Fanfic su attori > Jake Gyllenhaal
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Autore: Frytty    20/08/2014    1 recensioni
Pezzi di vita di Jake e Cora, della loro storia d'amore, delle loro giornate no, del loro vivere insieme, della loro famiglia, da ricomporre e scomporre per dar vita al loro essere unici ed insieme.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'All Too Well'
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Buonasera, ragazze!

Come state? Spero bene, come spero che le vostre vacanze stiano procedendo nel migliore dei modi e non come le mie, a casa a ri-pitturare casa :D

A parte queste notizie di scarso interesse, volevo pubblicare questa Shot diverse settimane fa, prima del 15, ma poi ho avuto degli imprevisti e per una settimana e più non sono riuscita a toccare il pc per rileggere il capitolo o pubblicarlo, ma ieri ho deciso che l'avevo fatta maturare sin troppo e così, eccomi qui ad aggiornare (poveri voi :D).

Che dire? Cora è sempre la solita, Jake anche; ordinaria amministrazione per questi due *.*

 

Prima di abbandonarvi alla Shot, volevo, come sempre, ringraziare le fantastiche persone che commentano, che inseriscono la Raccolta tra i preferiti/seguiti/da ricordare e anche tutti quelli che leggono soltanto *.* *.* *.* Lo dico sempre, continuo a scrivere anche grazie a voi e al vostro sostegno, che per me è importante, perciò non sottovalutate i commenti per gli autori, perché sono il motore che spingono ogni scrittore, fosse anche il più famoso, a fare sempre meglio e a non deprimersi <3

Spero di pubblicare presto la prossima Shot e di non farvi attendere troppo, ma nel frattempo, Buona Fine delle vacanze e, al solito...

 

 

 

 

 

... Buona Lettura! <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4. Independence Fear

 

 

 

< Ripetimelo: perché dobbiamo fare tutta questa palestra? > Michelle stava goffamente scendendo dalla cyclette sulla quale si era applicata nell'ultima mezz'ora, dopo una seduta di aerobica che le aveva distrutto i muscoli della schiena e delle braccia, con le gambe molli e la bottiglia di Gatorade già a metà strada verso le sue labbra aride.

< Per tenerci in forma, no? Non hai sempre detto che sedute tutto il giorno ad una scrivania fa male? Che ci voleva un po' di movimento, di sport? > Le rispose con il fiatone Cora, abbandonando anche lei il tapis roulant e accasciandosi su una panca lì vicino, mezza morta.

Michelle fece una smorfia.

< Non intendevo così tanto sport, però. > Bevve un altro sorso dalla bottiglia di plastica, sospirando di stanchezza l'istante successivo.

Cora la imitò, gettando un'occhiata allo stato in cui versavano la sua maglietta e i suoi pantaloncini, completamente fradici di sudore, per non parlare dei capelli.

Aveva assolutamente bisogno di una doccia.

Non fece neanche in tempo a pensarlo, che le squillò il cellulare nelle orecchie; aveva dimenticato di togliersi le cuffie dopo aver terminato la playlist che aveva appositamente scaricato la sera prima per quella sessione di ginnastica.

Le staccò via in malo modo e fece scorrere il dito sul tasto rispondi.

< Sì? > Aveva ancora l'affanno.

< Brutto momento? > Jake. Perché doveva telefonarle proprio mentre aveva il fiatone, era madida di sudore (non che lui potesse vederla, comunque), ed era così stanca che avrebbe volentieri evitato qualsiasi forma di comunicazione verbale almeno fino al mattino successivo?

Arrossì e Michelle le fece segno di avviarsi verso gli spogliatoi.

Cora annuì e aspettò che si fosse allontanata di qualche passo prima di rispondere.

< No, no, sono in palestra. > Farfugliò.

< Ti prepari per la prossima maratona? > Scherzò lui e Cora lo sentì ridere, di quella sua risata così piena e coinvolgente, che si trovò a sorridere anche lei.

< Non si sa mai, meglio essere preparati. > Gli resse il gioco.

