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Autore: _ayachan_    14/09/2008    29 recensioni
A cinque anni dalle vicende de "Il Peggior Ninja del Villaggio della Foglia", che ne è stato delle promesse, dei desideri e delle recriminazioni dei giovani protagonisti?
Non si sono spenti con l'aumentare dell'età. Sono rimasti sotto la cenere, al caldo, a riposare fino al giorno più opportuno. E quando la minaccia è che la guida scompaia, quando tutt'a un tratto le scelte sono solo loro, quando le indicazioni spariscono e resta soltanto il bivio, è allora che viene fuori il carattere di ognuno.
Qualunque esso sia.
Versione riveduta e corretta. Gennaio 2016
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia'
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13/01/2016


Capitolo quinto


L'uomo dell'Hokage




Naruto si presentò a casa Uchiha quando il sole iniziava a farsi strada sotto le nubi grigie a oriente. Prima dell'alba, dunque, tirò giù dal letto Sakura, Sasuke e un bel numero di pargoli solo per annunciare con aria pomposa che doveva conferire con i suoi assistenti.
«Fai in modo di avere un ottimo motivo per questo» sibilò Sasuke trascinandosi fino al salotto con la vestaglia ben chiusa ma i capelli spettinati. «Perché se non ce l’hai ti ammazzo qui e ora.»
«Certo che ho un ottimo motivo!» esclamò Naruto in un impeto di orgoglio. «L’Hokage di Konoha non si muove senza ottimi motivi!»
«Ti fermi per colazione?» sbadigliò Sakura, sforzandosi di ignorare l'irritazione per essere stata declassata ad assistente.
«Ramen?» chiese lui speranzoso.
Sasuke fu colto da un conato di vomito.
«Riso, tè e uova» rispose Sakura seccamente.
«Allora passo. A casa Hinata mi sta preparando il ramen!»
Sasuke si fermò davanti al tavolo, come se all’ultimo secondo avesse deciso di non sedersi. Si voltò e tornò alla porta da cui era entrato, aprendola bruscamente. Al di là dei pannelli di carta di riso un Itachi spione molto poco mimetico fece un balzo e arrossì.
«A letto» ordinò Sasuke, e il bambino filò via rapidamente.
«Itachi?» domandò Sakura, avviandosi a mettere sul fuoco una teiera.
«Sì. Allora, cosa c’è?» sbuffò Sasuke, sedendosi finalmente di fronte a Naruto.
Il biondo Hokage gonfiò le penne come un pavone, poi incassò la testa tra le spalle come se avesse un grande segreto che premeva per esplodere.
«Ieri sera Kakashi è venuto da me» sussurrò da vero cospiratore. «Ha detto che stamattina voleva partire per un viaggio.»
Sasuke corrugò la fronte e snebbiò la mente dal sonno. «E’ successo qualcosa?»
«No. Pare che voglia andare alle terme perché è stufo del Consiglio.»
«E a te non è venuto nessun dubbio?»
«Che dubbio?»
«Per esempio che l’Hokage, anche se non in carica, non va alle terme da solo con una guerra alle porte...»
«Chi va alle terme?» chiese Sakura di ritorno dalla cucina.
«Kakashi, stamattina» Sasuke le lanciò un’occhiata eloquente.
«Che stupidaggine» sbottò lei. «Non è possibile che il Consiglio permetta a Kakashi di allontanarsi in questo momento, per di più da solo.»
«Infatti dovrò convincere io il Consiglio» si intromise Naruto con un fremito d’orgoglio.
Entrambi i coniugi Uchiha gli lanciarono un’occhiata piena di compassione.
«Naruto, Kakashi ti ha fregato» mormorò poi Sakura, cercando di mettere nella voce più tatto possibile.
«Balle!» esclamò il biondo, zittendo la vocina nella sua testa che cercava di ricordargli che aveva provato ad avvertirlo.
«Pensaci, Naruto: credi davvero che Kakashi lascerebbe il villaggio in questo momento per andare a rilassarsi alle terme?»
«E se fosse questa la ragione per cui ha dato le dimissioni?» si inserì Sasuke pensieroso. «Se avesse già avuto in mente di partire e avesse avuto bisogno di lasciare la carica di Hokage?»
«Ma... Ma ci saremmo accorti di qualcosa!» esclamò Naruto. «Me l’avrebbe detto!»
Sasuke gli fece segno di zittirsi. Si chinò sotto il tavolino basso, che nascondeva un buco nel pavimento creato per far sedere gli ospiti, e tese una mano a spostare un pannello laterale. Un secondo dopo estraeva dalle fondamenta della casa un polveroso e infangato Itachi.
