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Autore: xJames    18/08/2014    1 recensioni
Molti anni dopo la fine degli eventi narrati ne "I Doni della Morte", qualcosa sta succedendo nel mondo magico. Qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Dal terzo capitolo: "[...] i vecchi amici furono interrotti dalla McGranitt. [...] «Hermione, Ron, ho qualcosa... qualcosa... da mostrarvi...» disse titubante. I due [...] la seguirono fino al suo ufficio. «Io... non so come farvelo vedere... ma non ho altra scelta...» si schiarì la voce, e prese un scatola. La aprì e ne mostrò cautamente il contenuto. L'urlo di Hermione raggelava il sangue."
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione imprecò. «Dannazione!»
Chiunque fosse lì l'aveva sentita arrivare e lei non si era mossa abbastanza in fretta da vederne l'identità. Pensò di non fare comunque in modo che quel viaggio fosse stato inutile, quindi si mosse verso la capanna che aveva visto poco prima. Fece un respiro profondo e aprì la porta, che era socchiusa. La stanza era pericolosamente senza alcun odore, neanche il più piccolo. Sulla destra c'era un giaciglio di fortuna, composto da un piccolo materasso ed un cuscino, ed affianco c'era un piccolo tavolo vuoto. A parte questo, la stanza era vuota.
La donna avanzò. I suoi passi sembravano rimbombare nel silenzio mentre si avvicinava al materasso dove con ogni probabilità era stata stesa sua figlia. Nella testa echeggiavano i pensieri... era stata così vicina a lei...
Sentì qualcosa scricchiolarle sotto il piede. Lo spostò e guardò in basso, e appena lo vide non credette ai suoi occhi. Lo prese con foga e se lo rigirò in mano.
Un galeone legato ad una catenina. No, non un galeone qualunque. Quello che lei stessa aveva fabbricato nel suo quinto anno ad Hogwarts per diffondere gli orari e i giorni in cui si sarebbero tenuti gli incontri dell'ES.
Come diavolo ci è finito qui questo?!” pensò.
Era sconvolta. Se lo mise in tasca e continuò a cercare nella capanna, ma nient'altro venne fuori. Decise di ritornare indietro, continuando a pensare a tante cose: la stranezza della situazione, il galeone falso, il fatto che probabilmente lì non sarebbe riapparso più nessuno ora che l'uomo misterioso sapeva che qualcuno conosceva quel posto.
Fece un ultimo respiro, non captando ancora alcun odore, e si smaterializzò ad Hogsmeade. In un primo momento si sentì spaesata, perché era partita dalla biblioteca di Hogwarts.
Aspetta un momento.” si disse, “Come ho fatto a smaterializzarmi da Hogwarts? Forse è il potere dell'incantesimo...”
Cominciò a camminare ed arrivò nuovamente presso la sua vecchia scuola. Con sua sorpresa, una volta riuscita ad entrare, trovò Ron nell'ingresso.
«Hermione!» esclamò, correndole incontro. «Dove diamine eri?!»
«Ho deciso di indagare sulla scomparsa di Rose.» informò secca, come se avesse detto “sono andata a prendere un caffé”.
«CHE COSA?! Da sola? E perché non me ne hai parlato?» disse Ron arrabbiandosi.
«Be', non lo so, ma ho deciso e ho iniziato!» ribattè infervorata Hermione.
«Sì ma...»
«Niente ma!» continuò lei, interrompendolo. «Non so perché non ti ho chiamato ma è inutile arrabbiarsi! Non ho bisogno del tuo aiuto, me la so cavare benissimo da sola, e dovevo fare qualcosa perché non riesco a starmene con le mani in mano!»
Si fermò e riprese fiato. Guardò Ron, che aveva assunto un'espressione colpevole.
«Adesso, se vuoi scusarmi» informò Hermione, scansandolo e dirigendosi verso le scale. «Ho da fare. Sempre se posso andare da sola.»
E scomparì a passo svelto, lasciando il marito da solo all'ingresso.
La donna corse per tutte le scale fino ad arrivare alla stanza assegnata loro dalla McGranitt giorni prima, e si mise subito alla scrivania, cacciando il galeone falso dalla tasca. Lo guardò da vicino.
La catenina a cui era legato era una di quelle che si usavano per metterselo al collo, per farne una collana, rendendo così il galeone un ciondolo. Per quanto riguarda l'oggetto in sé, Hermione notò che esso non aveva subito modifiche, e lei non poteva ricavarci assolutamente nulla. Per un attimo pensò anche di usare l'incantesimo peto locus, ma poi si rese conto che l'unica cosa che avrebbe ottenuto sarebbe stata essere trasportata nel dormitorio delle ragazze Grifondoro, che era il posto in cui l'aveva stregato per la prima volta.
Le effimere speranze che aveva accumulato in quel po' di tempo svanirono immediatamente, come polvere buttata via dal vento. Prese il galeone e lo strinse in mano, stendendosi sul letto e chiudendo gli occhi. Sembrava che fosse tutto impossibile da decifrare, eppure sua figlia era da qualche parte e dovevano ritrovarla... non potevano dargliela vinta e aspettare tranquillamente l'incontro a Grimmauld Place, come se avesse dovuto incontrarsi con un'amica...
Qualche ora dopo, Hermione era riuscita a rintracciare Herpas Jones e lo stava raggiungendo nella Sala Grande. Lo intravide seduto al tavolo dei Corvonero, da solo, che scriveva su di una pergamena qualcosa ancora una volta. «Signor Jones!» lo chiamò.
Lui alzò lo sguardo e fece segno con la testa di aver visto la donna. Si alzò e appena lei gli fu vicino ricambiò il saluto stringendole la mano. «Signora Weasley.»
Entrambi si sedettero. «Voleva dirmi qualcosa?» chiese Jones.
«In realtà sì.» Hermione estrasse dalla tasca il grosso galeone falso. «Ho trovato questo... volevo che lo avesse lei, per le indagini di Rose... magari può ricavarci qualcosa.» disse porgendoglielo.«È falso.» aggiunse.
L'uomo lo prese in mano. «Dove lo ha trovato?» domandò incuriosito, fissando e girando tra le mani l'oggetto che aveva appena ricevuto.
La donna titubò ma egli non se ne accorse, intento a guardare il galeone. «...sotto il letto di Rose.» improvvisò. «Dev'esservi sfuggito.»
«Strano... mi scuso per l'errore, di solito non accade mai.» disse l'uomo, poi si infilò l'oggetto in tasca. «La ringrazio.»
«Grazie a lei.»
I due si congedarono, ed Hermione riprese a salire le scale, domandandosi quando quella tortura sarebbe finita.

