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Autore: MaJo_KiaChan_    10/08/2014    2 recensioni
Salve a tutti!
Questa è la mia prima fanfiction su questo fandom, spero vi piaccia!
Parla di tutto ciò che accade prima della famosa light novel Ojamajo Doremi 16, ovvero quello che è successo alle medie.
Ci sarà ovviamente Doremi e forse anche le altre ragazze!
Buona lettura!
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈


Note iniziali:
Prima che leggiate, tenevo a precisare che il dialogo tra Doremi e Hazuki (più precisamente da quando Doremi dice: "Ti invidio un po', sai?") è stato preso in parte dal primo capitolo della Light Novel "Ojamajo Doremi 16", a cui ho aggiunto il flashback (anch'esso tratto da un'altra fonte, ovvero dalla serie "Ojamajo Doremi Dokkan") e, ovviamente, la narrazione. Ho voluto inserire quel pezzo perché la mia storia si collegasse ancora di più col romanzo. :)
Per farvelo notare meglio ho inserito un asterisco come questo * quando inizia e quando finisce.
A parte questa piccola parentesi non ho nient'altro da aggiungere, perciò ci vediamo a fine capitolo! Spero vi piaccia. :) 


 

Capitolo XIV:"Un ragazzo che ti vuole per quello che sei!"


Siamo arrivate alla gelateria da più o meno cinque minuti. Fa molto caldo, ma fortunatamente abbiamo trovato un tavolino sotto l’ombra. Eh, sì: si sta davvero bene. Comunque non siamo arrivate fin qui solamente per mangiare qualcosa di fresco: Hazuki mi sta raccontando cosa le è successo con Yada-kun.
Continuo ad ascoltarla -annuendo ogni tanto- anche se la mia attenzione visiva è diretta a un moscerino che ha cercato di posarsi sul mio cono. In questo periodo gli insetti sembrano triplicarsi a non finire! Spero solo di averlo riuscito a togliere, non ne sono così certa perché era veramente piccolo… ah, e ora che faccio? Il gelato mi si sta squagliando tutto in mano! O la va o la spacca.
Proprio mentre stavo addentando il cono, Hazuki mi desta dai pensieri.

<< Che cosaaa?! >> esclamo sorpresa alzando le sopracciglia con un sorrisino ebete stampato in faccia.
<< Non urlare, Doremi… >> mi ammonisce imbarazzata.
Mi gratto nervosamente la testa. Ah, io e i miei modi di fare…
<< Scusami, ma sono così felice! Ti rendi conto, Hazuki? Sei fidanzata! >> Credevate che non fossi riuscita ad ascoltare Hazuki, eh? Beh, no: anche se il moscerino rompeva le scatole, non mi sono distratta più di tanto e ho seguito tutto il suo discorso. E ora ve lo dimostrerò: qualche giorno prima Masaru l’aveva chiamata al telefono e si erano dati appuntamento al solito posto, sul ponte che dà al canale. Lo stesso canale dove anni prima avevano cercato di ritrovare la loro ocarina che Yada-kun aveva gettato per un malinteso. Da quella volta, mi ha detto, sono stati sempre più legati. Anche se c’erano state altre incomprensioni, come quando Masaru passava diverso tempo con Shiori all’ospedale e lei si era ingelosita. “Solo un po’ ” ha sottolineato con una faccetta buffa rivolta verso il suo gelato che aspettava ancora di essere mangiato. Poi ha capito che non c’era proprio niente da essere gelosi, perché Shiori era una ragazza fantastica, ma molto sola. Per questo motivo lui le faceva sempre visita. C’era stata una volta che era venuta addirittura tutta la classe per incitarla ad andare avanti, a lottare contro la sua malattia. E ce l’ha fatta. Adesso che ci penso, Shiori è davvero una ragazza forte.
Comunque, quel pomeriggio, quando si sono incontrati per l’appuntamento al ponte, Masaru le aveva riferito che il padre avrebbe voluto che lui e la sua matrigna partissero per la Germania, così da poter stare tutti insieme come una vera famiglia. Lui però non aveva proprio intenzione di lasciare il Giappone. Hazuki allora gli aveva chiesto il perché, insomma era raro che Masaru si vedesse col padre e questi aveva tutti i diritti per chiedere alla sua famiglia di seguirlo. Sarebbe stata la soluzione ideale, anche se Hazuki sapeva che le sarebbe mancato. “Quando me ne ha parlato”, ha detto la castana, “teneva gli occhi fissi al cielo, con un velo di tristezza. Poi ha guardato me e quella tristezza è svanita. Mi ha detto che sono importante per lui, che fin da quando eravamo piccoli l’ho aiutato a non essere solo.” E così le ha detto ciò che provava, che ha sempre provato per lei. “Certo, è stato un po’ esitante” mi ha spiegato Hazuki sorridendo, “ma in quel momento ero troppo presa dalle sue parole che non mi sono neanche resa conto che mi ero avvicinata a lui e l’avevo abbracciato.”
<< Mia cara, qui c’è da festeggiare! >>                   
<< Che?! >>
<< Lascia fare a me. Mi scusi! Vorremmo dell’altro gelato. >> urlo al cameriere dal tavolino dove siamo sedute io e Hazuki. Ma come, non mi vede? Mi sporgo ancora un altro po’ dondolandomi con la sedia. << Dico a lei! >>
<< Doremi fermati o- >>