«Ti ho detto di andare a letto!» tuonò il capofamiglia, anche se nel profondo del cuore non poteva che provare un'ondata di orgoglio per l’intraprendenza del suo ultimogenito.
«Ci stavo andando! Poi ho visto un... un... qualcosa, e l’ho seguito» improvvisò il bambino facendosi piccolo piccolo.
«Ah, avresti passato il nostro esame da Chunin in men che non si dica...» sospirò Sakura, altrettanto orgogliosa ma anche un po’ infastidita dalle ragnatele sui capelli del figlio. «Vieni.»
Prese il bambino per mano e lo portò verso il corridoio. Dalla porta chiamò Mikoto, la ragazza più grande, e gli affidò il bambino perché lo ficcasse in una vasca da bagno e ce lo tenesse almeno un’ora.
«Kakashi mi ha assicurato che voleva andare alle terme» brontolò Naruto a voce più bassa. «E voleva dimostrare a tutti che io posso essere un ottimo Hokage!»
«Questo è quello che ti piace credere» sbuffò Sasuke seccamente. «Ma per quanto Kakashi abbia fiducia in te, dubito che se ne sarebbe andato a spasso in tempo di guerra solo per farti brillare.»
Dalla cucina la teiera mandò un primo fievole fischio.
«Beh, c’è un modo molto semplice per venire a capo della faccenda» commentò Sakura avviandosi a zittirla. «Andiamo a recuperare l’ultimo membro della Confederazione del Settimo.»

«Impossibile» decretò Shikamaru sbadigliando quando gli ebbero spiegato la questione, seduti al tavolo della sua colazione. «Non è andato alle terme.»
«Allora perché mentirmi?» sbottò Naruto indignato. «Sono il settimo Hokage! Adesso gli mando dietro una squadra di recupero e...»
«Tu non sei il settimo Hokage» puntualizzò Sakura. «Noi siamo il settimo Hokage.»
«Ho una mezza idea» la interruppe Shikamaru, piluccando qualche chicco di riso. «Ma per confermarla dobbiamo andare nello studio dell’Hokage e dare un’occhiata ai file riservati.»
«Credi che sia partito per una missione segreta?» domandò Sasuke sorseggiando una tazza di tè.
«E’ probabile.»
«Senza dirlo al Consiglio?»
«Il Consiglio in questo momento è terrorizzato dalla Roccia» sospirò Shikamaru. «Se avessero saputo che voleva partire lo avrebbero legato alla sua testa scolpita.»
«Ma perché mi avrebbe raccontato tutta quella bugia?» insisté Naruto pieno di indignazione. «Avrebbe potuto spiegarmi... Io avrei capito.»
Shikamaru gli lanciò un’occhiata di sbieco. «Sì, avrebbe dovuto. Ma se è partito così di soppiatto e ha insistito perché nessuno sapesse, deve essere qualcosa di molto importante per lui, forse di molto rischioso. Tecnicamente non avendoti detto niente non ti rende suo complice. E noi tutti possiamo fingerci molto sorpresi dalla sua partenza: volendo, tu puoi uscirne molto bene.»
«Davvero?» Naruto si protese sul tavolo, mettendo giù la ciotola di ramen che stava mangiando e schizzando il piatto delle uova al centro.
«Non fare il maiale!» scattò Temari bacchettandogli una mano. Era seduta allo stesso lato del tavolo di Shikamaru ed era molto innervosita dall’intrusione mattutina e anche più irritata, perché aveva dovuto preparare la colazione per un mucchio di persone. Al diavolo le riunioni urgenti. Meno male che almeno Chiharu dormiva ancora.
«Scusa» si affrettò a dire Naruto arretrando. Aveva tanto insistito per avere il ramen, e Temari si era mostrata tanto scocciata dal doverglielo preparare che sarebbe stato educato con lei per molto tempo.
Shikamaru posò la sua ciotola di riso e assunse un’aria molto autorevole. «Naruto, è giunto il momento che tu tiri fuori tutto il tuo orgoglio di futuro settimo Hokage» annunciò.
Gli occhi di Naruto brillarono esultanti. Sakura e Sasuke sbuffarono, e si segnarono mentalmente che avrebbero dovuto fargli un discorso sui subdoli sotterfugi delle lusinghe politiche.
Dietro il muro della cucina, accucciata con in modo da non essere visibile, Chiharu sbadigliò silenziosamente.
