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Autore: Defiance    20/08/2014    1 recensioni
dimenticate quasi tutto ciò che sapete su Captain America: le cose, in questa fan fiction, sono diverse.
Cross-over con la serie tv Revenge (dalla quale la mia ff differisce), la storia è incentrata sulle figure di Natasha Romanoff, Sharon Carter e di una nuova, misteriosa ragazza.
Qual è la loro missione? Beh, lo scoprirete solo leggendo.
[Post-TWS. Post season2 di Revenge. Rischio spoiler)
Genere: Azione, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Sharon Carter, Steve Rogers
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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4
In the wolf’s lair




 
“Cause I don’t need this life,
I just need…
Somebody to die for”
Hurts
 



*Natasha’s pov*

Quando finalmente mi svegliai, la testa mi girava vorticosamente e la mia vista era annebbiata.
Impiegai diversi istanti per mettere a fuoco Nolan, incatenato al muro di fronte a me, sanguinante; fu in quel momento che mi resi conto di essere ferita anche io: avevo uno squarcio sull’avambraccio, proprio nel punto in cui Ross mi aveva iniettato il localizzatore.
“Buongiorno, bella addormentata” mi salutò lui, sorprendendomi con il suo tono ironico.
“Sembra che questi tizi siano più astuti di quanto mi aspettassi” commentai, provando a liberarmi le mani.
“È inutile, fidati. Siamo in trappola. Il piano è fallito” asserì, sospirando abbattuto.
“I miei piani non falliscono mai” mormorai in tono di sfida, sfilando dal giubbotto una forcina.
Nolan sorrise, lo sguardo illuminato.
“Sharon?” domandò, indicando l’oggetto che stringevo tra le labbra.
“I russi. Mi hanno addestrata loro” confessai, liberandomi le mani e, subito dopo, i piedi.
Corsi immediatamente verso di lui, poi feci altrettanto.
“Quando tutto questo sarà finito” disse “giuro che ripulirò il tuo registro”
“Puoi farlo davvero?” chiesi stupita, aiutandolo a rialzarsi.
“Tesoro, sono Nolan Ross” rispose, sorridendo con malizia.
Non potetti fare a meno di sorridere di rimando.
“Arriva qualcuno” lo avvisai, appostandomi dietro la porta e tramortendo l’agente non appena ebbe varcato la soglia.
“Prendi i suoi vestiti e il suo badge” ordinai a Ross, “raggiungi il centro di comando, disattiva tutte le misure di sicurezza e fotti i loro aggeggi. Cancella tutto. Poi va’ fuori di qui e avverti Sharon e Alyson. Io cerco Steve” 
Lui annuì, poi, poco prima di uscire, bisbigliò un flebile ‘sta’ attenta’, cosa che mi fece scuotere la testa: sì, ci avevo visto giusto; Nolan Ross non era affatto tagliato per questo genere di cose, era troppo sentimentale. 
Non ci conoscevamo nemmeno e si preoccupava per la mia vita; in quel momento invidiai Sharon come non mai.
“Nolan” lo chiamai, mettendogli con forza una pistola tra le mani, rubata sempre dall’uomo dell’Initiative.
“Se ti scoprono, spara. Non pensarci troppo.” 