< Questo è l'atteggiamento giusto, Coraline, devi assumerlo come tuo mantra ufficiale per i momenti difficili. > Era ritornato serio, ma Cora sapeva che c'era sicuramente qualcosa sotto.

< Quali momenti difficili? > Domandò, aggrottando le sopracciglia.

< Quelli che arriveranno... > Si schiarì la voce e Cora assunse un cipiglio sospettoso.

Lo conosceva da poco più di un mese e non poteva certo dire di essere arrivata a sapere tutto di lui (ma quasi, le ricordò la sua coscienza), ma capiva quando stava tergiversando e aveva paura di arrivare al nocciolo della questione.

< Ovvero? > Continuò lei, non dandosi per vinta.

< Beh... ecco... potreiaveraccidentalmenteconfermatolatuapresenzaallacenadifamigliadidomanisera. > Lo disse tutto d'un fiato; d'altronde, via il dente via il dolore, non era così che si diceva?

Cora sgranò gli occhi, industriandosi per capire se si trattasse di uno scherzo. La verità era che non aveva per nulla afferrato la confessione di Jake.

Rimase in silenzio per diversi minuti, tanto che Jake credette di averle appena fatto venire un infarto, tra la ginnastica e la sua rivelazione, mentre Cora stava soltanto cercando di dare un senso all'ammasso di parole che aveva sentito.

< Cora? Sei ancora lì? > Tentò con timore.

< Sì, sì, certo, sono ancora qui. > Rispose assente.

< Allora? > La sollecitò.

< Allora, cosa? > Era una telefonata senza senso quella, non poteva definirla in nessun altro modo e stava cominciando ad innervosirsi, specialmente perché l'unica cosa che voleva fare era lanciarsi sotto il primo getto d'acqua disponibile per lavare via il sudore e la stanchezza.

Jake si schiarì di nuovo la voce, esasperato.

< Ti ho appena confessato che ho dato accidentalmente conferma della tua presenza alla cena di famiglia di domani sera e tu non dici niente? > Scandì lentamente, rassegnandosi già all'idea di dover telefonare di nuovo a sua madre per disdire il posto in più e di doversi sorbire le occhiate maliziose di Maggie che in quell'ultimo periodo non faceva che pungolarlo sulla fantomatica ragazza che aveva cominciato a frequentare, complici anche le riviste di gossip e i paparazzi che avevano ripreso lui e Cora di frequente in quell'ultimo periodo, ricamando su foto assolutamente banali.

Doveva ammetterlo, Cora gli piaceva: era una ragazza con la testa sulle spalle, simpatica, premurosa, gentile, divertente... insomma, assolutamente fantastica. Le aveva promesso che ci sarebbero andati piano, che non si sarebbero fatti prendere dalla frenesia del tutto e subito, ma quando sua madre l'aveva invitato a cena non era riuscito a frenarsi e le aveva chiesto di aggiungere un posto in più per una sua amica.

Nemmeno i muri si sarebbero bevuti una stupidaggine del genere, specialmente perché Jake voleva essere tutto per Coraline, meno che solo un amico e, ovviamente, non se l'era bevuta neanche sua madre, che aveva cominciato il suo terzo grado, composto essenzialmente da lei che faceva domande su domande e lui che non rispondeva, estraniandosi. Routine.

Fu Cora a schiarirsi la voce quella volta, riportandolo bruscamente alla realtà della loro conversazione.

< Dici sul serio? Io? A casa tua? A cena con la tua famiglia? > Non aveva potuto impedire il fiume di tutte quelle domande ovvie, sciocche e assolutamente banali.

< Sì, perché no. > Fece spallucce, anche se Cora non poteva vederlo.

< Ma... no... cioè... non voglio dire che non sia una bella proposta, ma... ehm... non è un po' presto per le presentazioni ufficiali? > Arrossì ancora e utilizzò come ventaglio la mano libera dal cellulare, cercando di darsi un contegno.

< Ma io ho già incontrato tua madre! > Borbottò lui, quasi offeso.

