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Autore: Yumeji    12/08/2014    2 recensioni
“Ha cambiato le regole del gioco” ciò che Kirigiri aveva detto era vero
Ancora una volta Monokuma ha stravolto le vite degli ultimi studenti della Kibougamine, è venuto meno alle sue stesse regole - ha ucciso un innocente al posto di un colpevole -, e ciò solo per farli cadere in una Disperazione ancora più profonda.
Ogni atto del preside orso persegue la disperazione, i ragazzi proveranno presto sulla loro pelle quanto questo desiderio può spingere alla follia lo stesso Burattinaio, e rimpiangeranno amaramente gli "incentivi" che Monokuma gli proponeva.
Perché, se prima solletticava i loro desideri (libertà, denaro, ecc..), ora punta al cuore. Nessuno verrà risparmiato.
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Prologo - concluso
Parte I - conclusa (I / V)
Parte II - conclusa (VI / XI)
Parte III - (XII / ???)
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naegi Makoto, Oowada Mondo, Togami Byakuya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo II
NB:
In questo capitolo si fanno riferimento a molti avvenimenti avvenuti SOLO nel videogioco di Danganronpa, quindi, per accertamenti alla fine leggete la NdA.
Buona lettura e un saluto a Miss Yuri ;-))




Non c'era nulla che lo spaventasse.
Non c'era situazione di cui lui non riuscisse a prendere il controllo.
Ogni cosa andava sempre secondo i suoi calcoli.
Lui non commetteva errori.
Era l'erede della grande stirpe Togami, non poteva permetterseli!
Se all'ora avesse commesso anche il più piccolo sbaglio, adesso non lo porterebbe neppure quel nome di cui fa tanto sfoggio.
Un errore e l'eletto sarebbe stato qualcun altro.
Uno sbaglio e la morte, quell'esilio a cui erano costretti tutti coloro non "predestinati" a diventare gli eredi della famiglia Togami, avrebbe colto anche lui.
Invece era riuscito a superare qualsiasi prova, ad aggirare ogni ostacolo, e tutto alla perfezione.
Aveva sotterrato i propri fratelli e si era eretto sopra il cumulo formato dai loro cadaveri.
Aveva conquistato la vetta, il diritto alla sopravvivenza.
Era diventato un Togami.

Byakuya si svegliò di soprassalto, la fronte sudata e il respiro corto. "Merda! Di nuovo quell'incubo!" pensò avvertendo i battiti sempre più accelerati del proprio cuore, stringendo forte i pugni sulla coperta attraversato da un impeto di rabbia, di malumore già di primo mattino.
Odiava essere spaventato, sopratutto quando non capiva cosa lo impaurisse tanto.
Sapeva di essere tormentato sempre dallo stesso sogno, ne aveva la certezza per quanto, al risveglio, provasse solo una strana pesantezza e una sensazione di malessere. Non ricordava perché tremasse durante la notte o il motivo per cui urlava (spesso erano le sue stesse grida a destarlo da sonno). Però era costante la sensazione di una forte, tremenda paura a colmargli il petto, quel genere di terrore che non avvertiva dal tempo in cui, da bambino, vedeva mostri immaginari che andavano ad abitargli sotto al letto o dentro all'armadio.
Il suo intero corpo era attraversato da un panico inconscio, quasi primordiale, avvertiva un pericolo, ma non capiva di che pericolo si trattasse.
"Smettile Byakuya! Era solo un sogno, un sogno. Non è nulla di reale!" si rimproverò asciugandosi con il dorso della mano, ancora tremante, la fronte bagnata, era impensabile che un Togami si facesse sconvolgere in quel modo da qualcosa che era semplice frutto della propria mente, si stava comportando in maniera ridicola. Doveva darsi una calmata! Si promise mentre già andava a vestirsi, erano ancora nel periodo notturno, quindi, per quanto l'avesse desiderata, una bella doccia fredda per scacciare quegli ultimi residui di fantasmi dell'inconscio dalle membra era fuori questione.
Non aveva però alcun desiderio di rimettersi a letto, ombre troppo oscure e misteriose avrebbero potuto attaccarlo nuovamente nell'oblio del sonno, non che le temesse, ma voleva evitarsi di doverle affrontare una seconda volta in una sola giornata. Decise di uscire, nonostante gli altri gli avessero imposto di non farlo, un simile assurdo coprifuoco non l'aveva mai seguito, nessuno poteva obbligarlo a rimanere rinchiuso nella propria camera.
Sarebbe andato nella biblioteca, perché era semplice scacciare gli incubi se si dedicava la mente ad altro. Si, avrebbe tenuto il cervello impegnato così da non essere costretto a rievocare ciò che lo spaventava.
