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Autore: Amber    11/09/2008    11 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui con la terza e ultima parte! No, non è un miraggio, sono proprio io... lo so che è da secoli che non posto e mi dispiace moltissimo, ma questa parte è stata davvero dura da scrivere. Comunque eccomi tornata con altri 29 capitoli pronti per essere pubblicati!! Abbiamo lasciato una situazione abbastanza critica nella seconda parte ricordate? Ebbene, sono passati tre anni, Kagome si è chiusa dentro un guscio di protezione, è diventata fredda e menefreghista continuando però ad andare a scuola e lavorando al pub affiancata da Mikado. Sango e Miroku, in questa parte avrenno un sacco di grattacapi ed enormi problemi... Inuyasha? Beh, lui è di ritorno dall'America... Sposato? Fidanzato? Con una frotta di figli? Tutto da scoprire in quest'ultima parte! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Note e Anima'
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Avete visto?? Non me ne sono dimenticata! Ed ecco qua il 12 cap che inaugura l’inizio della scuola (porca paletta!). quindi “ciao ciao” vacanze e Estate e “mal arrivata” maledetta scuola! Ok, dai, un minimo di voglia ne ho..ma proprio un minimino!!

Ok, rispondiamo alle vostre recensioni per dare poi spazio alla storia!

 

Kaggi_Inu91: ciao Giulia! mi dispiace davvero per la scorsa settimana..non so davvero come sia potuto succedere!!! Dai, era ovvio che andasse a suonare!! È pur sempre Kagome no?? È da Inuyasha che ci si aspetta il contrario con il carattere che si trova xD per lo spoilerino mignon..eh, quelli sono davvero un problema per me, non so mai che metterci!! Alla prossima settimana (doh!)

 

pIcCoLaKaGoMe92: non so come o fatto a dimenticarmene davvero..forse qualcuno mi aveva posseduta..di certo è per quello! Non vedo altre soluzioni!! xD non so perché ma sono bravissima a fare di Inuyasha un vero cretino..anche se anche nel manga è un po’ tonto..quindi tranne le fattezze umane non è esattamente OOC vero?? Grazie della rec!

 

damychan: oh, non preoccuparti per le rec..dopotutto non posso mica pretendere da voi lettori i miracoli! Anche se le vostre recensioni le adoro! Cmq dai, per la mia gaffe della scorsa settimana hai dovuto aspettare solo 6 giorni! Per Kagome..beh, diciamo che subito non ci si è abituati...e nemmeno io ero subito molto convinta, però continuando a scrivere l’ho trovata famigliare come prima! Alla prossima settimana!

 

smartina86: eh si.. il mio monumento avrà una didascalia “anche i miti si dimenticano”..evviva la modestia, si lo so xD diciamo che questo fantomatico personaggio è più una cosa del tipo “Inuyasha..fatti venire i sensi di colpa +___+” sono sadica con lui..credo che mi voglia un po’ a male! Diciamo che certe cose al nostro eroe vanno ripetute molte volte con il labiale... credi capirà?? Grazie della rec!

 

pretty:  xD si dovevi vedere la scena! Io che guardo mia sorella e le chiedo con un dubbio atroce che giorno è..lei mi guarda..mi risponde..io sbianco..e fuggo al pc! Dai era ovvio che avrebbe suonato no?? Stiamo parlando di Kagome! xD i due gemelli mi piacciono molto e devo dire che un po’ li ho presi da Host Club come carattere! Grazie della recensione!

 

ka chan: la scorsa canzone è della Laura Pausini (ma va?) e si intitola “non c’è”, stupenda canzone..l’ho ascoltata per giorni e giorni..mi ha totalmente rimbambita! Per Sango e Kagome ti posso solo dire di continuare a leggere la storia..vedrai che le sorprese saranno molte (o almeno spero). Grazie e alla prossima!

 

Kagome_chan89: davvero Ilaria?? Cavolo, ma neppure a farlo apposta! Ho delle doti da preveggente non pensi? Si Inuyasha è un vero e proprio tonto, ma per sapere di Sango, Kagome e co. posso solo dirti di leggere questo cap e i prossimi che verranno (ma lo farai senza che te lo dica vero?? xD). Per le mail devi proprio scusarmi ma per finire i compiti gli ultimi giorni sono un po’ presa, comunque se hai msn facciamo prima! Grazie della recensione e alla prossima settimana!

 

pillo: effettivamente hai ragione! Non glielo aveva mai detto! Cavolo…ha dovuto aspettare tre anni e quasi 50 capitoli!! Sono contenta che sia riuscita nell’intento di esprimere l’eccitazione e la suspance..effettivamente è un pezzo che mi piace molto, soprattutto quando lei prima di suonare fissa il piano. Sono felice per i tuoi esami, continua così! Alla prossima!!

 

nickyxx91: per le rec non è un problema e poi ti aspetto con piacere! Sono contenta che hai passato gli esami (e poi è la cosa importante questa!). Grazie dei complimenti ^-^ non saprei come fare senza!! Per la pace generale posso solo dirti di..leggere leggere leggere!!!xD Alla prossima recensione!!

 

Bchan: hai visto? Beh dai, si parla di Kagome! Il richiamo è troppo forte xD grazie della rec!

 

E ora buon capitolo a tutti!!!

 

***

 

Capitolo 12

       Riavvicinamento?

 

Era forse piacere quello che aveva provato? Si, non c’erano dubbi, non poteva essere altrimenti. Di tutte le altre alternative affiorate durante la notte, quella era sicuramente la meno pericolosa. Ovviamente rimuginare su certe cose non era più da lei, ma non poteva fare a meno di crogiolarsi sulle sensazione della sera prima.