Presto?!? Non era presto! Era già passato un mese! Un mese e sedici giorni, per la precisione, da quando avevano cominciato a frequentarsi dopo quel ridicolo e imbarazzante incontro al pub in cui lei ci aveva quasi rimesso una caviglia e l'orgoglio.

< Beh, è successo per caso e non avevo idea che saresti passato da casa mia prima di raggiungere il set! > Rispose in sua difesa.

< D'accordo, sì, è successo per caso, ma è successo e adesso la conosco, perciò la sostanza non cambia. Cos'è, hai l'esclusività sui genitori? Io posso conoscere i tuoi, ma tu non puoi conoscere i miei? > La prese in giro e Cora quasi se lo figurò sorridere.

Sorrise di conseguenza, perché non riusciva davvero ad arrabbiarsi con lui, era praticamente impossibile, ed erano al telefono! Dal vivo era anche peggio.

< Non essere sciocco, non è così. > Sospirò.

< E allora com'è? > Le domandò, ritornando serio.

Cora sospirò ancora, osservandosi la punta consumata delle scarpe da tennis nere che aveva ai piedi.

< Mi avevi promesso che ci saremmo andati con calma, che non avremmo corso... Insomma, magari non è il caso di insinuare false speranze... > Mormorò, quasi vergognandosi.

Non era quello il vero problema; lo sapeva lei e lo sapeva anche Jake.

Non temeva il loro giudizio, perché sapeva che, in fondo, la scelta su chi era più adatta a condividere una vita con lui, era di Jake e, anche se all'inizio aveva avuto non poche difficoltà nel capacitarsi di come una star avesse trovato interessante proprio una comune ragazza come lei, adesso ci aveva fatto l'abitudine e non aveva più improvvisi cali di autostima.

Non era neanche il fattore interazione che la preoccupava. Era sempre andata d'accordo con tutti i genitori dei suoi ex ragazzi e non vedeva perché sarebbe dovuta andare male proprio con quelli di Jake, anche se, beh, un po' di nervosismo c'era all'idea.

Aveva semplicemente paura di fare il passo più lungo della gamba e di cadere rovinosamente, ferendosi.

Non era sicura che Jake fosse il ragazzo giusto, anche se il suo cuore le suggeriva il contrario; non era sicura che lei fosse la ragazza giusta per lui, così estranea al suo mondo; non era sicura di essere pronta per un passo del genere, anche se non era una proposta di matrimonio e non era sicura neanche di quello che gli stava dicendo in quel momento.

Aveva paura di ferirlo, di deluderlo con il suo atteggiamento sempre sulla difensiva.

< Non voglio parlarne al telefono, perché non ti cambi e mi raggiungi a casa? Ti aspetto, ordino una pizza e cerchiamo di riordinare le idee, cosa ne pensi? > Le propose, cercando di non sembrare triste o deluso dal suo temporaneo rifiuto.

< D'accordo, faccio il più in fretta possibile. > Interruppe la chiamata e quasi corse verso gli spogliatoi.

 

 

Era confusa e l'unica cosa che le avrebbe permesso di non scoppiare a piangere come una bambina era un suo abbraccio, per questo aveva salutato in fretta Michelle, accampando un impegno con Jake che aveva dimenticato, si era infilata svelta in macchina dopo aver lanciato il borsone sui sedili posteriori e, una volta al volante, si era immessa senza esitazioni nel traffico di New York.

Aveva acceso anche la radio, credendo che la musica l'avrebbe aiutata a rilassarsi, a sciogliere il nodo di tensione che aveva preso vita nel suo stomaco, ma non era servito a nulla e, scesa dalla macchina dopo aver parcheggiato, diretta al loft di Jake, aveva le gambe che le tremavano e l'insensata voglia di rannicchiarsi in un angolo e piangere per la sua debolezza e fragilità ingiustificata.

Quando bussò aveva il fiatone, i capelli ancora umidi dalla doccia e gli occhi liquidi.

