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Autore: Megs Sully    11/08/2014    0 recensioni
Una storia di coraggio, di forza, di speranza. La storia di Hayley che lotta per sopravvivere e per trovare il suo posto nel mondo. Una storia di salvezza e di redenzione. Tra una ragazza appassionata e affamata di vita e un uomo che non sa e non vuole più credere nell'amore.
Genere: Fantasy, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Hayley, Klaus, Kol Mikaelson, Rebekah Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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9. TRA FIDUCIA E INGANNO



Il nobile Elijah Mikaelson. Ecco chi era. Hayley aveva sentito parlare di lui. Uno degli originari, fratello di Klaus. E aveva promesso a lei, proprio a lei, di proteggerla sempre.
Hayley seduta sul letto con le ginocchia al petto, non riusciva a smettere di pensarci. Abbastanza sensato, a che altro avrebbe dovuto pensare in quel momento? Aspettava un figlio da uno psicopatico ibrido originario che la voleva morta, era ancora prigioniera delle streghe e il fratello del pazzo furioso aveva promesso di proteggerla sempre. Sempre era una parola grossa per lei, enorme! Con quello sguardo poi, così onesto, così affidabile. Quello sguardo a cui non si poteva fare a meno di credere. Hayley comprese perché lo definivano “il nobile Elijah”. Perché il senso dell’onore gli si leggeva direttamente negli occhi, sul volto. Ispirava fiducia, sicurezza, rispetto. Ma era pur sempre un vampiro. Un antico. Un nemico della sua specie.
Hayley si alzò dal letto e camminò fino a raggiungere la finestra. Avrebbe davvero desiderato credergli. Ma poi si chiedeva perché avrebbe dovuto? Forse aveva un misterioso e oscuro piano anche lui, un secondo fine. Aveva imparato che nessuno al mondo faceva nulla in cambio di nulla, solo per buon cuore. Che poi i vampiri lo avevano un cuore? Probabilmente sì, ma fermo e gelido da quello che lei sapeva.
“Fermo e gelido…” ripeté Hayley tra sé mordendosi le labbra. In effetti Elijah l’aspetto fermo e gelido lo aveva un po’, però… no, meglio non pensarci proprio!
Insomma era già stata tradita e ingannata fin troppe volte! Alla fine una dovrebbe imparare la lezione, no? Però… Hayley corrucciò la fronte, poi tutto il viso in una smorfia. No, no, no. Niente da fare nobile Elijah. Non ci sarebbe cascata!
“Ma che cosa mi prende?” sbuffò contrariata “Direi che una dovrebbe imparare!” sospirò canticchiando “So bene come andrà a finire, ed i pensieri miei vanno. Io sento dentro "puoi fidarti", mentre la testa mia "non lo fare".”
Ma come le era venuta in mente quella canzone? Una delle canzoni del cartone animato “Hercules” che aveva visto da bambina. Solo che Elijah Mikaelson non era Hercules! E non era neanche un eroe, insomma!
Hayley si spostò dalla finestra e andò a posizionarsi di fronte a uno specchio di forma ovale.
“Sono stupida?” chiese alla sua immagine riflessa, riscoprendosi pallida e con due occhiaie violacee che le segnavano il contorno degli occhi “Sono cretina?”
“Forse è un po’ tardi per domandarselo” le rispose Sophie entrando dalla porta con il vassoio della colazione.
Hayley, sempre di fronte allo specchio, spostò lo sguardo su di lei. Certo, per essere rimasta incinta di quel pazzo fanatico con manie di grandezza, doveva per forza essere stupida e cretina. Sicuramente non lo pensava solo Sophie, ma l’intera congrega di streghe.
“Non ho fame” Hayley corrugò la fronte e scosse la testa, tirandosi indietro i capelli con le mani.
“Elijah Mikaelson vuole che tu mangi tanto e bene” Sophie sospirò roteando gli occhi “Ha fatto portare un carico di cibo che basterebbe per un esercito! E questa per te…” così dicendo le porse una busta “Mi dispiace ma abbiamo dovuto aprire e controllare. Non si sa mai…”
Hayley si strinse nelle spalle con indifferenza e prese la busta, rigirandosela nelle mani. Peggio dei servizi segreti queste streghe! E comunque che cosa poteva volere Elijah Mikaelson ancora da lei? Aspettò che Sophie uscisse dalla stanza prima di sederti sul letto e aprire la busta. Trovò il biglietto che conteneva, piegato in due. Era scritto oltre la metà, con una calligrafia abbastanza chiara e leggermente inclinata.
“Scrivo per ribadire la mia totale disponibilità nei tuoi confronti, Hayley. La tua condizione ti fa entrare di diritto a far parte della mia famiglia. E come membro della mia famiglia, io ti proteggerò e avrò cura di te, per sempre. Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, pur nella situazione attuale, io provvederò a fartela pervenire. Nonostante la tempestosità del nostro incontro, resto nella speranza di essermi guadagnato se non tutta almeno parte della tua fiducia. Mi impegnerò attivamente perché tutte le difficoltà vengano appianate al più presto. Elijah Mikaelson.”
Hayley studiò attentamente la sua firma, il modo particolare in cui la E del suo nome era scritta. Ci passò sopra il dito e ne seguì il disegno restando immobile a guardarla, come ipnotizzata. Elijah Mikaelson ci teneva a essere preso sul serio, a farle sapere che non aveva intenzione di ingannarla. Elijah Mikaelson ribadiva così la sua fama, la sua nobiltà. Hayley incominciò a sperare in cuor suo che fosse sincero. Aveva una grande necessità di fidarsi di qualcuno, ma nessuna volontà di ammetterlo. Probabilmente l’avrebbe tradita anche lui. La tradivano sempre tutti. Non sarebbe stato altro che il rinnovarsi di un’abitudine.
Tenendo ancora il biglietto tra le dita, appoggiò l’altra mano sul ventre. Quell’uomo sarebbe stato lo zio del suo bambino. Se ne sarebbe preso cura, era questo che le stava promettendo. Al padre non ci voleva nemmeno pensare. Perché il padre quel bambino lo voleva morto, li voleva morti entrambi. Per quanto riguardava lei, invece, non sapeva ancora che sentimenti provare per quella creatura che portava in grembo. Avrebbe voluto provare odio, repulsione, conoscendo il padre e il modo in cui era stato concepito. Ma non ci riusciva. Perché la sola idea scatenava nel profondo della sua anima un immenso inconsolabile dolore.
 
