You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Quarto
capitolo
Dopo aver chiuso
la chiamata, ed aver ordinato quasi tutto il menu del Lan King, avevano
deciso
di guardare un film, aspettando il solito fattorino tailandese.
Era sempre lui,
sempre lo stesso, e arrivava puntualmente con venti minuti di ritardo e
i loro
piatti quasi tiepidi. Potevano benissimo cambiare take away, ma ormai
erano
clienti di fiducia e non avevano avuto grossi problemi, oltre ai tempi
che non
venivano mai rispettati.
Quando
suonò il
campanello -
proprio nel mezzo degli
“Incredibili”- furono sorpresi per i dieci minuti
d’anticipo rispetto al
solito, si guardarono con la stessa domanda in faccia e Liam si
alzò dal
divano, sopra cui stava sdraiato, afferrò il portafogli dal
tavolino e
raggiunse l’ingresso, aprendo la porta e restando a bocca
aperta nel trovarsi
davanti tutt’altra persona.
Si guardarono
entrambi per qualche minuto, nessuno dei due che sembrava volersi
riprendere da
quella sorpresa, e fu Liam il primo a dire: - Che ci fai qui?-
- Io.. io..-
tentennò l’altro, che sembrava essersi
completamente dimenticato di ogni parola
presente nel suo vocabolario. - Io sono..-
- Tu sei un
pazzo.- lo bloccò Liam, scuotendo la testa e cercando di
occupare tutta la
soglia per non farlo passare, pregando allo stesso tempo che Aileen non
facesse
la sua comparsa; sarebbe stato decisamente difficile da spiegare. -
Come hai
fatto a scoprire dove abitavo? Sei.. sei completamente fuori di testa.-
continuò a borbottare, vedendo il ragazzino riprendersi e
scuotere il capo.
Non capì
molto
delle sue parole, aveva iniziato tre discorsi senza concluderne
nessuno, ma poi
notò il sacchetto con il logo del Lan King e gli
scoppiò a ridere in faccia,
non riuscendo a trattenersi ulteriormente.
Notò di
sfuggita
il moretto che sbuffava, pestando quasi i piedi a terra, e disse in
modo
irrisorio: - Ti pagherai così i nuovi occhiali?-
Stava ancora
ridendo, divertito da tutta quella situazione, quando lo
sentì riprendersi e
ribattere con: - No, quelli me li ripagherai tu.-
- Ne dubito.-
sussurrò di rimando, un sorriso sfacciato sulle labbra
mentre teneva il braccio
teso contro lo stipite della porta. - Te la sei cercata, ti avevo detto
di
starmi lontano.-
- Non mi
sfidare, dottor Payne.- sibilò il minore, avvicinandosi di
un passo a lui ed
ottenendo solo un nuovo scoppio di risa da parte del più
grande, che ribadì: -
La colpa è solo tua, ragazzino.- con un ghigno sempre
più pronunciato sulle
labbra.
Si fissarono in
silenzio, quasi a studiare le mosse dell’avversario, e poi le
labbra del più
piccolo si arricciarono in un sorriso pieno di sé, facendo
piegare quelle di
Liam in una smorfia per il: - Ora so dove abiti, dottore.-
- E vedi di
girare al largo da qui.- sibilò Liam, lanciando
un’occhiata alle proprie spalle
per accertarsi che la bambina non comparisse all’improvviso.
- O il prossimo
obbiettivo sarà la tua giacca di pelle.- aggiunse, puntando
l’indice contro di
lui e vedendolo rabbrividire appena.
- Ora, dammi
gentilmente la mia ordinazione e vattene da qui.- disse, senza molte
cerimonie
o buona educazione, porgendogli i soldi ed aspettando il sacchetto.
Aggrottò
la
fronte al suo passo indietro, sbarrando gli occhi quando chiese: -
Perché non
mi inviti dentro?-; e quella domanda aveva un così chiaro
sfondo sessuale che
Liam si trovò ad arrossire e balbettare per qualche minuto,
completamente preso
alla sprovvista.
