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Autore: ___Page    10/08/2014    3 recensioni
"-Perché Promontorio dei Desideri?- domandò il chirurgo, posando la nodachi nell’erba.
-È il posto ideale per vedere le stelle cadenti- spiegò Margaret, sottovoce, rapita dallo spettacolo luminoso che li sovrastava -Stanotte è la notte migliore dell’anno per vederle- aggiunse."
Fic scritta e postata al volo, in onore di San Lorenzo. Collegata alla long "Insegnami", cronologicamente ambientata tra il capitolo 10 e il capitolo 11.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaret, Trafalgar Law
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LA NOTTE DELLE STELLE

 

 

 

-Si può sapere dove mi stai portando?- domandò, ormai spazientito.
Camminavano da un pezzo in mezzo alla vegetazione rigogliosa dell’isola e Law non riusciva a vedere niente che non fossero grovigli di rami e foglie e la testa bionda di Margaret davanti a sé. Gli sembrava anche che il terreno cominciasse ad arrampicare e lui era ancora convalescente dopo l’incidente della digitale purpurea. Sarebbe stato umiliante ammettere di avere bisogno di fermarsi per prendere fiato.
-Ti ho già detto che è un posto speciale no?! Cos’altro vuoi sapere?! Aspetta e vedrai!- ribatté la giovane kuja, per niente scoraggiata o intimorita dal tono duro del chirurgo.
Gli lanciò un’occhiata, notando il volto tirato e leggermente più pallido del normale.
Forse era stato sciocco, da parte sua, volerlo portare lì dopo quello che gli era successo. Era ancora presto per lui, per fare sforzi.
Ma a quel punto del tragitto erano più vicini al promontorio che alla baia del sottomarino e non valeva la pena tornare indietro.
-Dai manca poco!- gli disse, afferrandogli la mano.
Law spostò lo sguardo sull’intreccio delle loro dita, pronto a protestare, ma si fermò.
Era piacevole la sensazione di calore che Margaret riusciva sempre a trasmettere alla sua pelle fredda sebbene abbronzata.
Ci riusciva con il suo corpo quando si addormentava sul suo petto e ci riusciva anche solo tenendolo per mano.
Era così piacevole che valeva la pena mettere a tacere l’orgoglio.
Come rinvigorito da quel contatto, Law accelerò il passo, giungendo al fianco della compagna, continuando però a farsi guidare in mezzo alla fitta boscaglia.
Quella dannata testolina bionda aveva insistito talmente tanto e si era messa a esultare come una bambina al Luna Park quando lui aveva accettato che, suo malgrado, sentiva una punta di curiosità.
Svoltò improvvisamente a destra, trascinandoselo dietro e cogliendolo alla sprovvista, per poi bloccarsi di colpo.
Law la guardò interrogativo per quell’arresto improvviso della loro corsa e la trovò a fissare dritto davanti  sé, con gli occhi che brillavano e un sorriso soddisfatto sul volto.
Girò anche lui il viso e si ritrovò a trattenere il fiato.
-Kami…-
Law amava la natura.
La sua opinione verso gli esseri umani non era certo delle migliori, esclusa qualche rara eccezione, ma ciò che la natura era in grado di creare era per lui uno spettacolo semplicemente straordinario.
E quel promontorio era decisamente il Capolavoro.
Una distesa di erba e fiori colorati, a ricoprire le rocce che spuntavano qua e là, che culminava con due magnolie in fiore, i cui rami si intrecciavano formando una cornice alla distesa d’acqua che si estendeva a perdita d’occhio di fronte a loro, fondendosi all’orizzonte con il cielo, così pieno di stelle che sembrava persino troppo piccolo per contenerle tutte.
Law non aveva mai assistito a un simile spettacolo.
Non si era sbagliato nel percepire un’inclinazione nel sentiero che avevano seguito e, in quel momento, dovevano trovarsi abbastanza in alto da essere del tutto isolati dalla contaminazione luminosa, provocata dalle torce delle kuja e dalle luci del loro accampamento, più a valle.
-Lo chiamano il Promontorio dei Desideri…- mormorò Margaret sottovoce.
Law non riusciva a smettere di contemplare il cielo. Assecondando la sua natura curiosa, negli anni aveva studiato anche parecchi libri di astronomia ma le stelle erano così tante che faticava anche a riconoscere le costellazioni.
Portò nuovamente la sua attenzione su Margaret, che ora stava guardando lui come se fosse la cosa più bella del mondo, sorridendo sincera e disarmata.
