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Autore: Yuna Shinoda    14/09/2008    6 recensioni
Edward ha appena lasciato Bella nella foresta, da sola, per andare via e non farsi mai più vedere.
Ma Bella, ben presto, si accorge che non può interrompere del tutto i legami con Edward.
Ed è proprio questo, che incita la ragazza a partire per cercare il suo grande amore, dovunque lui sia. Lo troverà?
E, soprattutto, qual'è questo legami indissolubile?
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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non posso resisterti

There's a song that's inside of my soul.

It's the one that I've tried to write over and over again.

I'm awake in the infinite cold, but you sing to me over and over and over again.

So I lay my head back down,

and I lift my hands and pray to be only yours

I pray to be only yours.

I know now you're my only hope.

Sing to me the song of the stars.

Of your galaxy dancing and laughing and laughing again.

When it feels like my dreams are

so far, sing to me of the plans that you have for me over again.

I give you my destiny.

I'm giving you all of me.

I want your symphony.

Singing in all that I am.

At the top of my lungs,

I'm giving it back.

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C'è una canzone che si trova nella mia anima

è quella che ho provato a scrivere più e più volte

mi sono svegliata in un freddo infinito

ma tu hai cantato per me più e più volte

quindi abbandono la testa all'indietro

e poi sollevo le mani e prego di essere solo tua

prego di essere solo tua

ora so che tu sei la mia unica speranza

cantami la canzone delle stelle

della tua galassia mentre balliamo e ridiamo più e più volte

quando sembra che i miei sogni siano troppo lontani, cantami ripetutamente dei piani che hai fatto per me

ti darò il mio destino

ti darò tutto di me

voglio che la tua sinfonia canti in tutto ciò che sono

mentre ti rispondo con tutto il fiato che ho..."

Mandy Moore - Only Hope

 

 

 

- No, Edward! - urlai, pensando al peggio. Dopotutto Dean era solo un umano.

- Dai su, voglio proprio vedere quanto tieni a lei! - Lo incintava Dean. Forse non aveva proprio idea di ciò che gli sarebbe potuto succedere se davvero lui e Edward si fossero picchiati... Lo stesso pensiero che avevo avuto prima quando lui e Jacob erano entrati furtivamente nella mia stanza.

Dean si avvicinò a Edward, le mani strette a pugno. Sul suo volto, un espressione davvero paurosa. Era davvero arrabbiato. Nemmeno la metà della rabbia che avevo visto prima sul volto di Jacob.

Edward non si mosse di un millimetro. Il suo sguardo era fiero, irremovibile; lui già sapeva cosa aveva intenzione di fare il suo "avversario". Che strana cosa immaginare soltanto quella parola. Aveva davvero intenzione di battersi con un umano?

Dean si avvicinò ancora di più a lui. Camminò lentamente, misurando ogni passo. Il suo pugno destro era davvero stretto e pronto ad agire...

- Per favore, Dean... Non farlo... - Urlai, pensando a quanto si potrebbe far male dando un pugno ad Edward. Non ne aveva proprio idea, secondo me.

Sul volto di Edward adesso c'era un largo sorriso. Quasi diceva "vieni, qui,"... Sembrava davvero così cattivo... Non l'avevo mai visto così... Mi faceva paura.

Dean sferrò il suo colpo, senza pensarci... E Edward si scostò, impassibile.

Il sorriso ancora sul suo volto, il corpo rigido. Forse lo stava evitando apposta... Sapeva che se non faceva nulla lui di sicuro avrebbe dubitato di tutti loro. Sarebbe di sicuro uscito fuori di senno come aveva pensato che sarei uscita anch'io quando avevo scoperto che lui era un vampiro.

- Che c'è? Perchè mi eviti? - ringhiò Dean, semplicemente sorpreso di vedere che Edward era tanto bravo. Di sicuro l'aveva giudicato male. No, l'aveva giudicato male...

Dean continuò imperterrito per altre due o tre minuti, e notai che aveva ormai il fiatone. Un po' mi dispiaceva per lui, dato che ce la stava mettendo tutta, anche se non c'era bisogno di battersi per decidere chi era il migliore... Dannato Edward... Volevo che non facesse stancare troppo quel povero ragazzo. Alla fine era solo un umano. Alla fine era come me.

Improvvisamente sentii dei piccoli strilletti nella stanza.