__SBAM~!__

<< Ecco, lo sapevo: sei caduta. >> Si avvicina verso di me con aria preoccupata. << Tutto ok? >>
<< Ahi, ahi… >> mi afferra il braccio per aiutare ad a rialzarmi. Da come mi guarda, credo di non avere un bell’aspetto: eh già, il gelato mi è finito tutto addosso! Ci fissiamo per qualche secondo e poi scoppiamo a ridere.
 
E brava la mia Hazuki-chan. Lo sapevo che quei due prima o poi si sarebbero messi insieme! Sono così felice per loro. Mi chiedo solo quando capiterà a me…

 
***

Dopo essermi comprata un altro gelato, e averlo divorato con gusto, abbiamo deciso di farci una passeggiata al parco di Misora.
*<< Ti invidio un po’, sai? >> le confesso tutt’un tratto trattenendo leggermente lo sguardo a terra, con un sorriso di rammarico.
Lei si china leggermente per incontrare il mio sguardo. << Mi invidi? >>
<< Beh, sì. >> rialzo lo sguardo puntandolo al cielo ormai dipinto di un rosso molto chiaro mischiato all’arancione. Le nuvole, invece, sono così lontane e sottili.
<< Ma che dici, sciocchina? >> mi sorride.
<< Parlo sul serio! >> esclamo. << Siete così fortunati… Perché non posso avere un fidanzato anche io? Possibile che non abbia un po’ di fascino femminile? >>
<< Non è vero. >> dice quasi con rimprovero << Un ragazzo che conosce i tuoi lati positivi e ti apprezza per come sei c’è, Doremi. >>
Sul mio viso si accende un sorriso: << Stai scherzando!? Chi è!? Dimmelo, dimmelo! >> la prego con occhi luccicanti.
<< Davvero non lo sai? >>
<< Assolutamente no. >> faccio spallucce.             
<< Sei talmente distratta…>> fa Hazuki scuotendo piano la testa, come a rassegnarsi. Comincia a parlarmi di quella volta in cui, nel giorno del diploma, mi ero barricata nel Maho, senza avere la minima intenzione di uscire. Quella volta è rimasta impressa nella mia testa, come potrei dimenticare il sostegno di tutti i miei compagni di classe? << Doremi-chan, ti ricordi che tutti avevano cercato di convincerti ad uscire, e di come anche Kotake-kun avesse fatto del suo meglio per farti venir fuori? >>

