Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rota    19/08/2014    0 recensioni
Non si può definire Shiganshina viva così come non si può definire morta. Soltanto, ha degli elementi che la localizzano nel mezzo, come una porta che si affaccia su entrambi i luoghi dell'anima e li collega e li divide allo stesso identico tempo.
La voragine ghiotta dell'inferno che è diventata non è mai sazia, riesce a vomitare sempre nuove forme di orrori nei contorni poco umani dei suoi abitanti. La spirale di vento e tragedia che ascende al paradiso che la compone diventa uno strazio peggiore del cammino interminabile del purgatorio, per chi si arrischia a percorrerla sperando in una espiazione completa.
Viene esaltata nella sua intima essenza nella sola esistenza di ogni singolo individuo che ancora riesce a strascicare i piedi sui mattoni scomposti delle strade esistenti, districandosi in modo poco sicuro tra pezzi di muro e resti di carcassa materiale o meno. I sentimenti aleggiano e si uniformano come in un unico coro dalle mille voci, eppure c'è specialità nei singoli componenti, eppure c'è personalità in ogni nota.

Terza classificata al contest "Alla ricerca dell'umanità", indetto sul forum di EFP da En~Dark~Ciel.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Berthold Huber, Reiner Braun, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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*Closing*

End Title



 

 

Sole alto, quando apre gli occhi.
Reiner lo bacia ancora, con un respiro lento e le palpebre chiuse – nessuna cicatrice nera a dividere il suo volto, ma solo qualche cicatrice perlacea che scava con esperienza e passato la sua pelle nuda.
Freddo, contro la schiena, e un duro che gli fa male.
Il compagno apre gli occhi e si ritira, senza lasciargli la mano. Bertholt si siede e guarda Shiganshina durante il giorno: piena di detriti, vuota di anime.
C'è un brivido che scuote la città e la sua schiena, come un vivido sussurro che parla, che si esprime con disarmante sincerità e non sfugge al sole.
Ymir pare svegliarsi, stira i propri arti e rotola su un fianco prima di rendersi effettivamente conto del luogo in cui si trova – e allora si alza di scatto e guarda ovunque, fino a incontrare i due ragazzi ancora distesi. Come prima cosa insulta Bertholt, con forza terribile: allarga le braccia e indica il mondo.
-Come potevi voler rinunciare a questo?
Lo insulta di nuovo, ancora e ancora, e indica tutto ciò che è illuminato. Ha ragione, e Bertholt lo sa, lo comprende in quel momento.
Ymir non si ferma.
-Siamo vivi!
Li guarda e vede che non si muovono. Li raggiunge, con un'espressione terribile in volto, e prende le loro mani unite per strattonarle e obbligarli ad alzarli.
-Siamo vivi!
A quel coro, si unisce Reiner, si unisce Bertholt.

 



 

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TERZA CLASSIFICATA.

- PREMIO SPECIALE PER LO STILE.
- PREMIO SPECIALE MIGLIOR INTERPRETAZIONE DEL TEMA.

Titolo:
Pumpkins scream in the dead of night.
Autore: Rota.
Fandom: Shingeki no Kyojin.
Citazione: “L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé, ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé” - Hugo von Hofmannsthal.

Recensione:

Se dovessi stendere una lista di fanfiction su pairing che mai vorrei leggere, nella top 10 figurerebbe, senza ombra di dubbio, la coppia Reiner/Bertholt. E questa premessa mi è necessaria perché, non l’avrei mai detto, ma ho amato visceralmente questo legame contestualizzato nella tua storia, che si è guadagnata tutto il mio gradimento personale. L'introduzione mi ha tolto il fiato, mi ha fatto rabbrividire, provocando in me emozioni forti e contrastanti, c'è un po' di tutto, dall'ANGST alla dolcezza, una bella sofferenza insomma. E da un mondo luminoso se ne passa ad uno oscuro, grottesco, popolato da mostri e da tristezza, dove la bellezza è bandita e l'umanità un'utopia di cui si va letteralmente a caccia. Mi è piaciuto molto questo percorso che approccia originalmente alla citazione da te scelta, un approccio più che efficace ed allo stesso tempo fantasioso e coraggioso. Attraverso la mostruosità, tra brandelli fisici e spirituali di umanità, come un Dottor Frankeistein, sei riuscita a creare il tuo essere umano che, sì, era sempre stato umano ma l'aveva dimenticato.
Il protagonista è Bertholt, il re nel mondo degli incubi, gli occhi sono tutti puntati su di lui eppure – non so, forse è stata una mia impressione – sembra che sia Reiner il vero protagonista, un Reiner che mi ha conquistata, un Reiner che – nella serie originale – non è mai riuscito a conquistarmi completamente, eppure qui ha rapito ogni mia attenzione ed ogni mia simpatia, non perché diverso, piuttosto perché la tua sensibilità ed empatia narrativa è riuscita a mostrare delle parti interessanti di lui, la sua parte più umana perché questa storia non è solo la ricerca dell'umanità di Bertholt, ma attraverso la sua ricerca Reiner entra in contatto con il suo cuore e questo è molto bello, è l'elemento sentimentale che mi ha fatto apprezzare il pairing (almeno in questa storia).
Che altro dire? C'è tanto da dire, ma alla fine la bellezza della tua opera lascia senza parole e fa sentire il lettore/recensore banale, insignificante; hai detto così tanto nella tua storia (che in certi punti lo devo dire, risultava fin troppo prolissa e la scrittura sembrava si divagasse, per l'ispirazione probabilmente) ed ho visto la tua scrittura più potente che mai, mi ha colpito, sorpreso, fatto innamorare questo tuo stile, ma – come ho già avuto modo di dire – la bellezza del tuo lavoro non è una sola questione di stile, ma esso fa sicuramente la differenza.

Grammatica & punteggiatura: 10,
Sviluppo tema: 10,
Originalità: 10,
Gradimento personale: 10,
Punti Bonus: 0
Punteggio totale: 40.


 

 