- Fammi fare il
giro della casa.- propose ancora quello, chiaramente divertito
dall’imbarazzo
del più grande. - Magari ci fermiamo un po’ in
camera tua, puoi mostrarmi
qualche trucchetto.- aggiunse, avvicinandosi e appoggiando le punta
delle dita
contro lo stomaco del castano, spingendolo appena per poter farlo
entrare in
casa.
Quel breve
contatto fu tutto quello che servì a Liam per
riprendersi,
allontanò la mano del moro
con la propria e lo fulminò con
un'occhiata, grugnendo: - Non provarci a fare un altro passo, Malik.-
Il ragazzino lo ignorò completamente - la
sua giovane età gli dava
fin troppa spavalderia - e si avvicinò ulteriormente,
appoggiando il palmo contro il
suo stomaco e sollevandosi sulle punte.
- Altrimenti che mi
fai, Payne?- sussurrò ad un soffio dalle
labbra del maggiore,
stringendogli appena la maglia, e piegò le labbra in un
sorrisetto, aggiungendo: - Cosa
mi farai, dottore?-
Liam restò in
silenzio per qualche secondo, decidendo il da farsi e valutando ogni
possibilità, e poi
strinse due dita sul mento del ragazzo, tenendo le loro labbra a pochi
centimetri di distanza e gli occhi fissi nei suoi.
- Vuoi sapere cosa
ti farò?- gli chiese con un
tono fin troppo suadente,
seguendo il gioco del più piccolo. - Ti
piacerebbe sapere come vorrei
vederti?- domandò ancora,
indietreggiando per poterlo bloccare contro il legno della
porta aperta.
Strofinò appena il
pollice contro la sua mandibola, quasi a sentire il primo velo di barba
pizzicare contro il polpastrello, e arricciò le labbra in un
ghigno nel vederlo chiudere per
un secondo gli occhi e sbattere le ciglia.
- Lo desidero
immensamente.- continuò a bisbigliare,
cercando di non badare troppo a
quanto i suoi occhi nocciola bruciassero nei propri. - Non c'è cosa che
desidero più del vederti fuori
da casa mia.- concluse velocemente, dandogli un
leggero strattone al viso per richiamare la sua attenzione. - Fuori da
casa
mia.- ripeté più lentamente,
restando a quella distanza minima e non riuscendo quasi a
ricordare come allontanarsi da lui.
Quel ragazzino era
troppo pericoloso, la tensione sulle proprie spalle
in sua presenza era fin troppa, e lui non voleva certo ficcarsi in un
casino
del genere. Così, approfittando del
suo momento di smarrimento, gli sfilò il
sacchetto dalle dita e poggiò i soldi sul suo
palmo aperto.
Non riuscì a trattenersi alla
sua espressione ancora allibita, si sporse verso
di lui e sussurrò contro il suo
orecchio: - Tieni il resto, piccolo.- ed aggiunse, con
un filo di voce e sfiorandogli intenzionalmente la pelle con le labbra.
- Così puoi
comprarti quelle cose che ti piacciono tanto.-
Riuscì ad intravedere il
suo viso in fiamme - sicuramente specchio delle
proprie guance - e i suoi occhi quasi neri, prima di chiudergli in
faccia la
porta senza alcun garbo.
Restò in fissa sul legno
della porta, mille domande in testa che non
sembravano voler trovare una soluzione, e poi si voltò verso la
bambina che lo chiamò col solito: -
Lili?-
Sollevò solamente la borsa
con il logo del take away, sentendo quasi in
secondo piano le grida eccitate di quella che protendeva le mani verso
di lui,
e poi scosse la testa, dandosi dello stupido per essersi fatto
coinvolgere in
quel "gioco". Perché era solo uno
stupido gioco, voleva solamente
togliere il sorriso dalle labbra di quel ragazzino spocchioso, e non
c'erano in
ballo strane voglie di annullare le distanze tra le loro labbra. Non si
era
nemmeno eccitato all'idea di averlo sotto il proprio corpo, o contro la
porta;
gli era indifferente, completamente indifferente.
