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Autore: purple eyes    08/08/2014    8 recensioni
Non riesco a credere in quello che mi è successo in meno di un mese. Sono senza un padre, mi sono innamorata di un ragazzo che non ricambia i miei sentimenti e che tra l’altro è lo stesso ragazzo di cui è innamorata la mia migliore amica. Mia madre ha un compagno mafioso e violento che farebbe di tutto pur di arrivare ai suoi scopi. Sono vittima di bullismo... La mia vita fa schifo!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caitlin, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette, Ryan Butler
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 36



Abduction....



Pov Justin


E’ già passata mezz’ora e lei non è ancora arrivata, Simon è tornato a casa preferendo lasciarci soli. In fondo il parco non dista molto da casa di Ryan, quindi avrebbe dovuto raggiungerlo in dieci minuti massimo. Ho un brutto presentimento, sono preoccupato e se le fosse successo qualcosa? No! Devo stare calmo, sono solo paranoico, non le è successo niente, sicuramente ha avuto un imprevisto e non ha potuto avvertirmi.

Annuisco mentalmente a me stesso non del tutto convinto e mi siedo sulla panchina lì vicino per osservare i bambini che giocano spensierati sullo scivolo. Sorrido alla scena, ricordando la mia infanzia felice, prima che LUI la rovinasse, portandomi via dalla persona che più amavo e che amo tutt’ora: mia madre.

I minuti trascorrono e io sto già aspettando qui da un’ora, così mi alzo, prendo il cellulare e chiamo a casa di Ryan per vedere se Jes è ancora lì, cominciando a fare avanti indietro nell’attesa che qualcuno risponda. “Pronto?” Riconosco all’istante la voce pimpante di Alex.                                                                                                  

“Alex, sono Justin, sai dov’è Jes?” Domando con l’ansia e il cuore che mi batte a mille, perché quel brutto presentimento non vuole saperne di andarsene. “Jes? Ma non era con te?” Il suo tono è stupito, incredulo e anche preoccupato. “Cazzo!” Impreco dando un calcio alla panchina, prima di chiudere la chiamata e cominciare a correre verso casa.

Il mio cuore batte più veloce e la mia rabbia cresce a dismisura, mentre estraggo di nuovo il telefono dalla tasca e compongo il numero di Jes. Dalla cornetta iniziano una serie di squilli che sembrano non finire mai perché lei non risponde, così parte quella fottuta e odiosa segreteria telefonica che non fa che alimentare la mia preoccupazione.

Continuo a correre disperato, finchè non arrivo all’isolato vicino casa di Ryan e scorgo un aggeggio nero sul terreno. Mi avvicino cautamente per cercare di identificarlo e il mio cuore si ferma per quelli che sembrano minuti, ore, quando in realtà sono solo fottuti secondi. I più brutti della mia vita. Il respiro mi si blocca in gola e le mie ginocchia cedono proprio davanti al suo telefono che giace a terra con lo schermo rotto.

“Piccola” Sussurro avvicinando una mano tremante all’aggeggio disteso per terra. “Cazzo, cazzo, cazzo!” Urlo mettendomi le mani tra i capelli disperato, mentre la paura e la preoccupazione mi assalgono fino a divorarmi le viscere dello stomaco e farmi contorcere le budella. Arrivo a casa correndo, cominciando a suonare il campanello ininterrottamente.

“Justin ma che?” Alex apre la porta, prima che io entri con prepotenza imprecando contro tutto il mondo. “Justin che succede?” Tutti corrono in soggiorno, compresa Alex, che era rimasta impalata sotto la porta. “Ho trovato questo per terra!” Urlo preoccupato, mostrando il telefono di Jes a tutti i presenti che sgranano gli occhi preoccupati.

Alex lo strappa dalle mie mani girandolo in continuazione, come se stesse cercando di trovare qualche particolare che ci dimostri che non è il suo, senza successo però. Il suo sguardo si perde nei miei occhi che iniziano a diventare lucidi, mentre io tiro un pugno abbastanza forte al muro, che fa sussultare tutti.

“Ora calmati Justin” Mormora Cait, venendomi incontro, mentre io la incenerisco con lo sguardo. “Certo è facile per te non è vero? Non è la tua ragazza, non è un cazzo per te!” Sputo con tutta la rabbia e il veleno nel corpo che in questo momento mi affliggono, mentre Cait sgrana gli occhi dalla sorpresa e subito viene affiancata da Simon.