 
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Pensavano davvero di poterlo incastrare? Lui, Klaus Mikaelson? Folli. Erano tutti folli. Se solo li avesse avuti davanti li avrebbe massacrati. Uno dopo l’altro. Lei compresa. Una notte, aveva passato con lei solo una notte dannazione! Una notte che aveva subito dopo archiviato, accantonato e dimenticato. Una notte come tante, anzi, più occasionale di tante altre!
Quelle maledette streghe, erano state loro! Magari era solo il frutto di un loro incantesimo. E ora volevano far passare quel… quel… non sapeva nemmeno come definirlo… volevano farlo passare per suo! Ma lui lo avrebbe ucciso. Insieme a quella stupida, inutile ragazza. L’avrebbe trovata ed eliminata appena gli si fosse presentata l’occasione. Non poteva lasciarla andare in giro ad annunciare al mondo intero che aspettava un… un… insomma… quel coso non poteva essere suo, sangue del suo sangue! La città era sua. Il regno di New Orleans era suo. Ecco, quelle erano le sue priorità assolute. Tutto il resto poteva essere eliminato come un incidente di percorso sgradevole e inopportuno.
L’unica cosa veramente importante era il regno di cui sarebbe stato l’unico sovrano. Klaus continuava a camminare a passo spedito per le strade della città, senza una meta precisa, come guidato esclusivamente dalla sua furia, dal fremito che lo percorreva dalla testa ai piedi. Aveva una gran voglia di spezzare vite, di distruggere, di dominare. Se la sarebbe ripresa senza intralci la sua città. Perché lui era il re. E avrebbe avuto Caroline Forbes come sua regina. Ecco, Caroline era sua! O per lo meno lo sarebbe diventata presto.
Klaus adocchiò il bar del centro città e vi entrò sbattendo la porta. Bere. Da tanto non beveva fino a ubriacarsi e ora ne aveva bisogno. Avvicinandosi al bancone lo vide. Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro, meglio avvicinarsi e affrontarlo, incominciare a rendere chiara la situazione e le sue intenzioni.
“Marcel” Klaus si sedette al suo fianco con un sorrisetto ironico e una sorta di sarcasmo nel tono di voce “Ma che piacere incontrarci qui.”
“Klaus” Marcel gli rivolse un’occhiata fugace e sollevò il bicchiere che aveva in mano, come per dargli il benvenuto. A Klaus sembrò nervoso, come se il suo intervento in quel locale fosse stato se non proprio sgradito sicuramente inopportuno.
Seguendo lo sguardo di Marcel, Klaus lo vide soffermarsi sulla barista. Una ragazza carina, dai capelli biondi. Klaus lo riconobbe quello sguardo. Marcel del resto era stato come un figlio per lui, lo aveva cresciuto a sua immagine, l’aveva reso simile a se stesso. E ora scopriva che aveva una debolezza, una nuova. Perfetto, l’avrebbe usata contro di lui.
“Dolcezza, posso bere qualcosa?” Klaus richiamò l’attenzione della barista bionda con aria ammiccante.
La ragazza si voltò a guardarlo con espressione contrariata.
“Certo, ma mettiamo subito le cose in chiaro… io non mi chiamo dolcezza!” così dicendo si avvicinò posizionandosi tra Klaus e Marcel al di là del banco.
Klaus inclinò il viso protendendo leggermente le labbra verso di lei. La ragazza non sembrava tanto facile da circuire e la consapevolezza lo divertiva, lo intrigava.
“E come ti chiami, mia cara?”
“Camille” replicò la ragazza incrociando le braccia sul petto “Ma preferisco Cami. Che cosa vuoi da bere?”
 