*

Ginny era seduta con Ron sulle sponde del lago nero. Era quasi sera: il sole stava per scomparire totalmente dietro l'orizzonte, lasciando una frescura nell'aria e un piacevole color rosato a colorare il cielo.
La donna aveva rintracciato suo fratello per parlargli, e insieme avevano deciso di farlo lì, indisturbati.
«...e quindi i miei capelli sono diventati stopposi.» stava dicendo lei.
Ron si girò e la guardò in viso. «Sul serio?» chiese con un espressione da “mi stai prendendo in giro?”
«Lo giuro, davvero, non so come domarli!»
«No» interruppe lui, «sul serio mi hai chiamato per parlarmi dei tuoi capelli stopposi?»
«In realtà no..» ammise Ginny, strappando qualche erbetta da terra.
«Per fortuna. Avanti, spara.»
«Bum.»
Ron si giro ancora una volta, esasperato. «Avanti, fai sul serio?!»
«Okay, okay, calma!» cominciò lei. «Volevo chiederti... non è forse meglio parlare a mamma e papà della situazione?»
Lui sospirò. «Non volevo farli preoccupare, ma lo verranno a sapere comunque, quindi... suppongo di sì.»
«Bene!» esclamò Ginny, alzandosi e scrollandosi di dosso l'erba. «Ti accompagno io.»
Il fratello la guardò dal basso. «Davvero?»
«Certo! Avanti, avverti Hermione e andiamo ad Hogsmeade.»
«Possiamo anche andare direttamente ad Hogsmeade.» informò lui, alzandosi da terra a sua volta.
Fissò la sorella. Era così strano paragonarla con la Ginny di quando erano ragazzi. La sua piccola sorellina Ginny...
«Perchè?» chiese lei, dubbiosa.
«Lunga storia. Piuttosto, tu non devi avvisare Harry?»
La sorella distolse lo sguardo e si avvio verso i cancelli di Hogwarts. «Nah, capirà.»
«Se lo dici tu.» ribattè Ron, e la seguì a passo svelto.