I tasti sotto le sue mani, la melodia che si diffondeva ad un suo semplice comando, le vecchie abitudini… era tutto lì, nella sua testa.

Le sembrava ancora impossibile. Come aveva potuto dimenticare quelle sensazioni che le avevano scosso l’animo più di una volta in passato? Le sembrava che qui tre anni non fossero mai trascorsi, come se fosse passato un solo giorno all’ultima lezione con Paolo.

Anche con Lui era così, anche con Inuyasha.

Era davvero così debole la sua volontà? Beh, colui che aveva detto “La volontà umana è debole” aveva avuto proprio ragione. Nessuno gli aveva mai dato un premio Oscar?

 

Giovedì. Ore 7.45

-Kagome!- Bene, spariamoci.

-Si?-La giovane si voltò e Karin, accaldata per la corsa e, probabilmente, per l’eccitazione, la fissò con occhi illuminati mentre le gote le si arrossavano. Kagome assunse la sua espressione più innocente sperando, e pregando mentalmente, che la compagna di classe avesse un minimo di tatto e tacesse su ciò che era successo la sera prima.

Speranza vana

-Ti ho sentita! Sei stata bravissima! Tu e quella ragazza siete riuscite a mandare me, e tutta la platea, in un brodo di giuggiole! Dio Kagome, la tua interpretazione è stata così… così… e poi suonavi in modo divino, dico davvero! Dì la verità… ti esercitavi di nascosto eh?- chiese. Sango, a pochi metri di distanza, si voltò a guardarle sorpresa e si avvicinò al banco di Kagome che alzò gli occhi al cielo esasperata.

Ottimo, perfetto, stupendo!

-Di cosa state parlando?- domandò guardando Karin curiosamente

-Oh Sango, avresti dovuto esserci! Ieri sera Kagome è stata bravissima!- rispose eccitata

-Ehi, come mai così agitata? Higarashi?- Kasuke si avvicinò seguita dal gemello e affiancarono le due giovani in piedi davanti a Kagome che scrollò le spalle

-Non è successo niente- commentò cercando di chiudere il discorso

-Che modesta che sei Kagome! Ieri sera a teatro c’è stata una specie di concerto organizzato dalla mia scuola di musica e Kagome ha accompagnato una ragazza suonando il pianoforte e sono state… spettacolari! La ragazzina aveva una voce meravigliosa e Kagome… lei è stata magnifica! Alla fine eravamo tutti talmente impressionati che ci abbiamo messo qualche istante per riprenderci! Gli applausi sono durati minuti interi... eravamo tutti talmente emozionati!- Sango fissò Kagome spalancando gli occhi blu

-Hai ripreso a suonare- mormorò gioiosa

-No- la bloccò lei –Mi hanno solo chiesto un piacere che non ho rifiutato… la cantante in questione aveva l’accompagnatore indisposto e gli insegnanti non possono sostituire gli allievi. Io non ho fatto niente- ripeté seccata –comunque sta per suonare la prima ora quindi… raus!- ordinò indicando i loro banchi

-Sono contenta- disse Sango appena i compagni si furono allontanati. Kagome la vide sorridere e appoggiarsi allo schienale della sedia davanti a lei

-Perché?- chiese alzando il sopracciglio

-Dicevi di non volere suonare mai più, invece alla fine sembra tu abbia ritrovato quella antica passione. Chissà, forse allora tu riuscirai a perdonarmi e noi due torneremo amiche- disse. Kagome sospirò abbassò leggermente gli occhi al banco senza sapere cosa ribattere –Sono disposta ad aspettare Kagome, tutto il tempo che vuoi, e che ci metterai, per perdonarmi. Non sai quante volte mi sono rammaricata ripensando a quei mesi… mi dispiace Kagome, mi dispiace infinitamente- concluse. Kagome la guardò negli occhi poi sospirò

-Non credo accadrà mai- disse. Sango sorrise

-Non lo decidi tu Kagome, tu puoi solo ammettere la verità che, a mia parere, è la cosa più difficile in assoluto- commentò

-È come dici tu, probabilmente. Ma di una cosa sono certa: non accadrà ora- Abbassò gli occhi al libro segno che per lei il discorso era chiuso.

Sango la guardò per lunghi momenti cercando qualche cosa da dire senza però trovarne alcuna. La consapevolezza di essere così impotente la schiacciava come un macigno, un peso all’altezza dello stomaco.

-Alla fine avete fatto la parte strumentale? Domandò di punto in bianco Kagome. Sango sobbalzò leggermente e la guardò con aria interrogativa poi si riscosse

-Oh, quello! Si, l’abbiamo finita. Dopo che Karin e Daysuke hanno smesso di punzecchiarsi ci siamo messi al lavoro e, dopo un secolo, siamo riusciti a farla e ad arrangiarla un po’- rispose –Dobbiamo fartela sentire, poi se vuoi puoi metterci le mani tu dandoci un po’ di tuo- propose

-Vedremo. Quando si prova?-

-Oggi pomeriggio non ce la faceva nessuno. Se tu hai tempo ci si può incontrare domani dopo le lezioni, come ieri-

-Credo si farcela, non dovrebbero esserci problemi- Sango annuì

-Così proviamo insieme… al massimo mentre noi in aula di musica ci mettiamo a posto con gli strumenti tu puoi venire qua con uno dei gemelli e scaldarti la voce-

-Sarebbe bello, domani poi decideremo- La campanella suonò e Kagome iniziò a sfogliare il libro di Tedesco soffermandosi sui vocaboli. Sango fissò i compagni andare ognuno al proprio posto e si stropicciò le mani: avrebbe voluto continuare a parlare ancora un po’ con lei!

