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Autore: MissShinigami    12/08/2014    0 recensioni
Ledi è una ragazza in fuga da un passato che ripudia, arrivata a Crepuscopoli si vedrà costretta a rivedere le sue priorità dopo aver incontrato un paio di personaggi particolarmente fuori di testa ....
La storia vede l'organizzazione XIII inserita nel mondo reale a confronto con una caccia ai demoni, non ci sono né Roxas né Xion.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Il treno arrivò in stazione con almeno un’ora di ritardo.
Tutti i passeggeri avevano dormito così pesantemente che avrebbero potuto rubar loro anche le sopracciglia; ovviamente c’era un eccezione: Ledi non aveva chiuso occhio, aveva passato tutto il tempo ad arricciarsi i capelli biondicci che da lisci adesso erano diventati crespi. Non che non avesse provato a dormire, ma la sua insonnia non le aveva concesso quel dono così prezioso, quando se n’era andata di casa aveva scambiato le sue pasticche con delle caramelle alla menta, cosa che, al solo pensarci, le faceva venir voglia di schiaffeggiarsi.
Scese dal treno trascinandosi dietro la sua vecchia sacca verde, era vestita con i suoi abiti preferiti, non che fossero i migliori ma in fondo non aveva davvero molto altro nel suo armadio, erano un semplice paio di jeans sul punto di strapparsi, una maglietta marrone scuro con delle scritte sbiadite e una felpa nera dalle rifiniture di un bianco sporco, il look si completava con delle vecchissime converse nere slacciate.
Si guardò intorno: nessuno la aspettava in quel posto, e ne era enormemente felice.
Una nuova città, una nuova casa, una nuova vita … l’unica cosa di cui avesse bisogno.
S’incamminò tra gli stretti vicoli di mattoncini arancioni, non si ricordava come si chiamava quel posto e non le importava; al momento doveva trovare il suo nuovo appartamento. Non fu facile districarsi tra quelle stradine piccole e tutte ugualmente arancioni; alla fine decise di abbandonare il progetto di trovare prima l’appartamento e poi il cibo e si concentrò esclusivamente su quest’ultimo, visto che la fame non le dava tregua da quasi un giorno ormai.
Riprese a vagare.
Girò l’ennesimo angolo dell’ennesima strada uguale a tutte le altre e si scontrò con qualcuno.
Entrambi caddero a terra.
“Scusa! Non volevo!” si fece subito avanti Ledi.
“Fa niente!” aveva risposto una ragazza dai capelli biondi, più dei suoi, con delle treccine e due o tre rasta in qua e là, portava gli occhiali da sole storti a causa della caduta. Portava delle buste della spesa enormi e pesanti ma non sembrava che le facesse fatica o che provasse il minimo sforzo. “Però, adesso, scusami! Se non rientro entro cinque minuti mi fanno al forno con le patate!!” si alzò, sistemandosi distrattamente la camicetta nera  sui pantaloni scuri, era un po’ più bassa di lei ma non poté osservarla bene perché fuggì subito, seguendo veloce i marciapiedi affollati.
Ledi sospirò e si guardò le scarpe sciupate: poco più in là notò un pacchetto di patatine alla paprica e formaggio. “Deve averle perse quella ragazza.”
Alzò lo sguardo: era ancora visibile tra le altre persone che camminavano nella strada. Così prese il pacchetto di snack e la seguì a passo svelto. Dopo due o tre svolte però la perse di vista, essendo finita nella periferia della città e non sapendo neanche come ci fosse finita, rinunciò.
Il suo stomaco ruggì furioso, così aprì sconsolata il pacchetto di patatine e iniziò a mangiarle, un po’ dispiaciuta.
Dopo un po’ decise di riprendere il suo vago peregrinare per la città, solo che adesso non sapeva neanche dove fosse oltre che dove fosse diretta.
“MA CHE STAI DICENDO!?!? SECONDO TE IL VENTO NON È ALLO STESSO LIVELLO DELLO SPAZIO? MA CHE HAI BEVUTO!?”
“LE STESSE COSE CHE HAI BEVUTO TU!!!”
Delle forti risate e urla di scherno attirarono la sua attenzione; si voltò di scatto, prima che una lancia le atterrasse accanto conficcandosi in terra.