Il suono dei suoi passi era l’unico rumore che si potesse distinguere nei silenziosi e bui corridoi della’accademia, come era ovvio, a quell’ora del mattino (le 5:24 per la precisione), non si vedeva gironzolare anima viva, probabilmente ancora tutti immersi nei loro personali mondi onirici. Con eccezione forse di Oogami, la quale era abituata a svegliarsi ad orari ben più assurdi per cominciare i propri allenamenti, Byakuya però non temeva di incontrarla, sino alla fine del periodo notturno la ragazza tendeva a fare un riscaldamento (come lo definiva lei), tra le mura della propria stanza.
Togami non era mia stato una persona che amasse la compagnia degli altri, ma per quel giorno in particolare avvertiva proprio il bisogno di non vedere nessuno. Voleva isolarsi il più possibile in modo da avere il tempo di ricomporsi, di coprire le crepe che avevano cominciato a disfare la sua maschera di cera. Doveva tornare il solito ereditiere di sempre, cancellare l’angoscia che ancora gli avvinghiava il petto, seppellire ogni timore.
Ad un Togami non era permessa alcuna debolezza.
Giunse alla biblioteca, ed ebbe la sensazione di essere pedinato, che Fukawa lo stesse di nuovo spiando? Si voltò, ma non vide nessuno. Improbabile che fosse la letterata, ne avrebbe avvertito l’odore.
Forse si stava solo sbagliando, ciò che avvertiva era nuovamente frutto della sua fantasia, e a seguirlo era quel’incubo che non riusciva a ricordare.
“Per oggi evitiamo i gialli…” pensò ritrovandosi nella familiare penombra della sua aula favorita, ammirando, strizzando un po’ gli occhi, le alte e lunghe librerie dagli scaffali colmi di libri, sentendo il profumo della carta e un leggero odore di polvere - per quanto alcuni di loro (lui non era compreso), si fossero impegnati a ripulire l’intero piano, in parte doveva essergli sfuggita. Dietro gli scaffali o sotto le scrivanie ne avevano scovati gomitoli grigi cosi grandi da sembrare che l’intero edificio non fosse stato pulito da mesi, se non anni.
Forse quel giorno avrebbe potuto dedicarsi ad ispezionare quella parte dell’archivio che non aveva ancora avuto l’occasione di studiare, distratto dalla documentazione di Genocide Sho e dall’omicidio di Fujisaki, alla fine, riflettendoci, non era stata una buona idea usare la prolunga della lampada per crocifiggerlo, era stata una faticaccia trovarne una di ricambio (non avendo però voglia di occuparsene aveva affidato quel compito a Fukawa). L’idea però non lo invogliava molto, non avvertiva un’esigenza tanto impellente di scoprire cosa gli celassero gli altri documenti custoditi in quella specie di sgabuzzino, ormai si era già fatto un’idea di cosa trattassero e al momento non stuzzicavano il suo interesse. Desiderava solo qualcosa con cui tenersi occupato ma che non fosse troppo impegnativo, cosi da riempire il tempo sino al giungere dell’ennesimo omicidio o fino a quando non si fosse deciso lui a compierne uno. Il suo piano però richiedeva tempo e tanta, tanta progettazione. Non poteva lasciar nulla al caso.
Nessuno sbaglio…
Un brivido gli percorse la schiena, un ultimo residuo di paura che per un momento gli ghiacciò le membra e il cervello, lasciandolo con lo sguardo fisso sulle copertine dei libri che stava esaminando, gli ci volle qualche istante per riuscir ad afferrarne i titoli, non era riuscito subito leggerne le lettere, quasi si fosse scordato come si facesse. Il panico poteva fare scherzi simili.
“Basta Byakuya! Di cosa hai paura?.. Della tua ombra? Smettila subito di comportarti come un bambino! Non c’è nessun’altro qui, oltre a te. Vedi di non fare lo sciocco!” si rimproverò mentalmente, furioso con sé stesso, serrando forte i pugni per fermare il tremore che gli percorreva le mani.
- Upupupupupupu!.. Sembri un po’ scosso Togami - la risata di Monokuma lo raggiunse alle spalle, e per una volta il biondo ereditiere fu felice di sentirlo, c’era davvero qualcuno che lo pedinava, non era ammattito. - Hai forse dormito male? - insistette il preside-orso mentre il ragazzo continuava a dargli le spalle. Togami si diede un momento, prima di rispondergli, il tempo di prendere un aria decente, togliendosi quella faccia da bambino spaventato, e fare un respiro profondo (circa 2 secondi e ½).
- Ti stavi forse annoiando Monokuma? - evitò la domanda con un'altra domanda, - A essere l’unico ad alzarsi cosi presto soffri di solitudine? - riuscì persino a beffeggiarlo un po’, un sorriso sottile, da rettile, a piegargli le labbra.