-Beh, buona lezione Kagome- disse mestamente voltandole la schiena per dirigersi al suo banco

-Buona lezione… Sango- rispose Kagome esitando sul nome della ragazza, senza sapere se fosse una buona idea. La giovane sentendosi chiamare per nome si voltò di scatto verso di lei spalancando gli occhi: l’aveva chiamata per nome, le labbra di Kagome avevano pronunciato il suo nome!

Con un sorriso ebete sul volto andò a sedersi. Non c’era che dire: quella era proprio una giornata stupenda!!

 

Appena varcò la porta di casa sapeva già cosa avrebbe fatto quel giorno dopo lo studio: sarebbe andata a teatro. Non solo per riprendersi la giacca che aveva scordato la sera prima, ma anche per riprovare le sensazioni che l’avevano scossa a tal punto da non riuscire a stare concentrata durante le lezioni. Aveva bisogno di risentire i tasti sotto la punta delle dita. Era una sensazione talmente impellente che le sembrava di essere in astinenza, come se fosse soggetta dalla droga, non sapeva a cos’altro definirla. Sapeva che suonando avrebbe rischiato di tornare sulle sue decisioni, come era successo con Sango, ma non riusciva a farne a meno e non avere il controllo di se stessa era una delle poche cose che la mandavano in bestia! Comunque doveva sbrigarsi a studiare altrimenti avrebbe lasciato l’argomento a metà

-Sono a casa!- esclamò richiudendo la porta dietro di se togliendosi le scarpe

-Bentornata tesoro- la salutò la madre raggiungendola alle scale –Tuo fratello è in camera sua a studiare e mi ha chiesto di dirti di raggiungerlo appena tornavi, visto che ieri sera non vi siete visti voleva salutarti-

-Ah, ma certo! Corro subito- disse e voltando le spalle alla madre andò al piano superiore dove appoggiò nella sua stanza la cartella e, velocemente, bussò alla camera del fratello

-Avanti- La aprì ed essa cigolò sui cardini. Sorrise nel vedere il fratello chinato sui libri in mezzo al disastro qual’era la sua stanza.

Il letto era disfatto dalla mattina, il pigiama era buttato malamente su una sedia in un angolo, il comodino era munito di una piccola bajour accanto ad una radiosveglia che indicava a chiare lettere l’ora in verde, la finestra spalancata dava alla fiancata della casa e illuminava l’armadio a due ante e il mobiletto su cui erano appoggiati tutti i libri e quaderni di scuola. Il tutto era circondato da pensiline su cui erano appoggiati i robot di suo fratello che facevano penzolare le gambe nel vuoto: la passione per quei cosi non aveva ancora lasciato il fratello…

-Sorellina!!- Sota mollò la matita e scattò in piedi correndo verso di lei e abbracciandola con slancio facendosi stringere e lasciandosi baciare la guancia con affetto

-Ciao Sota… allora, com’è andata la gita? Il mare com’era?- si informò. Lui sorrise e iniziò a raccontarle tutto quello che era successo in quei giorni, dal viaggio di andata a quello di ritorno continuando a gesticolare e sorridendo quando riusciva, con una battuta o una situazione, a fare ridere la sorella.

Kagome annuiva e rideva di tanto in tanto, seguendo il discorso del fratello e commentando ogni situazione facendogli poi domanda sui luoghi visitati. Tutto nella norma insomma!

-Ah! Ho un regalo per te!- esclamò lui tutto d’un tratto alzandosi in piedi dirigendosi verso la scrivania facendola sobbalzare.

Oddio, un regalo? Non si facevano mai regali, tranne per i compleanni e il suo era passato da un pezzo, senza contare che le aveva regalato un buonissimo profumo che custodiva gelosamente in camera sua, allora perché gliene aveva fatto uno??

-Sota, per il mio compleanno mi hai regalato un profumo buonissimo, perché mi hai fatto un regalo?- Lui la fissò sbuffando seccato ricominciando a frugare richiudendo poi il cassetto

-Un fratello deve attendere occasioni speciali per viziare la sorella un po’??- chiese

-No ma…-

-Eddai Kagome, non discutere per una volta!- la rimproverò lui allungandole un pacchettino grande poco più del suo palmo –Tieni, spero ti piaccia- disse sedendole accanto trepidante. Kagome osservò il regalo.

Era rettangolare e la carta che lo avvolgeva era bianca e azzurra, a Kagome ricordò i colori del mare. Gli sorrise e lo aprì attenta a non rovinare la carta. Fece scivolare sul suo palmo una custodia blu con la scritta “Selecta” in rilievo. Accigliata guardò il fratello, quella non era una marca molto conosciuta, ma non era di certo alla portata economica di un ragazzino! Aprì la custodia e trattenne il fiato emozionata.

Fissati ad un morbido cuscinetto bianco facevano bella mostra di se una collanina corta, come ciondolo una conchiglia bianca incastonata ad una più piccola blu e un braccialetto con tanti, minuscoli pendenti raffiguranti conchiglie e stelle marine, tutti rigorosamente in blu e bianco.

Erano semplicemente meravigliosi.

