! -
- CHE FINE HA FATTO IL MIO CAPPELLO? -
- E IL SECCHIELLO? -
- È IN CUCINA, CARO. -
- GRAZE, MA'! -
Alla fine, non potendone più e irritandosi maggiormente nel riconoscere le voci dei dirimpettai che li avevano invitati a cena la sera precedente, Squalo si alzò e si affacciò alla finestra.
- VOOOI! STATE ZITTI...!!! -
Ma la voce gli morì rapidamente in gola, non appena vide tutti e sei i loro dirimpettai che, carichi di canoe, surf, remi, secchielli, palette, asciugamani, creme solari, ombrelloni, pistole ad acqua, sdraie, lettini, sedie, pinne e tute da sub, canotti, materassini, tenda da campeggio, braciere, thermos, bicchieri, piatti, pentole, frigorifero e fornello a gas portatili, retini, repellenti contro le zanzare, pacchi e pacchettini, stereo, coperte, cuscini, sacchi a pelo, braccioli, un cane, due gatti e tre canarini, stavano in piedi l'uno di fianco all'altro davanti al piccolo cancello della casa dei nostri vacanzieri, sorridenti e in trepidante attesa.
- Buongiorno, vicini! - esclamò Fernonio, agitando la mano in segno di saluto. - Siete pronti per andare in spiaggia? -
- ALLE SEI E TRE QUARTI DEL MATTINO??? - strillò Squalo, stravolto.
- Certo! - rispose Tanesca. - Per passare una bella giornata al mare bisogna partire presto! -
- Ha ragione, signora! - assentì Lussuria, sbucando improvvisamente accanto a Squalo. - Malauguratamente non siamo ancora pronti, ma non si preoccupi! Andate pure in spiaggia, io e i miei bambini vi raggiungeremo tra poco! -
Così la carovana se ne andò in spiaggia, mentre Luss la salutava, tutto sorrisi, dalla finestra, sotto lo sguardo iracondo di Squalo.

Arrivarono in spiaggia intorno alle sette e mezza. Trovato il loro piccolo palmo di spiaggia per piantare l'ombrellone, e non trovati i loro dirimpettai, i nostri sette assassini si misero a nullafacentare per un buon quarto d'ora, quando Squalo si alzò dalla sdraia sulla quale era seduto e andò in riva a rinfrescarsi.
Ma ecco che, proprio mentre stava lì, in pace, a godersi il suono dell'acqua che lambiva la riva, i versi striduli dei gabbiani, le urla dei bambini che giocavano e le esortazioni dei venditori ambulanti che camminavano cercando di vendere la propria mercanzia, una paletta di plastica gli raggiunse la testa, seguita da un urlo:
- FECCIA! MI STO ANNOIANDO! -
- VOOOOOOOOOI! FATTI INTRATTENERE DA QUELL'IMBECILLE CON GLI OMBRELLI E LASCIAMI IN PACEEE!!! - gli rispose Superbi, senza voltarsi, massaggiandosi la nuca e imprecando.
Stavolta fu un secchiello pieno di sabbia a raggiungere la testa dello spadaccino, che, dopo il colpo (che non lo scosse minimamente, essendo la sua testa orbai abituata alle bottiglie e ai bicchieri), si voltò di scatto e si diresse con passo infuriato verso l'ombrellone.
- CHE DIAVOLO VUOI? - urlò dritto in faccia al boss.
- Voglio che ti sdrai per terra e ti ricopri di sabbia! -
- NON CI PENSO NEMMENO! -
- COPRITI DI SABBIAAA!!! - urlò Xanxus, puntando entrambe le pistole sulla fronte di Superbi, che, brontolando, iniziò la sua ridicola opera, che fu completata nell'arco di una ventina di minuti.
- Sei soddisfatto, stupido boss? – domandò allora lo spadaccino.
Xanxus si voltò verso il suo vice e osservò la montagna di sabbia sotto la quale Superbi era bloccato. Poi grugnì e distolse lo sguardo.
Brontolando e interpretando quel grugnito come un segno di assenso, Squalo cominciò a muoversi per scrollarsi la sabbia di dosso e poter andare a ripulirsi, ma...
- Feccia, il tuo lavoro non è finito: devi coprirti anche la testa. -
- COOOSA??? -
- Sotterrati la testa! -

- Ehi, rospo! Hai visto com’è carina quella ragazza? – mormorò il principe nell'orecchio di Fran.
I due si erano da poco allontanati dagli altri per andare a sedersi ad un tavolo sotto la veranda di uno chalet lì vicino.
- Ti sei accorto solo ora di lei, Sempai? - rispose il bambino, che si trovava seduto dalla parte opposta del tavolo. - Io è da un po’che le tengo gli occhi addosso. -
 Il cappello di Fran ricevette un pugno da Bel.
- Ti ricordo che non ti è permesso guardare le ragazze se non te lo dice il principe! - lo rimproverò il sempai. - E adesso smamma! Ho da fare. –
- Credi che non abbia capito che la vuoi abbordare, Sempai? – rispose il ragazzino, alzando un sopracciglio, sarcastico. - Comunque, secondo me non ce la farai. -
- Ah, sì? - ghignò il principe, irritato, estraendo un coltello.
- Perché te la prendi con me se le ragazze non si interessano a te? – disse l’illusionista, annoiato, sorreggendosi la mandibola con il palmo della mano e appoggiando il braccio sul tavolino.