- Upupupupupu! Non dovresti sforzarti a fare il solito cinico bastardo, hai la faccia di un fantasma (o di qualcuno che ha l’esigenza di vomitare), piccolo bastardo. Faresti bene a non scherzare con me quando è ben visibile che ti senti perso come un pulcino alla ricerca della sua mamma - per Byakuya fu difficile capire se si stesse solo giocando di lui o se il suo fosse un rimprovero, sapeva però che ogni minaccia detta da Monokuma (con qualunque tono l’avesse pronunciata), non era da prendere sottogamba. Enoshima era stato un ottimo esempio, e lui non ci teneva a finire infilzato.
- Coomunque, se sono qui è perché, essendo il preside, è mio dovere aiutare gli alunni quando sono in difficoltà - aggiunse, cambiando discorso, e l’ereditiere lo fissò confuso, non aveva bisogno di alcun aiuto, soprattutto non da quel pazzo, meglio la presenza di Fukawa (forse). - Non sai che libro leggere? *Ta ra da dan!* Ecco il libro apposta per te! -  detto questo gli sguancio tra le mani, senza dargli il tempo di protestare e dopo aver suonato quella musichetta demente, un semplice quaderno scolastico, sottile e dalla copertina chiara, tendente all’azzurrino.
- Tsk… e questo ti sembra un libro? - gli si rivolse al quanto seccato, ma non aveva fatto in tempo a parlare che Monokuma era già sparito chissà dove, lasciandolo nuovamente solo tra quelle monumentali librerie. “Ma che bastardo!” pensò nuovamente irritato, desiderando di poter smontare pezzo dopo pezzo quel giocattolo troppo cresciuto, sarebbe stato un divertimento strapparne tutti i circuiti e magari farlo saltare in aria con la sua stessa bomba. “E di questo caso dovrei farne?” rifletté poi, quando si fu calmato, osservando con una dubbiosa curiosità l’apparentemente innocuo (poiché avendolo ricevuto da Monokuma non poteva esserne tanto sicuro), quaderno. Sembrava di quelli che si usavano alle elementari.
“Dovrei lasciarlo qui senza neppure sfogliarlo, però…” alla fine non resistette alla tentazione di dargli una sbirciata, “… solo una.”
E, come aveva supposto, quel quaderno era appartenuto ad un bambino.


- Qualcuno di voi ha visto Togami? - si preoccupò Naegi, non che avesse motivo per farlo, raramente il ragazzo si presentava all’assemblea mattutina e spesso evitava persino di recarsi in sala mensa, un luogo in cui Fukawa non avrebbe faticato a rintracciarlo.
- No -
- Io neppure… -
- Idem - risposero quei pochi cosi gentili da non ignorare la sua domanda (Yamada, Oogami e Hagakure), Asahina non si era ancora vista, ma alla lottatrice aveva detto di non sentirsi molto bene e di preferire rimanere in camera per quel giorno. Celestia stava bevendo il suo the, dopo aver costretto l’otaku a prepararglielo, sta volta stranamente non l’aveva rifiutato dopo un primo assaggio, segno che Yamada doveva star diventando bravo. Kirigiri l’aveva invece incontrata appena fuori dalla sala, già pronta per partire con le sue indagini. Ora che lo notava non c'era neppure alcun segno di Fukawa, però la sua assenza non lo metteva in allarme come quella dell’ereditiere.
- Non credo sia nulla, però sono preoccupato, vado a cercarlo - si congedò dai suoi compagni, rifiutando gentilmente chi tra loro si proponeva di aiutarlo, quella situazione gli capitava a fagiolo e non poteva rischiare che qualcosa andasse storto. “La potrei usare come scusa per chiedere aiuto ad Owada” si era detto sperando cosi di far uscire il motociclista dal suo isolamento auto-imposto.
- E noi due dovremmo cercare Togami?- lo guardò il ragazzo dopo che Naegi gli ebbe esposto le sue preoccupazioni, l’espressione scettica e stanca, dalle pesanti occhiaie che gli segnavano gli occhi doveva aver passato un'altra notte insonne. -Hai provato a chiedere a Fukawa?- gli consigliò sbuffando, grattandosi con una mano dietro al collo, non aveva alcuna voglia di partire per una spedizione alla ricerca di un cinico e gelido signorino.
