Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Simpaleo    19/08/2014    6 recensioni
Dopo 15 anni di prigionia Hans Westergaard riesce ad evadere dal carcere di massima sicurezza in cui era rinchiuso, ormai adulto è disposto a tutto per rifarsi una vita, ma per un brutto scherzo del destino si ritroverà nuovamente ad Arendelle, ad affrontare la Regina Elsa, ormai divenuta una donna forte e capace di controllare completamente la sua magia. Hans dovrà giocare al meglio le sue carte per restare in vita, questa volta non dovrà commettere alcun errore.
[Helsa; Hans x Elsa]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Come neve al sole

Capitolo 4

Qualcuno bussò la porta dello studio della Regina, Elsa diete il permesso di entrare e guardò l’entrata aspettando di vedere chi fosse, dopo poco comparve Hans che entrò senza dire nulla e andò a sedersi sulla poltrona accanto al camino acceso. Ormai era passata più di una settimana da quando l’uomo si era stabilito in una delle stanze del palazzo e Elsa lentamente si stava abituando a vederlo in casa propria, sempre più spesso le faceva visita e ormai si era stufata di perdere tempo in lunghe discussioni tentando di cacciarlo via inutilmente, così lentamente iniziò a concedergli la sua presenza, anche se comunque le piaceva sottolineare la sua insofferenza.
- Che cosa vuoi? – Chiese aspra la donna, posando la lettera che stava leggendo.
- Nulla - Rispose l’uomo alzando le spalle - È solo che non potendo parlare con nessuno ho deciso di recarmi dall’unica persona alla quale posso avvicinarmi –
- Bene, allora puoi anche uscire, te l'ho detto e te lo ripeterò, la tua compagnia non è gradita, inoltre ho molto da fare e non ho tempo da perdere – Disse riprendendo a leggere la lettera.
- Chiuso in una stanza tutto il giorno, senza poter parlare con nessuno è noioso. Non vi darò fastidio, ne tanto meno vi disturberò, anzi potrei aiutarvi – Ma Elsa non diete nessuna risposta, troppo impegnata nella lettura di un documento, così lasciò correre e si mise seduto sulla poltrona
L’ex-principe studiò a lungo le espressioni della bionda intenta a leggere comunicati e mandati, ogni tanto aggrottava le ciglia, firmava da qualche parte e passava l’attenzione su altri fogli, quella situazione gli piaceva, tutto era tranquillo e rilassante. Dopo poco l’uomo fu rapito dalla luce del fuoco e dallo scoppiettare del legno, da quella distanza il calore era forte e i suoi pensieri vennero dirottati nuovamente verso la donna.
– Voi avete mai freddo? – Chiese.
Elsa sospirò pesantemente - Avevi detto che non mi avresti disturbato - Lo guardò con ammonizione per poi ritornare con lo sguardo su un foglio ma con nonchalance gli rispose: - Nelle mie vene scorre sangue ghiacciato, i miei polmoni respirano aria gelida e il mio cuore è cristallizzato, pensi sul serio che io possa patire il freddo? – Il tono della voce era neutro, ma Hans sentì una forte amarezza in quelle parole.
Alcune volte l’uomo sentiva il bisogno di conoscere di più su Elsa, non era semplice interesse, era più simile a una necessità, voleva sapere cosa pensava, cosa sentiva, cosa provava… ne era completamente stregato, stregato dalla sua bellezza e dalla sua persona. Si alzò e si avvicinò alla scrivania, poggiando i palmi sul mobile e sporgendosi verso la donna.
- Beh, allora dovremmo provvedere a scaldarvi un po’ –
E amava stuzziacarla, in quei due giorni di forzata convivenza non aveva fatto altro. Elsa alzò di scatto la testa, abbandonando le scartoffie sulla scrivania. Hans le sorrise, non era uno dei suoi soliti sorrisi beffardi, ma un sorriso dolce.
- A quanto pare desideri tornare nella tua cella prima del previsto – Disse cercando di risultare il più distaccata possibile, ma il suo cuore iniziò a battere sempre più forte.
- Era solo una proposta innocente – Rispose Hans sottovoce, iniziando a sporgersi sempre più verso la donna.
Elsa paralizzata ordinava a se stessa di alzarsi e allontanarsi da quella stanza il più velocemente possibile, ma il suo corpo non le dava ascolto. Hans si bloccò a pochi centimetri dal volto della regina, i due rimasero per alcuni secondi faccia a faccia fissandosi negli occhi finché di colpo non vennero interrotti dall'aprirsi della porta. L’ex-principe scattò all’indietro, mentre Elsa con il cuore in subbuglio si gettò verso la spalliera della sedia cercando di prendere il più possibile le distanze.
- Zia, sapete che… - Entrò Istrid interrompendosi dopo aver notato la presenza dell’uomo nella stanza – Oh, buonasera Ser – Salutò cordialmente, ma Hans ricambiò con un inchino e uscì dallo studio quasi di corsa.
– Quel tizio dal giorno in cui è arrivato mi sembra strano, sembra che non voglia rivolgermi la parola – Constatò Istrid, poi si girò verso la Regina.
– Zia mi state ascoltando? – Chiese vedendo la donna distratta.
- Sì, sì, dimmi pure – Affermò scuotendo la testa.
- Io l’ho detto che siete troppo piena di lavoro – Disse incrociando le braccia.
- Il lavoro certo… - Elsa sembrava veramente scossa.
- Forse dovreste riposarvi un po’ – Istrid aveva uno sguardo preoccupato, non aveva mai visto la Regina in quel modo, di solito aveva sempre tutto sotto controllo, invece ora appariva in uno stato confusionario.
- Forse hai ragione, andrò nelle mie stanze a riposarmi – Elsa si alzò dalla sedia quasi meccanicamente e uscì dalla stanza.
- Speriamo che la mamma torni presto – Si disse la bambina scuotendo la testa.