Il futuro del villaggio le sembrava in mani molto inaffidabili.


Nonostante fossero passati tanti anni da quando erano stati messi nello stesso gruppo, Chiharu, Kotaro e Hitoshi non avevano mai smesso di passare il tempo libero nel parchetto per bambini nella parte ovest di Konoha. Ormai lo consideravano una specie di quartier generale, quasi casa, e anche i suoi frequentatori avevano imparato lentamente a considerarli parte del territorio e non minacciosi intrusi dall’aria ambigua.
Ma qualche volta, purtroppo per i bambini, la convivenza pacifica diventava difficile: quando passavano più di due giorni senza che affidassero al gruppo sette nuove missioni il clima si surriscaldava. L’inattività portava gli shinobi all’insofferenza, l’insofferenza agli insulti e gli insulti alle minacce. La ragione per cui non erano costantemente impegnati ad azzuffarsi era che Chiharu era troppo svogliata per alzarsi dalla panchina, Hitoshi troppo orgoglioso per abbassarsi al loro livello e Kotaro troppo paziente per permettersi di arrabbiarsi seriamente. Ma questo non impediva loro di punzecchiarsi fino a spaventare i bambini nel parco, per poi ignorarsi completamente e infine andarsene lanciando imprecazioni.
Il periodo, in quei giorni, era proprio quello che precedeva le crisi di noia.
Quella mattina Kotaro era impegnato nell’ennesima serie di flessioni. Sapeva che gli altri sarebbero arrivati dopo qualche tempo, perché il sole era a malapena sopra i tetti - e questo a casa Nara significava notte fonda - ma l’idea di rivedere i compagni non lo entusiasmava. Sperava che almeno avrebbero ricevuto uno straccio di missione, perché Chiharu e Hitoshi erano insopportabili e lui continuava a ripensare alla storia della maledizione del dio Juka.
Il primo ad arrivare, a sorpresa, fu Hitoshi. Quando raggiunse la panchina Kotaro stava finendo la nona decina, e lui dovette attendere che arrivasse a cento prima di ricevere un saluto.
«Non è un po’ presto?» gli chiese Kotaro tamponandosi il collo sudato. «Di solito arrivi alla sesta ripetizione.»
Hitoshi gli scoccò un’occhiata infastidita. «Mi sono svegliato prima.»
«Vuoi allenarti con me?»
«No. Dov’è Chiharu?»
«A quest’ora? In piena fase REM» borbottò Kotaro deluso, posando l’asciugamano sulla panchina e sdraiandosi per cominciare con la serie degli addominali. Davvero non riusciva a capire come Hitoshi si mantenesse in forma se non lo vedeva mai allenarsi.
L’Uchiha sbuffò e si lasciò cadere seduto, sfilando dalla tasca il pacchetto di sigarette. Mentre l’aria risuonava dei conteggi entusiasti di Kotaro, lui attaccò a fumare senza che la riga tra le sue sopracciglia scomparisse.
A dire il vero era stato svegliato all’alba dall’arrivo di Naruto, come tutta la sua famiglia. Dato che voleva assolutamente sapere di cosa dovevano discutere gli Hokage aveva convinto Itachi a cercare di spiare il loro colloquio in modo che i suoi goffi tentativi fungessero da diversivo e gli permettessero di origliare dal sottotetto. Purtroppo aveva captato soltanto una parte della conversazione, e quando le cose si erano fatte interessanti gli adulti si erano spostati a casa Nara e lui aveva perso la presa.
«Ma che diavolo succede stamattina?» esclamò Kotaro senza preavviso, interrompendo uno dei suoi piegamenti a testa in giù.
In lontananza, come un’apparizione, anche Chiharu stava avanzando; e sembrava bella carica.
«Missione?» domandò raggiungendoli a passo marziale.
Hitoshi la studiò per un lungo istante. Ne sapeva più di lui?
«Non ti andrebbe di allenarci un po’ insieme?» tentò Kotaro speranzoso.
«Non vorrai affaticare il mio povero cuore?» ribatté Chiharu scandalizzata. «No grazie. Allenarsi al tuo ritmo potrebbe davvero causarmi un infarto.»
«Perché nessuno di voi vuole fare allenamento di gruppo?» si lagnò Kotaro. «E’ un miracolo se torniamo vivi dalle missioni, l’ultima volta che abbiamo provato uno schema non avevo i peli sotto le ascelle!»