Si materializzarono al confine della Tana. Volevano trovare un modo per introdursi pacatamente e non far prendere un colpo ai loro genitori, ma non ne trovarono uno. Decisero di improvvisare.
Mentre si avvicinavano alla porta, per la testa dei due fratelli stava passando lo stesso pensiero in quel momento: casa.
Per Ginny e Ron, quella era casa molto più di qualsiasi altra cosa. Anche adesso che avevano una casa tutta loro, quella era sempre più calda, più accogliente, più bella. Ogni mattone, ogni filo d'erba era imbevuto nei ricordi della loro infanzia, la loro adolescenza... tutte le volte che avevano ripulito il giardino dagli gnomi, che avevano giocato a Quidditch nel giardino, che avevano solo pranzato e dormito in quell'abitazione. Ognuna di quelle volte, a distanza d'anni, assumeva una posizione importante nel loro passato... solo perché era avvenuta lì, a casa.
Arrivarono all'ingresso. Si guardarono, fecero un respiro profondo e Ron bussò.
«Sì?» chiese una voce dall'altra parte della porta. Era Molly.
Il figlio si schiarì la voce. «Siamo noi, mamma.»
La porta si aprì di scatto. «Cos...» iniziò la mamma, ma poi fu assalita dalla felicità e li abbraccio fortissimo entrambi. «Venite dentro, venite dentro! ARTHUR!» chiamò a gran voce.
Arthur fece capolino in cucina e urlando a intermittenza “RON! GINNY!” riservò loro lo stesso trattamento che aveva riservato loro la moglie.
Li fecero sedere sul divano. «Cosa vi porta qui?» domandò Molly con enfasi. Prima che uno dei suoi figli potesse aprire bocca, riprese a parlare. «No, no, no, aspettate! Cenate qui stasera! Vero? Preparo la cena!»
«Mamma...» iniziò Ginny, vedendo che Ron non ce la faceva a parlare. «Siamo qui per parlare a te e a papà.»
La donna notò l'espressione e il tono serio che aveva assunto sua figlia e si fermò di colpo, cancellando automaticamente il sorriso che aveva sul volto. Si sedette assieme al marito di fronte ai figli e chiese loro di cominciare a parlare, preoccupata.
Ginny vide che ancora una volta le parole non volevano uscire dalla bocca di Ron, e così cominciò lei. «Rose...»
Poi il fratello si schiarì la voce e si intromise improvvisamente. «Rose è scomparsa.»
Lo disse così, senza preavviso, né fronzoli, né giri di parole, con lo sguardo fisso nel vuoto. Molly stava per svenire. Arthur, un po' pallido a sua volta, ebbe comunque la forza di andare a prendere dell'acqua con lo zucchero per sua moglie e cercò di farla riprendere.
La figlia parlo, giocherellando nervosamente con i suoi capelli rosso fuoco. «È successo qualche giorno fa, e si stanno svolgendo le ricerche...». Raccontò loro tutto, per filo e per segno, dall'inizio alla fine.
Ripresasi, sua madre cominciò a parlare. «Perchè non ce lo avete detto prima?!»
«Già!» si accodò Arthur. «Abbiamo il diritto di sapere certe cose!»
«Non volevamo farvi preoccupare...» si scusò Ron.
Il padre indicò sua moglie, ancora debole. «Come vedi ha funzionato!», poi si addolcì. «Ron, Ginny, noi per voi ci siamo sempre. Non dubitate mai... quando succede qualcosa dobbiamo saperlo. Nascondercelo non servirà a niente, siamo i vostri genitori...»
«Avete ragione.» disse suo figlio, gli occhi bassi.
Ci volle un po' di tempo perché le cose si sistemassero in casa Weasley. La cena fu pronta molto dopo il solito, e dopo mangiato, i due fratelli, tempestati di richieste, decisero di rimanere a dormire nella loro vecchia casa. «Me lo dovete!» aveva detto Molly.
Si sistemarono nella stessa stanza, ma non riuscirono a chiudere occhio tutta la notte.

Erano circa le tre del mattino quando un rumore sordo provenne dal piano di sotto. Ron e Ginny scattarono all'insù contemporaneamente e si guardarono in faccia. Allarmati, uscirono correndo dalla loro stanza mentre un altro rumore batté contro le pareti, seguito dalle urla di Arthur.
«La camera di mamma e papà!» esclamarono all'unisono i due, prima di fiondarsi giù per le scale ad una velocità supersonica, spalancando la porta della camera da letto dei genitori.
La scena che si trovarono davanti fu surreale: Arthur era a terra in un angolo e Molly gli stava puntando contro la bacchetta.«Stupeficium!» gridò.
Il padre si scansò per un pelo. Ma fu solo qualche secondo di pausa, quando la moglie cominciò: «Avada Ked...».
Ron si scaraventò su di lei, facendole interrompere la frase e mettendola al tappeto. C'era uno strano sguardo negli occhi di sua madre quando si rialzò da terra. Poi quello sguardo si spense e lei svenne. Quando rinvenne, pochi secondi dopo, spalancò gli occhi per l'orrore.
 


Capitolo sei! Mi sorprendo per la velocità con cui è arrivato... :'3 Ad ogni modo, quando scrivo mi fa piacere sentire pareri altri, buoni o cattivi che siano, quindi una piccola recensione con scritto se avete apprezzato oppure no mi farebbe davvero piacere u.u 
Grazie per l'attenzione, al prossimo capitolo! :3

   
 
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