“Eoooooooooooo!!! Scusa miravo a questo pezzo di cinghiale qui!!!” rise un uomo alto con i rasta corvini e le basette strane, aveva gli occhi piccoli e scuri, lo sguardo affilato.
“Ahahahahah! Ma cosa vuoi colpire!?! L’aria!?!?” ribatté l’altro uomo con la testa innegabilmente zebrata che, oltre tutto, aveva una benda su un occhio, sembrava quasi un pirata.
“Ma sono ubriachi fradici …” fece tra sé e sé la ragazza.
I due intanto avevano ripreso a litigare su cosa, tra il vento e lo spazio, fosse il più forte. Dopo uno scambio di battute, che avevano poco da spartire con una conversazione normale, iniziarono a suonarsele di santa ragione.
Il tizio con i rasta atterrò l’altro scaraventandolo a terra, ai piedi della ragazza, rischiando nuovamente di colpirla.
“Hei, ragazzi! Calmi!”
Il pirata si rialzò. “Ma che credi di fare, cuoco del cavolo!”
“Che vuoi fare tu, zebra! Vieni qua che ti sfondo quella brutta faccia sfregiata che ti ritrovi!”
“Ok, adesso buoni, non fate così!!” era finita nel mezzo e, mentre ancora si stava chiedendo come, i due le rivolsero le peggiori occhiate che avesse mai ricevuto in vita sua.
“STANNE FUORI TUUUU!!” le urlarono contro.
Poi la attaccarono.
Scartò di lato facendoli sbattere l’uno contro l’altro; il pirata tentò di afferrarla, ma Ledi bloccò il suo gesto e gli mosse il braccio facendo finire la sua mano in faccia al rasta, che divenne paonazzo di rabbia; tirò un pugno all’altro che finì a terra, poi si rivolse a Ledi. La ragazza allora scattò in avanti e, con una mossa veloce, ed aiutata dal fatto che quello fosse incredibilmente ubriaco, lo fece finire a gambe all’aria.
“Hei, picchia meglio di te!” fece quello con la testa zebrata.
“Sta’ zitto!!” rise l’altro.
Poi persero i sensi entrambi per l’alcool e per le botte.
Ledi sospirò sconcertata da quell’incontro. Si guardò un po’ intorno in cerca di aiuto, poi notò che dalla tasca dei pantaloni di entrambi usciva un bigliettino, li prese e lesse la stessa scritta su entrambi: ‘In caso di ‘briaca pesa riportare in via Oblio numero 13, grazie’.
Ledi sollevò lo sguardo sul cartello all’inizio della strada: c’era proprio scritto ‘via Oblio’.
“Oh! Un po’ di fortuna!” si rallegrò la ragazza. “Ora devo solo trova il numero 13 …”
Da quel lato stava sopraggiungendo un vecchietto che stava portando il proprio cane a passo lento.
La ragazza gli si avvicinò sorridendo. “Scusi, lei vive qui?”
“Si, signorina.” rispose quello ricambiando il sorriso.
“Allora mi saprebbe dire dov’è la casa con il numero civico 13?”
Il vecchietto sgranò gli occhi e iniziò a tremare. “Laggiù in fondo!! Ma non le consiglio di andarci, sono tutti matti là!! Dei pazzi furiosi!!” disse indicando il fondo della strada, alle sue spalle.
Ledi si voltò per vedere la casa in questione: un castello enorme completamente bianco, distingueva male le varie costruzioni da lontano, davanti c’era un giardino ancora più grande, che cingeva l’intero edificio, si vedeva bene il cancello in ferro battuto da lì, che era completamente nero, sembrava nuovo, praticamente mai usato.
Come diavolo aveva fatto a non notarlo?!
“La … la ringrazio signor …”
Ma quello era già scomparso da un pezzo.