«Se fai due calcoli scoprirai che non vogliamo allenarci con te da quando hai iniziato a blaterare stupidaggini sulle Porte del Chakra. Abbiamo paura che qualcuno muoia durante i tuoi cosiddetti allenamenti» sbuffò lei. «Ma per ora ce la caviamo bene, no? Siamo vivi. E in questo momento non ho nemmeno voglia di strozzare questo qui» aggiunse accennando a Hitoshi. «Facciamo grandi progressi.»
Sì, Chiharu aveva il tipico umore da ‘so qualcosa che voi non sapete e sono troppo spaccona per nasconderlo decentemente’, rifletté l’Uchiha.
«Naruto è venuto anche a casa tua?» domandò a bruciapelo.
Chiharu si bloccò. Ovviamente aveva immaginato che la presenza di Sakura e Sasuke significasse che Hitoshi sapeva qualcosa, ma non aveva intenzione di condividere le sue informazioni con gli altri.
«Può darsi» rispose vaga, mentre Kotaro passava lo sguardo alternativamente da lei a lui e viceversa.
«Dov’è andato Kakashi?» chiese l’Uchiha, incapace di contenere la curiosità e anche la stizza, perché Chiharu era stata più fortunata e aveva potuto ascoltare la parte interessante della conversazione.
«Che ne so?» rispose però lei facendo spallucce. «Dicevano qualcosa sul controllare gli archivi della Foglia, ma mio padre non ha voluto spiegare niente prima di arrivare là.»
«Nello studio dell’Hokage?» si inserì Kotaro, completamente smarrito. «Di che state parlando? Dov’è andato Kakashi?»
«E’ partito» riassunse Chiharu. «Se ne è andato non si sa dove e i suoi sostituti non sanno nemmeno perché.»
«Ma è gravissimo!» esclamò Kotaro sbiancando.
«Oh, sta’ zitto» sbuffò Chiharu. «Non ha tradito il villaggio, probabilmente è invischiato in una missione segreta di cui il Consiglio non deve sapere niente.»
«Ma perché? Cosa potrebbe essere?»
«Vuoi darti una calmata?» disse Hitoshi seccamente. «Stasera provo a spiare i miei genitori, sicuramente ne parleranno, prima o poi.»
Chiharu strinse le labbra. Lei avrebbe avuto informazioni fresche entro poche ore, ma questo non poteva davvero condividerlo con gli altri.
«Forse dovremmo provare a chiedere...» suggerì Kotaro esitante.
Hitoshi scoppiò in una risata breve e asciutta. «Prego. A te l’onore.»
«Beh, è una soluzione molto più onorevole che strisciare sotto il pavimento per origliare!»
«Siamo ninja, non ufficiali di cavalleria. Strisciare è quello per cui veniamo addestrati!»
«Tu, forse! Io mi alleno duramente per fare qualcosa di più!»
«Certo che siete insopportabili quando non andiamo in missione» sbuffò Chiharu, meritandosi occhiate scandalizzate e anche un po’ offese. «Sapete che vi dico? Mi prendo un giorno di ferie.»
«Ah beh, perché abbiamo lavorato proprio tanto negli ultimi tempi, eh? Ne abbiamo davvero bisogno!» esclamò Hitoshi acidamente.
Chiharu si strinse nelle spalle. «Tanto anche oggi non avranno niente da farci fare: finché sono così incasinati con la storia degli Hokage non ci degneranno di uno sguardo. Ma voi fate quel che vi pare» E a quel punto, con un vistosissimo sbadiglio e un accenno di stiracchiamento, la kunoichi diede loro le spalle e si allontanò.
«Ma perché? Era arrivata così carica!» gemette Kotaro, vedendo profilarsi all’orizzonte l’ennesima giornata di inattività. Quasi quasi rimpiangeva la turbolenta e sacrilega missione del dio Juka, anche se aveva dovuto sopportare 'La triste storia di Yoshi, l’eroe tragico'.
«Avrà le sue cose» borbottò Hitoshi. «Ma così non possiamo lavorare, me ne vado a casa anche io. Tanto oggi gli Hokage non avranno tempo di stare dietro ai gruppi.»
«E io?» gemette Kotaro.
Hitoshi lo guardò storto. «Allenati, non è quello che sai fare meglio?»


Shikamaru richiuse il cassetto dell’archivio segreto della Foglia con un lungo sospiro di comprensione.
«Il plico su Haruka Muto è scomparso» annunciò ai tre che lo seguivano.
«Chi?» fece Naruto.
«Haruka Muto!» sibilò Sakura. «L’unica donna che abbiamo mai visto girare intorno a Kakashi. La madre di Jin.»
