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Autore: gennargentu    11/08/2014    5 recensioni
Storybrooke, 2030, 01.45.
Un gruppo di ragazzi si ritrova nella cripta di Regina. In comune hanno parentele e amicizie, ma soprattutto l'assoluto divieto di approcciarsi alla magia. Divieto che si riserveranno d'infrangere, ancora una volta.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4





“Voglio che mi portiate con voi” dichiarò Vincent con fermezza.

 

“Tu non vai da nessuna parte!” Lo ammonì Rumple anticipando Belle.

 

“Sentito tuo padre?” commentò Regina. “Ci sono già fin troppi ragazzini dove non dovrebbero e noi non offriamo servizi di baby

sitting ... Pirata a parte ...” fece allusione ad Hook.

 

“Piaccio, non farmene una colpa, tesoro” si giustificò Killian, sfoderando la solita modestia.

 

 

“Non avrete il mio fagiolo, se non potrò venire con voi!” mise in chiaro Vincent.

 

“Vorrà dire che lo prenderemo con la forza” disse in tutta risposta Regina, pronta ad avvalersi della magia.

 

“Non è necessario” la fermò Belle, prima che Regina potesse agire, poi si avvicinò al figlio.

 

“Lasciateci qualche minuto” fece richiesta ai presenti.

 

“Anche tu, Rumple” precisò, invitandolo ad imitare gli altri.

 

 

Rimasero solo lei e Vincent nella stanza.

 

“Non devi dimostrare nulla Vincent” disse ad un certo punto. Si chinò leggermente e prese tra le mani il volto del figlio. “Non è un gioco”

scandì decisa l'ultima parola, guardandolo negli occhi.

 

Vincent resse lo sguardo della madre.

 

“Decidere di rimanerne fuori, non è da codardi, è da saggi” aggiunse convinta Belle, continuando a guardarlo.

 

“Il portale … avrei fatto in tempo a saltarci dentro” confessò Vincent.

 

“Non importa se hai avuto p... “ fece per rassicurarlo la madre, ma il figlio riprese interrompendola: “Non avevo paura!” affermò

convinto.

“Non è la prima volta che usiamo la magia.” spiegò. “Io,
Keyla e Diana, ci esercitiamo spesso insieme” rivelò, osservando la reazione

stupita della madre.

 

Già prima che si verificasse il dramma del portale, le abilità magiche delle due ragazze erano note a tutti, anche se non nella loro piena

complessità. Il caso di Vincent era diverso: aveva sempre taciuto
in merito alle sue capacità per paura del giudizio paterno.

 Sin da  piccolo aveva imparato dal padre
che la magia aveva sempre un prezzo, ed ogni occasione era buona per rammentarglielo.

Rumple 
aveva sempre dipinto la magia come qualcosa di oscuro: una trappola, una dipendenza dalla quale tenersi lontani. Vincent

non aveva  mai messo in dubbio le raccomandazioni paterne, era stato
diligente. Poi un giorno, era cambiato qualcosa: aveva colto le

sfumature, quelle che si perdevano
nella definizione univoca del padre.  La magia non era né male, né bene, era il potenziale di

entrambe le cose.

Vincent, lo aveva capito un giorno, quando dopo l'ultima ora di biologia erano
andati insieme al molo: lui, Keyla e Diana erano soliti

trascorrerci i pomeriggi.

Quel pomeriggio avevano giocato a nascondino tra le imbarcazioni, stabilito quale fosse la migliore, nonostante fossero sempre le

stesse, erano perfino riusciti a
scroccare una lezione di vela a Killian Jones e si erano atteggiati a pirati dei sette mari manovrando il

timone.

Di ritorno a casa, con la pancia piena di merendine e risate, avevano iniziato ad
accelerare il passo sino a correre, in quella che

era finita per diventare una competizione. Keyla in
testa, correva come un'ossessa e un auto era sbucata da dietro l'angolo senza se ne

accorgesse.
Vincent aveva sentito un'enorme energia scorrergli attraverso il corpo e senza capire come, era riuscito a sfruttarla. Keyla,

sospinta velocemente a lato della strada, se l'era cavata con un
ginocchio sbucciato e un paio di graffi.