“Come fai a dire certe cose? Conosco da poco Jes, ma le voglio bene e sono preoccupata anche io, perciò calmati e smettila di prendertela con me!” Mi urla con le lacrime agli occhi, mentre io la guardo dispiaciuto, pentendomi immediatamente di tutto quello che ho detto, ma non ho tempo per scusarmi.

“Che cazzo facciamo?” Domanda Simon, mettendosi le mani sui fianchi. “Chiamate la polizia!” Esclama Alex piangendo, mentre Ryan le cinge le spalle con un braccio. Annuisco dando ragione ad Alex, ma mentre Ryan sta per prendere il suo telefono per chiamare la polizia, squilla il mio. Aggrotto la fronte vedendo il numero sconosciuto, mentre tutti mi guardano in attesa che io risponda.

“Pronto?” Dico mettendo da parte per un attimo le emozioni che mi hanno travolto qualche secondo fa. “Moccioso” la sua voce inconfondibile. Quella voce che mi ha fatto tremare per giorni interi quando ero piccolo, quella voce roca dalle troppe sigarette fumate, quella voce che odio più che mai.

“Tom” Sussurro spaventato da ciò che sta per dirmi. “Piaciuta la sorpresa?” Ed è lì che tutte le mie convinzioni diventano realtà, come il giorno in cui mio padre morì. La rabbia invade ogni poro del mio cervello, facendomi venire un dolore alla testa dalla troppa frustrazione. No! No! NO! Continuo a ripetere mentalmente.

“Sei stato tu!” Digrigno i denti, mentre dall’altra cornetta parte una risata malvagia di un uomo pazzo, senza cuore. “Sei perspicace moccioso, ma sei comunque arrivato troppo tardi” Dice divertito, mentre la mia rabbia non fa altro che aumentare. “Che le hai fatto Tom? Ti prego fammi parlare con lei” Ordino, mentre i miei pugni e i miei denti si stringono e il mio respiro diventa affannato. La preoccupazione comincia a fluire nel mio sangue arrivando al mio cuore che ormai sembra congelato.

“La principessa è nel mondo dei sogni ora, moccioso” Deglutisco rumorosamente a quella frase, non capendo il significato, ma quando sto per domandarlo con il colpo al cuore, lui mi precede. “Stai tranquillo moccioso, ha solo perso i sensi e sta facendo una bella dormita” Sospiro sollevato nel sapere che sta bene, ma la rabbia e la preoccupazione non vogliono sapere di andarsene.

“Dove sei Tom?” Urlo disperato, mentre gli altri mi guardano scioccati. “In questo momento sono sul mio jet e sto facendo un bel viaggio, non vedevi l’ora che mi levassi dalle palle vero?” Deglutisco, mentre le lacrime minacciano di scendere dai miei occhi. “Dove?” Urlo, facendo sussultare tutti. “Questo non te lo dico moccioso, devi scoprirlo” Sussurra prima di scoppiare a ridere, mentre dalla cornetta si sentono altre risate di cui io non conosco la provenienza.

“Tu sei malato Tom” Affermo scuotendo la testa, mentre i singhiozzi di Alex e Cait mi fanno da sottofondo. “Trovami moccioso” Dice prima di chiudere la chiamata, lasciandomi immobile. Il mio corpo è paralizzato, ancora incredulo da tutto quello che è successo. Noto Ryan venirmi incontro, per cercare di calmarmi, ma lo scosto, andando contro il muro più vicino, iniziando a tirare pugni, molto forti.

“Figlio di puttana!” Urlo cadendo a terra sconfitto, cominciando a tirare pugni anche sul pavimento. “Justin smettila ti farai male!” Esclama Simon, venendomi incontro, mentre lacrime di rabbia fuoriescono dai miei occhi. Mi sento inutile, sconfitto, non sono neanche stato capace di proteggere la ragazza che amo, anzi l’ho messa in pericolo io stesso. E’ tutta colpa mia.



******



Pov Jessica.

Apro gli occhi a causa di una tenue luce che li colpisce. Cerco di focalizzare dove sono, ma non ho mai visto in vita mia questa stanza. E’ immensa e lussuosa con le pareti di un arancione chiaro, mentre il pavimento è di un giallo opaco; a destra ci sono dei comodini in legno bianco, mentre a sinistra una persiana nera da dove provengono piccoli fasci di luce che prima mi hanno svegliato.

Al centro della stanza c’è un letto matrimoniale con le trapunte rosso scarlatto, mentre i cuscini sono color bianco panna. Dove diavolo sono? Cerco di alzarmi, ma un giramento di testa improvviso me lo impedisce, facendomi ricordare tutto quello che è successo. Socchiudo la bocca, ricordando quel ragazzo che mi parlava, che mi ha inchiodata al muro e che poi mi ha messo quello strano panno sulla bocca, imbevuto di chissà quale sostanza dato che dopo, credo di aver perso i sensi.

