Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: LittleHarmony13    13/08/2014    2 recensioni
Dover, Aprile 1804.
Samantha, giovane figlia del pastore della città di Dover, piccola cittadina dell'Inghilterra sulla quale sono state inventate molte leggende, non ha mai creduto nella possibilità che le storie che ha sempre sentito raccontare da piccola potessero essere vere. Ma nel bosco accanto alla città stanno accadendo strani eventi per cui sembra non sia possibile trovare una risposta razionale. Sam sarà messa quindi di fronte alla possibilità di ridefinire ciò in cui ha sempre creduto.
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


3. Gelido Fuoco.
 


"Dicono alcuni che finirà nel fuoco
Il mondo; altri, nel ghiaccio.
Del desiderio ho gustato quel poco
Che mi fa scegliere il fuoco."
- Fuoco e ghiaccio, Robert Frost.

 



Il giardino di casa Finnegan era enorme. La loro villa si trovava in un punto abbastanza isolato di Dover e questo poteva quindi permettere alla famiglia di possedere un grande giardino, in cui di solito si svolgevano le feste nel periodo estivo. Soltanto che la festa di quella sera non era una festa estiva. Per niente. Era ancora Aprile, e il clima freddo dell'Inghilterra non permetteva certo di poter star fuori tutta la sera a socializzare con altre persone senza prendersi una polmonite. Per questo gli oggetti che prendevano troppo spazio nella sala grande venivano trasportati in giardino. Di solito dalla servitù. Ma quel giorno furono portati fuori anche da Sam. La ragazza stava morendo di freddo. La stola che aveva preso per uscire, dal momento che voleva dare una mano a Mason, era giusto un velo e lei stava tremando. Ma ne valeva la pena. Sentiva che c'era qualcosa in quel ragazzo che semplicemente non era giusto. Un senso di inadeguatezza la sovrastava quando stava con lui. Ed era solo mezz'ora che erano insieme.
E lui non le aveva ancora rivolto la parola.

 

