Nelle settimane seguenti fui molto indaffarato nel preparare una festa a sorpresa per Allison, l’unica amica di Lydia che mi stesse simpatica. Aveva un viso angelico e un bellissimo sorriso, glielo dicevo sempre, e inoltre era una persona molto umile, una persona che non si rende felice con un semplice paio di orecchini o un braccialetto. Questo Lydia lo sapeva bene, ma non era in grado di farle qualcosa che si addicesse a lei, siccome erano completamente diverse e spesso l’egoismo vince sull’umiltà. Per questo motivo fui costretto a sorbirmi una serie di preparativi per una festa in piscina che neanche sarebbe piaciuta alla festeggiata.
Riuscimmo a convincere Jackson Whittermore a prestarci il suo giardino per la festa, e sfruttammo qualche ragazzino del primo anno per diffondere la voce facendo attenzione a non farla arrivare direttamente ad Allison. Tutti gli invitati avrebbero dovuto portare qualcosa da mangiare o da bere, qualcuno avrebbe sicuramente portato della droga senza dire nulla, e a noi stava bene così. Un festino in piena regola, di quelli che si vedono nei film adolescenziali in stile Mean Girls. Ecco, se fossimo stati dei personaggi di quel film, Lydia sarebbe stata decisamente Rachel McAdams, mentre io sarei stato Lindsay Lohan.

Finalmente il gran giorno arrivò. Fu uno di quei giorni difficili da dimenticare, in cui non ci si ferma un attimo e il panico è l’unica cosa che regna. Ero distrutto, avevo fatto avanti e indietro con la macchina per comprare il necessario, ritirare il regalo (un vestito bianco con dei ricami di seta) e accompagnare alcuni invitati che non sapevano come raggiungere la destinazione. Fortunatamente non ci furono problemi, e tutti arrivammo in tempo, all’incirca mezz’ora prima di Allison, per poterci nascondere, aspettando con ansia il momento in cui saremmo saltati fuori dal nulla. Nessuno aveva il coraggio di aprire bocca, consapevole che se l’avrebbe fatto Lydia l’avrebbe fulminato e probabilmente cacciato dalla festa. Sentimmo la maniglia abbassarsi e la porta aprirsi, tutti quanti scattarono veloci in piedi e urlarono il famoso “SORPRESA!”.

Stiles cadde a terra dalla paura, inciampando sui suoi stessi piedi.

“Oh ma andiamo!” – urlò Lydia irritata.

Allison non si era ancora fatta viva e gli invitati erano già scocciati, molti se la presero con Stiles, che fu ripetutamente insultato e costretto ad accovacciarsi accanto all’unico rimasto in silenzio tutto il tempo, me.
Aveva lo sguardo di un cucciolo perso, mentre il suo naso all’insù puntava continuamente in direzioni diverse. Era puntato su di me quando Stiles smise di guardarsi intorno confuso.

“Ah, quindi è una festa a SORPRESA. Pensavo fosse una semplice festa, non pensavo ci fosse neanche un compleanno da festeggiare.” – mi disse bisbigliando.

“Quindi immagino che tu non abbia portato neanche un regalo, beh fa nulla, tranquillo. Faremo finta che tu non sia mai arrivato. Comunque è bello rivederti.” – usai un tono da persona sicura di sé, cercando di non far notare come in realtà la mia voce tremasse per la paura di sembrare un idiota.

“Oh, grazie amico. Comunque anche a me fa piacere rivederti, in qualche modo dobbiamo sempre incontrarci noi due, eh? Chissà, magari è un segno. Vedi, io credo molto in queste cose: fortuna, destino.. e penso che il destino ci faccia sempre incontrare per un motivo, per esempio oggi sono stato fortunato a trovarti qui, altrimenti tutti gli altri mi avrebbero mangiato.” – girò subito lo sguardo verso il resto delle persone in sala, fermandosi a fissarle per qualche secondo che potei sfruttare per guardarlo attentamente dalla testa ai piedi. Non poteva essere definito come il solito ragazzo attraente, ma era carismatico e aveva qualcosa di sé che non riusciva a farti distogliere lo sguardo. Notai un’altra costellazione di piccoli nei sul suo braccio.