Doveva essere cloroformio senz’altro. Subito la paura mi assale e mi alzo dal letto nonostante il mal di testa me lo impedisca. Inizio a girarmi intorno e vado di fronte alla porta color bianco sbiadito di fronte a me. Appoggio la mano sulla maniglia, cercando di aprirla, ma con scarsi risultati dato che è chiusa a chiave.

Subito un senso di nausea mi invade, indietreggio sentendo le lacrime alla punta dei miei occhi. E pensare che fino a poco fa stavo sorridendo spensierata e ora mi ritrovo di nuovo a piangere per qualcosa che mi è successo, a me sconosciuta. Era questa la cosa che preannunciava la ragazza? Era questo il pericolo a cui dovevo stare attenta?

Scuoto la testa, accasciandomi a terra, iniziando a sentire già la mancanza di Justin e le sue braccia che mi stringono. Se ci fosse stato lui, a quest’ora avrei già smesso di piangere, perché mi avrebbe protetta e mi avrebbe detto che sarebbe andato tutto bene, ma adesso sono sola, senza l’appoggio di nessuno, in una stanza immensa e lussuosa che agli occhi di tutti potrebbe sembrare bella, ma invece a me sembra la stanza delle torture dei film horror e voglio uscire immediatamente da qui.

Mi alzo da terra cominciando a frugare nelle tasche alla ricerca del cellulare, ma non c’è nulla, deve essermi caduto, dato che lo avevo in mano quando è successo tutto. Inizio a disperarmi, dirigendomi alla persiana per aprirla e subito i raggi del sole colpiscono i miei occhi chiari facendomeli strizzare. Com’è possibile che ci sia il sole alto come se fosse pomeriggio inoltrato?

Sono stata rapita esattamente verso quest’ora e non posso aver dormito tutto questo tempo. E se fossi in un altro stato e ci fosse il fuso orario? Spalanco la bocca preoccupata, mentre il cuore comincia a battermi a mille. Mi affaccio alla finestra, vedendo un panorama spettacolare pieno di alberi e cespugli pieni di fiori, ma a me non colpisce molto dato lo stato in cui sono.

A giudicare dall’altezza a cui si affaccia, questa ‘casa’ deve essere composta da più piani e deve trovarsi in un posto isolato, dato tutta la natura che c’è. Mi accascio a terra, portandomi le ginocchia al petto, chiudendo gli occhi a causa del forte mal di testa. Comincio a farmi un milione di domande a cui saprò trovare risposte solo con il tempo, ma adesso nel mio cuore regna un nuovo sentimento che ultimamente provo spesso: la speranza.

La speranza di uscire da qui, la speranza di sapere che qualcuno mi verrà a cercare, la speranza di riuscire a vivere la mia vita insieme al ragazzo che amo, la speranza di essere felice nella mia fottuta vita di merda. Tutti dicono che dopo la pioggia c’è sempre il sole, forse per alcuni, ma non per me. Nella mia vita dopo le piogge ci sono sempre stati –e ci sono tutt’ora- gli uragani e le tempeste.

A tutti questi pensieri le lacrime continuano a rotolare giù dal mio viso, bagnandomi il collo e la maglietta, ma ad un tratto il coraggio si fa spazio in me, così mi asciugo le lacrime con il polso e mi dirigo a quella famosa porta che sembra osservarmi minacciosa. “Ehy!” Comincio a bussare insistentemente per attirare l’attenzione.

“Aprite!” Continuo ad urlare, per minuti, forse ore, tanto che sento la mia voce roca dopo l’ultimo urlo, ma quando sto per perdere le speranze la porta si apre facendo comparire un ragazzo di colore che mi sorride sghembo. E’ vestito tutto di nero, con tre collane al collo e due dog tag, mentre ai piedi porta degli strani anfibi blu. Deglutisco guardandolo con rabbia, mentre lui continua farmi quello stupido sorrisino del cazzo che mi verrebbe da togliere con un pugno dritto sulla mascella.

“Dove sono?” Urlo, alzando le mani al cielo, sentendomi per una volta sicura di me. “Però avevano ragione a dire che eri bellissima… E io che pensavo esagerassero” Mi prende per il mento osservandomi meglio, ma mentre sta per posare la mano sul mio sedere, gli tiro uno schiaffo talmente forte da fargli girare la guancia dall’altra parte.