- Se proprio vuoi saperlo, popolano, è da un po’che quella ragazza laggiù mi sta sorridendo. – disse Bel, guardando oltre la spalla dell'altro e facendo una breve pausa. – D’altronde nessuna può resistere al mio fascino principesco! –
- Se lo dici tu... - commentò Fran, poco convinto, stiracchiandosi. - Io credevo che non riuscissi a vedere nulla da sotto quella matassa di capelli. -
- Adesso ti dimostrerò che ho ragione! – esclamò Bel, piccato, alzandosi e sistemandosi la corona. – Prendi appunti, sgorbio: il Principe non ripete! –
Prontamente, l'illusionista estrasse dalla tasca del costume il cellulare e accese la videocamera.
Con una studiata camminata ad effetto, il principe fece per dirigersi verso la ragazza, ma perse l'equilibrio e si ritrovò con la faccia nella sabbia. La tizia in questione rise appena, divertita da quella gaffe, mentre Fran, al contrario, impallidì, accorgendosi che il Sempai era inciampato nella sua gamba destra.
- Adesso... ti... ammazzo... - biascicò Bel, la faccia ancora nella sabbia.
- Ooohhh!!! –

In quello stesso momento, all'ombrellone...
- Ciao! Come va oggi? - chiese una voce ormai spiacevolmente familiare alle orecchie di Mammon.
- Bene, prima che arrivassi tu, imbrogliona! - borbottò l'illusionista, alzando il parasole del lettino e fulminando con un'occhiataccia l'animatrice, china davanti a lei con un collare ortopedico al collo di cui potete ben immaginare la causa.
- Oh, buongiorno, signorina! - esclamò Luss, sorridente, seduto dietro l'Arcobaleno. - Che attività ci sono in programma per oggi? -
- Allora, vediamo un po'... - rispose la ragazza, sfogliando attentamente il plico di fogli che aveva tenuto, fino ad un attimo prima, sottobraccio. - Siete giusto in tempo per lo yoga e la ginnastica rigenerante. -
- Bene! E nel pomeriggio? -
- Mmmhhh... alle diciassette abbiamo un torneo di tamburello. -
- Sono stato sempre un appassionato di tamburello; parteciperò volentieri! -
- Viene solamente lei? -
- Oh, no, anche a Levi-chan piace giocare a tamburello. - rispose Lussuria, circondando il braccio di Levi con entrambe le braccia. - Giocherà con me, vero, Levi-chan? -
- Ma io non so giocare... - rispose l'altro, scrollandosi il Guardiano del Sole di dosso.
- Uffa, sei sempre il solito! - esclamò Luss. - Allora Xanxino verrà a giocare con me! -
Ma Xanxus non era dell'idea, e lo fulminò con un'occhiataccia infuocata.
- Ma dove vai, Ma-chan? - chiese Lussuria, perplesso, accorgendosi che Mammon, dopo essere saltata giù dal lettino, se ne stava andando con lo stesso passo di una persona irritata. - Non vuoi divertirti? -
- No. -
Mentre la bambina si allontanava, l'animatrice guardò con espressione confusa e interrogativa Lussuria, che si strinse nelle spalle, scuotendo il capo e sorridendo per rassicurarla.
In quello stesso momento, li raggiunse Fran.
- Oh, Fran! - disse Luss, perplesso di vederlo ritornare da solo. - Dov'è Bel-chan? -
- Il sempai voleva stare un po'da solo con le ragazze che ha conosciuto al bar, e non mi voleva tra i piedi. - rispose il bambino, levandosi il copricapo e mostrando a Luss il bernoccolo che il principe gli aveva procurato con un cazzotto ben assestato.
- Su, Fran, vieni qui a sederti all'ombra. Ora Squ-chan ti andrà a prendere del ghiaccio per quel bernoccolaccio... - disse il Guardiano Del Sole, dispiaciuto per il poverino, guardandosi intorno in cerca di Squalo, senza trovarlo. - Ma dov'è finito? -
Xanxus incominciò a ridacchiare sommessamente, mentre l'animatrice lanciò un urlo di terrore, non appena si accorse che la sabbia sotto i suoi piedi aveva iniziato a tremare, e dal terreno stava lentamente emergendo qualcosa di simile ad una spada.
Terrorizzata, la povera ragazza saltò accanto a Luss che, spaventato, aveva appena agguantato il povero Fran, il quale non apprezzò affatto quel gesto e cercò inutilmente di liberarsi dalla presa ferrea del Varia.
L'animatrice guardava, attonita e spaventata, il posto dov'era stata in piedi fino a pochi secondi prima, e la testa dai lunghi capelli bianchi e dal volto paonazzo che stava rapidamente emergendo da terra, sputando sabbia ovunque e agitando la spada con fare furioso.
- VOOOIII!!! STUPIDO BOOOSS!!! -
- Squ! Sei tu! - esclamò Lussuria, felice e sollevato, lasciando finalmente Fran. - Ma che ci facevi lì sotto? -
Squalo non rispose. Riteneva che spiegare le richieste assurde del suo boss sarebbe stato alquanto umiliante per lui, che le aveva esaudite; perciò si limitò a tirarsi fuori da sotto la sabbia (con non poche difficoltà) e a scrollarsi di dosso meglio che poté i granelli rimastigli sulla pelle.
- Vuoi venire con noi a giocare a tamburello? - propose l'animatrice, riacquistando la sua aria spensierata e solare.
Superbi si voltò verso di lei, squadrandola attentamente e con sospetto, prima di grugnire un 'no!' deciso e scocciato.
- Va bene, Squ, - sospirò Luss. - Mi dispiace, signorina: i miei bambini oggi non sono in vena di giocare. -
- Per oggi ve la passo, - rispose l'animatrice, sorridendo. - Ma domani vi voglio ai balli di gruppo in spiaggia! -
- Ci puoi contare. - rispose Fran, ironico.