Elsa entrò nella sua stanza velocemente e si accasciò sul letto – Calmati, controllati Elsa – Si mise le mani nei capelli – Oh mio dio! – Cercò di scacciare quei pensieri dalla mente, ma l’immagine di Hans che si avvicinava a lei s’imponeva prepotente nella sua mente, lentamente iniziò a formarsi della brina agli angoli della stanza e la temperatura dell’aria si abbassò notevolmente. Cosa le era saltato in mente? Perché non lo aveva allontanato subito? Si chiese più volte senza trovare risposta.

- Che diavolo stavo facendo? A cosa stavo pensando dannazione! – Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza – Capisco che dopo quindici anni vedere una bella donna possa destabilizzarmi, ma dannazione! Quella è la donna che ho cercato di uccidere, la donna che con un solo gesto della mano potrebbe tagliarmi il collo – Fermò la sua camminata isterica con una nuova consapevolezza e si accasciò sulla poltrona. Chiuse gli occhi e la vide, vide le sue labbra, i suoi occhi, la sua pelle, i suoi capelli, il suo corpo. Aveva sempre provato un'attrazione verso quella bellezza, anche quindici anni prima aveva sin da subito puntato a lei, non solo perché era la nuova regina, ma perché la sua bellezza lo aveva stregato, ma gli era bastato poco per capire che non si sarebbe mai concessa a lui, l'ultimo dei tredici fratelli delle Isole del Sud e così aveva ripiegato su Anna. Quei sentimenti si erano riaccesi, se non addirittura peggiorati quando giorni prima era entrato nella sala del trono e l’aveva vista in tutto il suo splendore seduta sul posto d’onore, con la maturità e la sicurezza che un tempo non aveva, aveva cercato di non pensarci ma in quei due giorni di convivenza era diventato difficile addirittura pensare ad altro se non a lei. Hans aveva provato ad odiarla, a pensare che lei aveva avuto ciò che a lui non era mai stato concesso, un regno, una famiglia, l'amore di un fratello, ma a poco erano serviti quei pensieri negativi. L’uomo sentì un senso di vuoto che sapeva sarebbe stato impossibile da riempire e fu in quel momento che si maledì per essere scappato da Fort Heat.