- I bambini! Avete fatto svegliare i bambini! - Entrò Alice in fretta, avvicinandosi alla culla.

- Adesso basta con i giochi, grazie - disse Edward, con il suo tono suadente.

- Giochi? Vuol dire che stavi fingendo? - chiese Dean, alquanto sorpreso.

- Pensavi davvero che avrei alzato le mani contro di te? Davanti a Bella? Davanti ai bambini? -

- E allora? - Dean sembrava davvero non capirci più nulla.

- Disturberesti mai una principessa quando dorme? - gli rispose Edward, la sua voce ancora più soffice e persuasiva come prima. Lo voleva davvero convincere di quello che stava dicendo. Ed, in effetti, da parte sua era molto carina come cosa. Arrossii.

Dean era un po' interdetto, forse dalle parole di quel ragazzo che aveva effettivamente giudicato un po' troppo presto quel vampiro misterioso.

- Ehm... No -

- Edward, stanno arrivando - disse all'improvviso Alice. Non avevo idea di chi stesse parlando. Era uno dei Cullen? Emmett forse?

Edward si bloccò e fissò il vuoto, poi me, e poi sua sorella.

- Sono in tre? -

- No, c'è anche lui -

Edward serrò i denti e strinse la mascella. Evidentemente stava per arrivare qualcuno che non gli era molto simpatico. Ma di scuro non erano Rosalie ed Emmett. Chi poteva essere? Mi ricordai di quando, alcuni mesi prima, ero andata per la prima volta a casa Cullen. Quando io e Edward ci eravamo messi insieme... Tanto tempo fa. E, durante la partita di baseball, erano arrivati James, Laurent e Victoria. Che io sappia, l'unico morto finora è solo James. Non sapevo se gli altri due erano ancora assieme...

- Non ti preoccupare, non farà nulla. Adesso è come noi -

- Sicura? Stessa dieta? -

Sapevo a cosa si riferisse. Dieta per intendere stile di vita. Stavano parlando di vampiri. E questa cosa mi faceva pensare molto. Di nuovo, chi poteva essere?

Alice annuì, mentre notai Dean ancora più confuso. Non stava capendo più nulla.

- Allora, Dean, penso sia meglio che tu vada a riposarti - gli disse Alice, mentre muoveva la culla per far riaddormentare i neonati.

Dean era ancora perplesso. - Dove? -

- Secondo piano, seconda stanza a destra... - Mentre diceva queste cose, arrivò Esme accanto a lei. Da quanto tempo non la vedevo. Mi guardò e mi sorrise, il che mi fece essere davvero contenta.

- Vieni, ti accompagno io, - disse Esme con voce dolce, da madre. Dean ne fu quasi ammaliato e senza una parola, la seguì.

Attesi che si fosse allontanato, e , quando ormai sentii i suoi passi in lontananza, cercai di capire cosa stava succedendo.

- Edward... Cosa? -

- Avremmo delle visite... - disse esitando.

- Ehm, posso sapere chi verrà? -

Alice e Edward si scambiarono uno sguardo d'intesa. Perchè non volevano dirmi nulla? C'era qualcosa che non potevo sapere?

- Bella, credimi, non è nessuno d'importante... Visite di routine per Carlisle, vecchi amici -

Sbuffai e mi gettai all'indietro nei cuscini. Odiavo quando mi si negava la verità.

Chiusi gli occhi e mi girai sul fianco. Temevo che ciò che mi stavano nascondendo era qualcosa di triste o pericoloso per me e per i bambini, e che avrebbe potuto farmi andare nel panico. Ma, pensandoci bene, l'unica cosa che realmente mi faceva andare nel panico era proprio non sapere le cose. L'aveva fatto spesso, spesso mi aveva nascosto cose che invece avrei dovuto sapere... Mi aveva protetta troppo.

Sentivo i loro occhi su di me, e Alice che parlava piano con Edward. Riuscii ad afferrare le parole "è meglio di sì, dopotutto c'è bisogno che lo sappia", ed anche "no, è da solo. Ha deciso di convertirsi... Credimi, va tutto bene".

In queste situazioni desideravo leggere nel pensiero come Edward.

