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Autore: Sebs    16/08/2014    3 recensioni
Orphan Black AU!High School
Delphine e Alison, migliori amiche, incontrano delle persone molto singolari: Delphine si imbatte in una ragazza con gli occhiali che la fa sentire rinata; Alison ritrova il suo vecchio amico, Felix, che ora ha due sorellastre. La cosa strana? Sia la ragazza con gli occhiali, Cosima, che le sorellastre di Felix, Sarah ed Helena, sono del tutto identiche ad Alison. Che mistero si nasconde dietro quei quattro visi così simili?
[Cosima/Delphine; Sarah/Cal; Alison/Donnie; Alison/Beth]
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Alison Hendrix, Cosima Niehaus, Delphine Cormier, Helena, Sarah Manning
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ricominciata la settimana, si misero d'accordo per vedersi e andare tutti insieme a scuola.
Prima erano solite vedersi solo Alison e Delphine, abitando vicine e approfittandone per allenarsi per migliorare nelle cheerleader: si svegliavano presto, facevano una corsa dell'isolato, e poi andavano a fare colazione, lavarsi e prepararsi per la scuola.
Ma quella mattina era come se... Come se il mondo si fosse fermato.
-Avete avuto qualche idea? -chiese Alison alle gemelle.
-No, niente di che.
Felix scorse Donnie dietro l'angolo e Alison gli corse addosso. Non ricordava fosse così espansiva.
Alison e Donnie si rincorrevano dal primo anno delle superiori, ma solo Felix sapeva che Ali gli correva segretamente dietro sin dalle medie: Delphine era stata fortunata, pensava Felix, perché non si era dovuta sorbire i pianti senza senso di Alison. Se Helena o Sarah avessero saputo quei retroscena sarebbero state capaci di prendere a schiaffi Alison, dicendole di svegliarsi.
Ma Fee non diceva niente, tranne per quelle rare volte in cui lanciava qualche frecciatina ad Ali, frecciatine di cui solo loro capivano il senso.
La realtà era che, mentre in Inghilterra era stato più libero e meno preoccupato di ogni cosa che diceva o faceva. La sera prima di partire per l'Europa, mentre piangeva con Alison per la separazione, era sollevato di lasciare quel paesino dove una linea di eye-liner faceva scalpore.
Con le gemelle era andato addirittura in un locale per omosessuali a Londra, e lì nulla era strano, tutti pensavano solo a divertirsi. E Felix, per la prima volta in vita sua, non si era sentito in colpa per ciò che era.
Quando poi aveva saputo che sarebbero tornati a casa, si era sentito morire. Era stata Helena a dirgli che doveva fregarsene, e che se voleva indossare i suoi pantaloni di pelle o l'eye-liner a scuola, poteva farlo.
-Che si fottano tutti gli altri! -gli aveva detto. E quello era diventato il suo nuovo motto.
Helena era quella con cui era più timoroso di parlare: mentre con Sarah era stato amore a prima vista, con Helena era sempre stato più reticente, perché si comportava come una bambina e un'adulta in un arco di pochi secondi. Però poi lo aveva aiutato a uscire allo scoperto, e si era legato anche a lei. Anche se a volte credeva ancora che fosse un po' suonata.
Comunque, era felice di vedere Alison finalmente con quel ragazzo, e aspettava il giorno in cui sarebbe successo anche a lui, ma nel frattempo partecipava ai cortei con Helena.
 