Aileen aveva
fatto fuori tutte le porzioni che avevano ordinato, Liam stava
mangiando fin
troppo lentamente perché non riusciva a smettere di pensare
a quegli occhi, a
quelle labbra e a quel profumo.
Era come se
fosse sotto un incantesimo, stava mangiando tranquillamente un
involtino
primavera e poi si trovava a fissare un punto impreciso del muro -
quasi a
studiare le crepe -, si dava dell’idiota e tornava a
mangiare; la scena si era
ripetuta così tante volte che tutto quel che era riuscito a
mangiare si poteva
contare sulle punta delle dita: un involtino primavera, qualche
nuvoletta e
nemmeno un quarto di spaghetti e ancora meno riso alla cantonese.
Forse era anche
perché Aileen amava quel tipo di cucina, riusciva a
spazzolare via portate
intere in qualche minuto, e lui non era molto presente con la testa. O
almeno,
la sua testa era troppo impegnata a pensare a quel ragazzino arrogante
per
potergli ricordare di dover mangiare.
Così alle
due di
notte - dopo aver messo Aileen a letto ed aver guardato documentari
improponibili nella speranza di dimenticarsi di quel ragazzo - se ne
stava
sdraiato nel letto, le mani intrecciate sul ventre e gli occhi fissi
sul
soffitto.
La sua vita si
stava complicando sempre di più, aveva una bambina a cui
badare e non poteva
farsi prendere dalle voglie del momento. Già in passato
aveva rischiato; quando
Harry gli aveva confessato di essere innamorato di lui ci aveva messo i
mesi
per convincerlo che tra loro non poteva esserci nulla. Si erano solo
scambiati qualche
bacio - certe volte si erano masturbati nello stesso letto con le mani
di Harry
fin troppo curiose - ma nulla di più, e poi il
più piccolo era saltato fuori
con storie sulla sua verginità e il suo volerla perdere con
la persona che
amava. Il che era ridicolo, non poteva essere seriamente
innamorato di lui. La differenza di età, la bambina
sulle spalle a cui stava dedicando tutta la sua vita; Harry aveva visto
in lui
solamente un uomo con mille responsabilità, un uomo di cui
fidarsi e a cui
affidarsi, e aveva trasformato quella semplice adorazione in una cotta.
E, anche se -
nel più lontano dei casi - Liam avesse provato qualcosa per
lui, non avrebbe mai
fatto nulla. Aileen era il fine di tutte le sue azioni, Aileen che non
doveva
più soffrire e lui che doveva proteggerla da tutto. Lei
voleva bene a quel
ricciolino - non che lui non gliene volesse - e se, nel caso in cui tra
loro
fosse successo qualcosa, le cose fossero andate male ed era costretto
ad
allontanare Harry? Lei ci avrebbe solo sofferto, un’altra
persona che doveva
uscire dalla sua vita. E non poteva permetterlo.
E quello Zayn,
quel ragazzino, aveva scritto disastro
su tutto il viso, sul ghigno perenne ad arricciargli le labbra, nei
suoi occhi
sempre accesi di malizia e sul suo corpo provocante. Lo vedeva,
riusciva
chiaramente a vederlo, come un tatuaggio quasi ad invitarlo a stare
lontano;
marchiato sulla sua pelle, come un simbolo dei guai a venire se solo
avesse
ceduto di un minimo passo. Ma, poteva negarlo quanto voleva, quella
voglia di
averlo - una volta, anche solo una semplice volta - l’avrebbe
consumato fin
dentro alle viscere.