All’improvviso tutti si alzarono in piedi, urlarono un “sorpresa” rumoroso dalle vocali allungate e suonavano trombette e aggeggi che producevano suoni poco melodici. Stiles mi diede una mano ad alzarmi da terra, e dandomi una pacca sulla spalla mi spinse verso Allison, sapendo che eravamo amici. Lei era bellissima come sempre, indossava un vestito nero di pizzo e il suo più bel sorriso. L’abbracciai forte facendole gli auguri, mentre le lacrime le scendevano lente sul viso dall’emozione.

Così, finalmente, la festa cominciò. Jackson mise su la peggior musica che si potesse ballare, costituita solo da un’unione di rumori metallici indistinti, ma questo non interessava a nessuno, l’importante era cercare di divertirsi. La sala principale, quindi, era riempita da quelli che volevano ballare, nella cucina invece si faceva sosta per prendere da bere o per mettersi a parlare con calma approfittandosi della presenza del cibo del rinfresco. Al piano di sopra andavano tutti quelli che avevano bisogno di un po’ di privacy, per fumare sostanze illegali o rinchiudersi nei bagni con ragazze disposte a fare favori sessuali. Io ero finito a quel piano, ma non fumavo e non avevo nessuno con cui divertirmi. Lydia si era chiusa in una camera con Whittermore, Allison era al piano di sotto, a ballare con alcuni suoi amici. Dopo aver bevuto due birre preso dalla noia, sentii l’urgente bisogno di liberare la vescica e corsi al bagno di quel piano, rischiando di trovarci chissà chi fare chissà cosa. Bussai la porta ma nessuno rispose, abbassai la maniglia e quando varcai l’uscio trovai lui, seduto sul bordo della vasca senza maglietta. Il sudore gli ricopriva il volto, fin troppo pallido anche per lui e la sua carnagione chiara.

“Ehi, amico. – disse con poco fiato, accennando un sorriso – Mi sono vomitato addosso e sto così male che non riesco a piegarmi per tirarmi via i jeans, mi devi dare una mano.”

Lo guardai per qualche istante, e poi mi affrettai ad andare verso di lui. Gli slacciai i pantaloni e poi spostai lo sguardo verso la parete per evitare di dargli strane impressioni, nonostante fosse completamente ubriaco, poi glieli sfilai di dosso, presi i pantaloncini di tuta appoggiati al bidet immaginando fossero suoi e glieli infilai. Per tutto il tempo stetti zitto, fino a quando non interruppe il silenzio dicendo:

“È vero che sei gay?”

“No. – risposi con calma sedendomi sulla tavoletta del water – Non mi do etichette, ma sono stato anche con ragazze che mi piacevano davvero.”

“Ah, quindi sei bisessuale.”

“Se proprio vuoi essere preciso.. sì. Perché?”

“Ero solo curioso, e poi sono brillo quindi mi piace farmi i cazzi altrui. Hai mai fatto sesso con un ragazzo?” – la sua voce aveva un che di lagnoso, parlava cantilenando a causa dell’alcol.

“No, ma ci sono andato vicino. Tu invece?”

“No, ma anche io ci sono andato vicino. Ma non mi piacciono i ragazzi, o forse sì. Nah, non mi piacciono, anche se alcuni non sono niente male. Tu per esempio, tu sei carino, e questo non ha importanza perché mi piace una ragazza.” – sentii un piccolo tonfo al cuore dopo le ultime quattro parole.

“Ah, sì? Chi?”

“Non dirlo a nessuno, mi raccomando. Lydia Martin, l’ho notata a quella festa, la prima volta che noi due ci siamo conosciuti. So anche che siete molto amici, puoi aiutarmi a fare colpo su di lei?"




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Salve gente! Ebbene, sono tornata dopo un mese, scusate il ritardo ma non ho avuto tempo o ispirazione e non volevo rovinare la storia scrivendo un capitolo tanto per farlo. Spero vi stiate godendo l'estate, anche se ormai l'inizio della scuola è vicino, ma nooon parliamone. Non so con certezza quando riaggiornerò, siccome partirò domani, ma cercherò di scrivere appena possibile. Alla prossima!

- Ronnie.