-Sota! Sono… bellissimi! Ma dove li hai trovati?- chiese fissandolo con occhi sbarrati. Il ragazzino sorrise imbarazzato

-Oh beh… quando li ho visti nel negozio ho pensato subito a te e mi sono piaciuti immediatamente, così… sai, ogni giorno ci lasciavano qualche ora libera e così un giorno ci siamo ritrovati davanti al negozio io e Kohaku…-

-Ok, ma i soldi? La “Selecta” non è all’altezza economica di due bambini!- Sota arrossì ancora di più

-Non dirlo alla mamma ok? Diciamo che ho… lavorato in quel negozietto per qualche giorno incartando regali- spiegò

-Cosa!? Il proprietario ha fatto lavorare un minorenne??-

-Due- precisò lui

-Anche Kohaku!? Ma siete impazziti voi due?? Non dovevate nemmeno pensare ad una cosa del genere! Sei un bambino Sota, non puoi lavorare!-

-Ma non è come credi tu! Il proprietario è un anziano signore e io e Kohaku ci siamo solo offerti di dargli una mano! Non stavamo pensando di ricattarlo, solo che alla fine, quando dovevamo tornare a casa, lui per ringraziamento ci ha detto di prendere un oggetto che ci piaceva e io ho pensato a te così… io e Kohaku non abbiamo fatto nulla di male!- si giustificò deciso e rosso in viso. Kagome sospirò e gli scompigliò i capelli

-Ok, questa volta passi, ti perdono, e non diremo nulla alla mamma, però Sota giura che non lo farai mai più- disse

-Giuro- assentì posandosi una mano sul cuore. Lei sorrise e gli scoccò un bacio sulla fronte

-Bravo il mio fratellino- commentò rilassata –Sono stupendi comunque, grazie- Lo vide sorridere e ricambiò –Su…- iniziò risoluta –aiutami a metterli- Lui annuì e con le piccole dita armeggiò con le chiusure

-Ti stanno bene Kagome- commentò lui soddisfatto guardandola. Lei si scostò una ciocca nera dal viso e i pendenti tintinnarono

-Li adoro!- ripeté ridendo piano. Lui annuì

-Ora però è meglio che studi, chi la sente se no la prof domani!- Lei annuì

-Si, devo andare anche io- disse andando alla porta e aprendola

-Sorellina?- Lei lo guardò interrogativa –Ti voglio un mondo di bene- Kagome sorrise

-Anche io Sota- Lanciò una occhiata in tralice alla stanza e ironica aggiunse –Ma se metti a posto la camera te ne voglio molto di più- Lui annuì scoppiando a ridere e lei richiuse la porta alle proprie spalle. Si chiuse in camera pronta a studiare la seconda guerra mondiale che non era di certo il suo argomento preferito.

Suo fratello era stato irresponsabile, ma sapere che lo aveva fatto per lei la faceva sentire felice… Si sedette alla scrivania e finalmente, dopo 90 minuti dal suo arrivo a casa, riuscì ad aprire il libro.

 

Inuyasha concluse di leggere il fascicolo su un nuovo progetto e firmandolo pensò alla serata prima.

La sua Kagome era, per un momento, tornata fuori, per un piccolissimo istante l’aveva rivista, lì, seduta davanti a quel pianoforte, sotto gli occhi di tutti, mentre trasformava note e parole in una melodia bellissima e dolce. Aveva si e no sentito le parole della cantante tanto era stato preso da quella visione: il riflettore puntato su Kagome, le mani che scorrevano sicure su quella tastiera incuranti della lontananza che li aveva separati, la schiena diritta su cui ricadevano i capelli color ebano che avevano ormai perso le sfumature rosse, gli occhi concentrati sulla musica un momento e l’altro istante chiusi, così bella, determinata, coraggiosa. Quella era Kagome, la sua stupenda Kagome

-Mi scusi?- Inuyasha alla voce della propria segretaria alzò lo sguardo di scatto e lei gli sorrise imbarazzata –Non ha risposto quando ho bussato, così sono entrata-

-Ok- rispose bruscamente poi, sospirando, si passò una mano sul viso –La prego, mi scusi, è che ho molti pensieri per la testa- confidò –Comunque, ha bisogno di qualche cosa?- domandò

-Ha finito di leggere il documento che le ho portato?- si informò

-Certo, eccolo. L’ho firmato- disse allungandoglielo. Lei annuì e lo prese sfiorandogli la mano e si diresse all’ultima pagina controllando la firma. Aggirò la scrivania portandosi dietro a Inuyasha e si piegò aprendo il primo cassetto trovandosi all’altezza dell’orecchio di lui

-Si è scordato il sigillo- mormorò e le ciocche di capelli andarono a sfiorargli il collo. Inuyasha impassibile fissò davanti a se mentre sentiva le labbra carnose della donna scendergli lungo il collo. Diede una occhiata alla donna che aveva gli occhi chiusi e gli aveva cinto il collo con un esile braccio mentre la scollatura della maglia gli faceva intravedere una porzione del seno prosperoso bianco e liscio. Le prese il braccio scostandola gentilmente e, con tutta la pazienza che disponeva, la allontanò

-Si ricordi che lei è solo la mia segretaria, quindi la pregherei di portarmi rispetto e di avvicinarsi solo se riguarda il lavoro- disse freddo facendo una leggera pressione sul braccio. Lei, per nulla intimorita, si alzò in punta di piedi sfiorandogli le labbra e aderendo con il corpo a lui.

-Se ha bisogno di qualunque cosa la prego, mi chiami pure- sussurrò soffiandogli provocante sulle labbra. Si allontanò e, fascicolo sotto braccio, aprì la porta facendosi poi da parte –Buon giorno signore- Miroku le passò di fianco entrando nell’ufficio e la donna se ne andò, richiudendo la porta.

