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Autore: Shurq Elalle    09/08/2014    1 recensioni
James Potter era solo un bambino viziato che non aveva più voglia di sentire addosso le premure dei suoi genitori, quando salì per la prima volta sull'Espresso per Hogwarts quel primo settembre.
Sirius Black non poteva più tollerare la pesantezza dell'atmosfera di Grimmuld Place e le idee filopurosangue dei genitori non gli andavano più a genio.
Remus Lupin era stato condannato ad un'esistenza solitaria sin dall'età di quattro anni. Frequentare Hogwarts era un onore, ma doveva tenere nascosto il suo oscuro segreto.
Peter Minus è sempre stato vittima dei soprusi dei bulli fin da quando aveva memoria. Hogwarts sarebbe stata per lui una possibilità di rinascita.
Come nacque la loro amicizia? Come divennero coloro conosciuti sotto il nome dei Malandrini?
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Sottolineo che tengo molto seriamente ad essere più canon possibile, tant'è che potrebbero essere riportate tali e quali alcune scene presenti nei sette libri.
Buona lettura.
Il cap. 15 è work in progress. Verrà pubblicato a breve (24.09.2015)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo uno


Era un primo settembre davvero grigio quello che si presentò davanti ai suoi occhi. Peccato, avrebbe davvero voluto una splendida giornata di sole per commemorare il grande giorno in cui avrebbe per sempre detto addio alla sua famiglia e ai suoi inutili ideali.
Chiuse le tende di scattò diretto fuori dalla stanza. Gli era sembrato udire sua madre chiamarlo e tutti in Casa Black sapevano che, quando lei chiamava, bisognava rispondere all'appello. Lo sapevano tutti tranne lui: spesso e volentieri preferiva disobbedire alla madre solo per il gusto di vederla andare su tutte le furie. Era uno spettacolo divertente, a volte...
Quel giorno, però, far uscire sua madre fuori dai gangheri era l'ultima cosa che voleva: quel giorno doveva essere assolutamente perfetto e, se per raggiungere tale perfezione occorreva obbedire ciecamente a quella donna che osava dichiararsi sua madre, be' era disposto a farlo.
Prima di chiudere la porta dietro di sé diede un'ultima occhiata alla stanza pregustando il momento in cui il verde e argento della carta da parati sarebbe stato ben presto sostituito da colori ben più accesi e brillanti.


«Ah eccoti! Ma ti eri perso nel tuo baule per caso?»
Sirius inghiottì la risposta velenosa che stava per proferire ripensando ai buoni propositi che si era prefisso solo qualche minuto prima.
«Tuo fratello dove si è andato a cacciare? Se non si muove rischiamo che tu perda il treno e, sinceramente, non ho voglia di incontrare quel babbanofilo là e pregarlo di accoglierti a Hogwarts» continuò a parlare la signora Black mentre con la bacchetta apriva uno ad uno i pensili alla ricerca di qualcosa di cui Sirius neppure voleva sapere il nome.
Aveva ascoltato a metà quello che quella bisbetica della madre aveva detto: nella sua testa stava già pregustando la libertà che avrebbe avuto al castello, le tavolate colme di cibo, il Cappello Parlante che lo avrebbe assegnato a...
«Oh Regulus eccoti!» esclamò sua madre infrangendo ogni fantasia del suo figlio maggiore. «Preparati in fretta che l'Espresso non attende».
Quando la donna uscì, i due fratelli si scambiarono un'occhiata.
Fu il più piccolo a infrangere il silenzio.
«Ma cosa le prende oggi?»
«Ansia da figlio maggiore che entra ad Hogwarts, non ci pensare» rispose Sirius «Si aspetta chissà quali grandi cose da questo giorno...»
«Be' continuerai la tradizione Serpeverde della famiglia Balck, no?» ribatté Regulus «Capisco perché sia così su di giri»
Temo che non lo sarà molto a lungo, pensò Sirius mentre sorrideva tra sé.
«Sei felice di onorare i Black?» gli chiese il fratello fraintendendo il sorriso «Io avrei un'ansia terribile, al posto tuo, non sai come ti invidio e come vorrei essere come te».
Non sarai mai come me, Regulus, tu sei troppo Black per essere simile a me.
«Vedrai che un giorno lo sarai».
Non seppe mai quanto queste parole si avvicinarono alla realtà più di quanto avesse mai immaginato.