Vincent aveva fatto promettere alle due bambine di non
riferire nulla di ciò che era accaduto. Così, Keyla aveva raccontato di essere

inciampata correndo ed
era anche riuscita a guadagnarci un paio di gite a largo, con la nuova barca del paparino. Vincent,

 

da allora, aveva iniziato a vedere la magia sotto una nuova luce: voleva imparare a controllarla e aveva condiviso l'obiettivo con Keyla

e Diana, che come lui manifestavano una particolare
attitudine alle arti magiche.

Si erano allenati segretamente: avevano fotocopiato pagine di libri
proibiti senza che Regina se ne accorgesse, utilizzato oggetti magici

senza il consenso di Gold e  lanciato
incantesimi di tutto rispetto.

Keyla e Diana erano migliorate a vista d'occhio, giorno dopo
giorno e per Vincent era divenuto sempre più difficile mantenere il passo.

C'era qualcosa che gli
impediva di concentrarsi, un senso di colpa pressante che gli impediva di andare fino in fondo.

 

 

 

“Sarei potuto andare con loro, saltare nel portale. Avrei voluto farlo.” spiegò alla madre. “Poi … mi sono come bloccato, ho pensato a

quello che avrebbe detto papà” 
Belle gli sorrise comprensiva.  “Eh ... quando ho trovato il coraggio di gettarmi, mi sono ritrovato in

terra sul pavimento della cripta, come un idiota!” si rammaricò Vincent.

 

“Il portale si era chiuso?” lo interrogò la madre.

 

“Già” confermò Vincent con un'espressione delusa. “Quindi, non mi restava altro che chiedere aiuto. E sono venuto a raccontagli tutto”  fece

allusione al padre. “ Di questo,ecco … ho avuto paura !”
ammise ridacchiando.  Belle rise di riflesso, poi smisero entrambi, si

guardarono senza parlare per
qualche secondo.

 

Vincent allargò il palmo e attese la mossa della madre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Non riusciva a distogliere lo sguardo, il ragazzino che era intervenuto era seduto di fronte a lei, dal lato opposto della stanza. Più lo

osservava più le sembrava di riscontrare somiglianze, ma
la sua mente trovava continue via di fuga, che finivano per farle dubitare di ciò

che era evidente.

 

Snow ripassò con gli occhi la fisionomia del marito, sedutole accanto. Com'è possibile? Si chiese.

 

 

“Dovremmo andare, ora” fece per svignarsela Ronald, dando l'avvio al resto del gruppo.

 

“Dove andate?” domandò Snow, ma non ottenere risposta. I ragazzi erano già fuori dal Granny's.

 

A passi lunghi, si allontanavano velocemente in direzione del porto, questo tuttavia non impedì a Regina di braccarli a poco più di cento

metri dal locale.


“Non è il caso che usciate con delle simili condizioni atmosferiche” li fermò la donna, la cui priorità non sembrava esattamente essere la

sicurezza del gruppo. I ragazzi si ritrovarono costretti a
fermarsi e reggere il gioco, per evitare di generare ulteriori sospetti.

 

“E poi, non mi avete ancora detto nulla del posto da cui provenite” aggiunse Regina sorridendo. “Anche se forse, sarebbe interessante

soffermarsi sui tempi, anziché sui luoghi, dico bene?” Li
punzecchiò divertita. I ragazzi sbarrarono gli occhi contemporaneamente.

 

“Spostiamoci altrove” suggerì la donna, prima di continuare a parlare. Erano ancora troppo vicini al Granny's e voleva mantenere segreta

la conversazione. Si mosse in direzione del porto e i ragazzi
la seguirono preoccupati.

 

 

 

 

 




Mary Margaret si decise a liberare il marito dalla morsa amorevole delle sue braccia, così David

 

Nolan salì a bordo della nave. In mano, il sacchettino contenente i due fagioli.

 

“Quindi, si parte?” domandò a Robin, impegnato a scrutare l'orizzonte dalla prua.

 

“Manca il capitano” fece presente Hood.