“Non mi toccare!” Sibilo, incenerendolo con lo sguardo, mentre lui porta la mano sulla guancia indolenzita. “Avevano anche parlato del tuo caratteraccio, ma con me non la passi liscia bambola” Sussurra nel mio orecchio, prima che io sento un dolore lancinante allo stomaco. Mi ha tirato un pugno. Mi accascio a terra, tenendomi la pancia, mentre lui inizia a tirarmi calci sulle gambe.

“Non osare mai più toccarmi, troia!” Urla, mentre sento dolore da tutte le parti del corpo, ma non ho paura, non di lui. Non sono queste le mie paure più grandi, lui potrà anche farmi del male, uccidermi, ma non avrò mai paura di lui! “Stronzo” Biascico, mentre sputo sangue dalla bocca e lui smette di picchiarmi ridendo compiaciuto per come mi ha ridotta.

Il dolore allo stomaco sta piano piano diminuendo, ma quello alle gambe è ancora lì presente e non vuole andarsene. “Alzati troia” Lo guardo dall’alto notandolo con le braccia incrociate e uno sguardo di disprezzo sul volto. Mi sento umiliata, sconfitta, distrutta, ma non per questo smetterò di lottare.

“Alzati ho detto” Urla prendendomi per i capelli, facendomi urlare dal dolore. Continuo a rimanere a terra, immobile con le lacrime agli occhi, sia perché non voglio obbedirgli e sia perché non ce la farei ad alzarmi. Lui di tutta risposta, mi sorride sghembo lasciandomi un altro calcio nello stomaco, facendo ritornare il dolore di prima.

“Non vuoi obbedirmi? Bene, farò venire il capo da te e ti darà una lezione” Dice prima di sparire dietro la porta. Sospiro sollevata che se ne sia andato e cerco di alzarmi dal pavimento, ma anche con tutti gli sforzi che faccio mi sento debole, perciò rimango spiaccicata su quel marmo freddo.

Lui se n’è andato, ma adesso arriverà il ‘capo’ a farmi del male e comincio ad avere paura di chi possa essere. Sento le forze abbandonarmi e le palpebre pesanti, ma proprio mentre sto per chiudere gli occhi, la porta si spalanca, facendo comparire un uomo muscoloso di cui non riesco a vedere il volto dato che i raggi del sole me lo impediscono accecandomi.

Il suo fisico non mi è nuovo e neanche i suoi atteggiamenti. Alzo leggermente la testa, notando che pian piano i raggi del sole scompaiono dal suo volto definendolo sempre di più. Spalanco la bocca accorgendomi dell’uomo che sosta davanti al mio corpo inerme. No, non è possibile. Tom. I miei arti si bloccano e sento le budella contorcersi dal disgusto.

“T-tu?” Balbetto con il cuore che mi martella nel petto, mentre sul suo volto appare un sorriso malvagio. E’ assurdo! “Sei stato tu?” Urlo in preda al panico, mentre riesco a mettermi seduta ed inizio a tremare. “Devi stare attenta ai segnali bambolina. Ti avevo avvertita”



“Non darmi ordini moccioso!” Gli ordina Tom, prima di lasciarmi i polsi e dargli un pugno sul viso, che lo fa cadere a terra, mentre io corro da Justin, preoccupata. “Me la pagherete cara brutti mocciosi! Adesso andatevene, la vostra ora non è ancora vicina!” Urla prima di rientrare in casa e chiudere la porta con un rumore sordo.

Che vuol dire che la nostra ora non è ancora vicina? Inizio a piangere sentendo di nuovo la paura ritornare a fluire nelle mie vene, mentre abbraccio forte Justin come non lo avevo mai abbracciato prima.



Inizio a piangere spaventata, sentendo ogni parte del mio corpo tremare, persino il cuore. Le mie speranze sono andate a farsi fottere non appena l’ho visto. Lui sarebbe stata l’ultima persona a cui io avrei pensato. Sapevo fosse un uomo malvagio, ma ci aveva lasciati in pace per troppo tempo e stavo iniziando a pensare che tutto quello che dicesse, fossero solo bugie per spaventarci e invece adesso eccomi qui.

In un posto sperduto chissà dove con lui che mi guarda malizioso. Indietreggio, appena avanza verso di me, strisciando sul pavimento con gli occhi annebbiati dalle lacrime. “Tyson, mi ha detto che prima non sei stata molto gentile con lui e purtroppo ora devo punirti” Afferma, come se fosse dispiaciuto, facendomi venire un disgusto allo stomaco, mentre le lacrime continuano a scendere.