Naruto fece mente locale. Sì, era piuttosto plausibile che Jin avesse una madre. «Ma non era in missione nel Paese delle Risaie?» chiese dopo un visibile sforzo mnemonico. «Da anni?»
«A questo punto ne dubito» rispose Shikamaru. «Gli shinobi sotto copertura sono elencati in un’altra sezione dell’archivio. Ma sono certo che il suo plico fosse in questo cassetto, perché una volta Kakashi mi ha portato qui per parlare di alcuni documenti segreti e mi è scappato l’occhio sulle altre cartelle. Sono certo che ci fosse anche Haruka Muto.»
«Questo archivio cosa riguarda?» lo interruppe Sasuke occhieggiando curioso il cassetto.
«Tutti i peggiori segreti di Konoha, dalle tecniche più pericolose all’elenco dei traditori.»
«Traditori?» Sakura spalancò la bocca. «Allora...»
«Non è detto» commentò Shikamaru. «Potrebbe essere qui per qualunque ragione. C'è anche Naruto tra questi documenti, e Sasuke e Orochimaru... Ma insieme a loro c'è Jiraya, perché ha messo le mani sulle mogli di alcuni consiglieri irascibili. Non avendo aperto il fascicolo di Haruka non ho la minima idea di cosa contenesse.»
«Fatemi capire... secondo voi Kakashi è sparito per qualcosa che ha a che vedere con la madre di Jin?» domandò Naruto, occhieggiando con soddisfazione il proprio fascicolo – si era tanto impegnato per riempirlo di dati incredibili!
«E’ molto probabile» annuì Shikamaru. «Penso di poter escludere che abbia tradito il villaggio: se così fosse sarebbe partito senza cercare di convincerti a difenderlo. Non credo che voglia rovinarti la vita. Non a te. Quanto a sapere cosa ha intenzione di fare... Potrebbe essere di tutto.»
«Il Consiglio ci massacrerà» sbiancò Sakura. «Rischiamo di essere accusati di complicità!»
«No, se Naruto farà quel che gli dirò.»
Naruto fissò Shikamaru con tanto d’occhi. «Devo stordirli tutti e sostituirli con delle copie?»
«No, certo che no» Shikamaru scoppiò a ridere. «Ma non dovrai perdere la testa. Voglio che impari a suonare molto autorevole, perché il tuo compito sarà convincerli che hai mandato Kakashi in missione per tuo conto.»
«Quale missione?» Naruto sembrava un po’ smarrito, ma Shikamaru si strinse nelle spalle.
«Qualcosa che ha a che vedere con Kyuubi. E’ l’unica cosa che potrebbe zittire i consiglieri: i Bijuu li spaventano molto più della Roccia.»
«Devo mentire davanti a tutto il Consiglio?» Naruto deglutì. «E se mi chiedono qualcosa? Se non so cosa rispondere? Perderò sicuramente la testa, lo sai vero?»
«Saremo vicino a te» assicurò Shikamaru. «Ma prima c’è un’altra cosa che vorrei controllare. Venite.»
Mentre Naruto lottava interiormente con la propria impulsività il gruppetto uscì dall’archivio e raggiunse lo studio dell’Hokage. Prima di entrare incrociarono Koichi, che li guardò un po’ stupito e un po’ diffidente ma augurò loro un cortese buongiorno. Probabilmente si aspettava di veder comparire Kakashi da un momento all’altro, ma quel giorno sarebbe rimasto deluso.
Shikamaru entrò nell’ufficio e fece accomodare anche gli altri, quindi richiuse la porta. Sulla scrivania erano impilati diversi plichi di fogli di altezza diversa. Su un lato del ripiano ’era un plico più basso, e fu proprio quello che Shikamaru andò a sfogliare.
«Cosa cerchi?» gli chiese Sakura.
Shikamaru le tese un foglio. Era un ordine di missione di livello B: spionaggio di un plotone della Roccia accampato vicino al confine con il Fuoco. Gli shinobi assegnati a quel compito erano quattro Jonin, e tra loro spiccava il nome di Jin Hatake.
«Jin non è lì» disse Shikamaru a sorpresa. «L’ho visto ieri mattina all’Ufficio per lo smistamento, aveva appena finito un lavoro: questo gruppo è partito due giorni fa. Ma sono sicuro che se andassimo a cercarlo non lo troveremmo a casa.»
«E’ andato con Kakashi» comprese Sakura.