Si trattava di
quel semplice istinto - quasi animale - del voler avere
l’ultima parola, del
voler dominare l’altro e
di riuscire
a togliergli quel sorrisetto saccente ed arrogante da quelle belle labbra; fargli vedere che era il
più grande, uscire vincitore da uno di quei loro scontri
quasi infantili e
sentire il suo corpo sotto i polpastrelli. No, quello era solo un suo
ennesimo
capriccio. Quel che scorreva tra loro due, nel momento in cui i loro
sguardi si
intrecciavano, andava ben lontano dall’attrazione e dalla
tensione sessuale.
Non appena
sentì
un leggero movimento nei boxer - all’idea di aver quel
ragazzino sotto di sé,
con quegli occhi enormi e scuri per il piacere - si buttò a
pancia in giù sul
materasso e si portò il cuscino sopra la testa, cercando di
soffocare tutti
quei brutti pensieri che lo stavano facendo facilmente eccitare.
Era solo un
ragazzino, non doveva - e soprattutto non poteva - complicarsi la vita
per
colpa sua, e lui aveva bisogno di qualcuno che restasse nella sua vita
e in
quella di Aileen; aveva bisogno di una figura sicura, di qualcuno che
non li
lasciasse per colpa di stupidi capricci da adolescente. E Zayn, in quel
senso,
era troppo pericoloso.
Si era svegliato
con il suono insistente della sveglia sul comodino ed era rimasto
ancora per
qualche minuto sdraiato nel letto - le braccia spalancate e la guancia
premuta
contro il cuscino -, poi aveva sentito Aileen chiamarlo, si era girato
nel
letto per stare supino e aveva lanciato un’occhiata veloce
alla bambina, che
indossava ancora il suo pigiama e teneva tra le braccia
l’orso di peluche.
- Odio i
lunedì.- borbottò Liam, coprendosi il viso con
l’avambraccio per ottenere
qualche minuto in più di riposo. - Perché devi
andare a scuola il lunedì, Lyn?-
continuò a lamentarsi, sentendo i passi della bambina
avvicinarsi e la sua
risata divertita.
Si lasciò
spostare il braccio e torturare le guance dalle dita piccole di Aileen,
decidendo dopo cinque minuti che sarebbe stato meglio alzarsi e non
solo
portare quella combina guai a scuola, ma fare la spesa e riempire il
frigorifero.
Si mise quindi
seduto, con un grande sforzo, e la strinse tra le braccia, facendola
sedere
sulle proprie gambe.
- Ci vestiamo e
andiamo a scuola, mh?- bisbigliò con la voce ancora
impastata dal sonno,
sentendo i piccoli baci della bambina su tutto il viso mentre gli
diceva: - Non
voglio andarci, Lili.-
Scosse la testa,
ricordandosi bene com’era andata l’ultima volta in
cui si era fatto convincere
a non mandarla a scuola, e le fece appoggiare i piedi a terra,
alzandosi dal
letto comodo e desiderando solo di tornare sotto le coperte; era
disumano
doversi svegliare, nel proprio giorno libero, alle sette e mezza della
mattina.
- Niente
storie.- disse quindi con decisione, aveva imparato in tutti quegli
anni quanto
fosse importante per far valere il proprio punto di vista con un
bambino. - E
poi oggi pomeriggio vengo a prenderti e torniamo al parco, va bene?- ed
era la
seconda cosa che aveva imparato, i compromessi salvano la vita.
Vide la bambina
studiarlo con attenzione e, quando quella annuì,
sospirò di sollievo,
seguendola con lo sguardo mentre si allontanava tutta felice verso la
sua
stanza.
Aveva lasciato
Aileen a scuola - dieci minuti di ritardo, come loro solito - e poi era
andato
direttamente al supermercato più vicino, il loro frigorifero
stava chiedendo quasi
pietà.
Aveva appena
superato le porta scorrevoli, si stava guardando intorno per decidersi
da dove
cominciare, quando sentì un: - Ma guarda chi si vede!- che
lo costrinse a
voltarsi e concentrare le proprie attenzioni sulla ragazza che era
comparsa
accanto a lui.