“E’ peccato rovinare un faccino carino come il tuo” Mi accarezza la guancia, ma io mi scosto dal suo tocco indietreggiando ancora di più, finendo con la spalla contro un piede del letto. Deglutisco, quando lo vedo avvicinarsi a me e darmi baci sul collo. Lo spingo via, mettendo i palmi delle mani sul suo petto, mentre lui si allontana guardandomi in malo modo.

“Mi fai schifo” Mormoro strofinando il punto in cui mi ha baciata, mentre lo vedo fare una smorfia di disgusto sulle labbra. Ad un tratto mi sento sollevata da due braccia muscolose, che mi gettano con poca delicatezza sul letto, mentre lui si appoggia su di me e posso sentire il suo respiro disgustoso contro il mio viso. Deglutisco a fatica, quando lo sento armeggiare con i bottoni della mia camicetta e inizio a dimenarmi, tirando calci nel suo addome, ma non sembrano scalfirlo.

“Lasciami brutto stronzo!” Urlo, mentre gli occhi iniziano a bruciare di nuovo dalle lacrime. Mi trattiene la mascella con la sua grande mano tenendomela ferma e guardandomi con rabbia negli occhi, mentre io lo guardo con tutto il disgusto di questo mondo. E’ un essere immondo e mi fa schifo. “Mi stai facendo incazzare troietta” Sorride malizioso, prima di avvicinarsi alle mie labbra, ma io gli sputo in faccia, facendolo togliere dal mio corpo.

Sento di nuovo il coraggio fluire nelle mie vene e la rabbia contro di lui è tornata, anzi non è mai andata via. Si asciuga il viso con la mano, prima di mettersi la mano in tasca, mentre io sono ancora immobile su quel letto, troppo indolenzita per alzarmi e sfuggire alle sue grinfie. “L’hai voluto tu” Sussurra, prima di estrarre dalla sua tasca un coltellino, mentre la paura ritorna a dominare il mio corpo alla vista di quell’arma pericolosa.

Spalanco gli occhi, appena lo vedo avanzare verso di me e avvicinare quell’aggeggio al mio corpo. Sorride malvagio come se si stesse divertendo a vedermi in quello stato, mentre io tremo immaginando già quello che voglia farmi. La lama fredda del coltello sfiora la mia guancia senza però pressare troppo, facendomi sussultare notevolmente e sento il cuore martellarmi nel petto.

“Tom” Una voce interrompe quell’uomo dal conficcare la lama nella mia pelle. “Che cazzo vuoi Christian?” Urla incazzato rivolgendosi al ragazzo che non riesco a vedere a causa del suo corpo che mi copre la visuale. “E’ arrivato Jaden” Mormora il ragazzo che pare chiamarsi Christian.

Nell’aria echeggia lo sbuffo di Tom, che si sposta immediatamente dal mio corpo, guardandomi con cattiveria e sussurrarmi parole che mi fanno gelare il sangue. “Non è finita qui ragazzina” Dal mio corpo esce un sospiro di sollievo che non sapevo di aver trattenuto e anche il mio cuore sembra star ritornare ad un ritmo regolare.

Il mio sguardo si posa sulla figura di Tom che esce da quella stanza, seguito dal ragazzo che mi lancia un’occhiata prima di sparire insieme a lui che riconosco essere il ragazzo che mi ha rapita. Sgrano gli occhi ripensando all’inquietante aspetto di quel ragazzo che sembra molto familiare, ma non riesco a capacitarmi di chi possa essere.

Un dolore lancinante allo stomaco interrompe ogni mio pensiero, così inizio a massaggiarmelo nella speranza di placare il dolore senza successo. “Hai bisogno di una mano?” Mi sollevo dal letto di scatto ignorando il dolore che sembra improvvisamente scomparso o meglio passato in secondo piano davanti a quella voce improvvisa . Quella voce. I miei occhi si posano sul suo corpo scannerizzandolo arrivando ai suoi occhi. Quegli occhi color caramello che ho già visto troppe volte.




*SPAZIO DI UN'AUTRICE IDIOTA*
Ehylaaaa, i'm back! Ritardo colossale, ma ciao! Questo capitolo è troppo violento e mi sento male leggendo quello che ho scritto e la mia amica Valeria dirà: "perchè l'hai scritto allora?" Non lo so, ok? Ciao!
No vabbè, ringrazio come sempre chi ha recensito, chi ha letto soltanto, chi ha messo la storia nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate... Vi ringrazio tantissimo, 416 recensioni in tutto! *sviene*
Ora vado, baciii e fatemi sapere cosa ne pensate <3

 

  
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