Il nuovo arrivato, guardò la porta per lunghi momenti poi, passò gli occhi blu su quelli neri di Inuyasha alzando teatralmente il sopracciglio facendo sospirare pesantemente l’amico

-Lo ha fatto?- chiese. Lo sbuffo rassegnato di Inuyasha lo fece scoppiare a ridere –Non ci posso credere!-

-Evita Miroku, ti prego-

-Posso sedermi o rischio un conato di vomito!?- chiese colto da una nuova ondata di ilarità

-Non abbiamo fatto nulla brutto cretino!- esclamò Inuyasha indignato. L’amico scosse il capo divertito sedendosi –Non credevo di fare questo effetto alle donne più grandi di me- confessò accigliato

-Bah! Quindi sei riuscito a bloccarla prima che la situazione precipitasse eh?-

-Già. Devo dire che non è esattamente il mio tipo… sexy certo, ma nulla di più- Miroku sghignazzò

-Ah certo… il tuo tipo è una ragazza di mia conoscenza, molto carina e con i capelli color della notte… per caso il suo nome è Kagome Higarashi?- Inuyasha lo fulminò –Ah, se penso che se tu non avessi fatto il cretino forse in questo istante sareste insieme felicemente fidanzati… e chissà, forse anche sposati-

-Chiudi la fogna Miroku- ringhiò

-Ohi… rinfodera gli artigli Inuyasha, è stata una battuta infelice detta senza essere pensata- si giustificò

-Senti, dimmi cosa vuoi così io posso continuare il mio lavoro, voglio finire tutto prima della prossima ora- commentò spiccio Inuyasha

-Ma le tue 8 ore sono passate da un pezzo!-

-Non ho voglia di portarmi il lavoro a casa… allora?- chiese impaziente

-Sango mi ha chiamata…- cominciò lui

-Come tutti i pomeriggi?- lo prese in giro l’amico

-Taci una buona volta Inuyasha!! Allora insomma, mi ha chiamato e tutta eccitata mi ha confessato che oggi in classe una sua compagna di classe le ha detto che ieri sera Kagome ha suonato al pianoforte facendo una esibizione spettacolare!! Ti rendi conto!? Volevo darti io la notizia, per questo sono corso subito qua- spiegò gonfiando il petto. Inuyasha ghignò

-Spiacente di deluderti amico mio… ma lo sapevo già- Lo guardò abbassare le spalle –E se è tutto quello che devi dirmi…-

-Ma come lo sai?- domandò Miroku senza prestargli attenzione. Inuyasha sospirò e spostò la sua attenzione dal computer all’amico

-Ieri sera ero presente. Quando Paolo ha offerto a Kagome di suonare c’ero pure io… solo che subito lei aveva detto di no ma io, tanto per controllare, ci sono andato comunque e infatti è venuta. Contento? Ora per piacere…-

-E…? Com’è stata? Com’è andata?- si informò Miroku senza prestargli di nuovo attenzione

-Come vuoi che sia andata Miroku? Lei è stata… è stata…-

-Si?- domandò alzando il sopracciglio guardando Inuyasha posare la fronte sulle braccia incrociate sulla scrivania

-Era bellissima, stupenda, meravigliosa, eccezionale, magnifica…-

-Ok, ok, ok! Non hai mai visto nulla di così bello in vita tua! Respira, riprenditi!- Inuyasha scosse il capo e posò i suoi occhi neri su quelli blu dell’amico

-No Miroku, non capisci, non puoi capire! Lei era lì, talmente bella e irraggiungibile mentre rivedevo dopo 3 lunghi anni, per la prima volta, Kagome, la mia Kagome. La ragazzina di Amsterdam con un sogno che ora non esiste più, per colpa mia! E mentre la guardavo Miroku, mi sono reso conto di tutto quello che le ho fatto, rendendomi conto del mio errore immenso e di come lei sia stata male per il mio tradimento. Ma la cosa più terribile Miroku, non è stato capire, ma bensì, prendere consapevolezza che mentre io rimanevo indietro con l’immagine della mia Kagome, lei è cresciuta, è andata avanti, con fatica certo, ma ce l’ha fatta, costruendosi una nuova vita… una vita dove io non esisto- disse, le mani strette in pugno –Eppure, eppure mentre ieri sera suonava, ho come avvertito nella sua musica una nota bassa, triste… una faccia nascosta che mi ha lasciato sconvolto, senza parole. Non so cosa fosse ma in quel momento, quando me ne sono reso conto, ho capito che non ce la farei mai a vivere senza di lei. non voglio che lei mi escluda dalla sua vita, poiché lei è troppo dentro la mia… farò di tutto per abbattere quel muro che mi divide da lei, non mi interessa se soffrirà, se non vuole… io la farò tornare da me- disse con lo sguardo deciso e fiero. Miroku sospirò e scosse il capo

-Se lei non ti vuole, tu non puoi costringerla-

-Credo piuttosto che a dispetto di tutto quello che lei dice, dentro di se prova ancora qualche cosa. Devo solo fargli tornare fuori quel sentimento-

-Bah… senti Inuyasha, io non so cosa fosse quello che hai sentito ieri sera a quel concerto… ma sappi che se giochi bene le tue carte forse, e attento perché ho detto forse, non è tutto perduto- disse

-Che cosa intendi dire Miroku?- domandò interessato l’amico guardandolo con attenzione

-Intendo dire che c’è una cosa riguardo la telefonata di Sango che non ti ho ancora detto- Guardò Inuyasha e riabbassò lo sguardo sulle proprie mani –Sango non era solo eccitata per il fatto che Kagome abbia ricominciato a suonare, ma anche per quello che le ha detto questa mattina a inizio lezioni-