«Direi che il viaggio ha proprio a che vedere con Haruka Muto» mormorò Shikamaru annuendo. «Kakashi ha davvero pensato a tutto, eh?»
Naruto si imbronciò. «Anche a prendermi per il culo» brontolò.
«Tu ti ci presti bene, c’è da dirlo» commentò Sasuke.
«Vuoi rogne?»
«Ragazzi!» li zittì Sakura di colpo. «Fuori di qui c’è Koichi, abbassate la voce! Kakashi non ti ha preso per il culo, Naruto, voleva un alleato che non facesse domande. Anche tu hai avuto dei dubbi quando ti ha detto che sarebbe partito per le terme, altrimenti non saresti venuto a dircelo prima dell'alba! Aveva la coscienza sporca, Naruto, ma hai lasciato andare Kakashi perché eri esaltato all’idea di essere finalmente l’unico Hokage. Quindi ora comportati come tale e smettila di inalberarti per niente» Naruto incassò la testa tra le spalle. «Nel giro di un’ora il Consiglio ci piomberà nell’ufficio sbraitando che Kakashi è scomparso. Sarà meglio preparare il discorso che dovrai propinargli.»
«Va bene...» mormorò il biondo Jonin.
I quattro si guardarono con malcelato disagio.
Da quel momento erano soli contro tutti.


Chiharu sgattaiolò sul tetto dell’Accademia scivolando da una grondaia all’altra. Quando arrivò nei pressi del cortile sentì il suono della campanella che trillava nelle aule e attese che i ragazzini uscissero per la pausa pranzo. Si rannicchiò contro un camino, facendo in modo che un albero la nascondesse alla vista dalla strada. Sbirciò di sotto.
«Carini, vero?» disse una voce facendola trasalire.
«Non farlo mai più!» sbottò lei premendosi una mano sul cuore. «Mai più!»
Yoshi, accovacciato a mezzo metro di distanza, soffocò una risatina. «Scusa. A cosa devo questa visita?» chiese tutto interessato, strisciando fino al camino e lanciandole un’occhiata curiosa. «Di solito mi chiami fuori dall’Accademia, non fai gli agguati sul tetto. E’ per la missione dell’ultima volta?»
Chiharu riprese fiato lentamente, sentendo il cuore che tornava piano piano a un battito regolare. «Ma va'! Certo, ci penserò dieci volte prima di fare un’altra missione a quattro, ma non c’entra con quello...»
«Oh, Hitoshi ne sarà felice. Allora, cosa c’è?»
Chiharu non ci girò intorno: «Dov’è andato Kakashi?»
Negli occhi di Yoshi passò un brillio di interesse. «Tuo padre non è molto discreto quando tratta gli affari dell’Hokage, vero?» commentò.
«Dai, non farmi restare sulle spine!»
«Il nome Haruka Muto ti dice niente?» Chiharu rifletté rapidamente e poi scosse la testa. «Era una kunoichi della Foglia, ufficialmente partita in missione per il Paese delle Risaie qualche anno fa» disse Yoshi. «Pare che sia la madre di Jin Hatake. Ma il suo file, invece di essere tra quelli degli shinobi sotto copertura, era nell’archivio dei traditori e dei segreti compromettenti. Ed è sparito insieme all’Hokage e, guarda un po’, Jin.»
«Accidenti» suo malgrado Chiharu era impressionata. «Piuttosto dettagliata come spiegazione...»
«Contenta?» Yoshi appoggiò il mento alla mano e le rivolse un sorriso sornione. «Potrei insegnare anche a te come si fa.»
Lei esitò, poi sbuffò con un mezzo sorriso. «Ho idea che sia piuttosto faticoso.»
«Niente affatto. E’ una cosa elementare, a dire il vero.»
Il sorriso scemò sul volto di Chiharu. Per un lungo momento si sentì a disagio, così distolse lo sguardo e si schiarì la voce. «Non essere inquietante» borbottò.
Yoshi scoppiò a ridere fragorosamente, disperdendo in un attimo la tensione accumulatasi. «Scusa, scusa, non lo faccio più!» assicurò dandole una spintarella con la spalla. «Giuro.»
Chiharu sospirò. «Non fa niente. Ma stai attento.»
«Va bene, va bene! Tanto non mi scopriranno. Nessuno fa mai caso a me.»
Chiharu aveva di che dubitarne, considerato il colore accecante della chioma di Yoshi, ma accantonò rapidamente le perplessità e invece sbirciò curiosa la pergamena nella sua borsa.
«Cos’è? Sembra antica.»