E così l'animatrice se ne andò.
- Bambini! - disse allora Lussuria, irritato. - Vi siete comportati veramente male con la signorina Ann! Domani, per farle piacere, andremo a fare i balli di gruppo tutti insieme, altrimenti vi sculaccio per bene! -
Sapendo che la loro mammina sarebbe stata capace di fare quello e ben altro, i suoi quattro compagni lì presenti promisero solennemente (loro malgrado) che avrebbero partecipato ai balli di gruppo del giorno seguente.
- Bravi! Ora vi meritate un bel regalino... - disse Lussuria, orgoglioso della promessa strappata agli altri. - Che ne dite di un costume da bagno? Laggiù c'è un venditore; vado a vedere se trovo qualcosa di carino <3! -

Mammon, intanto, come potrete ben immaginare, se n'era andata a fare un giro per sfuggire alla vista dell'animatrice, che le causava un'orticaria da paura. Se ne stette a zonzo per qualche minuto, poi decise che era giunto il momento di tornare all'ombrellone. Ma sulla via del ritorno, l'Arcobaleno incappò in una bancarella di costumi, e soprattutto in Lussuria.
- Oh, Ma-chan, arrivi proprio in tempo! - esclamò Luss, riconoscendola. - Vieni, vieni! - la esortò.
- Che vuoi? - chiese, scocciata, raggiungendolo.
- Voglio sentire il tuo parere su questo costume - disse l'altro, mostrandole un orrido bikini dai colori appariscenti. - Ti sembra troppo vivace per Levi-chan? -
- Ma niente affatto! – esclamò l'illusionista, figurandosi il Guardiano del Fulmine in bikini. - È perfetto per lui! -
- Sai, è molto importante che gli trovi un costume adatto, o quel poverino non riuscirà mai a fare colpo su una ragazza! È sempre così vestito male!... –
Mammon si mise a ridere sommessamente, nascondendo ancora di più il volto nel cappuccio.
- Sono sicura che con i tuoi consigli Levi diventerà un ottimo play-boy! - commentò poi l'Arcobaleno, fingendosi seria.
- Oh, Ma-chan! Sei sempre così gentile! Mi lusinghi troppo!... - arrossì il Varia. - Comunque, tu mi sei sempre di grande aiuto quando devo scegliere dei vestiti per Levi-chan: ultimamente, con i tuoi consigli, gli ho comprato un sacco di abitini carini carini! E poi non immagini quanto gli siano piaciuti: non li mette mai perché ha paura di rovinarli! Come se fossero di porcellana! <3 - sospirò, sognante. - Quindi, - aggiunse poi. - Anche stavolta mi fiderò di te. - e allora si rivolse al proprietario della bancarella, porgendogli il costume. - Prendo questo. –
Ma ecco che Mammon cambiò improvvisamente umore, incupendosi, e agguantò il braccio di Lussuria, trascinandolo verso il basso fino a quando non lo vide dritto negli occhi.
- Non ti azzardare a spendere cifre da capogiro per quei cosi! - lo ammonì, scandendo le parole.
- Oh, no, Ma-chan! - la rassicurò l'altro. - Non ti preoccupare! -
Ma l'illusionista non era troppo convinta, e si voltò verso il proprietario della bancarella.
- Quanto costano? - chiese.
- Sette costumi, 140 euro. - rispose l'uomo.
L'illusionista sbiancò: non aveva la minima intenzione di spendere tutti quei soldi in costumi da bagno, per giunta scelti in base ai gusti di Lussuria.
- Senti, tu, - Mammon si rivolse al venditore, irritata. - Sono sicura che tutti quei cosi messi insieme non valgono 140 euro, e io non ho intenzione di pagarli così tanto. -
- Sono già in sconto. - rispose l'uomo, scuotendo il capo.
- Non ho detto che voglio uno sconto: ho detto che voglio pagarli quanto valgono. -
L'uomo sorrise con aria malandrina.

- Ovviamente i soldi che hai speso per i costumi verranno prelevati dal tuo stipendio, insieme a 300 euro che serviranno per ripagarmi della mia contrattazione. - disse Mammon a Luss, mentre ritornavano all'ombrellone.
- Oh, Ma-chan! Sei stata veramente brava a contrattare con quel signore! Sono proprio orgoglioso di te! - gongolò Lussuria, stringendo a sé i sette costumi che aveva comprato, e chinandosi verso l'illusionista per darle un bacio.
- Scordatelo! - lo ammonì la bambina, dandogli un cazzotto sul naso.
- Come posso ripagarti, allora? -
- Altri 800 euro dal tuo stipendio basteranno. - rispose l'illusionista, facendo per allontanarsi. - Io vado a casa. -
- E non li vuoi vedere gli altri con indosso i loro costumini nuovi? -
Mammon si fermò.
- Posso filmarli? - chiese, voltandosi con un guizzo d'astuzia nello sguardo e una videocamera nella mano destra.

- Bene, bambini, - iniziò Lussuria, seduto sul lettino, battendo le mani in preda all'emozione. - Diamo inizio alla prova costume! Sei pronta, Ma-chan? -
Si voltò verso Mammon che, seduta al suo fianco e armata di telecamera, attendeva, trepidante, l'inizio della sfilata.
- Ci puoi giurare... - sghignazzò lei.
- Cominciamo per ordine di età. - continuò Luss, facendo poi un cenno verso tre asciugamani che aveva legato ad un paio di ombrelloni per creare una specie di paravento. - Levi-chan, vieni pure avanti! -
E così l'esibizione cominciò. In quel momento il povero Levi emerse da dietro il paravento, con passo incerto e sgraziato, imprigionato nello striminzito bikini sopra citato.