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*Note Finali

Vorrei spendere ancora alcune parole riguardo la mia opera, ora che è stata completata la lettura.
Lo ammetto, ho pensato molto se mettere l'avviso “OOC” o meno, in questo a conti fatti alcuni dei personaggi presentano un'alterazione della loro caratterizzazione originaria. Vorrei però giustificarmi facendo una piccola analisi di prefazione, per poi spiegare, personaggio dopo personaggio, cosa mi ha portato a determinate scelte.
Gli unici tre per personaggi “davvero reali”, sono Bertholt, Ymir e Reiner – tutti gli altri sono il frutto dell'incubo, e quindi del sogno di Bertl: la visione personale di quest'ultimo li rende particolari, in quanto lui è fautore di questi fantocci che hanno le loro facce e le loro voci all'interno del contesto dell'incubo. Ho sentito giusto, secondo questa visione delle cose, “forzare” alcuni aspetti di vari personaggi.
Partiamo da Bertl, primo vero protagonista della storia. Jack Skeletron è l'insoddisfatto per definizione, colui che spinto dalla propria vanità e dalla propria curiosità a cercare qualcosa che lo soddisfi oltre la quotidianità di cui già è centro. Bertl non è insoddisfatto, sarebbe paradossale dal momento che lui è fautore del mondo di cui è re, lui lo regola e lui lo gestisce – lui lo usa come scudo contro le proprie paure e le proprie ansie; Bertl però sente la stessa esigenza di andare oltre i propri limiti, come se fosse consapevole a livello inconscio delle proprie paure, pur essendone mentalmente soggiogato. Bertl è uno scheletro, quindi pura “presenza”, in contrasto “all'essenza” che va cercando.
Reiner è l'altro mio protagonista, penso sia abbastanza evidente. Lui è Sally, o almeno l'idea che si può avere di lei: una bambola che, per quanto viene rotta, può essere cucita e ricucita, infinite volte, senza che lei abbandoni mai questo mondo e il suo amato Jack. Reiner non è una bambola, non nel senso letterale del termine, ma è come un giocattolo ricucito infinite volte – fatto di pezzi di fattura, provenienza e colore diversi, in modo da marcare anche visivamente la forzatura di un assemblaggio che a volte ha delle conseguenze violente. Cito l'epifania di Sally/Reiner; quella di Reiner risulta più cruenta e molto più fisica, proprio per questa divisione mentale e fisica, che altro non è che la ripresa della sua caratterizzazione “spezzata”, presente anche all'interno dell'opera originaria.
Ymir è il terzo personaggio reale, “Babbo Natale”, o la regina della città dei Giganti. Inizialmente, lei è estranea all'incubo, in quando è riuscita a fuggire e a non farsi prendere come Reiner. Bertl la trova, poi, e la inghiotte nel proprio incubo fino a farla diventare parte di quello. Lei non diventa mostro, perché lei non era inclusa nella progettazione iniziale – tuttavia, l'incubo la cattura e tenta di ucciderla, fino a che Bertl rimane indeciso su cosa essere veramente e non riesce a prendere una decisione precisa. Come “Hannes” rappresenta una parte, Ymir rappresenta inevitabilmente l'altra, ed è per questo motivo che già dalla prima apparizione lei è messa in relazione con questo personaggio.
Gli altri sono personaggi tutti fortemente simbolici.
Partendo da Hanji, il “dottore”. Ho pensato che i prodotti dell'incubo dovessero essere “poco pensati”, nati da associazioni assai istintive. Il dottore è una figura legata alla scienza e alla sperimentazione – alla curiosità scientifica verso l'ignoto o il poco conosciuto, che in questo caso è rappresentato da Reiner, il “mostro spezzato”. Hanji è presa da questa prospettiva, quindi ho sviluppato questa parte del suo carattere. Per Bertl, che secondo me è nato da una sperimentazione “scientifica” che sfiora l'abuso, quindi la cosiddetta “curiosità scientifica” è qualcosa di disturbante e disturbato, qualcosa andato “oltre” e che a preso contorni mostruosi, proprio come questo dottore pazzo.
Armin, Mikasa e Eren sono i “figli di Belzebù”. Sempre partendo dal punto di vista di Bertl, rappresentano la malizia, l'ira e la violenza dello scontro e della guerra. Lui li domina e non li domina, lui si affida a loro ma ne ha intrinseca paura. E loro, beh, come prima cosa lo tradiscono, progettando di consegnare un onorevole nemico alla peggiore delle bestie in circolazione: il subconscio di Bertl rifiuta questi tre sentimenti, e così li rende inavvicinabili.
“Hannes” è la morte, semplicemente. “Hannes” non è Hannes, non quello vero, ma soltanto l'uomo che Bertl è riuscito a vedere mentre veniva smembrato nel bel mezzo di una battaglia – di lui, solo questo ha percepito e raccolto, così da far assumere al Boogie Oogie le sue fattezze e il suo volto. I dialoghi tenuti da lui sono quelli più introspettivi e filosofici, per ovvi motivi. Lui è la paura più forte, relegata sotto un camino e tenuta nascosta, ma sempre, sempre presente. Bertl deve affrontare questa paura, prima di poter uscire dall'incubo.
Questo è quanto, direi. Ho cercato di fare una specie di parodia a Nightmare Before Christmas, o anche anche detta una Fandom!AU, mantenendo sempre elementi di originalità miei. Spero di aver reso bene l'idea di un esaltazione assoluta quanto disperata della vita, perché questo è il “messaggio” che volevo dare alla mia fic.
Spero sia stata di vostro gradimento (L)



 
   
 
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