- Non trovo neppure lei… ho suonato alla sua stanza ma non risponde nessuno - mentì, visto che non l’aveva mai cercata, - Ti prego, aiutami. Non è troppo sospetto che nessuno dei due si trovi? - lo supplicò mettendogli il sale sulla coda, sperando di convincerlo,
- Togami oramai è abituato a gestire quella stalker, io non mi preoccuperei cosi tanto - non abboccò il motociclista, ma c’era una certa incertezza nella voce mentre distoglieva lo sguardo dal volto di Naegi, il fatto che il moccioso avesse un aspetto cosi simile ad un cagnolino che lo pregava di attenzioni non l’aiutava a dirgli di no.
- Ma se dovesse affrontare una serial killer come Genocide Sho?- fu il suo ultimo colpo prima della resa e, fortunatamente (come diceva il suo titolo), andò a segno.
- D’accordo...- cedette, - ma se lo troviamo (e sta bene), ho ancora un conto aperto con lui e ho intenzione di farglielo pagare con gli interessi - lo avvertì stringendo il pugno davanti alla faccia con fare minaccioso, come se Byakuya in quel momento gli fosse stato di fronte.
“Se gli riducesse la faccia ad un pungi ball toglierebbe una soddisfazione a molti” pensò Makoto osservandolo, sentendosi sbiancare un poco, forse la sua non era stata una cosi buona idea, rifletté, ma non poteva certo rimangiarsi una simile richiesta dopo quanto aveva insistito. Anche se, doveva ammetterlo, non gli dispiaceva trovarsi di fronte al solito Owada, quello che aveva imparato a conoscere, ciò che il ragazzo gli aveva mostrato solo il giorno prima era servito a spaventarlo non poco. Aveva temuto di non rivedere mai più il super ultra motociclista fuorilegge liceale, invece, ora era proprio lì, sulla porta della sua camera con indosso la lunga giacca scura con lo stemma dei Daimond  e la pettinatura tanto particolare.
- Pensavo di iniziare dalla biblioteca - propose Naegi avvertendo sparire ogni preoccupazione e tornado l'ottimistica testa vuota di sempre.

Andarono in biblioteca, ma lì, dell'ereditiere non c'era alcuna traccia.
"Strano, e io che ero sicuro fosse qui.." pensò Naegi un po' sconsolato mentre cercava tra le librerie, nel caso il biondo non fosse seduto al suo solito posto di lettura preferito perché alla ricerca di un qualche libro. Ma nulla. Guardò anche nell'archivio, ma di nuovo non ebbe fortuna, solo polvere e documenti.
- Trovato? - domandò Owada, rimasto sulla soglia della stanza, non sembrava molto propenso a volerlo aiutare nella parte pratica della ricerca, ma Makoto non se ne dispiaceva, l'averlo portato fuori dalla sua camera era già una vittoria, non chiedeva anche un miracolo. Infondo, la ricerca di Togami era solo una scusa per convincere il motociclista a provare un po' di fiducia nei suoi confronti, visto che con il discorso fattogli il giorno prima non sembrava esserci riuscito.
- No...- negò tornando mogio, mogio da lui, l'espressione triste e avvilita, aveva fallito nel trovarlo e non credeva che Mondo l'avrebbe ancora seguito per la scuola. Doveva avergli fatto una pessima impressione, pensò avvertendo il peso dell'obbiettivo che si era prefissato cadergli come piombo sulle spalle, probabilmente si era giocato tutte le possibilità di convincerlo a farlo tornare a collaborale con il resto del gruppo. - Non c'è - aggiunse con il capo chino e lo sguardo ancorato a terra,
- Allora deve essere nello spogliatoio -
- Che?.. - si stupì della sua risposta, Owada aveva ancora l'intenzione di aiutarlo?
"Hai la faccia di un cagnolino abbandonato sotto la pioggia! Non posso certo filarmela!" pensò Mondo in risposta, intuendone i pensieri dall'espressione di stupore che gli si dipinse sul volto, era davvero troppo facile leggere le intenzioni di quel ragazzo.
- Non lo sai?..- fece fingendosi del tutto disinteressato della questione, evitando di  incrociare quello sguardo che ora, dopo aver guardato per quasi mezz'ora il pavimento, lo fissava, - Togami si nasconde nello spogliatoio maschile della piscina quando vuole essere certo di non poter essere disturbato da Fukawa - dovette spiegargli quando a Naegi non si accese nessuna lampadina. "Provo quasi pena per Kirigiri che deve occuparsi di lui" si disse non capendo come qualcuno, tanto bisognoso di continui consigli e aiuti, fosse in grado di far ribaltare le sorti di un processo. In quei casi mostrava una forza e una determinazione che non sembravano neppure appartenergli nella vita quotidiana, aveva la capacità di mettere alle strette il colpevole, svelarne tutti gli intrighi e i sotterfugi, e portarlo alla confessione -Owada stesso era finito fregato dalla sua esposizione.
