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Autore: SilviaDG    12/08/2014    5 recensioni
SIGNORI E SIGNORE, RAGAZZI E RAGAZZE, ECCO A VOI GLI HUNGER GAMES FRA SHADOWHUNTERS E NASCOSTI!
[...]Clarissa Fray- Imogen pronuncia con enfasi il mio nome,sento una stretta al cuore.
Alzo la testa e vedo e vedo tutti gli sguardi rivolti verso di me.
Mi faccio coraggio e guardo Simon,gli rivolgo un sorriso forzato,forse sarà uno degli ultimi che vedrà sulle mie labbra,andrò nell'arena. [...]
[...] Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. Senza stelle non c'è amore, senza amore non ci sono stelle.[...]
~ Dal testo~
[AU-Shadowhunters/ Hunger Games]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Sembrano passati numerosi anni, se non secoli e secoli di noiosa storia, quando finalmente Jace torna completamente in sè, anche se, probabilmente, è trascorso meno tempo di quanto io stessa possa immaginare. 
Si stiracchia un po', muovendo verso l'alto le braccia muscolose e strabuzzando gli occhi, come se si fosse svegliato da un lungo sogno, invece di essere appena sopravvissuto ad un accaduto terrificante. 
Sembra che, per lui, riprendersi da un'esperienza che porta ad un passo dalla morte sia qualcosa di normale e giornaliero, e forse è vero, dato che ha sempre saputo di essere un cacciatore e ha vissuto come tale.
Cancello i pensieri, buttandoli in un cestino dei rifiuti con la scritta "Riflessioni inutili...per ora" e guardo Jace.
Anche lui poggia il suo sguardo stanco e provato su di me, trasmettendomi un intruglio di emozioni differenti che vanno rabbia per gli eventi accaduti alla disperazione per il trovarsi qui alla tristezza per aver ucciso nuovamente alla speranza di riuscire a vincere e a cominciare una nuova vita fuori da questo inferno.
Sfoggia un sorriso triste e finto come quello che si cela sotto il trucco sgargiante di un pagliaccio, rendendomi nostalgica verso quel riso spavaldo che mostrava, invece, prima dell'inizio dei giochi. 
Mi raggiunge lentamente, spostandosi senza alzarsi, e finendo accanto a me, le sue spalle che sfiorano le mie, la schiena dritta contro la parete ruvida della grotta.
-Grazie- sussurro, chiudendo gli occhi, tenendoli fissi nel buio irreale della solitudine, in quel nero che rimarrà sempre oscuro e che non sarà mai sfiorato dal calore della luce.
Cerco di immergermi in quel mare di tristezza privo di colori, di dimenticare il luogo in cui sono, di rimuovere ogni singolo istante che ho trascorso dentro l'Arena e, sopratutto, all'interno di questa grotta maledetta.
Cerco di cancellare tutto, come se gli avvenimenti fossero un semplice disegno e bastasse una gomma per farli svanire... purtroppo, però, l'artista ha prodotto il suo schizzo con una penna e il suo inchiostro non può sparire.
Dovrei strappare il foglio dove è riposto lo schizzo di questi ultimi giorni della mia vita, ma ciò vorrebbe dire uccidere anche gli altri scarabocchi presenti lì e mettere fine alla mia breve esistenza. 
-Niente ringraziamenti... ci siamo salvati a vicenda.- sento la sua voce vicina e lontana, come può essere la morte di una persona che non si conosce o una canzone ascoltata su uno stereo.
Anche il suo tono di voce è fievole, come se si spaventasse di far sentire a questo posto i suoi pensieri, come se questo potesse rubarceli, come ci stava portando via prima.
Apro gli occhi di malavoglia e abbasso leggermente il capo, cercando di assumere un'aria serena, anche se la serenità mi sembra solamente un miraggio. 
-Clary- mi stringe la mano con fare protettivo- Jonathan voleva...
-Non dire altro- lo interrompo, facendogli capire che non ne voglio parlare, almeno per adesso.
Mi rifugio fra le sue confortevoli braccia, poggiando il mio capo sul suo petto muscoloso che profuma di sangue, di quell'odore metallico e insopportabile che mi ricorda ancora una volta tutti gli eventi accaduti pochi minuti fa.
Eppure non mi muovo.
-Almeno stai bene...o benino... o poco bene... o qualcosa che non sia male?- chiede, stringendomi ancora di più.
-Sto quasi bene...- mento- ma sei tu quello che stava per morire...- rispondo, scuotendo il capo e fissandolo intensamente, perdendomi nei suoi occhi che alla luce dell'oscurità sembrano di un colore ancora più vicino a quello dell'ambra.
-Sei tu quella che stava per perdere me...- risponde, fissandomi, così da creare un dialogo non solo vocale, ma anche costituito da sguardi intensi.
- Sei tu che hai appena perso tuo fratello...anche se non ti trattava affatto come se fossi sua sorella...- sospira- Potrei continuare all'infinito, sei tu che hai sofferto di più, Clary.
Abbasso lo sguardo, riflessiva.
Forse è vero, o forse no, ma non ho abbastanza forza per riuscire a parlare.