- Dimmi cosa ne pensi del nuovo costume di Levi. - disse il Guardiano del Sole, rivolto a Mammon.
L'Arcobaleno riprese il modello da capo a piedi con la videocamera, annuendo, compiaciuta.
- Ora, Lussuria, puoi stare sicuro che Levi troverà tante ragazze! – commentò, cercando di non scoppiare a ridere di fronte al povero Guardiano del Fulmine.
Non riferiremo l'alquanto sgarbata risposta dell'uomo.
- Oh, come sono contento! - esclamò Lussuria, al settimo cielo. - Avanti, Squ! Tocca a te! -
- NO! - rispose una voce furiosa da dietro il paravento.
- Su! - lo esortò la Mammina. - Non fare il timido! -
- Timido un corno! Io non mi faccio vedere con questo coso addosso! -
- Ma ti sta benissimo, caro! Non vorrai che venga io a tirarti fuori da lì dietro, vero? -
Non si udì alcuna risposta, poi il povero Squalo emerse a passo di marcia funebre da dietro il paravento, avvolto con un telo da mare che lo copriva dalle spalle alle ginocchia.
- Ma... Squ!... Fa'vedere a Ma-chan il tuo costume! - protestò Lussuria, proprio come una mamma che 'combatte' con il suo bambino di pochi anni.
Superbi gli ringhiò contro.
- Va bene, ho capito - sospirò Luss. - Sei sempre il solito timidone! - fece una breve pausa. - Coraggio, Fra-chan, tocca a te! -
Il terzo modello emerse timidamente da dietro il solito paravento, con addosso un costume intero viola e giallo. Un attimo dopo si era già dileguato dietro la protezione dei tre asciugamani.
- Per te, purtroppo, non ho trovato niente, Xanxino. Solo questi pantaloncini neri. - Lussuria, dopo aver applaudito i suoi modelli, si rivolse a Xanxus, dispiaciuto. - Non sei deluso, vero? -
Lui scosse il capo, sollevato di averla scampata anche stavolta, ridacchiando e lanciando degli sguardi divertiti a Squalo, che cercava di nascondere il suo costume lilla a bretelle sottili. Inutilmente, dato che Xanxus gli strappò di dosso il telo da mare con cui si stava coprendo, facendolo montare su tutte le furie.
- ADESSO BASTA!!! - sbraitò Superbi, arrabbiato sia con la mammina che con il boss. - TORNIAMOCENE A CASA! -
- Ma Squ, manca ancora Bel-chan! - obiettò Luss.
- ME NE INFISCHIO DI QUEL POPPANTE PERDITEMPO! IO NE HO ABBASTANZA DI QUESTA PROVA COSTUME!!! -
- E i signori Mattinieri? - domandò il Gurdiano del Sole, preoccupato.
- Ottimo appellativo. - commentò Fran.
- Non è un appellativo: è il loro cognome! - spiegò l'altro.
- Mai cognome fu più azzeccato!... - commentò Squalo, alzando gli occhi al cielo con aria esasperata. - Che c'entrano loro? -
L'altro divenne improvvisamente bianco.
- Ehm... ecco... ve lo avrei detto, ma... - esitò Luss.
- Che cosa? - incalzò Squalo, già sul punto di scoppiare.
- Io... ho promesso alla signora Mattinieri che avremmo fatto da baby-sitter ai loro bambini... -

- Buongiorno, signor Luss, abbiamo portato i bambini. - cinguettarono i signori Mattinieri, facendo la loro apparizione presso l'ombrellone dei Varia in compagnia dei loro pargoli.
- Ma cosa è successo al suo volto? - chiese Fernonio, preoccupato.
- Oh, non è niente: un piccolo incidente con i bambini. - spiegò Lussuria, sorridendo e cercando di nascondere i grossi ematomi che aveva in faccia e che, come potete indovinare, erano stati causati dalle percosse dei suoi compagni per esprimergli la loro felicità nel ricevere la notizia di essersi offerti (a loro insaputa) come baby-sitter.
- Mamma mia! Dev'essere stato un bruttissimo incidente!... - Tanesca scosse il capo, impietosita. - Perché non viene con noi al centro benessere? -
- Centro benessere? - ripeté il Guardiano del Sole dei Varia, perplesso.
- Certo! Ne hanno aperto uno appena due giorni fa, e in occasione dell'inaugurazione è possibile pagare un trattamento di massaggi per tre persone al prezzo di due. - spiegò la signora Mattinieri.
- E se lei vuole, saremo felicissimi di averla con noi. - concluse il signor Mattinieri. - Sono sicuro che farà molto bene ai suoi ematomi. -
- Oh, cielo! Ma è meraviglioso! Siete davvero gentili! - esultò Lussuria, salterellando e battendo le mani in modo frenetico.
- Bene, - sorrise Fernonio. - Allora possiamo andare. -
Finalmente, dopo le dovute raccomandazioni delle due mamme ai rispettivi bambini, i tre se ne andarono.
Allora Squalo, con le mani sui fianchi e senza nascondere la sua aria scocciata all'idea di passare un paio di ore a fare da baby-sitter, si rivolse ai tre ragazzini in piedi davanti a lui:
- Che cosa avete intenzione di fare? -
- Costruire un castello di sabbia! - propose Carlolfo.
- Pescare i pesci! - esclamò Daniarco, calandosi la maschera e il boccaglio sul volto a mo'di cavaliere e fendendo l'aria con il retino come se fosse una spada.
- Ma se non sai neanche nuotare! - ribatté Angiorgio al minore.
- Non è vero! - obiettò l'altro, arrossendo dall'imbarazzo.