«Un rotolo del mio villaggio. Una tecnica segreta.»
Gli occhi di Chiharu ebbero un guizzo. «Segreta?»
«E’ un rotolo di medicina...» Yoshi scrollò le spalle come a scusarsi. «Ripristina le falle nel sistema di circolazione del chakra quando...»
«Ah» lei sbuffò. «No, non mi interessa. Hai qualcosa da mangiare?»
«Neanche per sogno.»
«Tieni» Chiharu sfilò dal marsupio uno snack al cioccolato. «Ho solo questo, ma è meglio di niente.»
«Perché dovrei affliggermi a cucinare quando ci sei tu che mi offri il pranzo tanto generosamente?»
«Perché non sono un distributore di snack.»
«No?» con un sorrisino Yoshi addentò il riso soffiato e le strizzò l’occhio. «E’ buono.»
Chiharu sorrise.
Era bello passare il tempo con Yoshi, perché era carino come un ragazzino. Tutta un’altra storia rispetto al cupo Hitoshi e al solito Kotaro sempre rispettoso. Loro la trattavano come un serpente pronto a mordere, Yoshi come la sorella maggiore che non era mai stata. Era rilassante passare il tempo con lui: quando andava via si sentiva sempre piena di autostima e molto in gamba. E lei aveva bisogno di sentirsi in gamba, un bisogno morboso.
«Mangia, scemo» gli disse affettuosamente. «Dopo ho un impegno.»


«Consigliere Iida, sedetevi.»
Sakura fece un cenno cortese verso la sedia di fronte alla scrivania di Naruto, ma l’anziano nobile che era piombato in ufficio pochi minuti prima non sembrava avere alcuna intenzione di piegare una sola delle articolazioni del suo corpo.
«E’ un oltraggio!» esclamò, raccogliendo piccoli cenni di assenso dai tre o quattro consiglieri che lo accompagnavano. Tra loro non c’era Neji, naturalmente. «L’Hokage non può allontanarsi dal Villaggio senza un permesso esplicito firmato dal Consiglio!»
«Davvero?» sussurrò tra i denti Naruto.
«Non lo so» borbottò Shikamaru in risposta. «Potrebbe anche essere.»
A entrambi arrivò una pedata di Sasuke.
«Consigliere Iida, per favore!» insisté Sakura in tono più deciso. «Dovete sedervi e moderare la voce.»
L’occhiata di fuoco che la raggiunse alzò di qualche grado la temperatura nella stanza. «Tutto questo è inaccettabile! Prima quelle presunte dimissioni,” quasi sputò. “poi la nomina di persone la cui affidabilità è tutta da provare...” passò gli occhi su Sasuke, che si irrigidì visibilmente. “La situazione passa immediatamente sotto il controllo del Consiglio. Verranno allertati gli Anbu e verrà loro affidata la missione di recupero del traditore. Verranno...»
«Non credo proprio» Naruto si alzò dalla sedia dell’Hokage e scrutò il consigliere dall’alto al basso.
«Uzumaki, non siete ancora ufficialmente...»
«Sì invece» troncò Naruto. «Sono l’unico Hokage che avete, adesso. E non impegnerò gli Anbu per andare dietro a un mio uomo
Sakura, Sasuke e Shikamaru fissarono Naruto a bocca aperta. Secondo il piano dovevano mostrarsi sorpresi, ma Naruto stava riuscendo ad essere autorevole tanto bene che parte della sorpresa era genuina.
«Un vostro uomo?» ripeté Iida perdendo la foga. Fece un passo indietro e si lasciò cadere compostamente sulla sedia. «Cosa significa?»
«Ho mandato Kakashi ad eseguire una missione segreta dietro mio ordine» spiegò Naruto, sollevando il mento in maniera un filino pomposa.
«Ma l’autorizzazione del Consiglio...» farfugliò Iida, cercando lo sguardo dei nobili che lo accompagnavano.
«L’autorizzazione del Consiglio sarebbe arrivata troppo tardi. Avevo bisogno che qualcuno partisse subito, e Kakashi è l’unico di cui mi fidi per un compito del genere
Allarmato, il consigliere abbassò lo sguardo sulla sua pancia, intuendo che la cosa avesse a che fare con Kyuubi. La fronte gli si bagnò di sudore freddo.
«Confido che manterrete il riserbo sulla faccenda» mormorò Naruto sedendosi lentamente. «Vi sarete chiesti perché io abbia degli assistenti: loro sono qui per controllare che non si verifichino... incidenti
Questa volta la bocca di Sakura si spalancò per la sorpresa. Davvero Naruto conosceva la parola riserbo?