 

“Vado a chiamarlo” si attribuì il compito, Charming.

 

Discese rapidamente dall'imbarcazione e ritrovò la moglie ad accoglierlo. “Già di ritorno?” commentò lei, divertita.

 

“Hai visto Killian?” le domandò David sorridendo.

 

“Veramente no” riflettè Snow.

 

David si fece strada lungo le assi di legno del porto. Vide Hook, poco lontano dalla nave, in compagnia della figlia e capì cosa o meglio

chi lo avesse trattenuto. Emma Swan aveva le braccia
attorno al collo del marito e non dava l'impressione di volerle spostare. Killian

Jones sembrava
ignorare lo scorrere del tempo, incollato alle labbra della donna che aveva inseguito per così tanto e dalla quale ora

doveva separarsi, per il minor tempo possibile si augurava.

 

David trovò il coraggio di chiarire le priorità: “Jones dobbiamo andare!” Urlò forte, per essere sicuro di non doversi ripetere.

 

“Riportameli a casa” Emma rubò un ultimo bacio al pirata.

 

“Come desideri” si congedò il pirata, pareggiando i conti. Emma sciolse le dita delle mani e lo lasciò andare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Calò il silenzio, Regina stava arrivando al punto.

 

“Ho trovato qualcosa” dichiarò la donna, sorridendo soddisfatta. “E i miei dubbi, hanno avuto conferma” andò avanti, poi infilò una mano

nella borsa e ne estrasse qualcosa. “Questa” mostrò ai
ragazzi l'oggetto. “Qualcuno di voi la riconosce?” domandò loro.

Keyla e Diana si scambiarono
un'occhiata d'intesa: la scatolina che Vincent aveva trafugato chissà dove e che Diana aveva gettato nel

portale, senza darvi troppa importanza.

 

Anche Ronald e Neal l'avevano riconosciuta. “Ad ogni modo, che ve ne siate accorti o meno, suppongo sia finita qui con voi” ipotizzò la

donna e trovò conferma negli sguardi dei
ragazzi.

 

“è un errore che non avreste dovuto commettere” sorrise Regina.

 

“Non ho nemmeno idea di cosa sia” sbuffò Diana senza controllarsi.

 

“è esattamente quello che sembra” disse sua madre, poi le porse la scatolina. Diana la aprì.

“Non
aspettarti di trovare confetti o rimarrai delusa” commentò Regina osservandola. Diana le lanciò un'occhiataccia e fece circolare

l'oggetto tra i membri del gruppo, perché tutti potessero capire.

 

“Anch'io. Voglio vedere anch'io” si lamentò Liam, saltando per osservare la scatola tra le mani dello zio.

 

 

“Quindi, cos'hai capito?” domandò secco Ronald a Regina.


“Abbastanza da riconoscerti” affermò la donna. “Sei cresciuto bene” disse, osservandolo.

Ronald
abbassò le spalle nell'incoscio tentativo di rimpicciolirsi, poi fuggì con lo sguardo, imbarazzato.

 

“Eh il tuo amico laggiù ...” indicò Neal. “Immagino sia il figlio degli Charming”

 

Neal distolse lo sguardo, colpevole.

 

“Facile a dirsi, è la fotocopia del padre” ribatté Diana, per nulla impressionata. “Mi domando come nessuno sia riuscito ad identificarlo”

aggiunse.

 

“Tu devi sempre controbattere, non è vero? Chi è dunque la ragazzina petulante?” si rivolse a Diana, voltandosi nella sua direzione.

 

“Diana, mi chiamo Diana” ripose fiera la ragazzina.

 

“Diana? Come la dea della caccia?” buttò lì un riferimento Regina.

 

“Già, ma quella è una cosa di mio padre” Regina ebbe un sussulto. “ A me non piace la caccia, la trovo una pratica brutale. Mio fratello

invece, ci passerebbe i pomeriggi a lanciare frecce!”aggiunse.


Il volto della donna mutò espressione.“Tu sei la figlia di Robin?” trovò il coraggio di chiedere alla ragazzina.

 

“Robin Hood, già” confermò prontamente Diana.