Eppure, si perdeva in un bicchiere d'acqua se qualcuno non gli lanciava un salvagente (o durante un processo un "suggerimento"). "Sul serio... povera Kirigiri" ripete mentalmente, non doveva essere affatto facile per una ragazza trascinare un simile moccioso verso la strada giusta, si chiedeva perché si spingesse a tanto, ma era una domanda sciocca. Probabilmente era per lo stesso motivo per cui lui era arrivato a seguirlo docilmente per due piani dell'accademia: non si riusciva a lasciarlo da solo...
Solo dio poteva sapere in quale genere di guaio un tipo del genere avrebbe potuto andarsi a ficcare se lo si lasciava a briglia sciolta, senza supervisione. Considerando anche il luogo in cui si trovavano, ovvero, in una scuola dove per diplomarsi si doveva uccidere qualcuno, lui diveniva la vittima perfetta.
- Allora dovremmo andare a controllare - gli propose Makoto, e il motociclista non ebbe nulla da obbiettare, ormai si era fatto coinvolgere e non si sarebbe tirato indietro,
- Io però ti aspetto fuori - lo avvertì, per quanto glielo avesse promesso non era ancora pronto ad affrontare i propri demoni e sopratutto non in un posto dove l'avrebbero avuta facilmente vinta sulla sua psiche.
Il luogo dell'omicidio di Fujisaki... non ci andava da quella notte. Sebbene non avesse avuto difficoltà ad entrare nello spogliatoio femminile, dove ne aveva spostato il cadavere, tornare nel luogo in cui aveva compiuto l'atto. No, non ce la poteva fare, era troppo presto.
- Ce-certo! Non ti obbligò a venire se non vuoi! - balbettò Naegi, probabilmente aveva intuito troppo tardi cosa significasse per Mondo lo spogliatoio, e subito un senso di disagio l'aveva colpito quando se era accorto, tingendogli le guance di un leggero rosa imbarazzo. Doveva sentirsi uno sciocco per avergli proposto una cosa di simile, intuì Owada e la sua reazione lo fece quasi ridere. Oltre alla faccia da cagnolino, Naegi si rivelava anche un adorabile imbranato, un personaggio troppo fuori posto in quella tragedia che stavano vivendo per non essere comico.


Odiava quelle patatine troppo salate e quella bibita gassata. Odiava come gli graffiavano la gola e gli bucavano lo stomaco, ma non aveva altro al momento di cui cibarsi e dovette accontentarsi. Aveva sgraffignato qualche merendina dal magazzino senza farsi beccare, purtroppo erano solo delle schifezze con troppi zuccheri e caffeina. Impedivano al suo corpo di dormire, caricandolo di una tale energia che le gambe non sembravano obbedire più, attraversate da quel irritante formicolio di quando si era costretti all'immobilità troppo allungo. Cazzo, aveva bisogno di muoversi, correre, fare qualcosa insomma! Invece aveva l'obbligo di tenere d'occhi quei bastardi, accertarsi che tutto andasse secondo i piani osservandoli attraverso la moltitudine di telecamere e schermi.
Spesso quella stanza gli dava un senso di claustrofobia.


- Certo che... è bello rosso - commentò Owada osservando le cinque dita ben stampate sulla guancia dolorante di Naegi, uno splendido livido gonfio e color amaranto a segnarli il viso, lì dove era stato colpito da un sonoro ceffone - tanto rumoroso che persino il motociclista era riuscito ad udirlo, sussultando dallo spavento, nonostante ci fossero gli spogliatoi a dividerlo dalla piscina dove era avvenuto il misfatto. -... ma perché Asahina ti ha fatto una cosa del genere? - gli domandò passandogli un sacchetto di preparato per minestrone surgelato, così che il ragazzo se lo appoggiasse sulla parte lesa.
Vedendolo uscire dallo spogliatoio in quelle condizioni, ammaccato e probabilmente anche piangente (ma su questo Naegi preferì sorvolare), Owada l'aveva trascinato in cucina, insistendo che aveva bisogno di un po' di ghiaccio. Si era però scoperto che il ghiaccio non c'era, e ora Makoto aveva un mix di verdure a rinfrescargli la faccia.
- N-non lo so! - esclamò facendo trapelare dalla sua voce tutta la sua confusione e meraviglia, - Le ho solo chiesto se si sentiva meglio, visto che sta mattina aveva detto ad Oogami di stare male... Non so perché mi ha colpito! - fece sconvolto, simile ad un cucciolo portato dal veterinario per il vaccino e che al momento della puntura ti osserva sofferente chiedendoti: "perché mi fai questo?"