Ledi sbuffò e trascinò i due ubriachi davanti al cancello. Adesso poteva vedere bene il castello bianco: contava cinque torri con un numero incalcolabile di finestre, la maggior parte delle quali erano nel buio più totale, tutte terminavano con una guglia piuttosto alta; il resto della costruzione sembrava proprio esser stata costruita durante il medioevo, c’erano i merli su ogni parapetto e feritoie che, si immaginò, potessero ospitare arcieri e altri guerrieri pronti a colpirla. Tutto aveva un aria piuttosto spettrale e quasi abbandonata, ma non sembrava fosse sporco o anche solo polveroso. Il giardino era straordinariamente ben curato, l’erba era tagliata alla perfezione, sul retro si coglieva qualche fronda di un qualche tipo di albero, forse da frutto, ma erano ancora troppo distanti per carpirlo davvero. Per arrivare al portone d’ingresso, una magnifica porta di legno bianco a due battenti con le borchie in ferro nero, c’era una strada asfaltata che continuava con la strada normale, mentre accanto un piccolo vialetto in grandi pietre di un grigio chiarissimo conficcate pari al terreno, l’erba le sovrastava giusto di qualche millimetro.
Suonò il campanello con titubanza.
“Sì?” chiese una voce sospirosa al di là della cornetta.
“Hem … ecco ho raccolto due ubriachi dal marciapiede, i biglietti dicevano di portarli qui …”
“Ah … sì, ti apro il cancello, grazie mille.” fece la voce con un altro sospiro.
Ledi riprese a trascinare i due lungo il vialetto.
Un ragazzo dai capelli chiari, tendenti al blu, e il ciuffo emo aprì la porta.
"CHE VUOL DIRE CHE HAI PERSO LE MIE PATATINE ?! IO TI ABBRUSTOLISCO, SPECIE DI DOMESTICA CON GLI ANFIBI!!" l’urlo uscì dalla casa con tutto il suo fragore.
Il ragazzo sospirò ancora una volta, e la sciarpa bluastra che aveva al collo scivolò giù dal suo gilet bianco. “Hanno ripreso a litigare …” fece, poi si rivolse alla ragazza. “Scusa, ti do una mano.” si offrì.
Ledi poté vederlo meglio, aveva gli occhi una strana sfumatura di blu, che si intonava con la sua sciarpa, e sembrava davvero emo.
Insieme trascinarono i due uomini svenuti nella sala d’ingresso, enorme anche quello: due grandi scalinate di marmo bianco si ergevano ai lati della sala, entrambe portavano al piano superiore, sotto di esse si poteva scorgere una zona totalmente avvolta dalle tenebre.
Ledi finì di trascinare il pirata in casa e si voltò verso il ragazzo che le stava parlando.
“Grazie infinite per il tuo aiut …”
“FOTTITI AX! SONO SOLO DELLE PATATINE!!”
“SI, MA ERANO LE MIE PATATINE!! E OVVIAMENTE GLI SNACK PER MARLUXIA NON LI HAI DIMENTICATI!”
“LUI È A DIETA!!”
“Come fanno a urlare così?” si chiese il ragazzo e si sistemò la sciarpa. “Comunque io sono Zexion, piacere. Mi dispiace per il comportamento di questi due.” si presentò e si scusò. “Ma ti senti bene?” le chiese vedendola sbiancare.
“Hem … si si, ciao, io sono Ledi, piacere.” si riprese la ragazza, colpita dalla parola ‘patatine’ urlata qualche istante prima. “E non ci sono problemi per loro due, ho visto di peggio!” sorrise comprensiva la ragazza.
“Senti, ti andrebbe di prendere un tè? Ti vedo un po’ emaciata.” chiese lui. “Così avrei anche modo di ringraziarti per il disturbo.”
Ledi non declinò l’offerta perché stava per morire di fame e le andava bene mettere nello stomaco qualsiasi cosa, ignorò perfino la definizione ‘emaciata’ e disse gentilmente: “Figurati, nessun disturbo.”
“Bene, adesso devo solo avvertire che quei due sono tornati.” si voltò verso il piano superiore e urlò: “Lexeaus!! L’hanno fatto di nuovoooooooo!!” sfoderando un tono e un volume della voce di cui non sembrava neanche lontanamente capace.
Ledi rimase un po’ stupita però non poté non avere un sussulto quando un uomo gigantesco, che pareva più un armadio a due ante che una parsona, dai capelli ricci e arancioni iniziò a scendere le scale. Il ragazzo enorme non si presentò neanche, prese solo i due ubriachi sotto braccio e li portò via, prendendo un corridoio a destra dell’ingresso.