Alison si era accorta di essere "vagamente interessata", come diceva all'inizio, di Donnie Hendrix quando erano stati messi vicini da un professore delle medie. Da quel giorno, aveva iniziato a pianificare ogni cosa nel minimo dettaglio. Ma se inizialmente era solo un piano per conquistare Donnie, alla fine era diventato un piano per diventare popolare alle superiori. E, anni dopo, eccola lì, sulla cresta dell'onda, esattamente come aveva pianificato.
Felix era il suo più vecchio amico, il fratello che non aveva mai avuto, e non si era fatta mai nessuna domanda su alcuni dei comportamenti che teneva, ma quella mattina, dopo che lo aveva visto con degli jeans stretti e gli occhi truccati, aveva iniziato ad intuire.
Inizialmente ci era rimasta di stucco. Felix? Il suo vicino di casa? Come aveva fatto a non capirlo a suo tempo?
Ciò che la preoccupava erano le reazioni di quelli con cui avevano passato le elementari e le medie. Se avessero osato dire una parola di troppo, sarebbe stata pronta a distruggere chiunque.
Ma le altre due ragazze, quelle che Fee chiamava "sorelle", la preoccupavano ancora di più.
Una era vestita come uno di quei vampiri di cui facevano milioni di film nell'ultimo periodo, con gli occhi completamente contornati di nero come se fosse stata coinvolta in una rissa e le avessero strappato solo i contorni dei vestiti; l'altra sembrava che non si fosse neanche preoccupata di vestirsi, con una gonna lunga e una maglia bianca.
Guardò Delphine in cerca di un sostegno, e Delphine era sorpresa, più che... spaventata, forse. Rise, quando guardò l'espressione di Alison.
Le divise avrebbero fatto meglio ad arrivare il prima possibile.
Quando si incrociarono con Donnie, lui non fece una piega.
Non aveva fatto una piega neanche quando aveva scoperto che avesse delle sosia inglesi.
Per un attimo, quando le aveva viste, aveva pensato che Donnie se ne sarebbe andato, spaventato dalla stranezza. Ma le considerava "simpatiche", quindi non se ne preoccupò molto. Era molto sollevata.
Per fortuna non avevano lezioni insieme, quindi non avrebbero dovuto spiegare perché ci fossero tre diverse versioni di loro stesse. Decisero di dire in giro che erano cugine, e cercarono di darsi coraggio dicendo che non erano poi così simili, che non si somigliavano così tanto.
Salutarono gli altri e Alison e Donnie andarono per la loro strada.
Nascosti in un angolino della scuola, Donnie cercò di convincere Alison a restare calma, e che tutto sarebbe andato per il meglio.
-Ho paura... Le hai viste? Una hippie e una che sembra pronta a picchiare qualcuno.
-Meglio, no? Ci sarà lei ad aiutarmi a difenderti.
-A difenderci tutti. Ora siamo qualcosa tipo una squadra-super-segreta in azione.
-Dovreste trovarvi un nome.
-Un... nome?
-Il Gruppo delle Sosia.
-Donnie, inizi a spaventarmi.
-Okay, scusami.
Donnie si avvicinò e iniziò a baciare Alison, che per un po' dimenticò tutti i problemi che si era creata e si ricordò di quanto era fantastico il suo ragazzo.
 
L'ora di pranzo arrivò piano, per Helena, e quando arrivò fu molto deludente: nessuna delle cose che servivano sembravano lontanamente dei cibi  commestibili, così decise di prendere qualcosa dalle macchinette. Avrebbe fatto carte false e si sarebbe fatta portare del cibo vero, come aveva fatto in campeggio. Certi moduli erano semplici da trovare su Internet, e la firma di sua madre era diventata più semplice da scrivere della sua.
Non era una ragazza solitaria o asociale, solo che non le piacevano le persone con cui viveva. Felix, quando erano tornati dal loro primo gay pride, le aveva detto che per tutta la durata della festa quasi non la riconosceva. Smetteva di sembrare la Helena indifferente e antipatica che tutti credevano di conoscere e diventava la Helena solare che solo i suoi amici delle fondazioni e dei cortei, o che Felix e Sarah conoscevano e adoravano. Anzi, i ragazzi dei cortei la guardavano come una sorta di leader, in quanto non mancava mai. Per il resto del mondo, era solo una ragazza che sbadigliava e mangiucchiava sempre.
-Ehi.
-Ehi a me? -chiese Helena, scrutando il ragazzo biondo seduto sulla cima di una pila di sedie.
-Non parlo da solo.
-Peccato -disse, facendo per andarsene.
-No, aspetta, dove vai? -chiese, scendendo dalla pila.
-Dove vado io non ti interessa, dove puoi andare tu, beh, ne avrai una vaga idea.
Iniziò a prendere velocità per i corridoi, sebbene non avesse la minima idea di dove stesse andando.
-Ehi!
Il ragazzo spuntò dietro un angolo.
-Vuoi che ti pigli a pugni o posso mangiare in pace?
-No, io volevo solo dirti che ha lasciato questo nell'aula di inglese -le passò un foglio con degli appunti, ed Helena riconobbe la sua scrittura. -Niente di più.
-Non sei un fighetto, allora.
-No, sono solo Jesse. E tu sei... inglese. Credo.
-Ho cercato di prendere un accento di dove ho lavorato, ma senza successo.
-Lavoro?
-Non sono affari tuoi, Jesse Fighetto. Ci vediamo a lezione.
-Certo, sì. Come vuoi.
Helena aprì il pacchetto di patatine e ricominciò a camminare. Il ragazzo continuò a rincorrerla. -Voglio chiarire una cosa sola. Non ti sto venendo dietro.
-A me pare proprio di sì.
-Intendevo... non voglio diventare il tuo ragazzo o cose così.
-Benissimo. Perché io non voglio un cretino come ragazzo.
-Credi che sia un cretino?
-Lo hai detto tu. Io ho detto che non voglio un ragazzo cretino.
-Non sono cretino.
-Meglio per te.
Helena ricominciò a camminare, ma stavolta il ragazzo non la seguì.
Helena ridacchiò soddisfatta di averlo confuso così.
  
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