Quando finalmente un’altra agente fece irruzione nella mia cella ripetei la stessa cosa che avevo fatto solo quindici minuti prima, stordendola e rubandole gli abiti, per poi incatenarla insieme al suo collega al posto mio e di Nolan.
Mi misi i suoi occhiali e nascosi la sua pistola nella giacca, poi cominciai a farmi strada per i corridoi.
“Ehi tu!” urlò una voce alle mie spalle, costringendomi a voltarmi.
Fui immediatamente riconosciuta, era uno degli uomini che mi aveva prelevata ieri notte.
“Ciao, tizio” esordii io, “addio, tizio” 
Bang. 
Il primo colpo andato, un’altra rivoltella guadagnata.
Guardai in tutte le celle di quel reparto, abbattendo diversi agenti di guardia, ma Steve non era da nessuna parte.
“Dove accidenti sei, Rogers” pensavo in continuazione, prendendo le scale per il piano superiore, dove vi erano una serie di laboratori.
“Dannazione!” mormorai, correndo verso la porta infondo all’androne.
In una frazione di secondo, avevo compreso perché volessero Steve e, soprattutto, in quale posto fosse tenuto prigioniero.
Sfondai la porta con un calcio, sparando contro gli scienziati che stavano prelevando il suo sangue e uccidendo tutti i presenti.
“Steve! Steve svegliati!” urlai, schiaffeggiandolo per farlo rinsavire.
“Nat?” mormorò con voce debole, mentre mi affrettavo a liberarlo.
“Natasha, devi eliminare i dati… stanno cercando di riprodurre il siero, è tutto in questo posto, so di cosa sono capaci, non possiamo permetterlo” mi avvertì, ma io mi limitai ad aiutarlo ad alzarsi e a porgergli un’arma e il suo scudo, custodito in un armadietto di vetro a pochi metri dalla branda.
“Ci pensa Nolan ai dati sui pc” lo informai, poi feci scoppiare un incendio nel laboratorio e cominciammo a correre lontani da quel piano, che esplose non appena raggiungemmo l’ingresso.
“Chi è Nolan?” domandò Steve, corrugando la fronte.
“Più tardi. Va’ via di qui, ora devo trovarlo” risposi, studiando una cartina appesa al muro e individuando il centro di controllo.
“Natasha, io non ti lascio” si oppose lui, come mi aspettavo.
“E io non vorrei aver rischiato la vita per niente, quindi va’ via!” ruggii con le lacrime agli occhi.
In realtà, non mi importava nulla della mia incolumità, era per la sua che temevo. E dovevo tirar fuori da quel posto anche Nolan. 
“Io resto con te, fino alla fine” insistette Steve, posando un braccio sulla mia spalla e trafiggendomi con i suoi intensi occhi azzurri.
“Bene, bene” esordì una voce alle sue spalle.
Sbiancai.
“Bucky” asserì il Capitano, avendolo immediatamente riconosciuto.
Il Soldato d’Inverno non esitò neanche un istante, prima di attaccarci con una mitragliatrice.
Ovviamente, riuscimmo a ripararci grazie allo scudo di Steve, ma ciò aveva dato a Barnes un vantaggio: si era avvicinato pericolosamente a noi e sembrava in grado di combattere contro entrambi contemporaneamente.
Steve era debole per le settimane di prigionia ed io ero provata dalla ferita all’avambraccio, ma tentai di aiutarlo il più possibile, finchè non fui scagliata contro il muro e la pistola mi scivolò dalle mani, giungendo a diversi metri di distanza da me.
Il Capitano tentava di tenere testa al suo vecchio amico, come al solito cercando di far breccia nel suo cuore, di riportargli alla mente alcuni ricordi.
“Bucky. Noi ci conosciamo accidenti! Sforzati di ricordare!” lo supplicava, sperando forse di riuscire a salvarlo… ma per me quello era solo un diversivo, mi avrebbe fornito il tempo necessario a recuperare l’arma.
Non avrei rischiato di perdere Steve, né tanto meno la vita di Nolan Ross, anche se ciò avrebbe portato ad una rottura con una delle due persone importanti nella mia vita.
Mi spostai di diversi metri, finchè non riuscii ad agguantare nuovamente l’arma, poi mi alzai in piedi. 
“Tu sei sempre e solo stato una missione” stava intimando Bucky, mentre l’altro biasciava: “e allora perché mi hai salvato l’ultima volta?”
Ero troppo concentrata sul volto livido del Capitano, dovuto alla pressione delle dita di Barnes sul suo collo, per rendermi conto del suo istante di esitazione, del suo allentare lentamente la presa.
Uno, due, tre colpi e finalmente il Soldato cadde sul pavimento, stremato.
Lo sguardo che Steve assunse in quel momento fu una delle più indicibili torture che io abbia mai subito: sembrava quasi che gli avessi strappato via una parte di sé stesso, che avessi ucciso un pezzo della sua anima… ma non avevo altra scelta.
O almeno, credevo di non averla.
Non riuscii a trattenere i miei occhi sul corpo di Rogers, che si accasciava e stringeva tra le braccia i resti del suo ex migliore amico in un silenzioso e doloroso addio. 
Incrociai lo sguardo di Steve per un attimo, il tempo necessario a mimare un sincero ‘mi dispiace’, poi una dozzina di uomini armati piombarono nella sala e si scatenò l’inferno.
Proiettili sfrecciavano per tutta la stanza e non ero più in grado di individuare il Capitano; una pallottola si conficcò dritta nella mia spalla, ma strinsi i denti e trattenni l’urlo di dolore che si mozzò sulla gola.
Mi trascinai dietro una colonna e afferrai una pistola, una mezza idea che si era fatta strada nella mia mente; la puntai verso un enorme candelabro situato proprio al centro della sala e sparai, in modo che cadesse e si infrangesse sul nemico.
Vidi molti agenti crollare al suolo, mentre altri se la diedero a gambe levate.
I miei occhi faticavano a restare aperti, probabilmente per colpa della ferita e l’ultima cosa che avvertii furono le braccia forti di Steve sollevarmi e stringermi a sé.









Angolo Dell'Autrice
Scusate.
Scusate davvero per il ritardo!
Spero tanto che il capitolo basti
a farmi perdonare... 
una recensione mi renderebbe molto
felice!

A presto,

Bell!


  
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