- Non dire le bugie, idiota! - lo rimproverò il maggiore.
- Si dice 'feccia'. - lo corresse Xanxus.
- Non dire le bugie, feccia! - ripeté Angiorgio, guardando il boss, soddisfatto.
- Bravo. - commentò il capo dei Varia, senza esprimere alcun compiacimento né attraverso una smorfia né dal tono di voce.
- Ma che fai, scemo??? - sbraitò Squalo, rivolto a Xanxus. - Lo incoraggi??? -
- Si dice 'feccia'. - lo corresse il maggiore dei fratelli Mattinieri.
Trattenendosi per miracolo dal dare uno schiaffo al ragazzo e dall'urlare in faccia al suo capo, Squalo prese Daniarco con sé e si diresse verso la riva senza aprire bocca.
- Signor Xanxus, - disse Angiorgio al boss, una volta che lo spadaccino e Daniarco si furono allontanati. - Mi insegna qualcos'altro? -
- Si dice boss. - sottolineò Xanxus.
- Boss, mi insegna qualcos'altro? - si corresse prontamente il ragazzo, entusiasta.
- Signor Levi, - Carlolfo strattonò timidamente il braccio del Guardiano del Fulmine, imbambolato fino a quel momento a fissare, pieno di gelosia, il boss e il suo discepolo. - Vuole fare un castello di sabbia con me? -

In meno di mezz'ora i nostri assassini di fiducia si erano calati perfettamente nella parte dei baby-sitter: Xanxus insegnava ad un attentissimo Angiorgio, seduto ai piedi della sua poltrona, come essere un bravo boss (secondo lui); Squalo, dopo aver insegnato a Daniarco come nuotare, cercava di farlo andare sott'acqua; Carlolfo, invece, dopo aver costruito un castello di sabbia (distrutto da Levi nel tentativo di entrarvi), stava tentando, con l'aiuto di Fran, di insegnare al Guardiano del Fulmine dei Varia come giocare a biglie. Tutto sotto lo sguardo vigile della videocamera di un'istancabile Mammon.
- Quindi, Daniarco, devi trattenere il fiato, e poi devi immergere la testa sott'acqua. La mascherà ti servirà sia per vedere sott'acqua sia per evitare che l'acqua ti entri nel naso. Se vuoi respirare, devi usare il boccaglio. - spiegò pazientemente Squalo, rivolto al bambino. - Qualche domanda? -
- Sì, signor Squalo - disse Daniarco, allungando una mano e additando qualcosa alle spalle dello spadaccino. - Che cos'è quello? -
- Cosa? - domandò Superbi, voltandosi appena in tempo per vedere una sdraia scontrarsi contro la sua faccia e sbatterlo sott'acqua.
Perplesso, il bambino si sporse sul bordo dell'acqua, proprio dove Squalo era sprofondato.
- Tutto bene? - chiese, preoccupato.
Improvvisamente si formarono delle bolle d'aria sull'acqua, poi, rapidamente, Superbi riemerse, il volto livido e gli occhi iniettati di sangue puntati lontano, verso gli ombrelloni, e più precisamente verso la poltrona di Xanxus, dove il boss faceva finta di non guardarlo, mentre Angiorgio fissava Squalo con aria sbalordita.
- FORTEEE!!! - esclamò il bambino, entusiasta, voltandosi verso il capo dei Varia.
- VOOOIII!!! STUPIDO BOOOSS!!! CHE DIAVOLO TI SALTA IN MENTEEE??? - sbraitò Squalo, rivolto a Xanxus, mentre il povero Daniarco si tappava le orecchie per ripararsi dalla supersonica voce dello spadaccino.
- Il boss mi stava insegnando come si accoppano i pesci! - rispose Angiorgio, allegro.
- I pesci, eh? - ghignò Superbi, furioso, alzando la spada con fare minaccioso. - Adesso, invece, ti insegno come si accoppano i rompi...! -
- SQU-CHAN!!! - strillò una voce effeminata molto familiare alle orecchie dei due Varia. - NON DARE IL CATTIVO ESEMPIO AI BAMBINI!!! -
- CATTIVO ESEMPIO IO??? - strillò lo spadaccino, avvampando e voltandosi verso Lussuria, appena arrivato.
- Sei sempre il solito! Non vuoi mai ammettere i tuoi errori! - commentò Luss, avvicinandosi. - Com'è andata, per il resto, Ma-chan? -
- Bene! Molto bene! - sorrise Mammon, nascondendo la telecamera sotto il mantello.
- E voi, bambini? - domandò il signor Mattinieri. - Vi siete divertiti? -
- Sììì!!! - risposero tutti e tre in coro. con gli occhi sprizzanti di entusiasmo.
- Oh, signor Lussuria! Mio marito ed io siamo veramente felici che i nostri bambini si siano trovati bene con i vostri compagni. - sorrise Tanesca.
- Vale lo stesso per me, signora Mattinieri. - sorrise il Guardiano del Sole. - Anzi, - il suo sguardo s'illuminò. - Che ne dice di farli giocare insieme tutti i giorni? -
- Non possiamo. - si affrettò ad obiettare Squalo.
- E perché? - domandò Luss, confuso.
Gli altri Varia si guardarono l'un l'altro con aria interrogativa, in cerca di una scusa buona.
- Perché domani abbiamo promesso agli animatori di fare tutte le attività che ci avrebbero proposto. - disse Levi, giudicando quella come una trovata azzeccata.
- Ma che bella notizia! - esclamò la signora Mattinieri, sorpresa. - Pensi, signor Levi, che anche i nostri bambini hanno deciso di fare lo stesso. -
- Oh! Allora domani staranno insieme per tutto il pomeriggio! - sorrise Luss.