Tetsuya?
Ci penso per qualche istante, per poi risponderle: << Mi sembra che Kotake avesse detto… qualcosa come che tutti i compagni di classe mi volevano bene, giusto? >>
La castana emette una piccola risatina. << Prima di dire questo, inizialmente aveva detto “io”, ma poi si è sentito imbarazzato e ha detto “tutti quanti ti vogliono bene”. >>
Questa poi. Io non… non ne sapevo niente.
I miei occhi si spalancano, abbasso lo sguardo a terra per riflettere. Possibile che non me ne sia accorta?
Alzo piano lo sguardo da terra e giro di poco la testa in direzione della mia amica, leggermente confusa.
<< Q-quindi, allora… a Kotake… piaccio? >>       
Non riesco a pensare che possa essere vero. È impossibile, insomma: mi ha sempre infastidito, non siamo mai andati tanto d’accordo l’uno con l’altro. Però, in effetti, lui c’è sempre stato per me quando ne avevo più bisogno.
Unisco le mani, stringendo nervosamente le dita. Lei mi guarda con tenerezza per poi chiudere gli occhi: << Sì, gli sei sempre piaciuta. Lo sapevano tutti nella nostra classe. >>
<< Davvero…? >> rimango sorpresa dalla sua risposta, sorridendo leggermente. << Pensandoci bene, ci sono state delle volte in cui Kotake faceva di tutto per attirare la mia attenzione, ho ragione? >> Il mio sguardo è puntato ansioso verso di lei, voglio saperne di più.
<< Come durante la gita? >> mi chiede inclinando leggermente il viso da un lato.
<< S-sì… Sulla collina, al ritorno dal Tempio Kiyomizu, quando sono scivolata sulla buccia di banana che Kotake aveva gettato a terra. >> Ricordo benissimo che c’era una leggenda per la quale si pensava che se qualcuno fosse caduto sul versante, sarebbe morto tre anni dopo. Ho avuto così paura! << E sono quasi sicura che quando è caduto subito dopo di me, quella volta, l’aveva fatto apposta per- >>
<< Per tirarti su il morale. >> mi anticipa lei << Eri molto spaventata. >>
Forse ha ragione. Porto una mano sotto il mento, come se stessi investigando.
<< Capisco… Oh, a proposito. Quando stavo parlando con Seki-sensei su quanto fossi triste per la mia continua goffaggine, Kotake era nascosto da qualche parte dietro di me, anche se eravamo in gruppi diversi. >>
Hazuki annuisce. << E quando eravamo tutti insieme in campeggio, non è stato Kotake-kun a portarti sulle spalle quando ti sei slogata la caviglia? >>
<< Salta su.
Ti porto in spalle.
Hai la caviglia slogata e non puoi camminare. >>
 
<< Sì, è stato lui… >> Non so perché, ma ricordare quel pomeriggio mi fa sorridere. Sembrava tenerci così tanto. << Ho capito, allora a Kotake piaccio veramente… >>*
La mia amica sorride, felice.
<< Grazie, Hazuki-chan! >> l’abbraccio fortissima. Sono così in debito con lei. Senza il suo aiuto non sarei mai riuscita a capirlo. Le voglio veramente un bene dell’anima.
 
***
 
Chiudo la porta della mia stanza e mi appoggio ad essa con la schiena. Scivolo piano a terra, avvicinandomi le gambe al petto. Le stringo, appoggiando il mento sulle ginocchia. Sono davvero esausta: ho il fiatone per la corsa e il cuore batte ancora a mille. Non riesco ancora a realizzare ciò che ho appena scoperto grazie alla mia amica. Perché non ci sono arrivata da sola? Eppure tutti quei segnali che mi mandava erano così evidenti: lui che era venuto fin qui per difendermi dal presunto ladro di Misora; lui che voleva dedicarmi quel goal (e che non riuscivo proprio a capacitarmi del perché); lui che mi aveva chiesto scusa, dicendo che aveva sempre portato con sé la maglia che gli avevo comprato come un vero tesoro; lui che aveva organizzato insieme alle mie amiche una festa a sorpresa per me; lui che mi aveva regalato una spilla; lui che aveva vinto la partita e l’aveva dedicata a me.
<< Che idiota. >> sorrido amaramente. Hazuki ha ragione, sono così distratta.