«Non immaginavo... Non sapevo...» borbottò Iida facendo lavorare in fretta il cervello. Scrutò Naruto di sottecchi, studiando la sua espressione, ma vi colse solo un certo distacco. Allora deglutì e si alzò dalla sedia. «In questo caso vi porgo le mie scuse, nobile Hokage. Sono certo che provvederete a farci avere al più presto i... i dettagli della missione di Kakashi Hatake... per la ratifica ufficiale.»
Naruto si accigliò. «Naturalmente» bofonchiò, annotandosi mentalmente di chiedere aiuto a Shikamaru.
«La seduta del Consiglio è convocata per il primo pomeriggio?» suggerì Iida.
«Koichi provvederà a diramare l’avviso» assicurò Sakura. «Dobbiamo solo avere il tempo di preparare il materiale.»
«Ma certo. Allora... ci rivedremo più tardi, nobile Hokage.»
Iida si piegò in un inchino profondo che lusingò Naruto e stizzì i suoi assistenti, completamente ignorati durante i convenevoli. Facendo cenni bruschi ai nobili che lo accompagnavano uscì, e Koichi si affacciò sulla soglia prima che lasciassero richiudere la porta.
«Avete bisogno di me?» chiese un po’ nervosamente, reprimendo la voglia di domandare che fine avesse fatto Kakashi.
«Sì, per favore. Hai un minuto?» rispose Sakura raggiungendolo.
Non appena lei fu uscita Naruto tirò un gigantesco e liberatorio sospiro di sollievo, lasciandosi scivolare scompostamente sulla sedia.
«Un altro secondo e sarei scoppiato!» esclamò facendosi vento con una mano. «E’ sempre così stressante?»
Shikamaru scoppiò a ridere e andò a sedersi davanti alla scrivania. «Sei stato incredibile» commentò scuotendo la testa. «Non avrei mai pensato che potesse andare così bene!»
«Nemmeno io» sussurrò Sasuke corrucciato.
«Ti ho sentito!» si lamentò Naruto.
«Davvero conosci la parola riserbo?» indagò Sasuke.
«Certo che sì! Non vedevo l’ora di usarla!» gongolò il biondo. «Hai visto che faccia ha fatto quando ho accennato a Kyuubi? E’ diventato bianco!»
«Naruto, sai che oggi dovrai spiegare nel dettaglio questa fantomatica missione davanti a tutto il Consiglio?» lo interruppe Shikamaru.
Naruto impallidì. «Nel dettaglio?»
«Abbiamo davanti una mattina piena di creatività...» sospirò lo svogliato Nara, allungando i piedi sulla scrivania e facendo cadere una pila di fogli. «Allora, cosa ci inventiamo?»

Sotto il palazzo dell’Hokage Iida camminava a passo spedito, seguito a ruota da due nobili un po’ affannati. Nella sua testa si affollava una mole imponente di pensieri agitati dall’ansia e dai ricordi di Kyuubi che riemergevano, e nessuna di quelle riflessioni metteva in dubbio quanto appena udito: Naruto era ingenuo, il più grande ingenuo che il Villaggio avesse mai visto, dedito all’onestà e alle opere di demolizione piuttosto che ai sottili intrighi della politica... Naruto non aveva la più pallida idea di cosa fosse un bluff. Perché perdere tempo a considerare l’eventualità che ne mettesse in pratica uno?
Le domande importanti erano altre: il nuovo Hokage poteva essere la minaccia più pericolosa degli ultimi trentacinque anni? La Volpe stava cercando di riguadagnare la libertà? Forse Kakashi lo aveva messo così in vista perché tutti potessero tenerlo d'occhio?
«Saibatsu, convoca tutti per questa notte» sussurrò a uno degli uomini che lo seguivano. «Voglio che interrompiate immediatamente le procedure per sfiduciare Kakashi. Lasciate perdere le mozioni contro Sasuke Uchiha, voglio che stia esattamente dove sta. L’Hokage va sorvegliato.»





* * *

Da questo capitolo in poi,
la vicenda prende una strada un po' diversa da quella che conoscevate.

Più politica, insomma, ma anche più Naruto che fa il figo.
(A noi piace Naruto che fa il figo, vero? <3)

Un ringraziamento speciale a tutte le persone che hanno ripreso in mano questa storia,
nonostante i tanti anni trascorsi dalla sua pubblicazione.
Siete sempre preziosi per me.
  
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