Potrei uscire da questo posto e correre ad una velocità inimmaginabile per chilometri e chilometri, potrei allenare il mio corpo per ore ed ore, sottopondendomi a sforzi non adatti al mio fisico gracile, ma non potrei, in questo momento, riuscire a comporre quel miscuglio logico di termini che costituisce un discorso compiuto. 
Jace gira il capo verso di me, avvicinandosi, facendo finire la sua fronte contro la mia, le sue labbra a un istante dalle mie.
Il mio corpo comincia a fremere, il mio cuore inizia a battere al ritmo di una movimentata canzone rock, le mie labbra cominciano a rammentare il calore indescrivibile e passionale della bocca di Jace, desiderandola.
Cerco i suoi occhi, aspettandomi quella sensazione benevola che mi trasmettono, quella tanto dolce da fare un baffo alla torta più calorica del distretto 12.
Vado alla ricerca di quello sguardo così unico che riuscirebbe a rabbonare anche la me isterica e frustata.
Invece, per un attimo, vedo degli occhi neri, paurosi, un pozzo di oscurità che brucia di passione e l'unico sentimento che riesco a provare è unico, ma ormai noto: un terrore frustrante mescolato ad una furia paragonabile all'ira funesta, le sensazioni che provavo trovandomi con Jonathan. 
Un brivido percorre gelido il mio corpo, come se del ghiaccio stesse scivolando lentamente lungo la mia schiena.
Un dolore indescrivibile mi pervade, un male scaturito dalla tristezza per aver perso un fratello e dalla rabbia che i ricordi con lui mi provocano.
Stringo i denti per soffocare un grido e chiudo per un attimo gli occhi, determinata a non far cadere sulla roccia neanche una inutile lacrima.
Quando riapro le palpebre, Jace aggrotta per un secondo le sopracciglia, come se non riuscisse a comprendere il perchè del mio insolito comportamento, ma ci vuole solo qualche secondo perché capisca, poi sorride tristemente e si allontana da me, sciogliendo anche il nostro abbraccio. 
E mi addolora anche questo, la sua lontananza mi colpisce come una pallottola che penetra nella carne, anche se so che l'ha fatto per me e, da un lato, quella pallottola mi procura anche del sollievo.
-Mi dispiace...- sussurro, fissando le mie mani intrecciate e posate sulle mie gambe.
-Sono un disastro, un disastro-continuo, sforzandomi, in modo da riuscire ad usare le mie corde vocali.
Smetto di fissare le mie dita che si muovono nervosamente e appoggio il capo alla parete della grotta, guardando davanti a me, dove una macchia di sangue brilla nell'oscurità.
- Il tempo ci stringe nella sua morsa e io non riesco neanche a baciarti, in questo momento- mi sfugge una risata nervosa.
-Non provare a dirlo- risponde lui, con un tono quasi offeso, mentre mi accarezza con delicatezza le mani, come se avesse paura di potermi ferire, se mettesse un pizzico in più di passione.
- Non è colpa tua e non mi interessa dei baci, voglio solo stare con te, mi basta guardarti- si interrompe- e poi hai bisogno di tempo per assimilare tutto e non voglio farti anche io del male...
Mi capisce meglio di quanto avessi pensato, e questo mi fa sentire meglio, accrescendo la fiducia che ripongo in lui.
Rimaniamo così per qualche minuto, le mani vicine e gli sguardi lontani, i corpi separati, ma i cuori uniti come non mai, come se ci stessimo stringendo con il solo pensiero.
Sto quasi prendendo il considerazione l'opportunità di riposare, di assopirmi e lasciarmi andare, finendo fra le braccia di Morfeo, quando odo il rumore schietto e inaspettato di un colpo di cannone.
Guardo Jace, in un misto fra esultanza e preoccupazione, gli occhi illuminati dalla gioia e al contempo spenti dalla pena per il tributo appena deceduto. 
La speranza comincia a prendere il sopravvento su di me: siamo rimasti in cinque, ma , da sconfiggere, ci sono solamente tre avversari. 
Il mio cervello inizia a creare immagini di un eventuale futuro con Jace, di una vita tranquilla vissuta in un mondo alternativo dove il potere opprimente detenuto da Capitol City è inesistente e tutti possiedono gli stessi diritti, dove le risate sostituisco il nutrimento e nessuno soffre la fame, dove le effusioni, gli abbracci, i baci, gli sguardi amorevoli, le notti passate con il proprio uomo sono quotidianità e non sono interrotte da nessun pensiero spiacevole.
Poi sento un altro rumore che mi allontana dal mio mondo inesistente, uno di un volume più basso, e capisco che si tratta del suono che i passi producono a contatto col terreno irregolare e ricco di ramoscelli e piante della foresta.
E i passi sono pericolosamente vicini, un tributo è a poca distanza da noi.
Quando mi giro di impulso verso l'entrata della grotta e vedo, attraverso uno spiraglio presente fra le piante che mimetizzano il nostro rifugio, un'ombra muoversi furtiva nella foresta, mi sento rinvigorire e mi rendo conto dell'opportunità che sta bussando alla nostra porta.
 