- Non è che hai fatto qualcosa che l'ha messa a disagio?- insistette, ma per quanto riguardava le ragazza neppure Mondo era troppo ferrato in materia, aveva ricevuto un cosi innumerevole numero di schiaffi dalle ragazze a cui aveva chiesto di uscire da averne perso il conto. Lui però aveva per lo meno la scusa di aver un aspetto e un atteggiamento che solitamente intimoriva il "gentil sesso", non capiva cosa potesse aver fatto Naegi per meritarsi un trattamento simile.
In quel momento in cucina piombò Yamada, tutto trafelato e sudato, il respiro pesante e un poco asmatico, all'apparenza sembrava il superstite di una lunga corsa.
- Master Makoto Naegi, Master Mondo Owada! Voi non mi avete visto! - urlò per quanto la voce glielo permettesse, essendo vicino al collasso, per poi andare ad acquattarsi dietro il bancone della frutta. Il nascondiglio perfetto.
- Dov'è?! - giunse subito dopo Celestia, il volto trasfigurato dalla rabbia, lo sguardo che sembrava lanciare lingue di fuoco e portandosi dietro un atmosfera carica di elettricità, quasi un fulmine dovesse colpire l'intera stanza da un momento all'altro.
- C-chi..?- balbettò Naegi, sentendosi morire nell'incrociare lo sguardo omicida della ragazza, credeva che avrebbe potuto ucciderlo sul posto solo con quello,
- Quel buta-otaku pervertito! Dov'è finito!? - continuò a gridare fuori di sé, i capelli che, privati da ogni leggere della fisica, si inalzavano nell'aria come se si trovassero immersi nell'acqua, vinti dalla devastante aura violacea che tingeva l'aria intorno alla ragazza. La sua furia stava prendo corpo e presto sarebbe esplosa.
- N.. noi non lo abbiamo visto - mentì Owada, cercava di mantenere un espressione tranquilla, ma un leggero sudore freddo gli aveva coperto la fronte, per sino lui che aveva affrontato avversari assai temibili non si era mai trovato davanti qualcosa di simile. Per quanto teoricamente sapesse di essere fisicamente più forte di Celes, praticamente temeva di far la fine della formica schiacciata dal gigante.
- Fo-forse è andato nel bagno grande - suggerì Makoto sperando di farla allontanare, fortunatamente per loro, al momento la rabbia aveva offuscato a tal punto la mente di Celes che non si rese conto che le stavano mentendo e, con la stessa velocità con cui era arrivata, se ne andò gridando:
- YAAAAMAADAAA!!!- il tono spaventoso, capace di far tremare le pareti.
La tempesta era stata evitata, dopo tutti quei fulmini e saette calò il silenzio incredulo dello scampato pericolo.
- è... è andata? - riapparve Hifumi tutto tremolante, un pomodoro in cima alla testa nel rispuntare solo in parte dal proprio geniale nascondiglio,
- Andata - confermò Naegi annuendo con la testa e il sacchetto di minestrone congelato,
- Fiiuuu... bene - sospirò dal sollievo l'otaku, sentendosi abbastanza al sicuro da uscire da dietro il bancone e sedersi a terra, sfinito, si sentiva privo di forze. Non era sua abitudine fare una qualsiasi tipo di movimento fisico, sopratutto non una rocambolesca corsa per salvarsi la vita.
- Ohi, otaku... che cavolo hai combinato per farla diventare una bestia simile? - lo aggredì subito Mondo, nervoso e alterato, non era abituato a trovare qualcuno che lo spaventasse a tal punto, la cosa lo irritava, però... No, dare un seguito a quel però avrebbe significato troppi problemi, quindi fece tacere quel pensiero, rivolgendo tutta la sua attenzione su Yamada.
- Iiiih! Master Mondo Owada! Da quando sei tornato nel regno dei vivi? - lo fissò incredulo Hifumi cose se si fosse accorto della sua presenza solo adesso, e forse era realmente cosi, essendo spaventato a morte poteva essergli sfuggito.
- Non darmi per morto solo perché non mi vedi da un paio di giorni...- replicò lui seccato, stringendo il pugno nervoso,
- Eeeh.. Oggi si è parlato tanto della presenza di un fantasma per i corridoi dell'accademia, pensavo potessi essere tu -
- Fantasma? - ripete stupito Naegi, non l'aveva ancora sentita quella storia,
- Come vedi sono vivo, otaku. Ora, rispondi alla domanda prima che Celes torni qui a farti secco -
- Iiiiih! No, no! Vi prego, proteggetemi dalla regina delle furie! Vi dirò tutto! - pianse in ginocchio, senza alcuna briciola d'orgoglio e il moccio che gli colava dal naso, una scena un po' schifosa,
- Allora parla! - gli ordinò massaggiandosi la radice del naso, la stanchezza causata dal sonno arretrato cominciava a farsi sentire.