- Jade.-
ricambiò il saluto, riconoscendo immediatamente la ragazza
della mattina
precedente e i suoi capelli tinti di blu, arrossendo quando quella
ridacchiò
un: - E il papà super sexy che ama il caffè.-
- Proprio io!-
esclamò, allargando le braccia con un sorriso allegro. - Sto
facendo la mia
scorta personale di caffè. Tu che cosa ci fai qui?- le
chiese, incuriosito
dall’averla ritrovata in un posto così comune.
La
osservò in
silenzio, trovando in quella ragazza un soggetto particolare ed
eccentrico.
Oltre ai capelli blu, che risaltavano subito all’occhio,
indossava degli abiti
che calzavano a pennello con il suo personaggio; un paio di
pantaloncini di
jeans, un maglione di un verde spento - che a momenti li copriva
completamente -
e un paio di converse ai piedi che le davano un’aria
sbarazzina. Gli occhi
erano di un marrone chiaro, quasi un color caramello, ed aveva un
trucco non
molto deciso che richiamava quel colore strano dei capelli, alcune
ciocche di
un blu più scuro e altre più sfumate.
- Abito qui
vicino, io con le mie coinquiline.- stava spiegando lei, sistemandosi
le
ciocche dietro l’orecchio con fare quasi intimidito. - Oggi
toccava a me fare
la spesa.- continuò a parlare, mostrandogli il foglio pieno
di scritte che
teneva nella mano.
- Ti fanno
lavorare, eh?- la prese in giro con una piccola risata, vedendola
socchiudere
gli occhi e mordersi il labbro, quasi a decidersi su una cosa
importante.
Vide il suo capo
muoversi velocemente in un cenno, trovandola improvvisamente troppo
vicina al
proprio corpo quando gli appoggiò una mano sul braccio e
sussurrò: - Tu sai
come mi chiamo, io non so proprio chi sei.-
- Liam.-
bisbigliò, porgendole la mano per stringerla con la sua. -
Ed è un immenso
piacere averti rivisto.- aggiunse, avvicinando la mano alle proprie
labbra e
facendole il baciamano, ascoltando distrattamente la sua risata
divertita.
- Un uomo
d’altri tempi?- gli chiese con un sorrisino divertito e le
guance di un rosa
acceso, facendogli arricciare gli angoli delle labbra
all’insù e dire: - Un
gentiluomo.-
Le lasciò
la
mano, infilando la propria nella tasca dei jeans, e la
ascoltò mentre
aggiungeva: - E il gentiluomo vuole mettere a tacere la mia
curiosità?-
- Se me lo
chiedi con toni così garbati.- bisbigliò con un
filo di voce e un ritmo fin
troppo lento nel parlato, rendendosi conto di star flirtando
così apertamente
con una sconosciuta e nel bel mezzo di un supermercato.
- Posso offrirti
un caffè?- gli domandò immediatamente la ragazza,
raddrizzandosi con la schiena
e rivolgendogli un sorriso enorme e scintillante, quasi a sedurlo ad
accettare
la proposta.
Liam si
guardò
attorno, ricordandosi improvvisamente il motivo per cui si trovasse in
quel
posto, e mormorò: - Mi piacerebbe davvero ma..-
- Speri di
trovare di meglio nel reparto surgelati, vero?- s’intromise
la ragazza,
facendolo bloccare e scoppiare a ridere l’attimo dopo. E in
quel momento pensò che non ci
sarebbe stato nulla di male nell'accettare l'invito, un semplice caffè e la spesa
rimandata a qualche ora dopo.
Dopotutto il lunedì era il giorno
libero, aveva tutta la mattinata
per svolgere quel piccolo compito. Un caffè - ed una semplice
chiacchierata con quella
ragazza - gli avrebbe fatto sicuramente bene.