- A proposito: adesso i bambini hanno la gara di canoa. - aggiunse Fernonio, dando un'occhiata al suo orologio da polso. - E siamo già in ritardo! Forza, bambini! Sbrighiamoci! -
E così, in fretta e furia, la famigliola se ne andò, lasciando i nostri Varia da soli.

Ore quattro di quello stesso pomeriggio.
Xanxus si svegliò dal suo pisolino post-pranzo quotidiano.
- Fecce, - disse, completamente lucido appena un attimo dopo aver aperto gli occhi. - Perché non ho visto neanche l'ombra di una bistecca a pranzo? -
Gli altri, impegnati fino a quel momento nelle loro attività ordinarie, si voltarono nella sua direzione (tranne Levi, ovvio, che, come potete ben immaginare, era già rivolto dalla sua parte da un pezzo, se non dal giorno precedente).
- Stupido boss! - borbottò Squalo, innervosito. - Ti sembra il momento di pensare alle bistecche? Torna a dormire, che è meglio! -
- Il boss ha ragione! - intervenne subito Levi in difesa del capo.
- Anche il principe aveva voglia di mangiare una bella bistecca! - assentì Bel. - Pasta e fagioli non sono affatto un piatto regale! -
- Siete sempre le solite sanguisughe esigenti! - brontolò Mammon, seccata da tutte quelle lamentele. - Questo era tutto quello che la vecchia aveva... -
Un improvviso rumore di cocci infranti accompagnato dalla voce squillante e dai passi di Lussuria fece sobbalzare tutti:
- MA-CHAN! NON AVRAI DI NUOVO DERUBATO LA SIGNORA CIECHI? -
- E che ti aspettavi? - rispose lei, schietta. - Che sprecassi venti euro per fare la spesa? Quando si ha il pranzo a due passi da casa? -
Lussuria, immobile sulla soglia che separava l'ingresso (dov'erano gli altri) dalla cucina (dove il Guardiano del Sole era stato segregato per lavare i piatti), lanciò un'occhiata adirata a Mammon.
- Se adesso non vai a chiedere immediatamente scusa, prenderò io in gestione il tuo stipendio e quello di tutti gli altri! -
Inutile dire che quella minaccia bastò per convincere l'illusionista ad ubbidire agli ordini del collega. Ma per Luss questo non era abbastanza.
- E voi? - domandò, con tono imperioso, agli altri, seduti chi sul divano, chi su Frau e chi per terra (esatto, Levi).
- Noi cosa? - rispose Squalo, rivolgendo lo sguardo verso di lui.
- Perché non venite? -
- Dove? - chiese Levi, perplesso.
- Dalla signora Ciechi, ovvio. - disse Lussuria, con lo stesso tono di voce.
- E perché? - domandò Belphegor, con una leggera punta di disgusto e di spavalderia.
- Visto che ci siamo, le chiederemo tutti scusa per averla svegliata ieri notte. -

- Avanti, Squ, suona il campanello. - Lussuria, di fronte alla porta color cabina telefonica inglese della casa della signora Ciechi, si rivolse a Squalo.
- Non se ne parla! - rispose l'altro. - Quella donna mi odia! -
- Ti sbagli, capitano: alla vecchia è piaciuta la tua performance di Saladino. - intervenne Bel ridacchiando.
- Vediamo se le piacerà quello che farò alla tua testa! - esclamò Superbi, preparandosi a colpire il ragazzo.
- Ora basta, bambini! - esclamò Luss, interponendosi fra i due. - Non fatemi fare brutta figura! -
Poi suonò il campanello.
- Eccomi, arrivo. - disse una voce gracchiante, proveniente dall'interno dell'abitazione, avvicinandosi alla porta con passi lenti e faticosi.
Pochi attimi dopo la porta si aprì cigolando, e la faccia della famigerata signora Ciechi fece capolino dall'interno della casa, squadrando, sospettosa, i volti dei Varia da dietro i suoi spessi occhiali da vista.
- Chi siete? - domandò, quasi con tono minaccioso.
Lussuria, incurante dell'atteggiamento scontroso dell'anziana, sorrise.
- Siamo i suoi vicini, signora, - disse. - Quelli dell'altra sera... -
- E del cosplay di Saladino. - aggiunse Fran, ricevendo un cazzotto in testa da Squalo.
- Siamo venuti a chiederle scusa per averla svegliata in un modo tanto incivile. - continuò la mammina.
La signora Ciechi non rispose. Era troppo concentrata ad esaminare i volti dei sette.
 - Le vostre brutte facce non mi piacciono. - disse infine, con un'espressione cupa in volto.
- Parla per te, vecchia! - rispose Bel, offeso. - Il volto del principe è oltremodo perfetto! Al contrario del... -
Squalo si affrettò a tappargli la bocca con una mano, e l'attenzione della signora Ciechi si focalizzò su di lui, mentre il suo volto si rasserenava.
- Ooohhh...! Ma tu sei quella giovanotta di ieri sera! - esclamò, riconoscendo Squalo. - Ma entra pure, cara! Ti offrirò qualcosa... -
E così invitò lo spadaccino ad entrare in casa. Titubante e anche abbastanza umiliato, l'uomo entrò. Istintivamente anche gli altri sei fecero per seguirlo, ma la signora li fermò con un gesto imperioso.
- E voi chi sareste? - domandò.
- Squ-chan è uno dei miei bambini. - rispose prontamente Luss.
- Entrate pure. - disse infine lei, precedendoli attraverso il piccolo ingresso della casa e poi lungo un piccolo e stretto corridoio.
 - Siete giusto in tempo per l'ora del tè. - annunciò la donna.