- Si.. si tratta solo di espressione artistica, non mi aspetto che mi comprendiate! - si mise immediatamente sulla difensiva, e subito Owada e Naegi compresero a quali "espressioni artistiche" l'otaku faceva riferimento.
- Dimmi che non hai fatto una cosa cosi stupida...- si coprì gli occhi con una mano il motociclista, capendo come Ludenberg, solitamente tanto brava a mantenere una facciata di autocontrollo (la sua faccia da poker), avesse dato di matto sino a quel punto,
- Non sarà che hai fatto di Celestia la protagonista di una delle tue ehm... opere? - cercò di avere più tatto Naegi, cosa non facile essendo a conoscenza delle tematiche che solitamente trattavano le doujinshin di Yamada.
- Eeeh?.. No, non mi permetterei mai di confondere il 3D con il sublime, splendido, impareggiabile 2D - ebbe la prontezza di negare con aria arrogante, fiero di sé stesso nel proclamare il suo amore per le ragazze di sola carta e inchiostro.
- Bene... perché sapendo come finisco solitamente i personaggi delle tue doujinshin nessuno potrebbe fermare Celes dal castrarti - commentò Mondo e istintivamente Hirofumi andò a coprirsi la parte del corpo presa in considerazione, perdendo colorito diventando bianco cadaverico,
- Giu...giuro che non è lei - balbettò al colmo del panico, - però è vero che gli artisti vengono ispirati da ciò che li circonda, quindi, forse è vero che tra Celestia è il personaggio originale da me creato ci sono dei punti in comune, ma sono puramente casuali! - si difese versando amare lacrime di rimpianto, dannato per la sua arte, e avrebbe fatto pure pena, se solo il contenuto delle sue storie non fosse costantemente da bollino rosso, vietato ai minori di 20 anni e lui ne aveva solo sedici.
- Più tardi cercherò di farla ragionare... - si lasciò ammansire Makoto, incapace di ignorarlo,
- Davvero?! - si asciugò rapidamente il pianto l'otaku, - Ooh, Master Makoto Naegi è grandioso, una splendida persona di buon cuore, dovrebbero farti un monument...- ebbe l'accortezza di tacere prima di finire la frase, rendendosi conto di star facendo un commento al quanto inopportuno dopo ciò che era accaduto a Ishimaru.
Il silenzio che seguì era denso di inquietudine ed imbarazzo.
- Ma cos'è successo al volto di Master Makoto Naegi? - trovò un appiglio con cui cambiare discorso,
- Asahina l'ha preso a ceffoni - spiegò brevemente Mondo,
- eeh? è stata Lady Aoi Asahina? Impensabile, è cos'ha mai fatto per meritarsi una punizione simile?-
- Io non ho fatto nulla! - specificò Makoto,
- Oh, neppure io. Questo non toglie che ci siamo attirati l'odio di due dolci signorine - Naegi avrebbe anche voluto replicare qualcosa, ma Owada fu più rapido,
- Quando era in piscina gli si è solo avvicinato per chiedergli come stesse, visto che sta mattina sembrava che non stesse molto bene - spiegò,
- Uhmm... e Lady Aoi Asahina indossava forse il costume da bagno? -
- Eh..? Ma questo che centra?! - esclamò Makoto stupito, che gli ormoni avessero avuto la meglio sui neuroni di Yamada? Non era una novità.
- Rispondi e basta, era in piscina, normalmente si indossa il costume -
- Bhè... lei non lo portava, anche se aveva i capelli bagnati - ricordò, e subito pensò che fosse una cosa strana,
-  Allora il caso è presto che risolto...- si fece nuovamente arrogante, - Lady Aoi Asahina ha l'abitudine di indossare una maglietta bianca sotto la giacca sportiva, se mettiamo in conto che è andata ad allenarsi con quella indosso, è del tutto normale che non volesse che Naegi gli si avvicinasse -
- E perché? - Owada e Naegi non erano in grado di seguire i suoi ragionamenti,
- Cosa succede ad un maglietta bianca quando si bagna?-
- Diventa traspa...-
- Yamada! - la voce di Celestia squarciò l'aria, era tornata, e sta volta non c'era scampo per nessuno.


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Da quanto tempo stava compiendo quelle stesse azioni?
Non ne era sicuro, prigioniero di quella monotonia che ne aveva offuscato la percezione dello scorrere delle ore, dubitava però di farlo da più di un giorno o avrebbe avvertito prima la stanchezza e il senso di fame che ora gli attanagliava lo stomaco. Purtroppo, non aveva il tempo per prendersi una pausa. Doveva finire prima che qualcun'altro ne venisse al corrente.
Insabbiare tutto. Come gli avevano insegnato se non aveva a disposizione altre alternative e, in quel momento, non le aveva.