Ma qui sono davvero tutti matti … pensò Ledi.
“Pregò, di qua.” le fece strada Zexion come se tutto stesse andando con normalità e tranquillità.
Il ragazzo dal ciuffo emo la portò in una sala grande con una parete totalmente occupata da enormi finestre che davano sul cortile davanti, al centro c’erano dei divanetti, tre poltrone e un tavolino basso bianco, poco più in là c’era anche un mobiletto di mogano, l’unica cosa scura in circolazione.
Poi passarono in un’altra sala con un tavolo enorme e anch’esso tutto bianco.
“Ok, potresti aspettare qui un attimo, vado a sentire se ci fanno un tè.” sorrise.
Ledi gli sorrise di rimando e annuì.
Zexion si affacciò ad una porta che dava su quella sala da pranzo e urlò: “Fraxy, ci faresti un po’ di tè perfavoreee?”
“Mi dispiace ma la CAMERIERA è troppo impegnata a farsi bruciare le treccine!!”
“AX NOOOOOOOOOOO!!”
“Bene!” Zexion urlò ancora, poi sorrise in direzione di Ledi.
Lei invece si stava seriamente preoccupando per ciò che poteva accadere nell’altra stanza.
Ci fu un piccolo botto e del fumo nero uscì dalla porta.
Dopo qualche istante dal fumo emerse una ragazza dai capelli biondi e qualche rasta, fumava da tutte le parti e la sua camicetta era quasi del tutto bruciata.
“Fraxy, dovresti cambiarti prima di mostrarti davanti agli ospiti.” la rimproverò Zexion.
“Zex, non è colpa mia e poi …” si voltò verso Ledi che era rimasta ferma, sorpresa di trovarsi davanti proprio quella ragazza. “Questa qua cos’è?” poi notò cosa ancora spuntava dalla borsa dell’altra ragazza. “Hei! Ce li avevi tu gli snack di Axel!”
“Ecco, visto li hai ritrovati, ringraziala così il piromane non finisce di arrostirti.” le disse Zexion sospirando.
“Troppo tardi.” sbuffò lei.
“Hem … mi sa che gli ho mangiato un po’ di patatine …”
“Tu cosa!?” scattò Fraxy.
“Scusa, non volevo è solo che ti ho perso tra la folla e stavo davvero morendo di fame!”
La bionda sbuffò di nuovo poi fece: “Ma sei davvero riuscita a mangiare quel miscuglio di gusti assurdi?”
Ledi annuì.
“E va bene. Andate pure in salotto, vi raggiungo subito. Il tè è già sul fuoco.” sorrise prima di scomparire nuovamente in cucina. Ma ne riemerse subito. “Hai detto di avere fame cosa ti piacerebbe mangiare? Dolce o salato?”
“Hem … dalla fame che ho andrebbe bene qualsiasi cosa …” fece, un po’ rossa in volto, Ledi.
“Bene, allora … mmmh … tramezzini alle salse.” disse pratica ed esaltata al tempo stesso Fraxy mentre alzava un pugno verso il soffitto e si voltava per tornarsene in cucina.
Dopo qualche minuto, comunque molto meno di quanto Ledi si aspettasse, il tè fu servito nel salottino in bianco, e gli attesi tramezzini si presentarono in tutto il loro splendore.
“Quelli con lo stecchino rosso sono al pomodoro, quelli in verde alle verdure e quelli gialli all’uovo.” spiegò la cuoca.
“Sono fantasticiii!!” si complimentò la ragazza dopo averne mangiato uno per tipo.
“Allora, signorina, perché si trovava da queste parti?” le chiese Zexion, addentando un tramezzino alle verdure.
“Già, non sembri una che consce le strade della città.” notò Fraxy mentre si sistemava in una posizione sghemba su una delle poltrone.
“Be’, ecco … mi sono trasferita proprio oggi e dovevo fare un po’ di spesa prima di entrare in casa, ma non ho trovato neanche un negozio aperto, né tanto meno la casa! Poi mi sono scontrata con lei.” fece indicando Fraxy.