-Ovvero?-

-Kagome ha chiamato Sango per nome ed è riuscita a fare con lei un discorso pacifico senza che la mia ragazza rischiasse la decapitazione. Sai che vuol dire Inuyasha? Te ne rendi lontanamente conto?- Si fissarono per lunghi istanti finché Inuyasha scattò in piedi raccogliendo le sue cose

-Andiamo a casa mia e intanto… spiegami tutto quanto, dall’inizio alla fine!- Miroku annuì dirigendosi alla porta

-Ok, a proposito, mio padre vuole comprarmi una nuova cabriolet, come se non ne avessi già due… tu ne vuoi una delle due che già possiedo? Dopotutto tu sei sprovvisto di macchina- Inuyasha lo fissò

-Beh, in effetti si-

-Allora è deciso, te la do la prossima settimana o la fine di questa. Vuoi quella nera o quella metallizzata?-

-Quella nera ovviamente- asserì lui richiudendo la porta dell’ufficio alle proprie spalle

-Hai sempre avuto un debole per quella vero? Comunque aggiudicato. È tua- confermò Miroku soddisfatto mentre Inuyasha annuiva approvando in pieno lasciando, almeno per quel giorno, l’edificio.

 

Kagome uscì di corsa annunciando che per l’ora di cena avrebbe rincasato quindi, con passo affrettato, alle 17.20 la ragazza si stava dirigendo a teatro. Quel giorno tirava una leggera arietta che le rovinava l’acconciatura facendole ricadere sul viso qualche ciocca di capelli sfuggiti dal complicato chignon, ma questo non la fermò ad indossare una gonna a pieghe sopra il ginocchio e una maglia nera con le spalline: aveva pur una reputazione da difendere! Senza rendersene conto arrivò davanti al teatro trepidante per l’attesa snervante. Varcò la soglia e ringraziò mentalmente chiunque che il teatro fosse aperto. Si diresse a passi leggeri verso la biglietteria e l’uomo che stava dietro al bancone leggendo tranquillamente il giornale, le fece subito una buona e piacevole impressione.

Sembrava quasi un bel quadro e rompere quella quiete la faceva sentire leggermente a disagio.

Schiarendosi la voce e facendo un passo avanti attirò l’attenzione dell’uomo su di se. Scostò il giornale che appoggiò vicino a lui e Kagome poté avere piena visuale di lui e lui di lei. Lo vide sorridere dietro gli occhiali a mezzaluna mentre gli occhiali andarono a fare compagnia al giornale aperto sulla politica.

Era anziano, le rughe intorno agli occhi e sulle mani ossute erano piccole e quasi infinite, come se fosse un oggetto antichissimo d’antiquariato che aveva intorno a se quell’aura di sapienza infinita ma che era comunque… vecchia.

Era molto alto e magro, i capelli grigi pettinati con cura e gli occhi di un bel nero: da giovane doveva essere stato molto bello.

Lo guardò alzarsi dalla sedia con lo schienale alto in legno imbottito con un cuscinetto e poté notare il suo abbigliamento composto da una curata camicia arancione  e una cravatta nera in tinta con i pantaloni lunghi di tela. Il tutto senza una mezza piega.

-Buon pomeriggio signorina- la salutò cordialmente –In cosa posso esserle utile?- domandò. La voce era pacata e gentile, cordiale e dolce, come un cucchiaino di miele gustato per la prima volta. Non c’era più nessun dubbio: da giovane era stato proprio un bell’uomo.

-Buon pomeriggio anche a lei signore. Ieri sera ero qua al concerto e mi chiedevo se potesse aiutarmi- disse gentilmente

-Ah, era qua pure lei? Devo dire che mi ha toccato molto l’esibizione di ieri sera, non trova? Credo che la vincitrice si sia meritata tutti gli applausi e più, dopotutto ha cantato talmente bene che ha ammutolito tutti nella sala, ma devo ammettere che senza l’accompagnatrice non avrebbe mai fatto un tale successo- confidò. Kagome abbozzò ad un sorriso

-Purtroppo non ho potuto assistere alla premiazione, può dirmi chi ha… vinto?- Lo vide pensarci qualche istante per poi sorridere

-Una certa… Maria Claire. Ha cantato una canzone italiana… non ricordo di preciso il titolo. Comunque aveva dei bellissimi capelli biondi e degli occhi verdi davvero luminosi- Kagome sorrise arrossendo un po’

“Allora ce l’hai fatta Maria…” pensò leggermente emozionata –La canzone si intitola “Non c’è” ed è di una famosa cantante italiana, ovvero Laura Pausini, che io stessa adoro- disse

-Ah, ma certo. Le mie figlie ne parlavano molto spesso di questa cantante. Comunque signorina, mi dica pure-

-Ehm… è molto imbarazzante ma ho dimenticato la mia giacca e mi chiedevo se potessi andarla a prendere- Lo guardò aggrottare le sopracciglia e le ciglia bianche si contrassero formando altre piccole rughe

-È sicura di averla dimenticata qua? Noi non abbiamo trovato nessuna giacca-

-È molto strano signore perché ne sono certa… ha guardato anche i camerini per caso?- Lui la guardò

-Ah, allora ieri sera cantava?- Lei sorridendo scosse il capo

-Accompagnatrice-

-Capisco, allora mi segua prego, i camerini difficilmente li controlliamo- Le fece strada dietro ad una porta e Kagome si ritrovò in un lungo corridoio che cominciò a percorrere seguendo la guida che spegneva e accendeva le luci ad ogni nuovo corridoio che imboccavano –Eccoci qua- disse lui improvvisamente fermandosi aprendo una porta. Kagome entrò e acchiappò la giacca abbandonata dove l’aveva lasciata la sera prima

-Eccola, meno male! La ringrazio della pazienza signore-

-Figurati, è una fortuna che tu l’abbia ritrovata. Ora sarà meglio tornare indietro- Lei lo seguì per il corridoio sconfortata.