 
 
 
 
 
Jace scatta in un attimo in piedi e capisco che anche lui ha visto e sentito tutto come me, quindi copio le sue mosse, alzandomi in un istante. 
-Vado a controllare la situazione, rimani qui- ordina, stringendomi la mano, e sento la rabbia ribollirmi dentro.
Mi sembra di essere comandata, troppo protetta, come se dovessi rimanere rinchiusa dentro una campana di vetro, e non devo, devo agire e non crogiolarmi più, mai più, devo lottare. 
-Non se ne parla- sussurro- vengo insieme a te.
Per qualche ragione, l'aver avvistato l'ombra di un tributo da queste parti, il tributo che, morendo, abbassarebbe il numero di sfidanti e ci lascerebbe con due soli avversari, ha fatto fatto scattare in me un qualcosa di strano.
Forse è speranza, forse è sollievo, forse è stato solamente un qualcosa, come poteva essere qualsiasi altro colpo di scena, che mi ha fatto capire quanto debole e inutile stavo cominciando a mostrarmi.
Non so, so solamente che sento i miei muscoli urlare di uscire fuori e cercare il tributo e il mio cervello pronto ad agire, che ha lasciato per un attimo da parte il resto dei pensieri e delle preoccupazioni.
-Potrebbe essere un'occasione irripetibile per uccidere quel tributo, chiunque sia.- spiega Jace- Se lo facciamo fuori, rimaniamo in quattro, devo andare. Tu sei ancora scossa, rimani qui- mi ordina- io riuscirò da solo a uccidere il tributo in questione.
No, non posso rimanere qui a girarmi i pollici.
- Potrebbe essere anche Alec- butto giù l'ipotesi, sentendomi improvvisamente inquieta- Da solo non ci riusciresti a batterlo, hai bisogno di me.
- Ma tu hai appena...
-Ce la faccio- garantisco, cercando di utilizzare un tono di voce saldo, ma ricevendo un'occhiata preoccupata da parte di lui.
-Non c'è tempo per discutere- spiego- Andiamo- dico, dirigendomi verso l'uscita.
 Jace prende il suo arco, un pugnale e la spada corta e mi segue.
 