Avevano deciso
di fermarsi ad un bar all’angolo della via - piccoli tavolini
tondi all’aperto
e un’atmosfera quasi parigina nel quartiere di Brooklyn - e
avevano ordinato un
caffè ed un cappuccino, iniziando discorsi vaghi sul tempo
già afoso di quel
lunedì di fine maggio.
Jade stava
muovendo il cucchiaino in circolo nella tazza, lo sguardo fisso sulle
bustine
di zucchero, mentre Liam parlava di Aileen e di quanto fosse faticoso
tenere
quell’uragano a bada.
Il ventiseienne
si bloccò con una mano a mezz’aria, sentendo la
ragazza chiedergli: - E sua
mamma dov’è?-
- La mamma di
Aileen?- domandò, annuendo tra sé e capendo in
parte la curiosità della quasi
sconosciuta, per poi continuare con: - Ci ha lasciati tanto tempo fa,
ormai son
quasi cinque anni.-
Osservò
l’espressione sorpresa e dispiaciuta della ragazza, finendo
d’un sorso il caffè
per poi appoggiare lentamente la tazzina sul piattino, lo sguardo fisso
sulle
proprie dita per non dover incrociare il suo sguardo.
- Quindi
Aileen.. insomma non ha mai..-
- Nessuna delle
due è riuscita a godere a sufficienza della compagnia
dell’altra, no.- la
interruppe per rispondere a quella domanda il più
velocemente possibile. - Le
ho promesso che.. insomma le ho promesso che me ne sarei occupato.. non
son
riuscito a dirle di no.- continuò, muovendo le dita sul
bordo del tavolino con
la vista leggermente appannata per via degli occhi lucidi.
- Non ti piace
parlare di lei, scusa.- la sentì dire velocemente,
richiamando la sua
attenzione e facendogli sollevare di scatto il viso.
Liam si strinse
nelle spalle con un debole sorriso sulle labbra, si sistemò
contro lo schienale
della sedia e sussurrò: - Non sono ancora riuscito a
superare tutto. È stupido,
non trovi? Son passati cinque anni, eppure è come se fosse
ancora qui. Poi mi
chiede di Kaylyn e capisco che.. che non c’è
più. È assurdo, non trovi? Mi
sembra che il tempo passi così lentamente.-
Non
riuscì a
trattenere il sospiro e appoggiò i gomiti sul tavolino,
coprendosi per un
secondo il viso con i muscoli delle spalle tesi sotto la camicia.
- Vorrei solo
averla qui per un giorno.- sussurrò, parlando contro i
propri palmi e rivelando
i propri occhi lucidi l’attimo dopo. - Non per me, ma per
Lyn. Ha il diritto di
conoscere sua mamma, di vedere quant’era fantastica e bella
e.. oddio, scusa.
Non avrei dovuto iniziare questo discorso, mi faccio sempre prendere la
mano.-
ridacchiò in imbarazzo, scuotendo la testa e passando le
dita di una mano
contro la nuca.