Mi sotterrai sotto le coperte, cercando di fingere di dormire. I bambini avevano smesso di piangere, grazie ad Alice, e la stanza adesso era molto calma. Mi sentii invadere improvvisamente dalla tranquillità e dalla gioia, e mi chiesi subito se questo era dovuto a qualche persona in particolare. Non volevo girarmi, dopotutto stavo quasi fingendo di dormire, ma percepii lo stesso i passi felpati della persona che stava creando questa atmosfera.

- Non dovevi farlo, sta bene - disse Alice.

- Solo routine, - rispose Jasper.

Sentii qualcuno sbuffare. Pensai che fosse Alice, ma non ne fui sicura.

- Allora noi... andiamo! - disse, la voce almeno più alta di qualche ottava - Mi raccomando... protezione! -

Sentii i passi di Alice e Jasper allontanarsi piano,chiudendosi la porta alle spalle, ed altri passi che stavano venendo verso di me. Sapevo a chi appartenevano.

Spense la luce, e sentii che piano salì sul letto, come faceva sempre anche alcuni mesi fa, quando veniva di nascosto nella mia stanza e attendeva che mi addormentassi. Quando mi cantava la sua ninna nanna...

Mi sfiorò i capelli con la mano, scendendo piano sulla guancia e risalendo dolcemente in un movimento lento e misurato. Mi fece rabbrividire.

- Lo so che non stai dormendo - disse - ormai ti conosco bene -

Non gli risposi. Volevo che continuasse a stuzzicarmi, accarezzandomi la guancia.

La sua mano si muoveva leggiadra sul mio mento, e lui si avvicinava sempre di più al mio corpo, aderendo perfettamente alla mia figura curvata. Non volevo aprire gli occhi anche se sapevo che non l'avrebbe notato visto che lui era dietro di me, ma la tentazione era troppa. Alla fine cercai di cedere. Volevo toccargli la mano, stringerla nelle mie per provare a me stessa che non stavo sognando. Che lui era qui ed era vero. Ed era qui per me.

- Colpevole - gli risposi, conscia di non poter continuare così. Quelle carezze mi stavano dando alla testa e non sarei riuscita a star ferma ancora per molto...

La sua mano continuò il suo viaggio, abbassando un po' la coperta e scendendo dalla guancia al braccio, provocandomi brividi di piacere.

- Non pensare che ti voglia nascondere qualcosa - riprese, con voce calma - ma non so come potresti reagire -

- Dipende dalla cosa. Spara, sono pronta a tutto -

Sospirò, esitando. - Laurent sta venendo qui... E' assieme al clan di Denali, però, e Alice non vede nulla di male... Tuttavia... - esitò di nuovo - non ti permetterò di andar via da questa stanza. Ne a te, ne ai bambini. Faremo finta che voi non ci siate, anche se è impossibile, dato che sentirebbero in ogni caso il vostro odore... Ma. Ripeto, Alice ha detto che lui è cambiato. Non caccia più umani da quando è con Irina, quindi... -

Trasalii. Anche se mi aveva assicurato che Laurent era cambiato, non ne ero comunque molto sicura. Poteva succedere di tutto. Però, ero molto confortata dal fatto di essere con lui e gli altri, che non avrebbero esitato a proteggere me e i neonati...

La sua carezza continuò. Questa però era piuttosto per rassicurarmi.

- Bella, andrà tutto bene. Tu ed i bambini -i nostri bambini- starete benissimo, qui. Alice pensa che resteranno per una settimana circa, giusto per visitarci -

Sospirai e presi un respiro profondo, ma non risposi.

Edward mi baciò la guancia, e proseguì baciandomi anche i capelli e il collo, in vari punti. Quei baci, anche se casti, mi facevano elettrizzare.

Procedeva baciandomi dappertutto, anche sulle braccia. Poi mi cinse la vita con il braccio e mi voltò, per guardarlo negli occhi. Dietro du lui, fuori dalla finestra, vedevo la luce chiara della luna. Quella sera era pià bianca che mai. La luce si rifletteva sui suoi capelli, e li rendeva stupendi e brillanti. Davvero uno spettacolo meraviglioso. Si avvicinò ancora di più, intrappolandomi nella sua morsa e baciandomi sulle labbra con forte trasporto. Il suo bacio non era come i soliti, era qualcosa di più intenso, e magico. Era quasi come se parlasse e dicesse "bentornata, mi sei davvero mancata." Amavo le sue labbra sulle mie. E su ogni altra parte del mio corpo.