 
 
 
 
 
Non so che ore siano, ma, essendo stata più volte nella foresta, l'istinto mi dice che è pomeriggio e che, dell'uccisione di Jonathan, è trascorso un lasso di tempo che, ipoteticamente, dovrebbe essere massimo di due ore.
-Seguiamo le tracce- sussurra Jace al mio orecchio, mentre copriamo l'ingresso in modo che nessuno possa scoprire la nostra tana. 
Torneremo e rimarremo ancora lì dentro, è pur sempre un posto appartato, e abbiamo anche lasciato dentro i nostri zaini e le nostre provviste. 
Sarebbe imprudente portarli con noi, anche perché, dato che stiamo seguendo una preda, renderebbe i nostri movimenti più goffi e magari il tributo in questione ci potrebbe scoprire.
Avanziamo cauti, seguendo le tracce del tributo che, troppo impegnato a scappare dal luogo in cui sarebbe arrivato l'hovercraft, quindi posto facilmente visibile e raggiungibile da un eventuale tributo che si fosse trovato nei paraggi, ha dimenticato di agire con buon senso e cancellare i suoi passi.
Non credo che sia Alec, l'istinto mi dice che è troppo furbo per commettere un'azione così stupida.
I miei sospetti girano intorno a Maureen, una vampira, ma pur sempre giovane e inesperta, Maia e Camille, anche se una delle tre è morta.
Perché Alec, di questo sono sicura per qualche strana ragione, è vivo. 
Avanziamo, guidati da tracce chiare, così visibili che ancora stento a credere che qualcuno sia stato così irresponsabile da non cercare di depistare un eventuale inseguitore con qualcue stratagemma. 
Qualche volta un ramo si spezza o qualcuno di noi compie un passo falso, ma, dopo esserci fermati per qualche minuto, ricominciamo a seguire i passi.
Ci stiamo addentrando in una parte della foresta dove non ero mai stata, più folta, per quanto possa essere incredibile. 
Dovremmo essere nella parte più ad ovest, secondo i miei calcoli, quella più lontana dalla Cornucopia.
Ci muoviamo furtivi fra gli alberi e a volte saliamo su qualche ramo, speranzosi di vedere, nel buio, la figura del tributo, ma non la scorgiamo mai.
Evidentemente sta scappando velocemente, quindi siamo in netto svantaggio, anche perché dobbiamo seguire il suo percorso. 
L'unica speranza è che questo si fermi per riposarsi, così che noi possiamo coglierlo di sorpresa.
Dopo circa mezz'ora appare davanti ai nostri occhi un fiume che scorre placido e pulito, così tanto che si riescono anche ad intravedere, sul fondo, pietre e conchiglie e, a volte, pesci che sguazzano.
Il rumore dell'acqua, così pacato e naturale, sembra quasi una voce che sibila, invitandomi a bere e gettarmi fra le sue braccia.
Guardo Jace, chiedendo con lo sguardo se posso azzardarmi bere da questo per rinfrescarmi, perdendo così qualche minuto, prima di continuare a seguire le tracce che proseguono lungo la riva. 
Noi non abbiamo mai dovuto procurarci cibo o acqua dalle risorse dell'Arena, abbiamo sempre rubato a tributi morti i viveri, abbiamo trascorso questi giorni come dei favoriti.
Ma, evidentemente, non tutti se la sono cavati così, e hanno cercato risorse "naturali" per poter sopravvivere. 
Quindi, se i tributi non favoriti sono sopravvissuti, evidentemente hanno utilizzato risorse come questo fiume, fiume quindi sicuro. 
