Erano passati soltanto pochi minuti da quando Harry se n'era andato, quando Silente controllò che il corridoio fuori l'aula abbandonata fosse completamente vuoto.
Dopo rientrò nella stanza e si avvicinò allo Specchio delle brame, accarezzando con il lungo indice sottile la frase incisa sulla cornice di esso: `Erouc li amotlov li ottelfirnon´.
Non rifletto il volto ma il cuore.
Il Preside guardò ancora una volta il riflesso sullo specchio, sentendo gli occhi farsi sempre più lucidi.
C'era lui, con i lunghi e setosi capelli color dell'oro, i suoi allegri occhi verdi e quel sorriso sicuro e allo stesso tempo così dolce, che gli creava due fossette ai lati della bocca, con in mano un paio di calzini e accanto a lui una pila di libri.
Albus sorrise mentre sentiva una lacrima solcargli il volto, riportando alla memoria vecchi ricordi.
Era in camera sua, da poco diciassettenne, era passato il giorno del Natale, e stava sfogliando una rivista di Trasfigurazione.
Toc toc.
Due colpi e poi ancora altri due bussati contro la porta, quasi fossero un codice segreto.
— Avanti. — Il giovane Albus sorrise mentre alzava lo sguardo dal giornale, sedendosi più compostamente sul letto dalla trapunta verde smeraldo, dello stesso colore degli occhi dell'affascinante mago tedesco.
— Ciao, Al! — Gellert entrò con passo baldanzoso nella stanza, gettando uno sguardo malizioso al ragazzo dai capelli ramati davanti a lui e piegando l'angolo destro della bocca in un mezzo sorriso. Sottobraccio aveva due pacchetti incartati di rosso e argento: uno aveva visibilmente una forma rettangolare, l'altro aveva i contorni più o meno indefiniti.
Il biondo si sedette sul letto e si sporse verso di lui, rubandogli un bacio.
— Tanti auguri di buon Natale. — Fece, leccandosi le labbra. Gli porse i due pacchetti: — Quale vuoi? — Chiese, con lo sguardo acceso da una scintilla calcolatrice.
Albus gettò un'occhiata triste alle pile di libri ammucchiate praticamente ovunque, sulla scrivania, sugli scaffali, nella libreria e perfino sul pavimento. La maggior parte erano tutti regali di Natale, oltre che testi scolastici e di approfondimento.
Okay, gli piaceva studiare, e anche molto. Ma ciò non voleva certo dire che s'interessava all'arte magica nel medioevo o alla biografia di Grimilda Vane, la più grande profetessa del secolo!
Mordicchiandosi le labbra afferrò il pacchetto più piccolo - quello informe - dalle braccia del fidanzato, e lo scartò con evidente curiosità.
Sgranò gli occhi quando si ritrovò a stringere fra le dita della calda lana azzurro cielo.
Alzò lo sguardo verso l'altro mago, scioccato: — Calzini? Sul serio? Cosa dovrei farmene di un paio di calzini?! — Esclamò, indignato. Da fuori poteva sembrare strano, un po' folle anche, ma non per questo era davvero pazzo e, soprattutto, non aveva una strana ossessione segretissima per i calzini di lana di pecora - no, quello era il segreto di Aberforth… ooops! -.
Gellert scrollò le spalle, sorridendo ancora con gli occhi. — Cosa vuoi che ti dica? — Chiese, con aria assolutamente innocente. — Hai sempre detto che tutti ti facevano regali prevedibili e noiosi, e che la lista si fermava a libri e ingredienti rari per le pozioni, così ho pensato che regalarti dei calzini sarebbe stato davvero insolito. Nessuno ti ha ancora regalato dei calzini, vero? — Continuò, d'un tratto preoccupato.
Albus scoppiò a ridere e scosse la testa, paonazzo in volto. — No, Gell, nessuno sano di mente mi ha ancora regalato dei calzini.
L'altro gli rivolse uno sguardo fintamente rancoroso: — Cosa vorresti dire, Grifondoro dei miei stivali? — Ma già ridacchiava anche lui mentre si lanciava sull'altro per fargli il solletico, e presto si ritrovarono entrambi ansanti per le troppe risate.
L'anziano Preside sospirò stancamente e rivolse uno sguardo insoddisfatto allo specchio mentre le lacrime gli affondavano nella barba argentea, confondendosi con essa.
In fin dei conti, non aveva mentito ad Harry, aveva solo omesso la verità.
Vedeva davvero un paio di calzini di lana. E un libro ancora incartato e uno splendido ragazzo che li manteneva, certo.