Scese più in basso, baciandomi il petto ed indugiando più in basso, sul seno. Quei baci mi fecero davvero sussultare per il piacere che provai, ed ero quasi in iperventilazione quando mi accorsi che piano mi stava sbottonando l'abito che avevo ancora indosso dopo il parto. Lo sentii cadermi dalle spalle, che adesso erano nude e lisce sotto il suo tocco.

Sapevo cosa avesse intenzione di fare, e gliel'avrei permesso. Quello sarebbe stato davvero un regalo di benvenuto.

Cercai di sbottonargli la camicia, senza successo, e lui mi sorrise e lo fece da solo, mentre io, imbarazzata come se fosse la prima volta, abbassai lo sguardo.

Lui mi alzò il mento, per farsi guardare, e mi sorrise nuovamente. - Non c'è nulla di cui preoccuparsi, - mi disse, continuandomi a baciare e a disfarsi della sua camicia - andrà tutto bene, amore -

Io non riuscivo a dire una parola, quel momento era troppo bello da essere vissuto in silenzio, solo accompagnato dai nostri gemiti.

Cercai di sfilarmi l'abito e, quando ci riuscii, lo gettai a terra. Cercai di sfilargli i pantaloni, ma la sua cerniera era troppo lontana, così lui fece di nuovo tutto da solo rivolgendomi un dolce sorriso e baciandomi i seni.

Tastavo ogni centimetro del suo corpo con la bocca e tracciavo ogni centrimetro del suo petto con la lingua, perchè ero decisamente affamata di lui. Non lo vedevo da troppo, molto tempo.

Lui, dal canto suo, faceva lo stesso. Non c'era nessuna parte del mio corpo che non lambisse con le sue mani e le sue labbra. Anche lui era affamato. Si avvicinò sempre di più, muovendosi piano per cercare di non farmi male.

Ormai non avevo più nulla addosso, e lui procedeva lentamente ad accarezzarmi il bacino e i fianchi, scendendo piano sul sedere e papandolo con grazia, quasi come non volesse evitare di romperlo, dato che secondo lui ero molto fragile.

Certo, il mio corpo tra le sue braccia lo era, ma adoravo abbandonarmi all'emozione... E così anche lui.

Continuava a baciarmi, mentre si avvicinava finalmente alla mia intimità. Con un colpo secco, ma anche molto misurato, i nostri due corpi furono uno dentro l'altro. Dalla mia bocca uscì un "ahia", perchè mi stavo davvero eccitando, ma Edward si allarmò.

- Dolore? - chiese, sempre dolce e con il solito sorriso.

- No, per niente, - mentii, ed in parte non era vero. Anzi, invece del dolore stavo provando una grande eccitazione. - Continua, per... favore - chiesi, ansimante.

Edward si spinse ancora più dentro di me, facendomi urlare di nuovo, questa volta più ad alta voce. Per non sentire dolore continuai a baciargli il collo, e lui fece lo stesso con il mio, mentre con la mano libera mi accarezzava la schiena.

Contnuò così per molto tempo, ed ogni volta le mie urla erano sempre più acute che mi chiesi semmai le avessero sentite anche gli altri Cullen. Pensai di sì.

Poi, stanca, aprii le braccia sul letto e cercai di riprendere fiato. Stavo ansimando ormai da molti minuti. Mi girai verso Edward, che mi stava guardando, e stava sogghignando. Lui non era stanco. Non lo sarebbe mai stato.

- Tutto bene? - mi chiese, con il suo tono dolce e suadente.

- Tutto... bene - gli risposi, ancora con il fiatone. Ero stanca. - L'altra volta... Non era... stato così... -

La sua risata divenne più fragorosa. - L'altra volta era una specie di prova... Non sapevo come... Come mi dovevo comportare... Se ti avrei fatto male... - sospirò.

- Ah - dissi, forse già consapevole che avrebbe risposto in questo modo. So che ci teneva a me... Ma soprattutto ci teneva a far restare intatto il mio corpo... E la mia umanità.

- Stanotte, invece... - risprese, - ero davvero eccitato. Ho osato molto di più rispetto all'altra volta e... Ho visto che anche tu... - sogghignò, lasciando la frase in sospeso.