Non aspetto che Jace risponda e, sicura dei miei pensieri, mi lascio cadere sulle ginocchia e immergo il mio capo nell'acqua, bevendo senza preoccuparmi di sprecare risorse. 
Sento una corrente gelida che mi pizzica il viso, un pesce sguazza davanti a me, facendomi sorridere, e improvvisamente inizio ad ammirare il fondale del fiume, senza preoccuparmi di non poter respirare.  
In effetti non ricordo il motivo per il quale sono qui, magari non sono neanche viva, forse sto per morire e tutto questo è un'illusione, magari questo fiume non esiste neanche. 
Riesco a sentire il suono ovattato di alcune urla come "trappola" e "torna su", ma non capisco perché mai qualcuno dovrebbe chiamarmi, quindi non mi preoccupo e continuo a rimanere nell'acqua, ordinando anche al resto del mio corpo di raggiungermi.
Scendo sempre più in basso, muovendo mani e piedi come se fossi nata per nuotare, e continuando, per qualche strana ragione, a sorridere.
Mi sento libera, pura, come se fossi appena nata, ed è una sensazione fantastica.
Chiudi gli occhi e cerco di abbandonarmi alle correnti del fiume che mi cullano dolcemente, ma qualcosa mi disturba.
Sento una mano che mi abbraccia per la vita, una mano maschile, chissà, magari è quella di un bel ragazzo. 
Comincio a salire sempre più su, guidata dal mio rapitore e, dopo pochi secondi, la mia testa emerge e mi ritrovo nel bel mezzo di un fiume, bagnata fradicia.
Ansimo, tossisco e respiro a pieni polmoni, assaporando l'aria, come se fosse la prima volta.
Scosto una ciocca rossa dal mio viso e guardo la figura accanto a me, quella che mi tiene stretta per la vita.
È un ragazzo biondo, alto, dal fisico allenato, gli occhi ambrati.
Mi fissa per un attimo, poi mi stringe ancora di più a sè e mi porta fuori dal fiume, esattamente dalla parte opposta rispetto al lato in cui prima ero in acqua. 
Mi stende su un terriccio duro e scomodo, mentre continuo a tossire per mandare via l'acqua che ho in corpo.
Lui si guarda intorno, studiando me e il paesaggio, poi si stende a poca distanza dalla mia postazione, sfinito.
-Chi sei?- chiedo, mentre mi guardo intorno con curiosità. 
Alzo gli occhi verso il cielo, ma non c'è nessun cielo, ma una coperta di foglie e rami appartenenti ad alberi stranamente alti.
-Chi sei?- chiedo nuovamente, dato che non ho ricevuto risposta, e giro il capo verso il viso del ragazzo.
Ha un'espressione così persa che sembra essere una maschera costruita con miliardi di punti interrogativi. 
Mi chiedo se anche io abbia lo stesso aspetto. 
-Non lo so...- sussurra, rispondendomi e aggrottando le sopracciglia. 
Eppure, più lo guardo più ogni parte di lui mi sembra familiare, conosciuta, come se facesse anche parte di me.
Una voce dentro di me si chiede se lo abbia realmente mai consociuto, ma il mio cervello mi garantisce che è la prima volta che lo incontro. 
Lo fisso con curiosità e noto con riluttanza che in mano tiene stretto un pugnale e accanto a lui si trovano, sul terreno, un arco e una faretra dove giacciono alcune frecce. 
Mi alzo, in preda al panico, mente un pensiero attraversa la mia mente: "potrebbe uccidermi".
-Stai lontano da me- intimo, cominciando a camminare verso dietro, come un granchio, e iniziando a creare una distanza fra noi.
-Non voglio farti del male- risponde lui, alzandosi a sua volta e guardandomi, ma tenendo le mani in alto, in segno di resa.