Sapeva solo di non potersi permettere di essere umiliato, non un'altra volta. Per quanto gli importasse poco di loro, di quei compagni di sventura che si era ritrovato, non accettava più di essere sminuito di fronte a nessuno.
Lui era un Togami!
"Questo è peggio del segreto imbarazzante" pensò Byakuya senza fermare il proprio operato, in quel caso, ciò che Monokuma aveva scritto su di lui in quel biglietto non era nulla di che (certo, imbarazzante, ma non cosi eclatante), ed era niente a confronto con l'ultima tortura ideata per lui dal preside-orso. "Come ha potuto saperlo... come ha potuto saperlo!?" fisso, immobile come un macigno, questo pensiero gli rodeva la mente e l'animo, consumandoli simile ad un parassita che divorava dall'interno il corpo della sua vittima per lasciarlo un semplice involucro vuoto. "Vi distruggo! Vi piazzo al centro di una zona di addestramento balistico e vi scaglio tutto l'arsenale che hanno a disposizione!" promise a Monokuma e al burattinaio, convinto che alcuna vendetta sarebbe stata mai abbastanza per riuscire a ripagarli con la loro stessa moneta.
Stava sudando, e parecchio, ma non era dovuto solo allo sforzo fisico cui si sottoponeva, la paura e l'ossessione l'avevano invaso, ricoprendogli la pelle di un sottile strato di sudore freddo che ne impregnava anche i vestiti, attaccandoli fastidiosamente al corpo. Proprio per questo aveva abbandonato da un pezzo la giacca della divisa scolastica, gettata malamente a terra in uno scatto d'ira. Indossava solo pantaloni e camicia, le cui maniche erano state tirare su sino ai gomiti per facilitarne i movimenti. I capelli gli si erano appiccicati alla fronte e forte fu la tentazione di cercare un paio di forbici con cui tagliarseli, ma c'era un'unica persona che aveva a disposizione una scorta di quegli arnesi, e preferì evitare.
All'ennesima ripetizione: afferra, strappa, cancella; Togami decise che doveva fermarsi. Non poteva andare avanti in quello stato! Si sentiva sporco, puzzava e temeva che il suo odore potesse essere percepito dalla sua personale stalker/serial killer Fukawa alias Genocide Sho.
Doveva assolutamente andare a farsi una doccia!
Per quanto lo infastidisse lasciare il lavoro incompiuto, non aveva alternative. Sarebbe stato ridicolo fare tutta quella fatica, per evitarsi una simile umiliazione, se dopo quei babbei dei suoi compagni lo avessero colto in quelle condizioni pietose. La facciata che mostrava doveva risultare sempre impeccabile, era un Togami, aveva l'obbligo essere convincente. Non era ammissibile mostrarsi affaticato e in disordine, era una questione d'orgoglio e onore familiare, essendo il futuro patriarca della famiglia.
Si, l'erede legittimo. Lui era il prescelto.
"Tutta colpa di quello stupido quaderno!" maledì il vecchio sé stesso di nove anni più giovane mentre abbandonava finalmente la palestra in cui era rimasto nelle ultime 10 ore. Una miriade di fogli erano stati appesi da per tutto (esclusi pavimento e soffitto), non lasciando un singolo centimetro libero sulle pareti, e per quanto Togami avesse lavorato incessantemente per straparli tutti, una buona parte del muro orientale ne rimaneva ancora fittamente coperto.




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[NdA]
Ecco gli episodi accaduti nel Videogioco a cui mi faccio riferimento:
1) La fissazione di Togami di essere il prescelto (è presente anche nell'anime, ma è sempre meglio specificare <--- anche se per motivi di trama è stata amplificata), il fatto di essere il più giovane di quindici (o forse sedici, non si capisce se lui è compreso quando lo dice o no) tra fratelli e sorelle;
2) L'opera originale di Yamada (ci sta lavorando davvero, anche se dubito che ne farà protagonista Celes... sempre se non vuole morire xD xD );
3) Owada intimorito dalla furia di Celes (lo aggiungo perchè non sono sicura che sia presente anche nell'anime xP ) e il suo amore per i cani (sopratutto per quelli adorabili e di piccola taglia);
4) La maglietta bagnata di Asahina, ad un certo punto del gioco, quando sviluppi la tua amicizia con la nuotatrice questa ti chiede di venire ad allenarti con lei in piscina, ed è imbarazzata perchè la sua maglietta bianca diventa trasparente (per me è sempre stato oscuro il motivo per cui non abbia indossato il costume ?___? ) .
Bene, detto tutto, al prossimo capitolo ^3^/
in cui si scoprira cosa sta facendo impazzire Togami, bye!

  
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