- Forse è per questo che non ha amici – pensò Sam. Ma anche se fosse? Non era giusto discriminare le persone per la poca voglia di parlare. Magari era timidezza. Ma Sam si sentì stupida anche solo per aver avuto quel pensiero. Quel ragazzo non era timido. Dentro di lui c'era semplicemente qualcosa di irrisolto. Qualcosa che le faceva venire i brividi. Più del freddo. E fu in quel momento che lui parlò per la prima volta. Dopo mezz'ora e cinque cassapanche venne fuori che anche lui aveva una voce. E come la prima volta che l'aveva sentita, mezz'ora prima, Sam non poté non notare quanto fosse profonda per un ragazzo di soli diciotto anni.
“Stai bene? Stai tremando. Lo sapevo che non era una buona idea che tu mi aiutassi. Torna dentro. Se una ragazza di buona famiglia come te si ammala per avermi aiutato, potrei persino essere arrestato.” - disse, quasi con disprezzo.
Fu per colpa di quelle parole che a Sam montò improvvisamente una grande rabbia. Dopotutto che voleva aiutare quel ragazzo, disprezzato da tutti, sembrava anche che la cosa lo infastidisse, poverino.
“Sai Mason, odio le persone come te. Con tutto il cuore. Faccio sempre il possibile per essere gentile con tutti, anche nei giorni in cui magari mi sento un po' più giù di morale. E tu mi ripaghi così? Non mi sembra molto giusto, se mi permetti. Non me ne andrò soltanto perché a te farebbe piacere! Rimarrò qui perché questo è ciò che ho deciso di fare, e quindi porterò a termine il mio compito. Ma non sentirti in dovere di parlarmi, tanto so che non ne hai voglia!” - rispose la ragazza, più arrabbiata che mai. Aveva perfino alzato la voce, cosa assolutamente non da lei. Non avrebbe mai voluto urlare, ma odiava l'ingratitudine più di ogni altra cosa.
“Samantha, tu non sai niente di me, niente! Non sai cosa ho voglia di fare e cosa no, ma una cosa posso assicurartela. Non mi sento in dovere di fare niente. E se ti ho fatto quella domanda era solo per il tuo bene, ragazzina viziata e testarda che non sei altra.”
Ma come si permetteva? Sam non era un carattere facile da gestire, e se pensava che la giovane non avrebbe reagito alle sue offese, allora non sapeva niente di lei.
“No, ora mi ascolti tu!” - Il suo dito era così vicino al volto di Mason, che per un attimo pensò che glielo avrebbe infilato in un occhio. Di proposito. - “Forse hai ragione. Forse sono un po' viziata. Forse dalla mia vita ho sempre avuto tutto abbastanza facilmente, ma una cosa che di sicuro non sono è maleducata. Sono stata educata bene, e se qualcuno mi offre una mano, io l'accetto. E non mi metto a sindacare su ogni cosa. Sono semplicemente riconoscente. Va bene?”
Ora stava seriamente urlando.
“D'accordo, d'accordo Signorina Riconoscenza, devo ammettere che hai carattere!” - Stava per caso ridendo? Era un sorriso quello?
A Sam si scaldò il cuore. E non sarebbe dovuto succedere. Non dopo come l'aveva trattata. Ma forse era una prova. Una prova per vedere fino a che punto sarebbe arrivata a sopportarlo. Forse era una difesa. E allora Sam si calmò un poco. Rise anche lei, spontaneamente, stringendosi ancora di più nella sua stola.
“Seriamente Samantha, stai morendo di freddo. Lascia che ti presti il mio cappotto. A me non serve, non ho così freddo. E sotto ho un'altra maglia. A maniche lunghe.” - disse, osservando scettico il vestito senza maniche di Sam. La ragazza voleva rinunciare, in un primo momento, ma stava davvero congelando.
“Mi faresti un favore!” - rispose, sorridendo a quella gentilezza inaspettata.
Mason si tolse il cappotto e fu in quel momento che Sam poté osservare quanto fosse bello. I suoi capelli ricci e un po' lunghi gli incorniciavano il visto perfettamente simmetrico. Era un viso da ritratto. Solo in quel momento Sam si rese conto che gli occhi neri di Mason la stavano scrutando, e arrossendo per essere stata colta in flagrante, distolse lo sguardo. Mason ne sembrò compiaciuto, ma fu solo un istante, perché l'attimo dopo le stava già porgendo il suo cappotto, con suo solito fare distaccato. Sam lo accettò molto volentieri. Appena se lo mise addosso le sembrò di rinascere. Il tessuto era caldo e sulla sua pelle nuda era un toccasana.
“Non so come ringraziarti, Mason, davvero.” - disse, riconoscente.
Il ragazzo la guardò con sguardo sorpreso, come se non fosse abituato a sentirsi ringraziare. E la consapevolezza di quel pensiero colpì in pieno Sam. Il suo cuore si riempì di tristezza.
Aveva appurato che non c'era niente che non andasse in quel ragazzo, e allora perché veniva allontanato il quel modo?
“Io, ehm, presumo.. Prego?” - rispose imbarazzato Mason.
E allora Sam fece una cosa che non avrebbe dovuto fare, considerando le circostanze e il carattere scostante del ragazzo. Gli toccò una mano. La prese fra le sue, per ringraziarlo non solo a parole, ma anche con un gesto affettuoso. Mossa sbagliata.
Il ragazzo sulle prime parve sconcertato, ma, nel momento in cui ricambiò la stretta di Sam, la giovane sentì un forte bruciore alla mano con cui stringeva quella di Mason. Come se stesse andando a fuoco. E non era colpa di qualsiasi cosa potesse provare in quel momento per quel ragazzo.Era colpa proprio della mano di lui. Stava bruciando.

 