Per una volta Law ricambiò con un vero sorriso, aumentando la presa intorno alle sue dita. Avanzarono verso il lato opposto del promontorio e si sedettero sotto ai rami intrecciati delle magnolie, contemplando il mare, ancora mano nella mano.
-Perché Promontorio dei Desideri?- domandò il chirurgo, posando la nodachi nell’erba.
-È il posto ideale per vedere le stelle cadenti- spiegò Margaret, sottovoce, rapita dallo spettacolo luminoso che li sovrastava -Stanotte è la notte migliore dell’anno per vederle- aggiunse.
Law si voltò verso di lei, restando istantaneamente rapito. Margaret era così bella da fare male e, vedendo le stelle che si riflettevano nei suoi profondi occhi cioccolato, il chirurgo avrebbe voluto fermare il tempo e restare così per sempre.
-Da piccole ci venivamo sempre…- sussurrò ancora Margaret.
Ne parlava quasi con nostalgia e non riusciva a capire perché.
Era chiaramente affezionata a quel posto ma, dal suo viso, traspariva un’emozione che lasciava intuire che era da molto tempo che non ci veniva.
-Perché non ci vieni più spesso?!- chiese, accigliandosi leggermente.
-È proibito- disse semplicemente la kuja, ancora persa nella volta celeste.
Law strabuzzò gli occhi.
Cosa?!
Ma allora era un vizio!!!
-Come proibito?!?!-
Margaret si voltò finalmente a guardarlo, incatenando i loro occhi e trasmettendogli una  nuova ondata di calore, mentre la brezza notturna scompigliava i capelli di entrambi, quelli di Law liberi dal cappello una volta tanto, visto il clima particolarmente tiepido di quella sera.
-Ci vuole l’autorizzazione dell’Imperatrice. Altrimenti perché credi che non ci sarebbe nessuno proprio la Notte delle Stelle?!- domandò, divertita.
Law non sapeva come reagire e la fissò, ancora una volta allibito dalla sfacciataggine di quella ragazzina.
-Non preoccuparti non è così grave! La vecchia Nyon l’ha sempre detto che noi eravamo la generazione peggiore! Non si stupirebbero nemmeno di trovarci qui, secondo me!- disse, lasciandosi  sfuggire una risatina e tornando a guardare il cielo.
Anche Law si girò verso la volta blu scuro punteggiata da mille fiammelle.
-Perché è proibito?-
-Non si sa! Come molte delle nostre leggi, la sua origine è così antica che il motivo si è perso nei secoli-
-Perché mi hai voluto portare qui?- domandò Law dopo qualche secondo di silenzio.
Non rispose subito, Margaret. Attese che Law si voltasse a guardarla prima di girarsi a sua volta.
-Volevo sfidare la sorte- rispose enigmatica, provocando un lampo di sorpresa negli occhi grigi del suo uomo -Da bambine, ci dicevano che chi veniva qui senza permesso non avrebbe mai visto avverarsi i proprio desideri… Io non ci ho mai creduto…-
E, stavolta, il lampo che attraversò gli occhi di Trafalgar Law fu di comprensione.
Un scarica elettrica passò attraversò i loro sguardi e i loro corpi.
Sorrise di sghembo il Chirurgo della Morte, lasciando la mano della sua donna solo per cingerle la vita e avvicinarsela. Respirò a fondo, rilassandosi sotto il suo tocco, chiudendo gli occhi mentre lei gli sfilava la maglietta a maniche corte e ridisegnava il tatuaggio con le sue morbide labbra. Si sdraiò nell’erba, trascinandosela dietro e accarezzandole la colonna vertebrale, libera dal mantello, con la punta delle dita.
Margaret si avvicinò al suo orecchio.
-Te la senti?- domandò in un soffio.
Law cercò i suoi occhi, stupito. Era una premura strana, visto i ritmi che avevano tenuto negli ultimi giorni.
-Intendo, visto che abbiamo già fatto un bel pezzo di strada…- spiegò, intuendo i suoi pensieri inespressi.
Law ghignò, come solo lui sapeva fare, ipnotizzandola.
-Vorrà dire che per stasera ti lascerò stare sopra- rispose, provocatorio e strafottente.
Margaret si riscosse a quelle parole e sorrise, furba e divertita.
Gli salì sopra a cavalcioni, scoccandogli un’occhiata per niente casta e decisamente maliziosa.
-Visto?! Lo sapevo che era una bugia quella che ci raccontavano!- esclamò prima di avventarsi sulle sue labbra, perdendosi in lui e facendolo perdere.
Si amarono per tutta la notte, la kuja e il pirata, in quel magico luogo, dimentichi del mondo che si erano lasciati alle spalle.
Non si accorsero nemmeno della pioggia di stelle cadenti che illuminò il cielo quasi a giorno, come fossero state dei silenziosi fuochi d’artificio.
Ma, d’altra parte, a loro le stelle cadenti non servivano. Non più.
  
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