- Davvero? - squillò Luss entusiasta, immediatamente frenato da Bel.
- Certo! Le mie amiche ed io ci ritroviamo sempre insieme per bere il tè e conversare. - spiegò la signora Ciechi, fermandosi di fronte ad una porta. - Saremo felici di avervi come ospiti per stasera. - fece una breve pausa. - Dovete sapere che le mie amiche sono rimaste molto colpite dalla mia descrizione del vostro travestimento di ieri sera, e desideravano molto conoscervi. Siete arrivati giusto in tempo. -
E senza aggiungere altro aprì la porta, mostrando ai Varia un piccolo salottino ben arredato in modo ottocentesco, con tanto di cupi e minacciosi ritratti di famiglia appesi alle pareti. Al centro della stanza c'era un piccolo tavolino rotondo, e lì attorno stavano sedute cinque anziane intente a sorseggiare tè e a mangiucchiare biscotti.
Non appena la porta si aprì, queste si voltarono simultaneamente verso i Varia con aria attenta.
- Mie care, indovinate chi è venuto a trovarci oggi? - disse la signora Ciechi, emozionata, rivolta alle sue amiche. - Quei ragazzi del travestimento di ieri sera! -
Le cinque vecchiette si guardarono l'un l'altra, sorprese e felici, scambiandosi degli 'Oh!' di meraviglia e guardando i loro ospiti, sorridendo. I sette assassini, dal canto loro, non fecero una piega, se non Luss, che si sentiva una giovane sedicenne inglese di un paio di secoli addietro che faceva il suo ingresso in società.
La signora Ciechi li invitò a sedersi su un divano e su alcune sedie rimaste vuote, poi prese posto anche lei, lanciando alle sue comari degli sguardi emozionati, come quelli di una fangirl a stento contenuta che stava per incontrare il suo idolo.
- Loro sono le amiche di cui vi ho parlato: Emmice, Francilde, Urselia, Ofanna e Quirella. E io sono Pamilla, ma voi mi conoscete già. - disse la signora Ciechi, dopo un attimo di silenzio, indicando le sue amiche dopo averle nominate.
Per un breve attimo la stanza si riempì di un silenzio pieno di imbarazzo, da parte della Squadra Assassina dei Vongola, e di emozione, ovviamente, da parte delle sei anziane.
- Gradite un biscottino o un tramezzino? - domandò allora Emmice con la voce di una vecchietta strampalata e gli occhi vispi di una bambina, sorridendo e porgendo agli ospiti un vassoio, giusto per rompere il ghiaccio. - Li ho fatti io. -
I Varia accettarono di buon grado quegli spuntini, sperimentando l'ottima cucina della signora che aveva rivolto loro la parola per prima.
Subito dopo, la mammina dei nostri famigerati assassini decise che era venuto il momento di presentarsi:
- Io sono Lussuria, e loro sono i miei bambini: Xanxino, Squ, Levi, Ma, Bel e Fran. - disse, indicando i suoi compagni, orgoglioso.
- Davvero? - domandò Emmice Cuochi, stupita. - E sono davvero tutti figli suoi? -
- Be'... no. - spiegò il Guardiano del Sole. - Io li chiamo così, ma non lo sono... -
- E mi dica, signora, lei utilizza ancora i buoni vecchi metodi della stecca di legno per punire i bambini disobbendienti? - domandò Francilde Serio, rigida e austera sulla sedia su cui era seduta, e con una certa aria di competenza nella voce. - Mi auguro di sì. Ai tempi in cui insegnavo in collegio ricorrevo anche io a tali metodi, e li ho sempre trovati molto efficaci. -
- Oh cielo! Certo che no! Nessuno farebbe più delle cose simili a dei bambini! - esclamò Lussuria, orripilato da quelle parole.
- A me non sono mai piaciuti i bambini. - commentò Ofanna di Contrario, con la faccia imbronciata, mescolando nervosamente il suo tè con un cucchiaino, quasi volesse sfogarsi con quel gesto. - Sono troppo iperattivi. -
- Ma è proprio questo il bello, Ofanna cara! - rise Quirella Fermi. - Non c'è nulla di meglio che vedere dei giovani che corrono, saltano, fanno le capriole e si sbracciano! - e accompagnò quell'elenco con dei gesti ryoheieschi, prima di aggiungere, con malinconia: - Eh eh!... Anche io, ai miei tempi, ero così! Ora posso soltanto limitarmi a fare un paio di maratone alla settimana! -
Lussuria osservò per un breve attimo la signora Quirella, pensieroso, chiedendosi se non fosse parente del Guardiano del Sole dei Vongola, ma poi la voce pomposa della signora Urselia Parlapoco attirò la sua attenzione, distogliendolo dai suoi pensieri:
- Sa, signora Lussuria, io ho ben nove figli, ma non sono tutti figli miei: un paio li ho adottati, e diversi di loro hanno ottenuto anche posizioni importanti. Lei conoscerà sicuramente il dottor Malori,... -
- Ma quindi sono o non sono i suoi bambini? - insistette Emmice, curiosa, interrompendo l'altra.
- Aspettate, mie care, - intervenne la signora Ciechi, con un tono da prima della classe. - Adesso vi spiego io... La signora Lussuria è la nipote della cugina della sorella della zia della nonna della migliore amica della vecchia Benotta... ve la ricordate? -
- Ma certo! Era la moglie di Umbaso. - intervenne Emmice, serafica.
- Ti sbagli! Era sua sorella! - obiettò Ofanna.