Chiacchiericcio, moltitudine di colori, fumo nell'aria, gufi e magie improbabili. Fu questo quello che vide Sirius una volta superata la barriera. Il cuore iniziò a battere di gioia pura e le mani a sudare dall'emozione.
Eccoci.
Era arrivato al momento da lui più atteso.
L'Espresso era lì che si pavoneggiava davanti ai suoi occhi, più bello e splendente di quanto lui avesse mai immaginato. Chissà come si sarebbe trovato ad Hogwarts, chissà come sarebbe stato vivere là, chissà...
Perché continuare a chiederselo? Non era meglio se spingeva quel carrello e iniziava ad avvicinarsi alle portine del treno?
«Tieni alto l'onore dei Black» gli raccomandò la madre prima che lui potesse fare alcunché «A Hogwarts il nome della nostra famiglia è ben rispettato e ci tengo che rimanga tale».
Sirius annuì senza troppa convinzione: sua madre per fortuna, non parve notarlo.
«Ciao Sirius!» lo salutò il fratello.
E, dopo avergli sorriso in risposta, si tuffò tra la folla alla caccia del suo futuro.


«James, James dai su caro devi alzarti»
«Ma chi ne ha voglia» rispose rigirandosi nel letto.
Sapeva benissimo che il primo settembre era ormai giunto, ma la voglia di alzarsi per prendere quel treno era maledettamente scarsa. Perché non gli faceva il favore di passare sotto casa sua per risparmiarli così tutto il trambusto della prima mattina? Perché non partiva alle 18 di sera, visto che c'era, in modo che lui potesse dormire fino alle 15 del pomeriggio come ogni estate?
«Dai James, l'Espresso non aspetta te» insistette la madre.
Il ragazzino sbuffò. Avrebbe davvero voluto che aspettasse lui. Dopotutto, era James Potter e lui poteva permettersi di avere qualunque cosa volesse.
«Hai già sistemato le tue cose nel baule?» continuò lei mentre scendevano le scale.
«Sì» fu la risposta cupa.
«Sei sicuro? La bacchetta? La divisa?»
«Sì»
«I libri? Il calderone?»
«Sì»
«Gli ingredienti delle pozioni?»
«Sì, sì!» sbuffò.
La madre lo guardò un attimo, ma non aggiunse nulla.
«Oh James!» lo accolse il padre una volta giunto in cucina «Come ti senti? Emozionato?»
«Un po'» disse anche se non era vero. Emotivo ed emozionato lui? Era suo figlio da undici anni ed ancora non lo sapeva?
«Be' è normale il primo giorno» rispose il padre in tono saccente «Ma vedrai che tutto passerà».
Oh, sì, sì certo, pensò James. Non era preoccupato della scelta del Cappello Parlante: sapeva che sarebbe stato un Grifondoro. Dopotutto, non era il coraggio quello che gli mancava. E nemmeno il fascino ora che ci pensava. E neppure il talenti a Quidditch. La prima cosa che avrebbe fatto al suo secondo anno ad Hogwarts sarebbe stata una domanda per il posto di Cercatore, il suo sogno da una vita.
Era piuttosto bravo in quel ruolo, lo sapeva di suo e non perché glielo avessero detto, e sapeva che sarebbe stato eccelso durante tutto il campionato.
Avrebbe voluto chiederlo già dal primo anno, ma quella stupida regola glielo impediva. Magari se avesse fatto qualcosa di eclatante per farsi notare... chissà magari avrebbero fatto uno strappo alla regola solo per lui. Sarebbe diventato il più giovane Cercatore da chissà quanti anni...
«James corri a prendere il baule di sopra, dobbiamo partire!»
Con i sogni di gloria che ancora gli popolavano la mente, James corse a prendere il baule.

   
 
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