 
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Elijah doveva valutare attentamente le priorità. La prima, essenziale, era proteggere la ragazza. E il bambino che stava aspettando, ovviamente. A ogni costo. E contro Klaus soprattutto. Abbandonato a se stesso e senza nessuno che lo facesse ragionare sarebbe anche arrivato a ucciderla. Per la rabbia, per la sensazione di sentirsi braccato. Lo conosceva talmente bene da averne quasi paura, in questa circostanza sicuramente avrebbe portato a termine la sua minaccia se ne avesse avuta la possibilità. Per questo doveva affrontarlo al più presto. Per questo aveva bisogno di alleati. La ragazza andava protetta a ogni costo.
Hayley. Dopo che lui le aveva promesso di proteggerla sempre, lei lo aveva mandato al diavolo. Le sue prime parole per lui. Non era un granché come inizio, certo. Però era una ragazzina sola e spaventata, in una situazione assurda, incredibile. Poteva comprenderla. E non si sarebbe arreso perché ormai lei e il suo bambino facevano parte della famiglia.
Elijah sospirò stringendo il cellulare tra le mani, mentre seduto sulla poltrona stava considerando se quello fosse il momento più appropriato per quella chiamata. Proteggere la ragazza, ripeté a se stesso. Selezionò il numero nella rubrica. Socchiuse un attimo gli occhi scuri attendendo che lei rispondesse. Cosa che avvenne dopo un paio di squilli.
“Rebekah?” ora che lei aveva risposto doveva essere davvero bravo, riuscire a convincerla “Sono a New Orleans e vorrei che tu mi raggiungessi.” Non aveva molte speranze, sapeva che a questo punto avrebbe ottenuto un no come risposta. Ma non era disposto a cedere. “Lo so, Rebekah, ma ci sono novità importanti… si tratta di ricostruire la nostra famiglia. Sì, hai capito bene. Ho intenzione di aiutarti a far tornare i nostri fratelli. Questa volta riusciremo a trovare il modo, insieme. Te lo prometto.”
 
 
   
 
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