Avrebbe tanto voluto dirgli che voleva suonare il pianoforte ancora una volta!

Si fermò improvvisamente attirata da uno strano luccichio e si avvicinò al vetro che dava piena visuale del palco buio. Il luccichio proveniva proprio da lì dove un piccolo fascio di luce, proveniente da chi sa dove, si stagliava contro la coda lucida del piano. In quell’oscurità c’era un bellissimo piano bianco che sembrava chiamarla ad ogni passo e che attendeva solo di essere suonato da lei. L’uomo, fermo pochi metri più avanti, guardò lei poi il palco riconoscendo il piano in tutta quella oscurità

-Vuole andare a vedere più da vicino il pianoforte?- chiese. Kagome scattò indietro e arrossì furiosamente

-Ecco io…- Lui rise e aprì una nuova porta

-Venga pure- disse e la precedette giù per una rampa di scale spegnendo una luce dietro di loro

-Che labirinto- osservò improvvisamente Kagome

-Ha proprio ragione, questo edificio ci assomiglia molto. Per questo solo una piccola ala viene tenuta aperta al pubblico- Kagome, senza nemmeno sapere come, si ritrovò di nuovo al punto di partenza, nell’atrio. Lui le aprì una porta in legno scuro più grande delle altre e Kagome si ritrovò davanti al corridoietto in mezzo alle due file di poltroncine rosse davanti al palco

-Le accendo le luci, se intanto lei vuole provare a raggiungere il palco- Lei guardò all’interno. La luce del sole proveniente da dietro di lei illuminava una buona porzione di sala

-Certo. La ringrazio-

-Stia attenta ai sedili- l’avvertì lui. Kagome annuì e si incamminò verso il palco salendo infine i tre gradini che la ostacolavano dal pianoforte. Guardò indietro e trattenne il respiro quando il fascio di luce che l’aveva portata fino a lì, in quel punto sembrava infinitamente lontana. Improvvisamente un riflettore si accese e lei voltò lo sguardo verso lo strumento illuminato.

Il piano era lì, a meno di due metri da lei, bellissimo e lucido come la sera prima. Si avvicinò e ci passò un dito sopra sentendolo freddo sotto il suo tocco finché non si trovò a contemplare il coperchio. Si sedette aspirando il profumo che sembrava emanare e lo alzò scoprendo i tasti bianchi e neri, una combinazione di colori affascinante e letale.

Appoggiò l’indice sul MI che si trasformò nel suo accordo minore. La sinistra lo accompagnò e le due mani iniziarono a fare decine e decine di accordi diversi tra loro, ricordando su quali testi erano presenti riprendendo pian piano piena famigliarità: Chopin… nella recita di fine anno… Mozart… Shubert… e così via finché nella sua testa non comparve il testo di “Autunno” della composizione di Vivaldi. Lo sentì scorrere nella mente fino a passargli nelle vene come una scarica elettrica che si accumulò nella punta delle dita facendole fremere. Posizionò le mani correttamente e immaginando di essere circondata da una orchestra enorme iniziò a suonare. Le mani erano già pronte alla battuta successiva leggendo un testo invisibile proveniente dai suoi ricordi.

Di una sola cosa Paolo aveva sempre avuto ragione: lei, Kagome Higarashi, era un genio del pianoforte. Non riusciva a capire il perché, però era sempre stato così, un dono naturale che l’accompagnava da tutta la sua vita. Sin da bambina con la sua musica, e quella in generale, aveva avuto una memoria ed una capacità di apprendimento impressionanti:ricordava sempre tutti i pezzi che aveva fatto (quelli che l’avevano appassionata e non) con una precisione spaventosa andando a ripescare, nella sua memoria, quel determinato testo

Per prendere in giro se stessa qualche volta si era data (pateticamente, avrebbe aggiunto con gli anni) del registratore.

Fece concludere la musica senza essere arrivata neppure a metà, ma come diceva sempre, “Autunno” era troppo bello per essere sprecato così, in quel modo, senza nessun accompagnamento.

Ricordava il successo della sera prima, le parole della canzone le risuonavano nella mente e, chiudendo gli occhi iniziò a suonare il ritornello cantando

 

Non c'è , non c'è il profumo della tua pelle
Non c'è il respiro di te sul viso
Non c'è la tua bocca di fragola
Non c'è il dolce miele dei tuoi capelli

 

Non c'è che il veleno di te sul cuore
Non c'è via d'uscita per questo amore
Non c'è, non c'è vita per me, più
Non c'è, non c'è altra ragione per me

 

Ormai aveva completamente perso la cognizione del tempo eppure non poteva andarsene proprio adesso, non voleva, eppure consapevolmente, doveva.

Richiuse il coperchio di malavoglia e sospirò. Un fragoroso battere di mani la fece sussultare e, scattando in piedi, si voltò verso la platea. Seduto su una poltroncina rossa vicino alla porta ancora spalancata, il signore di poco prima stava battendo le mani fragorosamente.

Per essere una persona anziana aveva molta energia! Ma era rimasto lì per tutto il tempo?

-Oddio mi scusi! Io… ho perso la cognizione del tempo e…- Si scostò una ciocca di capelli nera dalla fronte facendo tintinnare il braccialetto imbarazzata. Il suono si prolungò nell’aria argentino e limpido.