Arrossii. Sapevo a cosa si riferiva. Ai miei gemiti... Ops. Ora mi ricordai che avevo urlato un po' troppo. E, da ciò che dicevo, si capiva che non urlavo da dolore. Mi ricordai troppo tardi, di nuovo, che ero a casa di vampiri. Vampiri che avevano un udito sopraffino.

Mi nascosi sotto la coperta, imbarazzata.

Lui, che aveva capito il perchè del mio gesto, mi scoprì subito e avvicinò il mio volto al suo. Adesso eravamo occhi negli occhi.

- Non devi vergognarti, per questo - mi disse, accarezzandomi la guancia.

- Ma... Mi avranno sentito tutti! - risposi, ancora più rossa in volto.

Edward rise di nuovo. - Forse sì. Ma hanno deciso di non stare su questo piano della casa, almeno per questa notte... -

- Edward, quanto lontano più arrivare l'udito di un vampiro? -

- Anche a due chilometri. Ma forse... -

Ero praticamente paonazza. - Che figura... - dissi, imbarazzatissima.

Edward non la smetteva di ridere.

Mi appoggiai sul suo petto, abbracciandolo. Lui di rimando mi circondò con le sue braccia, e smise di ridere. O quasi.

Non so quanto tempo passai in quel modo, ma mi addormentai.

La mattina seguente, era tutto come lo ricordavo. Ero ancora stretta ad Edward, la testa sul suo petto, e lui era ancora avvinghiato a me.La coperta mi copriva le spalle, anche se non avevo molto freddo.

Alzai la testa, ed incontrai quella di Edward. Mi sorrideva.

- Buongiorno... - mi disse, con voce suadente.

Sbadigliai. Avevo ancora un po' di sonno dopo la notte passata in bianco...

Improvvisamente scattai a sedere. Mi ero dimenticata di una cosa. Una cosa importante.

- I bambini! Devo allattarli! - urlai.

Edward mi poggiò una mano sulla spalla. - Calma, Bella. Stanno ancora dormendo ed è ancora presto -

Sospirai. Meno male. Ero diventata madre da appena poche ore, non potevo permettermi di sbagliare fin da subito. All'improvviso Edward s'irrigidì. Poi capii il motivo.

Sentii dei passi veloci che provenivano da corridoio. Come mi aspettavo, qualcuno entrò nella stanza a grandi passi.

- Dai, Tanya, può darsi che sta impegnato - sentii dire ad Alice.

- Ma no, dai! Cosa può fare di tanto importante? -

Non riconobbi la ragazza con Alice. Era alta, bionda e pallida, ed anche molto bella. Da far invidia a Rosalie.

Fissò prima me, poi Edward, che tra l'altro era ancora svestito. Da sotto le coperte di certo non si poteva vedere nulla, ma il suo pettò nudo marmoreo di certo sì, visto che ormai era seduto e non era più coperto dal lenzuolo.

- Oh - disse la ragazza, immobilizzandosi - Non mi avevi detto che -

- Stavo tentando, credimi. Ma non hai voluto ascoltarmi -

- Oh mio Dio. Oh! Non pensavo che... Oh! - Dalla sua bocca uscivano solo questi "Oh". Le cose erano due. O era sorpresa di vedere Edward con una donna, oppure adesso era tremendamente imbarazzata.

Non potevo esserne sicura, dato che lei era come loro. Non sarebbe potuta arrossire. Non avrei mai potuto sapere se lo era, o no.

- Ciao, Tanya - disse Edward, il tono di voce, calmo.

- Edward, scusami! - gli rispose lei - Non sapevo che... -

- Non preoccuparti, Tanya. E' successo tutto così in fretta... - lasciò la frase in sospeso.

- Scusami, ancora. Pensavo... Oh - Tanya, la ragazza, si voltò in fretta e sparì dietro la porta come un razzo, ed Alice la seguì.

Edward fissava ancora la porta.

- Edward... Chi è quella ragazza? -

Lui si voltò verso di me, adesso serio. Ero pronta al peggio.

 

 

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Ehiiiiii ciao a tutti!! Ho aggiornato anche questa! Dopo tanto u.u

Allora, cosa ne pensate? Cosa pensate che risponderà Edward? Bene o male?

Grazie a tutti coloro che hanno commentato l'ultimo chapter. Uno nuovo arriverà presto ^^

Un grande kiss, Yuna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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