__TOCK, TOCK!__

<< Doremi, apri per favore! >> mi desto dai miei pensieri, sentendo la voce di mia madre. Mi alzo da terra e la apro.
<< Cosa c’è, mamma? >>
<< Ti ho vista salire così velocemente in camera tua che mi sono preoccupata. È successo forse qualcosa? >> inclina il volto da un lato, dai suoi occhi si intravede molta preoccupazione.
 << Macché! >> porto una mano dietro alla nuca. << Non è niente, fidati. >>
Lei cambia espressione: un sopracciglio alzato e gli occhi chiusi a due fessure rendono chiaro ciò che vuole dirmi. E infatti: << Mi stai dicendo la verità? >>
<< Ehm, ecco. >> bene, e ora che le dico? Che ha sempre avuto ragione su Tetsuya? Che sono ancora scossa per questo e non ho la minima idea di come comportarmi se lo incontrassi per strada?!
<< Parla. >> dice, senza voler sentire repliche.
<< Ok… >> ci sediamo entrambe sul mio letto e lei sembra curiosa di sapere tutto ciò che ho da dirle. << Beh, diciamo che ho saputo una notizia che mi ha stravolto. Parecchio. >>
<< SEI INCINTA?! >> esclama mia madre come se le avessi detto una bestemmia.
<< MA SEI IMPAZZITA?! >> urlo anch’io. << Certe volte non so proprio come ti fanno a venire questi pensieri! >>Incrocio le braccia, offesa.
Emette un lungo sospiro di sollievo, poi si scusa: << Va bene, va bene. Hai ragione! Continua pure, allora. >>
La guardo di sottecchi. << Ti ricordi di quel ragazzo che hai voluto che restasse qui a cena da noi? >> non riesco neanche a pronunciare il suo nome.
Sembra pensarci su, poi gli occhi le si illuminano e un sorriso malizioso si dipinge sulle sue labbra. << AH, AH! >> esclama vittoriosa << LO SAPEVO! >>
<< Eh? Ma se ancora non ti ho detto nien- >> mi blocca emettendo una risatina. Poi sventola velocemente una mano, come per dire “che importa, ho già capito tutto!”.
<< Ah, mia cara! >> unisce entrambe le mani e se le porta al petto, guardandomi come se fosse fiera di me. Ha davvero capito tutto? << Te lo dicevo io che quel ragazzo è S-T-R-A-C-O-T-T-O di te! >>
<< EH-?! >>
Certo che se lo dice in quel modo mi imbarazza!
Lui è… stracotto di me? Le guance diventano così calde che porto le mani fra i capelli. << Mamma…! >>
<< Non devi preoccuparti. È tutto sotto controllo. Non devi farti prendere minimamente dal panico, cosa comune fra voi adolescenti. >>
<< Ma- >> lei continua senza neanche avermi sentito.
<< Tutto quello che devi fare è dirgli che provi i suoi stessi sentimenti! >> sorride emozionata, poi si ferma un attimo. Il suo volto torna serio << Perché tu… provi qualcosa per lui, giusto? >>
<< Beh, non saprei… >> alzo le spalle, impacciata.
Mia madre inclina leggermente il viso, sorpresa. << Cioè? >>
<< Ah, è che è tutto così difficile! >> Lo sguardo si fa cupo, la voce, invece, sottile. << A lui potrò anche piacergli, ma… Sono ancora confusa. >> confesso puntando gli occhi a terra. << E non so se provo gli stessi sentimenti per lui. >>
Lei sembra capire e pone una mano sul mio braccio.
Alzo lo sguardo, poi parla: << Allora in questo caso devi solamente aspettare. >>
<< Aspettare…? >> socchiudo gli occhi, come se non avessi capito bene << Aspettare cosa? >>
<< Che sia il tuo cuore a dirti ciò che devi fare. >> con l’indice punta verso la parte sinistra del mio petto.
Lo sguardo si sposta rapidamente in basso, dove lei ha indicato. << Il cuore? >> sussurro.
Si alza in piedi, abbracciandomi. La mia testa viene stretta tra le sue braccia, posso sentire il suo cuore battere a tempo. Scosto il viso e lo alzo incontrando i suoi occhi, così simili ai miei. << E se non riuscissi a capire cosa vuole dirmi? >> le dico, quasi in supplica.
<< Lo capirai, ne sono sicura. Il cuore non sbaglia mai. >> sussurra tenendomi il viso tra le mani.
Mi stringo forte a lei. << Grazie, mamma. >>
 
Gli occhi mi pungono così tanto che non riesco più a trattenermi, finendo col piangere tra le braccia della persona che amo di più al mondo.


ANGOLO AUTRICE:
Finalmente (e dico FINALMENTE) Doremi ha capito che Kotake prova qualcosa per lei, avete visto?
Vi giuro, da quando ho iniziato a scrivere questa fanfic avevo così tanta voglia di scartare tutti quanti i capitoli per andare dritto al sodo! Ma, ahimè, ho dovuto rispettare diverse regole, come fare entrare questo capitolo durante la seconda media (in autunno) e non sfasare di troppo, altrimenti sarei andata fuori trama.
Quindi potete capire, o perlomeno immaginare, quanto sia felice di aver postato finalmente questa parte della storia!
Sto già scrivendo da un po' il capitolo quindici, ovvero il penultimo T^T, e vi dico solo che si chiamerà "Gelosia?".
Ehehe, non vi anticipo nient'altro. Alla prossima! ;)

MaJo_KiaChan_

 
  
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