Poi, alzando lo sguardo, nota che in una mano ha un coltello, come se ancora non lo sapesse.
- Sento che non dovrei fatene- sussurra, scuotendo il capo e lasciando cadere l'arma a terra.
Continuo ad indietreggiare, costeggiando il fiume, non fidandomi ancora di quel bizzarro ragazzo.
Lui, in risposta, comincia a camminare verso di me, come se mi stesse studiando, come se fossi una sua preda.
-Stai alla larga da me!- ripeto, la voce più salda, mostrandogli la spada che tengo stretta in mano.
Da quando ho una spada corta?
-Io penso che...- prova a dire, ma qualcosa lo interrompe, qualcuno ci interrompe.
Una creatura, quella che nei romanzi fantastici sarebbe definita un lupo mannaro, balza su di lui, buttandolo a terra e cominciando a rotolare con lui, negli occhi un baluginio che urla la voglia di uccidere dell'animale.
Il ragazzo cerca di liberarsi e di allungare le mani verso il pugnale che poco prima aveva in mano e che adesso è a terra, ma senza alcun risultato.
La creatura comincia a graffiarlo e morderlo, strappandogli dal petto parte della tuta che indossa e lasciando scoperti gli addominali. 
Poi, mentre il biondo cerca di liberarsi, comincia a lacerargli pezzi di carne, costringendolo a lanciare urla di dolore che fanno soffrire anche me.
Dentro di me sento una voce che mi suggerisce di aiutare il ragazzo, di soccorrerlo, ma un'altra voce prende il sopravvento sulla prima, bisbigliandomi una semplice e schietta parola: "sopravvivenza".
Mi accorgo di avere una sicurezza, di sapere, almeno, che devo rimanere in vita.
E, rimanendo qui, non ho molte probabilità di salvarmi la pelle.
Uno dei due, terminata la battaglia, si avventerà anche su di me, e a quel punto non ci sarà nessuno in grado di salvarmi. 
Comincio a correre lontano, seguendo il percorso del fiume e lasciandomi alle spalle le urla e i rumori della battaglia. 
Una parte di me, quella più nascosta, desidera ardentemente che il ragazzo sopravviva, ma so che non posso agire in nessuno modo per aiutarlo.
Corro lungo la riva, saltando massi che sbarrano il sentiero o rami che cercano di prendermi fra le loro grinfie finché, all'improvviso, il fiume termina il suo corso, buttandosi sottoterra, e lasciandomi senza alcun modo di orientarmi. 
Rifletto per un attimo e capisco che devo ancora allontanarmi per far sì che non riescano a trovarmi e credo che, fiondandomi dalla parte opposta della riva del fiume sotterraneo, tornerei da dove sono venuta, al rifugio. 
Ma quale rifugio? Da dove provengo? Dove sono?
Cancello quelle domande confuse e inizio a correre di nuovo, zigzagando fra gli arbusti imponenti e allontandomi dalla corrente d'acqua.
Pian piano il rumore così familiare del fruscio dell'acqua viene sostituito da un silenzio irreale, terrificante e familiare.
Senza alcun preavviso, un'immagine di me che corro qui, seguendo il ragazzo, invade la mia mente.
Confusa, mi blocco e mi appiattisco contro la corteccia di un albero, appoggiando la schiena contro questa. 
Sto quasi per ricominciare a correre, diretta verso la mia meta ignota, quando sento qualcosa.
-Alexander Gideon Lightwood- sussura una voce femminile dal timbro suadente, fancendomi ritornare in mente ricordi nascosti. 
 