-Ma figurati! Siete stata magnifica, lei si che ha talento da vendere, mi sembrava di averla già vista da qualche parte… Lei è la ragazza che ieri sera ha accompagnato la giovane che ha vinto, vero?-

-Si, sono io- mormorò imbarazzata. Quando le facevano i complimenti non sapeva mai come comportarsi..

-La sua interpretazione è stata meravigliosa, davvero! Ha suonato in modo divino. Ho riconosciuto immediatamente nei suoi occhi quella voglia febbrile di suonare. L’avevo anche io, tanti anni fa. Mi fa sempre piacere aprire le porte ad una ragazza come lei e, come al solito, io non sbaglio mai per queste cose!- Kagome notò immediatamente il verbo al passato che aveva usato ma non volle chiedere –Mi dica, sta studiando pianoforte da molto tempo?- Kagome scese dal palco e si avvicinò all’uomo

-No, lo studiavo- rispose sedendogli accanto e chiudendo gli occhi –Solo che poi sono successe talmente tante cose che ho smesso. Ieri sera era la prima volta dopo 3 anni che suonavo- Lui la guardò pensieroso

-Beh signorina, da come suona non sembra proprio quello che dice. Ma mi dica, ha smesso per una perdita a lei vicina?- Lei lo guardò corrugando le sopracciglia

-Non esattamente… ma diciamo di si- Lui confuso scosse il capo come per levarsi pensieri contrastanti –Ma mi dica… prima ha usato il verbo al passato, come mai?- domandò curiosa. Lui sorrise

-Da giovane suonavo la tromba- rispose

-Ah, che bello! La suona ancora?- chiese Kagome interessata

-No, non più- Lei lo fissò interrogativa e lui continuò con gli occhi persi in un passato lontano, fissando il pianoforte senza in realtà metterlo a fuoco

-Quando si ha 17/20 si hanno gli ormoni sballati e si fanno cose stupide, amavo suonare ma per un periodo ho messo la mia ragazza al primo posto… Lei aveva iniziato a fumare e io mi sono lasciato condizionare da lei-

-Oh…- Kagome sapeva benissimo cosa voleva dire per un qualunque musicista di strumenti a fiato iniziare a fumare…

-Nel corso degli anni mi sono rovinato i polmoni, ormai non posso più  suonare se non per brevi istanti. Non tornerò mai più come prima, perciò ho deciso di smettere-

-Mi spiace molto- dichiarò lei dispiaciuta

-Ecco perché adoro questo posto e cose come ieri sera. Vedere suonare i giovani con così tanta voglia di imparare a suonare ogni strumento e l’impegno che ci mettono per anche un breve pezzo è una cosa che mi lascia sempre una bella sensazione. È un peccato che non tutti abbiano quella passione che vedo in lei signorina e che ho costatato poco fa, mentre la sentivo suonare- Lei arrossì di piacere

-È perché adoro lo strumento in questione- commentò

-Però ha mollato gli studi. Dopotutto ha ancora molto da imparare- Lei lo fissò sgranando gli occhi.

Era il primo, la prima persona sulla faccia della terra che glielo diceva. Tutti le dicevano sempre che era brava, eppure lei sapeva che non era tutto qua e che c’era ancora tanto da imparare… eppure nessuno le aveva mai detto che aveva ancora molta strada da fare. Eppure quel signore la conosceva da meno di 20 minuti. Aveva scoperto tutto solo a sentirla suonare!?

Decise di lasciare cadere il discorso.

-Si, è vero, ho smesso di studiarlo. Guardarlo mi faceva ricordare, e mi fa tutt’ora ricordare, cose a cui non voglio pensare, cose che vorrei cancellare dalla mia mente. Eppure ieri sera, mentre suonavo, ho risentito quella vibrazione dentro di me così famigliare e per un certo verso mi sono data della stupida accorgendomi  che non è espressamente colpa SUA, non era lui che mi faceva soffrire, che mi faceva stare male… ero io che volevo che me ne facesse, capisce? Non volevo guardare in faccia la realtà-

-Capisco cosa intende e approvo totalmente. Gli strumenti in se non hanno colpa di nulla, siamo noi e solo noi che non vogliamo prenderci le nostre responsabilità. Si ricordi questo: la musica rispecchia ciò che sentiamo nel cuore, è una cosa assolutamente involontaria, ma è così. Mentre suonava ho come percepito in lei una vena di tristezza e di amarezza… È consapevole di essa?-

Kagome chiuse gli occhi e sospirò tremante annuendo

-Lo sono- sussurrò

-Capisco, certo-

Nella semioscurità i due rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Kagome guardò l’orologio: le 18.05. Si alzò in piedi e il seggiolino pieghevole si richiuse con un leggero tonfo

-Mi scusi, ma devo tornare indietro. La ringrazio per quello che ha fatto prima per me e anche per la bella chiacchierata

-Si figuri, è stato un piacere- disse lui sorridendo –La accompagno all’atrio- Si alzò e lasciarono la sala principale dove l’anziano spense le luci e richiuse la porta in legno scuro –Se vuole ancora suonare- cominciò quando furono davanti alla porta di vetro –e se gliene verrà voglia in un prossimo futuro, sarò lieto di averla ancora nel mio teatro ascoltandola e chiacchierando ancora un po’ con lei- Kagome deliziata, ricambiò il sorriso

-Grazie signore, ci penserò, glielo prometto. Arrivederci e a presto spero- E legata la giacca in vita uscì dal teatro.

  
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