 

“E dunque, la sorella di Ronald” cercò nuovamente conferma Regina. Il tono della sua voce si era spento, privato della sicurezza ostentata

qualche minuto prima.

 

“Tecnicamente sorellastra” specificò Diana. Regina spalancò gli occhi incredula, sorrise involontariamente.

 

“Uso la magia. Da chi credi ne abbia preso?” le tolse ogni dubbio Diana. Regina si immobilizzò realizzando in quali relazioni fosse

implicata.

 

“Volete prendervi un momento?” domandò Keyla, considerando la strana situazione e cogliendo lo stato d'animo della donna.

 

“Tu?” fece per domandare Regina, ancora piuttosto frastornata, rivolgendosi a lei.

 

“Killian Jones ed Emma Swan” rispose prontamente Keyla, prima che potesse andare avanti.

 

“Pure io!” fece presente Liam, alzando elegantemente l'indice della mano per rendersi evidente.

 

“Aah, ci avrei scommesso!” commentò Regina.

 

“Quindi tu sei la figlia della salvatrice” Regina rielaborò quanto appena appreso, osservandola. Era la versione femminile del pirata in

tutto e per tutto, ma aveva lo stesso sguardo della madre, lo
stesso modo di guardare. Si voltò ad osservare nuovamente sua figlia e si

ritrovò negli occhi, nell'espressione
compiaciuta, nella postura dritta e composta. I capelli li aveva presi dal padre, ciocche castano

 

chiaro, raccolte in una coda ordinata.

 


“Quindi? Ci aiuti a tornare a casa ora?” domandò il bimbetto alle sue spalle. Liam Jones la fissava perplesso, le sopracciglia sollevate e gli

occhi spalancati in attesa di risposta. Aveva una mimica
facciale invidiabile e Regina quasi rise, pensando a chi fossero i suoi genitori.

 

“ Non sono sicura di essere in grado” si fece seria la donna. Liam sospirò copiosamente.

 


Regina iniziò a riflettere silenziosamente. “Ok. È evidente che arriviate dal futuro. Quanti anni in avanti di preciso?” volle indagare la

donna.

 

“Sono 15 anni. Arriviamo dal 2030” spiegò Roland.

 

“15 anni? …Mio dio, mi sento vecchia!” commentò Regina, che si era ritrovata a fare i conti con una realtà ancora lontana. “E come

diamine ci siete finiti qui?” fu d'obbligo la domanda.


“Io e Keyla abbiamo aperto un portale” spiegò Diana.

 

“Usando il cappello magico” precisò Keyla.

 

“Un portale? Avete aperto un portale ...” fu scioccata Regina. “Perché diamine avete aperto un portale?” domandò perplessa.

 

“Esercizio” scrollò le spalle Diana.

 

“Era tutto sotto controllo … più o meno, poi mio fratello è finito nel portale ed io gli sono andata dietro e da lì effetto domino” raccontò

Keyla.

 

“Neal ha seguito Roland, che ha seguito me, che ho seguito Keyla, che ha seguito la causa per la quale ci troviamo qui!” Diana fece

allusione a Liam.

 

“Heey!” esclamò il bambino, aprendo le mani, risentito.

 

“Come la mettiamo con la questione delle interferenze?” introdusse un nuovo argomento Neal.

 

“Già … ora che sai di noi … quali conseguenze avrà sul futuro?” riflettè Roland. “

 

“Non ne ho idea” commentò pensierosa Regina.

 

 

Una ventata gelida colpì il gruppo: il vento si era alzato nuovamente.

 

 

“Un mostrooooo! … un mostrooooo!!!”  Leroy urlava così forte, per le vie di Storybrooke, che Regina e i ragazzi lo udirono dal porto. Lo

videro sfrecciare come una saetta, verso il locale di
Granny.

 

“Che altro succede ora?” commentò Regina, osservando la scena.

 

“Credo sia arrivata” spiegò Roland.

 

“Chi?” domandò Regina, senza capire di cosa stesse parlando.

 

“Si chiama Elsa e sta cercando il signor Gold”. La fece breve Roland.

   
 
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