" I suoi occhi sono di un blu così unico e spettacolare che qualunque persona con un cervello sano rimarrebbe a fissarli per ore ed ore, fino alla morte.
Sono di una sfumatura così strana e magica da farti rimanere a bocca aperta, da farti chiedere 'perché lui e non io?' "
 
Il ricordo svanisce in un attimo, come se non ci fosse mai stato, e mi chiedo se sia stato reale o il mio cervello mi stia giocando brutti scherzi.
-Camille- interviene una voce maschile e capisco, in qualche modo, che appartiene ad Alec- Sei sicura di voler blaterare così tanto prima di morire? Non dovresti pensare e riflettere, invece?
Curiosa di assistere alla scena, cambio prudentemente posizione, appiattendo il mio busto contro la corteccia e sporgendo leggermente la testa dall'albero contro cui sono schiacciata.
Riesco a vedere una ragazza bionda appiattita di schiena contro un albero ed Alexander che la stringe in una morsa che non le dà la possibilità di muoversi.
"Una vampira" sussurra uma voce dentro di me " e uno shadowhunter."
Shadowhunter, un cacciatore, un assassino, qualcuno come me.
 
"Tu sei una shadowhunter, una persona speciale" la voce di una donna riempie la mia testa. 
 
-Oh- sibila la vampira- tutti abbiamo diritto di pronunciare le nostre ultime parole.
-Allora parla, prima che mi penta di averti donato questa possibilità- sussurra la voce nervosa del ragazzo.
-Vorrei solamente che, se uscissi di qui, salutassi il mio Magnus.
Magnus...
 
 
" -Clarissa Fray- Fray... non è il mio cognome, ma va bene- la ragazza in fiamme!- grida Magnus, alzando il mio braccio verso l'alto. "
 
Chiudi gli occhi e li riapro velocemente, cercando di allontanarmi da quelle visioni.
-Cosa...?- gli occhi di Alec si spalancarono in un istante.
-Oh, sei il nuovo giocattolo di quello stregone glitteroso, o sbaglio?- chiede, un sorriso aleggia maligno sulla sua bocca.
-Io non sono il suo giocattolo- la voce del ragazzo è arrabbiata, nervosa, e in un secondo avvicina la lama che teneva stretta in mano alla gola pallida della vampira.
-Oh andiamo, dolcezza, sei solo uno dei suoi tanti amanti- spiega Camille- Come lo sono stata io, dopotutto- ride, soddisfatta-Non credere che, appena uscirari da qui, avrai un futuro con lui-fissa Alec, lo sguardo sicuro-Sicuramente adesso starà già facendo l'amore con qualcun altro, avendoti dato per morto.
Gli occhi di Alec sembrano spegnersi in un istante, come se la sua ancora di salvezza fosse all'improvviso scomparsa.
 
"Promettimi che tornerai qui e quando tornerai vivrai per sempre con me, che ci sposeremo, senza preoccuparci di quei panzoni senza cervello del Conclave, dimmi che vivrai con me a Capitol City..."
 
Cancello l'ennesima visione, cercando di tenermi ancorata al presente.
-Un'ultima cosa- procede la vampira- se ne avrai la possibilità, ricorda a lui che, quando stavamo insieme, mi divertimentivo sempre a "giocare"- accentua con enfasi l'ultimo termine, mentre il suo suo sorriso si allarga- insieme a lui.
Alec non aspetta un istante, muove il coltello e sgozza la ragazza, la quale lancia, qualche secondo prima, un urlo.
 
"Fa scattare con un abile movimento il suo coltello e taglia la gola di Isabelle, la quale un attimo prima che questo la raggiunga urla."
Sgozzata, come Isabelle.
 
" -Isabelle Lightwood! La shadowhunter più ammirata di tutta Panem! - tuona il presentatore, ha di nuovo l'aria serena."
 
Una lacrima scende, per qualche motivo, lungo il mio viso, e mi sembra quasi di ritrovarmi di nuovo sul corpo di Izzy, a piangere la sua morte. 
Mi sento confusa, fuori posto, e le immagini e i suono percepiti cominciano ad accavallarsi nella mia testa, come se stessero cercando di ricomporsi, ma mancassero ancora dei pezzi.
Vedo Alec lasciarsi cadere a terra, gli occhi sbarrati, colmi di tristezza. 
Un colpo di cannone, un altro, risuona, e qualcuno mi dice che oggi ce ne sono stati fin troppi.
Il ragazzo non piange, non si lamenta, tiene semplicemente lo sguardo fisso sul corpo di Camille, mentre il rumore di un hovercraft comincia a riempire le mie orecchie.
Hovercraft.
 