La notte passò lenta e inesorabile, così come i giorni successivi, Hans dall'ultimo incontro con la Regina non uscì più dalla sua stanza. Elsa dal canto suo non se la passava meglio, non riusciva più a pensare lucidamente e a svolgere correttamente le sue mansioni, ogni volta che cercava di concentrarsi su qualcosa nella sua mente si ripresentava prepotente l’immagine dell’uomo, per questo prese la decisione di chiarire la faccenda una volta e per tutte.
Elsa entrò nella camera dell’uomo senza bussare, superando le guardie che vigilavano entrata e a differenza di chiunque altro si presentasse all’uomo, non osarono fermarla. Trovò Hans affacciato alla finestra mentre osservava un punto indefinito del panorama, neanche si girò per vedere chi fosse quando sentì la porta aprirsi.
- Dobbiamo parlare – Annunciò la Regina, ma Hans non diede cenni di vita – Guardami! – Ordinò innervosita dal suo comportamento.
L’ex-principe continuò a darle le spalle, ma iniziò a parlare - Sai, forse sarei dovuto morire il giorno stesso in cui sono nato – Disse con un tono di voce malinconico – Il giorno in cui tutto ha avuto inizio – Finalmente Hans si girò. Elsa dopo tutti quegli anni pensava di aver visto di tutto nello sguardo di quell’uomo, odio, rancore, falsità, caparbietà, tristezza, ma ora aveva uno sguardo di dolore e stanchezza che lei mai aveva visto nei suoi occhi verdi - Sapevi che mia madre è morta mettendomi alla luce? – Chiese senza ricevere risposta, la donna sapeva che la defunta Regina delle Isole del Sud era morta prima che lei nascesse, ma mai si era premurata di conoscerne il motivo – Con il mio primo vagito ho reso vedovo un marito, orfani di madre dodici bambini e triste un Regno intero che amava con tutto il suo cuore la propria Regina – Prese una pausa – Le campane quel giorno non suonarono a festa, ma la mia nascita fu accompagnata da un inno di morte. Sai cosa vuol dire questo Elsa? – Nessuna risposta provenne dalla donna. Lui sorrise amaramente – Con gli anni ci ho provato, ho provato con tutto me stesso a non farmi odiare da loro, ma non è servito a nulla, per loro ero e rimanevo un mostro –
- Non siate il mostro che tutti temono - Ricordò Elsa nella sua mente e finalmente capì.
– Poi quindici anni fa sono arrivato ad Arendelle, nessuno sapeva chi ero veramente, le persone mi guardavano come un principe affascinante che aiutava la gente a salvarsi dal freddo in cui la loro Regina "cattiva" li aveva condannati – Marcò con ironia l'aggettivo usato. Mi guardavano come se fossi un eroe, un salvatore… ma quando ti ho incontrato, quando ti ho visto terrorizzata in quel castello fatto di ghiaccio – La tristezza nella sua voce iniziava a far spazio alla rabbia – quando ti ho visto incatenata in quella cella con gli occhi pieni di terrore – si accasciò sulla poltrona tirandosi indietro i capelli sfuggiti al suo controllo – in quel momento ho capito, ho capito che quella gente non era tanto diversa da mio padre, dai miei fratelli, dal mio popolo. Ti accusava di essere una strega, un mostro, senza neanche conoscerti, senza che tu avessi fatto qualcosa di male intenzionalmente – Disse a denti stretti – Quelle persone, che fino a poco prima lodavano la mia generosità sarebbero diventati come tutti gli altri, mi avrebbero odiato, ed è stato in quel momento che ho deciso di abbracciare la mia vera natura e di diventare veramente un mostro – Elsa, immobile al centro della stanza, ascoltava angosciata le parole di Hans – Sarei diventato un Re, avrei reso orgoglioso mio padre e avrei punito chiunque avesse osato rivolgermi parole di disprezzo! – La rabbia si impadronì di lui.
- Tu hai ingannato Anna – Lo accusò Elsa cercando di riprendersi da quelle parole.
- Lei non mi ha mai amato, lei amava la maschera che portavo. L’Hans dolce e gentile di cui si era infatuata non esisteva – Prese una pausa – Mio padre me lo diceva sempre, ogni volta che cercavo di dimostrargli che ero una persona diversa, ogni volta che gli chiedevo un po’ di affetto, lui mi diceva che nessuno avrebbe mai potuto amare un mostro come me – Elsa in quel momento pensò ai suoi genitori che sempre premurosi l’avevano aiutata a gestire il suo potere e a sua sorella che non l’aveva mai abbandonata e cercò di immedesimarsi in lui provando una grande angoscia, cosa sarebbe diventata, cosa avrebbe potuto fare se non avesse avuto al suo fianco delle persone che l'amavano?
- Arandelle ha reso un grande favore al mio defunto padre, finalmente ero stato allontanato dalla sua famiglia, perso il titolo e i miei diritti sul suo Regno. Aveva cercato in tutti i modi di farmi fuori, ma avendo il suo sangue non poteva far nulla di concreto, poi quando se n’è presentata l’occasione mi ha spedito all’inferno passando anche per un uomo magnanimo – Rise amaramente - Oh sì, perché se c’è qualcosa che può essere definito “inferno” quello è proprio Fort Heat -
- Perché mi stai raccontando tutto questo? – Se pur con un groppo alla gola Elsa cercò di risultare il più distaccata possibile, non poteva e non doveva compatirlo, lui aveva cercato di uccidere lei e sua sorella.
- Perché in tutta la mia vita non sono mai riuscito ad ottenere ciò che voglio, mai! – Concluse quasi urlando, poi si alzò dalla sedia e si avvicinò ad Elsa - Ma questa volta sarà diverso e solo la morte potrà fermarmi – Disse determinato guardandola negli occhi - Avrò ciò che voglio -
- E cos’è che vuoi? – Elsa si pentì di quella domanda troppo tardi.
- Te -


  
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