“Sì, hehe, scusa. Avevo fretta, il cuoco aveva bisogno delle sue spezie!” rise lei. “Anche se poi l’ho scoperto ubriaco marcio qualche minuto fa …” prese a borbottare.
“Quindi stai cercando il tuo appartamento?” chiese Zexion, lasciando l’altra ai suoi monologhi.
“Sì … so la via e il numero ma le strade mi sembrano tutte uguali là fuori.”
“Già, l’arancione confonde.”  concordò la bionda dalla poltrona.
“Fraxy. Comunque se vuoi posso darti una cartina della città.” propose Zexion.
“Davvero!?” scattò su Ledi.
“Davvero …” fece Fraxy.
I due si scambiarono un occhiata, poi il ragazzo disse: “Sì, davvero.” si voltò verso Ledi. “Non ci sono problemi.”
“Grazie mille!!”
Ci fu qualche attimo di silenzio in cui Ledi prese un altro sorso dalla sua tazza. “E voi invece, cosa fate in un posto enorme come questo?”
“Oh, questa è una specie di Casa Famiglia.” iniziò Fraxy.
Il ragazzo annuì. “Già, e tutti noi qua svolgiamo dei compiti al di fuori del castello, ovviamente.”
“Anche se IO non ne faccio mai, ma lavoro per loro, qua dentro …”
“In realtà, non è che tu faccia un gran che …” una voce leggermente gracchiante era arrivata fino nella stanza, seguita poco dopo anche dal suo proprietario: un uomo biondo, abbastanza in là con gli anni, aveva un camice bianco addosso e due libri sotto braccio. “Di solito si chiede se gli altri vogliono favorire, signorina.” rimproverò Fraxy.
Lei sbuffò. “Vexen, vuoi un po’ di tè?”
“No.” fece andandosene via e dirigendosi in cucina.
Fraxy, in risposta, ringhiò.
“Ma … ma perché ha detto che in realtà non fai nulla?”
“Sta scherzando! Ovviamente. Io pulisco, spolvero, lavo, cucino, spazzo, stiro e faccio il bucato.” si sfogò contando le sue attività sulle dita delle mani.
“Ma se non ti riesce neanche!!” intervenne un'altra voce.
La ragazza roteò gli occhi.
Un ragazzo dai capelli ritti a riccio e rossi entrò dal lato della sala da pranzo, indossava dei jeans sotto una camicia color cachi con solo due bottoni agganciati alla fine, mostrando i pettorali scolpiti, la sua faccia era una maschera da sbruffone e il suo sorriso sghembo mostrava derisione. “Tu!!” l’accusò varcando la soglia. “HAI RESO LA MIA FIGHISSIMA CAMICIA NERA, UN MIX TRA IL ROSA E IL BIANCO ADATTO SOLO A MARLUXIA!” disse lanciando in faccia alla ragazza una camicia chiarissima.
“Dai, Ax, il rosa non ti sta così male.” intervenne Zexion senza neanche alzare gli occhi dalla sua tazza.
“Zitto tu!! La difendi solo perché è l’unica che ascolta le tue poesie!”
Fraxy si alzò tenendo la camicia tra le mani ed osservandola con occhio esperto. “AX!! Questa camicia … È DI MARLUXIA!!”
I due iniziarono a litigare animatamente.
“Smettila se non vuoi che che che … hei, ma questa da dove è uscita?” chiese il ragazzo, Axel, indicando Ledi che cercava di farsi piccola piccola nella poltrona gigante.
“Lei è la ragazza che ha riportato a casa Xigbar e Xaldin e … AXEL! ASCOLTAMI QUANDO PARLO!!”
Axel era chino accanto al divano di Ledi e ci stava spudoratamente provando. “Hei ciao, io mi chiamo Axel, A-X-E-L, l’hai memorizzato? Sai è raro trovare una ragazza carina in questo posto, le uniche due che ci abitano sono dei veri mostri …”
“Ax!!” Fraxy gli urlò contro poi scattò in avanti dandogli un calcio sulla nuca.
Il ragazzo volò sul tavolino, costringendo Zexion a salvare le tazze, sospirando.
Qui SONO tutti matti!!!! tremò Ledi.