"Per prima cosa prendo con riluttanza il corpo di Jonathan e lo lascio fuori, davanti alla grotta, così che l'hovercraft possa recuperarlo"
 
Respiro profondamente, facendomi sfuggire un verso simile ad un singhiozzo, scossa e confusa da queste inusuali visioni.
Alec scatta in piedi, consapevole improvvisamente che qualcuno si trova vicino a lui, che io sono qui.
Trattengo il respiro, sperando che non mi trovi, ma poi, appena lui comincia a scrutare l'oscurità, mi rendo conto che da un momento all'altro potrebbe scovarmi.
E scappo, corro vai, cercando di non produrre rumori, e percorrendo una strada che mi sembra familiare.
"Grotta" urla una voce dentro di me, e mi rendo improvvisamente conto di dove sto andando. 
Arrivo davanti ad una parete rocciosa e mi dirigo in un angolo dove ci sono delle piante, piante che, lo so, coprono un ingresso.
Mi fiondo dentro la grotta, cominciando a camuffare, poi, l'entrata. 
Appena finisco mi lascio cadere a terra con un tonfo, scossa dagli accaduti visti, senza preoccuparmi del dolore che ho provocato al mio corpo buttandomi sulla pietra come se fosse un materasso.
Poggio la schiena contro il muro ruvido della grotta, e dei brevissimi flash invadono la mia mente, delle immagini che vanno subito via, come lampi.
 
"Mi raggiunge lentamente, spostandosi senza alzarsi, e finendo accanto a me, le sue spalle che sfiorano le mie, la schiena dritta contro la parete ruvida della grotta."
 
 
"-No, sorellina, stai tranquilla, non ti ucciderò- dice- Voglio te, Clary, ti voglio.
Fissa la lacrima che scende per la mia guancia e la intercetta, non voglio sapere se per necessità o per sfizio, a metà del suo cammino con la lingua."
 
" -Ho un piano- bisbiglio tutto ad un tratto quando la distanza fra noi e Jonathan è segnata e lui non può sentirci."
 
" Non mi sembra ancora reale, vero, tanglibile il fatto che abbiamo accettato di far parte di un'alleanza con mio fratello Jonathan.
Mio fratello. "
 
"-Isabelle ed Alexander Lightwood.- dice Jonathan.
- Non è carino?- Isabelle si avvicina sempre di più.
Quando mi raggiunge mi porge la mano- Quattro fratelli alleati."
 
 
"-Signori e signore, che i settantaquattresimi Hunter Games abbiano inizio!"
 
"-Ho imparato che l'amore- stacca lo sguardo- è difficile, ma meraviglioso, perfetto, fa dimenticare tutti i problemi, illumina la notte, ecco. 
 
Ricordo tutto.
E quando sento nuovamente il rumore di un colpo di cannone, non posso fare a meno di lasciarmi andare ad un pianto straziante, uno da deboli, da stupidi, da colpevoli.
Perché, se lui è morto, è colpa mia.
 
 
ANGOLO ROTONDO:
Oh Dio, crediamo che questo sia il capitolo più impegnativo che abbiamo mai scritto e speriamo che vi abbia soddisfatti perché abbiamo lavorato davvero molto (considerando anche che scriviamo dal cellulare D: )
Speriamo anche che possiate perdonarci il ritardo, ma speriamo che concordiate sul fatto che questo è un capitolo più "incasinato" del solito.
Grazie a chi ha recensito, a chi ci ha aggiunto fra le storie seguite e quelle da ricordare e grazie ai 42 (diciamo...42! C": ) utenti che ci preferiscono.
Alla prossima e penultima volta...(che cosa brutta D:)
O terzultima? Siamo confuse hahahah
Aspettiamo i vostri SEMPRE GRADITI pareri♡
~S&K~
 
 
Ps: scusate eventuali errori di battitura, ma il capitolo è molto lungo e abbiamo paura che ci sia sfuggito qualcosa. Naturalmente, se notate errori, fatecelo sapere♡
  
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