Jake non ebbe neanche il tempo di aprire interamente la porta, che Cora gli era già volata in braccio, cogliendolo alla sprovvista e rischiando di trascinare entrambi a terra.

< Ehi, che succede? > La strinse a sé, accarezzandole la schiena e i capelli.

< Sono una buona a nulla. > Singhiozzò con il viso nascosto sulla sua spalla.

< E perché? Perché non vuoi conoscere la mia famiglia? > Alzò gli occhi al cielo, allontanandola da sé e asciugandole le lacrime.

Cora tirò su col naso per tutta risposta.

< Non essere sciocca! La mia era solo una proposta; se non ti va, non è un problema, ci sarà tempo anche per quello. > Le sorrise rassicurante, aiutandola a disfarsi del giaccone e della sciarpa.

< Non è che non voglia conoscere la tua famiglia, ho paura di conoscerla. > Smise di piangere e lo seguì in cucina.

La pizza che aveva ordinato era già arrivata e Jake provvide con maestria a dividerla in spicchi e a recuperare un paio di bottiglie di birra dal frigo, porgendone una a Cora.

< Mia madre non morde, mia sorella a volte sì, ma ti assicuro che le farò una ramanzina e si comporterà come deve. > Prese posto sullo sgabello accanto a lei, sorridendole.

Non voleva metterle pressione; conoscere i genitori del tuo compagno/compagna è sempre fonte di nervosismo e insicurezze. Anche lui, quando aveva conosciuto la madre di Cora, anche se per caso e del tutto inaspettatamente, aveva avuto paura: paura di non piacerle, paura di essere etichettato come il classico attore hollywoodiano di successo che, nonostante tutte le ragazze che avrebbe potuto permettersi, aveva deciso di importunarne proprio una tranquilla e perbene come Cora, probabilmente con il solo scopo di rovinarle la vita quando si sarebbe stufato di lei e le avrebbe preferito una del suo stesso ambiente; paura di dire la cosa sbagliata, di fare una figuraccia, paura di mettere Cora in imbarazzo con l'unica famiglia che le era rimasta e paura di leggere negli occhi della madre di lei la disapprovazione e lo sdegno.

Insomma, era normale sentirsi così e Cora non doveva averne paura.

La osservò ridere alla sua risposta.

< Sono anche una sua grande fan. > Commentò.

< Ah, sì? C'è qualcuno della stirpe Gyllenhaal di cui tu non sia fan? > La prese in giro, scompigliandole i capelli con la mano libera dalla seconda fetta di pizza.

< Sì, probabilmente i tuoi bis-bis-bis-nonni. Non credo di averli mai conosciuti. > Rispose con una linguaccia.

< Dovrò farti avere un album di loro foto, allora. E' inconcepibile che tu non sappia chi siano. > Jake la guardò scandalizzato, prima di scoppiare a ridere, trascinando anche lei.

< E poi ci saranno le mie nipoti, che adorerai e sicuramente mia madre tirerà fuori qualche aneddoto imbarazzante su di me, se non verrà anticipata da mia sorella e quindi, vedi? Non puoi proprio mancare. > Continuò.

Cora bevve un sorso di birra dalla bottiglia, approfittandone per decidere il da fare.

< D'accordo. > Rispose alla fine, mettendo giù la bottiglia e sorridendo. < Mi hai convinta, ma sappi che ci vengo soltanto per ascoltare gli aneddoti imbarazzanti su di te. > Continuò, prendendolo in giro.

< Sapevo che quello ti avrebbe convinta, d'altronde, sei un'inguaribile curiosa. > La apostrofò.

< Io?!? Ma se sei tu che hai approfittato del fatto che ti abbia lasciato solo in casa mia per neanche un'ora per sbirciare tutte le foto nella mia stanza, i titoli di tutti i libri e i dvd che posseggo, rovistare nei cassetti della mia biancheria intima e leggere il diario segreto di quando avevo dodici anni! > Lo accusò, puntandogli un dito contro.