“Ax, devi smetterla di rompere le palle a tutte le ragazze che trovi!!”
“Hei …” le fece il ragazzo avvicinando il volto a quello di lei. “È colpa tua che non mi coccoli mai …”
“Ma che stai dicendo!? Io …” iniziò a dire diventando sempre più paonazza. “MA CHE CAVOLO MI FAI ANCHE SOLO PENSARE!!??! BRUTTO RICCIO ROSSO!!”
Axel si fece un altro volo attraverso la stanza.
“Cos’è tutta questa confusione?” chiese entrando un altro ragazzo con i capelli turchesi, una grossa cicatrice a X gli segnava il volto, entrando nel salotto, il suo sguardo si posò sulla teiera fumante e sulle tazze. “C’è il tè? Fraxy, devi chiedere se le persone lo vogliono quando lo fai …”
La ragazza si batté una mano in fronte e si schiantò sulla poltrona.
“Saix, non si saluta?” fece Zexion con il naso ancora infilato nella tazza.
Il ragazzo si voltò verso Ledi. “Perché è qui?”
“Hem … ho riportato due dei vostri totalmente ubriachi qui e …”
“Ah, quei due mentecatti. Bene. grazie … ma forse è meglio se te ne vai adesso.” alzò lo sguardo su gli altri. “Xemnas sta per tornare.” disse poi si riempì una tazza, prese due tramezzini e se ne andò.
“Oh … in questo caso, mi sa che devi davvero andare Ledi.”
La ragazza guardò i volti dei ragazzi: Zexion era sempre concentrato sul suo tè, mentre Axel si era voltato verso Fraxy con un aria preoccupata, lei guardava a terra ostentando indifferenza.
“Okay, vado ma … hem … mi potreste dare quella cartina?”
“Certamente.” Zexion si alzò e estrasse una foglietto dai pantaloni.
Axel sorrise e disse: “Bene, io vado a prenderti la tua guida …”
“He?”
“Oh, tranquilla …” le fece Fraxy alzandosi. “Sarà affamato quando si sveglierà … gli vado incontro con i tramezzini.”
“Ledi, eccoti la tua cartina, ho segnato il luogo esatto dove dovrebbe trovarsi il tuo appartamento.”
La ragazza seguì  Zexion verso l’ingresso mentre si rigirava la cartina tra le mani.
“Eccoci qui.” fece il ragazzo. “Non ci resta che aspettare …”
Uno sbadiglio lungo e profondo riecheggiò nella sala d’ingresso: un ragazzo dai capelli biondi acconciati in stile anni ’80, corti davanti e lunghi dietro, scese le scale con estrema lentezza, girava a torso nudo e in jeans chiari e laceri, era scalzo; teneva in entrambe le mani tramezzini di gusti diversi. Arrivato davanti a Ledi fece: “E tu chi sei … no, un attimo! IO chi sono?”
“Dem, dormi da quasi venti ore … riprenditi e accompagna Ledi al suo nuovo appartamento.”
“Ti chiami Ledi, quindi … mmmmh … io sono Demyx, piacere.” le porse la mano, poi si accorse di avere ancora i piccoli panini in mano, li ingurgitò e gliela riporse.
“Dai, mettiti una maglietta e accompagnala!” urlò Axel affacciandosi dal parapetto del secondo piano. “Prendi!” e gli lanciò una maglia blu elettrico.
Demyx se la infilò e si mangiò l’altro tramezzino, si infilò gli anfibi e uscì urlando: “A dopo!”
“Grazie mille di tutto.” fece Ledi congedandosi, poi uscì.
Zexion la salutò con la mano poi chiuse la porta dietro di sé.
Con l’aiuto del ragazzo, lei riuscì a trovare la sua nuova casa.
“Be’ … grazie mille!” fece la ragazza sulla soglia già aperta.
“Figurati! Mi annoio in quella casa!! Non c’è mai nulla sa da fare e se c’è  troppo faticoso!!” rispose lui ridendo.
Si salutarono e Demyx se ne andò lascando Ledi nella sua nuova  casa a rimuginare su dove diavolo avesse cacciato la cartina che Zexion le aveva dato.
  
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