Restò
sorpreso
per qualche minuto, quando la ragazza si sporse e gli prese la mano
appoggiata
sul tavolino, chiedendogli: - La amavi tanto, vero?-
Liam
inclinò
appena il viso, studiandola attentamente, e rispose: - Le volevo un
gran bene,
certo. Era una delle persone più importanti, una confidente
e una migliore
amica. Era e rimarrà sempre la donna più
significativa della mia vita.-
Sollevò
un
sopracciglio, con fare sempre più confuso, sentendo il suo:
- E ora?- a cui
seguì subito la specificazione: - Nella tua vita ora hai
qualcuno? Una ragazza,
una moglie.. hai qualcuno che si occupi di te?-
- Non ho bisogno
di nessuno.- le rispose, ridacchiando divertito e cercando di non
risultare
troppo sgarbato quando le chiese: - Come mai tutto questo interesse per
la mia
vita privata, Jade?-
Scoppiò
subito
dopo a ridere, vedendola arrossire sempre di più e
nascondere il viso nel
maglione, continuando poi con: - E tu? Non mi hai detto quasi nulla di
te. So
solo che lavori in quel diner e abiti con altre ragazze. Mi stai
tenendo dei
segreti?-
- In
realtà la
mia vita è piuttosto monotona.- ricominciò a
parlare lei, riprendendosi in poco
tempo dall’imbarazzo. - Vivo con altre tre ragazze,
l’appartamento è troppo
piccolo e dobbiamo dividerci il bagno. La cosa positiva di quel buco
è che si
trova a Downtown Brooklyn, prendo la metro e in massimo
mezz’ora sono alla
Cooper Union.- stava spiegando in modo pratico lei, facendogli
spalancare
appena gli occhi e ripetere: - Vai alla Cooper?-
Vide Jade
annuire con un sorriso fiero ed impacciato allo stesso tempo,
spostandosi tutti
i capelli su un lato per poi prendere la borsa e aprire cerniere alla
ricerca
di qualcosa.
- Nel senso..
wow.- continuò il castano, non sapendo bene che altro
aggiungere. - Ho sentito
che è davvero molto difficile riuscire ad entrare,
però una volta dentro hai il
destino segnato.-
- È molto
complicata come scuola e come corsi..- la sentì dire, tutta
impegnata con la
borsa per prestare attenzione al ragazzo di fronte a sé. -
.. ma quando riesci
a superare tutte quelle difficoltà hai tantissime
opportunità da sfruttare.
Soprattutto se, come me, insegui il tuo sogno.- e Liam fu costretto a
sbattere
più volte le palpebre nel trovarsi davanti
l’obbiettivo di una macchina
fotografica.
La
osservò
sporgersi verso di lui, abbassando l’obbiettivo per guardarlo
negli occhi, e
ascoltò attentamente il continuo del discorso, soffermandosi
sul: - Mamma e
papà non erano molto felici, avrebbero voluto vedermi
accettare la borsa di
studio per la Columbia, diventare avvocato e continuare le tradizioni
di
famiglia. Ma quella vita non fa per me, capisci? Questo è
quello che sogno di
fare da tutta una vita.-
- Ti capisco
bene, quando c’è la passione t’impegni
anche molto di più.- le andò dietro,
annuendo tra sé e sé per seguire il filo dei
propri pensieri. - E le altre
ragazze?-
- Come mai ti
interessano?- ribatté lei, prendendolo in contropiede e
lasciandolo
completamente confuso. - Pensi possano essere più belle di
me?-
- Finché
non
vedo non posso giudicare.- le rispose con le labbra arricciate in un
ghigno,
scoppiando a ridere subito dopo con lei; lei che gli rispose solamente
prendendo un foglio e una penna dalla borsa, scrivendo una serie di
numeri e
porgendoglielo subito dopo, dicendogli: - Se vuoi sapere altro di me
dovresti
proprio chiamarmi.-
Liam non ci
pensò molto a prenderlo e infilarselo in tasca, le sorrise e
aggiunse: -
Dovremmo proprio uscire uno di questi giorni.- per poi pagare il conto
di
entrambi e allontanarsi con lei verso il supermercato.
Angolo
Shine:
Come promesso,
eccomi qui!
Non faccio
spoiler su Aileen - Kaylyn - Liam, anche se per ogni capitolo
c’è sempre un
nuovo indizio e son sicura lo scoprirete prima della fine.
Un grazie enorme
a tutti quanti, leggo tutte le vostre recensioni anche se non vi
rispondo (o lo
faccio dopo secoli).
E so che state
tutti ( o almeno la maggior parte di voi) aspettando il seguito di Car
Wash, ma
in questo momento mi sto concentrando sulla long e altre due one-shot.
Giuro
che recupero tutto, non abbandono nulla.
A settimana
prossima, grazie ancora.