La ritrasse, sorpresa. “Ahi! Ci devo credere quando dici che hai caldo anche con due gradi fuori!” - provò a dire la ragazza per scherzare.
Ma dentro di lei, non aveva proprio voglia di scherzare. Non capiva come fosse potuto succedere. Quella che aveva sentita sulla mano non era semplice temperatura corporea elevata. Era fuoco.
E allora le tornarono in mente tutti i discorsi della nonna di Emma. I discorsi riguardanti i poteri delle persone del posto. Ed ebbe paura, dovette ammetterlo anche a se stessa.
Mason, intanto, si era allontanato da lei. Era di nuovo intento a strappare le erbacce dal giardino. Anche se in quel giardino non erano presenti erbacce. Fingeva indifferenza, così come Sam. Entrambi sapevano, ma nessuno parlava. Ma Sam aveva bisogno di spiegazioni. E così, per la seconda volta in una giornata, fece ciò che non avrebbe dovuto fare. Tentò la sorte.
“Mason, vieni al ballo stasera?” - Domanda stupida, ovvio che non ci sarebbe andato. Ma Sam aveva un piano.
“Ovvio che no. Cosa ti salta in mente?” - Le dava le spalle, e sembrava irritato.
“Ma ti piacerebbe andarci?”
“No, Samantha, non mi piacerebbe. Mi odiano tutti, e io non appartengo a questo posto, sebbene sia un'ora che con il tuo insopportabile ottimismo cerchi di farmi cambiare idea a tal proposito.” - Era di nuovo sprezzante, segno che si era innervosito, o che in qualche modo si era offeso.
“E invece a me piacerebbe che anche altre persone notassero che sei una persona vivibile, se non ti innervosisci troppo. Vuoi venire al ballo con me?” - chiese la ragazza, tutto d'un fiato.
“Samantha, questo è per caso un invito?” - Improvvisamente si era alzato, e si era avvicinato alla ragazza, con fare malizioso. Le stava talmente vicino, che poteva sentire il suo respiro sul visto. Voleva intimidirla, ma non ci sarebbe riuscito. Lei doveva sapere. E se ciò comportava un po' di pericolo, tanto meglio, si sarebbe divertita di più.
Perciò rispose con tutta la calma di cui era capace.
“Purtroppo no. Mia madre non me lo permetterebbe, anche se vorrei. Sai come si scandalizzerebbe tutto il paese?” - Sorrise già al pensiero. Un po' di scandalo era quello che serviva in quel posto di perbenisti. Ma pensò anche a come l'avrebbe presa sua madre, e no, non pensava fosse una buona idea.
“Ah, scusami, pensavo che fosse perché hai un ragazzo!” - replicò Mason, in tono sarcastico.
“Oh no, Greg avrebbe capito, sai? Se gli avessi spiegato il perché, ovvero farti fare nuove amicizie, avrebbe capito.” - Come se il motivo fosse davvero quello. Voglio vedere se dai fuoco a un'intera stanza sarebbe andato meglio. Ma non poteva dirlo ad alta voce. Almeno non per ora.
“Non posso credere che lo stai facendo davvero. Samantha non voglio la tua compassione. Non posso farlo!”
“Non lo faccio per compassione, Mason. Troviamoci fra due ore davanti alla tenuta. Tu entri con me. Fine della discussione.” - disse Sam in tono deciso.
“E va bene, ma solo perché so che non riuscirò a farti cambiare idea!” - rispose Mason, sorridendo.
“D'accordo, ora vado. Devo perlomeno dire a Greg che mi vedrà entrare con qualcun altro. Sarà interessante. Ma capirà. Ci vediamo dopo Mason!”- disse, girandosi per andarsene.
Era già a metà del vialetto quando si accorse che indossava ancora il suo cappotto. Girandosi di nuovo, si avviò verso di lui per ridarglielo.
“Grazie mille, senza di te sarei congelata!” - disse. In tutti i sensi. C'era stato un po' troppo fuoco per essere la prima volta che si vedevano.
“No, Samantha, grazie a te” - rispose, sorridendo e riprendendosi il cappotto.


 

Samantha sorrise di rimando, ma mentre se ne stava andando, quando lui non poteva più vederla in faccia, si accorse che le veniva da piangere. Perché si stava affezionando. Ad una persona che poteva essere malvagia, ma non sapeva neanche lui di esserlo.




Angolo Autrice:  Buona serata a tutti! Mi vergogno quasi a ripresentarmi qui, visto che sono più di due mesi che non aggiorno. Ma non prometto mai aggiornamenti brevi. Purtroppo non so la mia ispirazione come lavora, e per questo mi prendo sempre i miei tempi. Spero ad ogni modo che ci sia sempre qualcuno che segue la storia. Ve ne sarei davvero grata. Come vi sarei grata se qualcuno volesse darmi il suo parere. Tengo molto al vostro parere, perché tengo a questa storia. E molto anche. Quindi, nel bene e nel male, lasciatemi una piccola recensioncina se volete.
Voglio inoltre ringraziare tutte le persone che hanno recensito la storia, o la hanno messa nelle preferite, nelle ricordate, o nelle seguite. Siete la mia forza.
Un bacione, e grazie ancora.
S. <3

 
 
                 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: LittleHarmony13