< Non è colpa mia! Lasciare un diario segreto senza lucchetto è da irresponsabili! E poi non ho rovistato nei cassetti della tua biancheria intima! Quando ho aperto l'armadio, erano semi-aperti e ci ho buttato un occhio, tutto qui. > Arrossì, difendendosi.

< Sei un bugiardo, erano tutti in disordine! > Gli lanciò un'occhiata fulminante, alla quale Jake si arrese.

< Ok, d'accordo, magari ci ho rovistato un pochino... > Ammise.

Cora smise la sua espressione severa e alzò gli occhi al cielo, alzandosi l'istante successivo per prendere posto sulle sue gambe, allacciandogli le braccia al collo e baciandogli una guancia.

< E non hai trovato niente di interessante? > Si divertiva a metterlo in imbarazzo, doveva ammetterlo.

< Solo un mucchio di slip e canottiere da puritana. > Le fece una linguaccia.

< Ehi! Che maleducato! > Gli schiaffeggiò un braccio a cui lui rispose facendole il solletico sulla pancia, il suo punto più delicato.

< Il solletico è scorretto, non vale! > Protestò.

< E chi lo dice questo, tu? > Le alzò la maglietta il tanto necessario ad infilarci le dita e a solleticarla e Cora scattò in piedi, nascondendosi al lato opposto della penisola circondata da sgabelli.

Jake la raggiunse, e lei corse via con un urletto agitato, trovando rifugio dietro l'attaccapanni vicino alla porta d'ingresso.

Jake continuò ad inseguirla e Cora continuò a nascondersi per diversi minuti, fin quando, volendo nascondersi nella camera degli ospiti, trovò la porta chiusa a chiave, cosa che le fece perdere tempo prezioso, permettendo a Jake di raggiungerla e metterla alle strette, intrappolandola con il suo corpo contro la parete che divideva la zona giorno dalla zona notte.

Le intrappolò i polsi e le pizzicò un fianco, facendola sussultare.

< Non vale. > Mormorò lei, distratta dai suoi occhi azzurri che la stavano osservando attentamente.

< Io dico di sì. > Mormorò lui in risposta, occhieggiando alle sue labbra che sapeva essere morbide.

Fu Cora ad arrendersi per prima, baciandolo con trasporto, accarezzandogli i capelli, stringendosi a lui.

< Questo bacio vale come sì di conferma alla cena di domani sera? > Le domandò quando si furono separati.

Cora annuì, baciandolo di nuovo.

< Ti fermi a dormire da me, stanotte? > La abbracciò, torturandole il collo e l'orecchio di baci.

< Mm. > Riuscì solo a rispondere lei, abbandonatasi alle sue carezze gentili.

< E mi permetti di accompagnarti al lavoro, domani mattina. > Non era una domanda, era un ordine, perché Cora su quel punto non aveva mai voluto sentire ragioni: aveva la sua macchina e aveva la patente, poteva guidare; questo Jake non l'aveva mai messo in dubbio, ma per una volta voleva che lo lasciasse comportarsi come un fidanzato qualunque, voleva che gli permettesse di passare a prenderla per la pausa pranzo e poi a fine giornata. Se lei si preoccupava dei paparazzi, di quello che avrebbero potuto scrivere i giornali su di lui, vedendola con lei (non una ragazza famosa, non una top-model, non un'attrice, ma semplicemente LEI), Jake si preoccupava soltanto di quello che l'avrebbe resa felice e vedeva come le si illuminavano gli occhi quando lo trovava lì ad attenderla per accompagnarla a pranzo, o a casa.

< Ma non posso lasciare la macchina qui. > Borbottò lei come previsto.

< Sì che puoi. Potrai sempre riprenderla domani sera. > La osservò supplichevole, sperando almeno di muoverla a compassione.

Cora sospirò.

< E va bene, ma solo domani. > Puntualizzò, baciandogli un angolo della bocca e divincolandosi dal suo abbraccio.

< Ai suoi ordini, Miss Independence. > Eseguì il saluto militare, facendola ridere e scuotere la testa esasperata, costringendola a prenderlo per mano e a trascinarlo in salotto.

   
 
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