- Suvvia, ragazze! Questi sono dettagli! - esclamò Pamilla, sorridendo. - Sappiate che la signora Lussuria viene al mare qui da quando era piccola, e quest'anno, dopo non essere tornata per tanto tempo, eccola qui con la sua famigliola! - fece una breve pausa, indicando Squalo. - Lei è la sua figlia più grande. - poi il suo indice si spostò su Xanxus e Fran. - E loro sono suo marito e suo figlio. -
- Capitano, lei non mi piace affatto come mamma. - protestò Fran, con tono apatico, ricevendo un calcio dallo spadaccino, che stava per dare di matto, istigato, oltre che dalle storie senza capo né coda della signora Ciechi sulle loro parentele, anche da Belphegor, che stava ridendo sotto i baffi (o meglio, sotto la fratina).
- Lui, invece, è il secondo figliolo di Lussuria. - continuò la signora, indicando Bel.
"Be', almeno non sono stato scambiato per una donna!" disse tra sé e sé il principe, stringendosi nelle spalle e sorseggiando del tè.
- E loro due sono sua moglie e sua figlia. - concluse Pamilla, indicando Levi e Mammon.
Belphegor lasciò cadere la tazza da tè sul tappeto del pavimento, stravolto, mentre Squalo sghignazzava all'idea che Levi fosse una donna e soprattutto all'idea che Il Principe avesse sposato una signora così brutta.
- Come osi, vecchia!? - s'inalberò il ragazzo, accarezzando il manico di uno dei suoi coltelli senza farsi notare. - Credi che il principe non abbia buon gusto nello scegliere una sua eventuale compagna? -
- Forse è stata la sposa a scegliere Sua Altezza... - suggerì Squalo, sghignazzando, maligno.
Belphegor stava per afferrare l'arma e scagliarla contro il suo capitano quando un ringhio minaccioso attirò l'attenzione di tutti verso il topo della padrona di casa, seduto davanti a Levi.
- Oh! Che meraviglia! - esclamò la signora Ciechi, sorpresa, rivolta al Guardiano del Fulmine. - Credo che a Sansone lei piaccia! -
Lei lo credeva, ma l'uomo, al contrario, non era dell'idea, dato lo sguardo intimidatorio del cane e i denti che questo gli mostrava.
- Ushishishishi! - ridacchiò Bel. - Eh, già! Un popolano resta sempre un popolano... Anche per un cane! -
E fece per accarezzare il cagnolino, ma quello, non appena si accorse della sua mano regale, saltò per cercare di morderla. Fortunatamente per lui, il principe levò la mano appena in tempo.
- Ha ragione, sempai. - commentò Fran, rivolto al principe, con sottile ironia. - E il cane ne ha appena dato la prova. -
Prontamente sette coltelli argentati raggiunsero il cappello del bambino.
- Ooohhh! - squittì la signora Emmice, sorpresa. - Lei è un lanciatore di coltelli! -
- Santo Cielo! Che orrore! - esclamò la signora Francilde, portandosi una mano sul petto con gli occhi sbarrati, indispettita dalla presenza di un delinquente lanciatore di coltelli.
- Ah ah! - esultò la signora Quirella, saltando in piedi dalla poltrona su cui era seduta e andando incontro a Belphegor. - Sa, giovanotto, io ai vecchi tempi mi ero invaghita di un lanciatore di coltelli zingaro. Che eleganza! E che precisione aveva, quell'uomo!... Lei me lo ricorda propro. Non mi meraviglio che sua moglie abbia sposato un abile lanciatore come lei! -
Levi arrossì, vergognoso.
- Tsk!... Il ragazzo ha ancora tanta strada da fare! - commentò Ofanna.
- Ai nostri tempi si vedevano molti di questi artisti, alle fiere di paese. - intervenne Urselia. - C'erano anche un sacco di giostre. Sarebbe bello ritornarci. - fece una breve pausa, sorseggiando del tè. - Mi ricordo di quella volta che andammo alla fiera con gli amici di... -
- E voi giovani ci andate ancora a ballare? - domandò Emmice, incuriosita.
- Sì. - rispose Lussuria, esitante. - Ma i miei bambini ed io non siamo abili ballerini. -
- Oh, noi, ai nostri tempi, ballavamo divinamente. - disse la signora Parlapoco.
Improvvisamente lo sguardo della signora Ciechi si illuminò, e la donna saltò in piedi.
- Ragazze! - disse, rivolta alle amiche. - Che ne dite di insegnare a questi giovani d'oggi come si balla? -
Le altre cinque vecchiette si guardarono l'un l'altra, entusiaste.
- Delle lezioni di danza da voi? - domandò Lussuria, emozionato. - Ma è un'ottima idea! -
- E allora domani sera faremo scintille! - strillò Quirella, allegra. - Mi raccomando: siate puntuali! Alle nove qui! -
- Ci può contare, signora Quirella! - sorrise Luss.
- Ehm... Oh! Sono già le sei! - esclamò Squalo, cercando un espediente per andarsene di lì, prima che Lussuria acconsentisse a fare altre pazzie. - Noi dobbiamo ancora andare a fare la spesa! -
- Ma Squ, noi abbiamo già tutto... - obiettò il Guardiano del Sole, perplesso, prima che Bel gli tappasse la bocca.
- Hai ragione, sorellina! - disse il principe, appoggiando il gioco dello spadaccino. - Dobbiamo proprio scappare! -
- Oh, che peccato! - esclamò Emmice, dispiaciuta.
- I giovani d'oggi! - scosse il capo Ofanna. - Sempre di corsa. -
- Allora buoni acquisti, cari! - li salutò la signora Pamilla con un gesto della mano, mentre i nostri sette assassini fuggivano via dalla casa della loro vicina per andare a rifugiarsi nella loro catapecchia.
  
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