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Autore: BDiz Ishida Histugaya    21/08/2014    1 recensioni
[Avatar la leggenda di Aang]
[Avatar la leggenda di Aang]Dopo l'Avatar Korra e i due successivi Avatar, nel Tempio dell'aria dell'est nasce Suta
che dimostra subito grandi potenzialità se non che i monaci non vogliono farlo uscire
nel mondo esterno. Una avventura che coinvolgerà più Avatar provenienti dal
passato per salvare il futuro da un destino tremendo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima cosa che percepì Suta è che l’asfalto duro ,su cui prima era disteso, era stato sostituito con un confortevole e comodo materasso. Aprendo gli occhi inquadrò prima di tutto un soffitto.
Era costituito interamente di travi di legno lavorate finemente illuminate da una lanterna di carta che pendeva dal soffitto e che emanava una luce rosacea  per tutta la stanza.
Il ragazzo si mise a sedere per capire dove fosse. Le sue mani erano bendate.
Qualcuno doveva aver medicato le ferite riportate dallo scontro con il drago bianco.
A proposito dello scontro, l’ultimo ricordo che ne aveva era delle fiamme intorno a sé e poi una figura scura pararsi di fronte a lui per proteggerlo. Probabilmente si era trattato di Jiikan.
Scese dal letto e si diresse alla porta chiusa che occupava un’intera parete della stanza.
Si avvicinò alla maniglia e provò ad aprire ma la stanza era chiusa a chiave.
Provò ancora più forte ma finì per rotolare indietro e sbattere contro il letto.
Stufo lanciò un getto di vento che scardinò la porta lasciando libero il passaggio per un corridoio trasversale alla stanza su cui si affacciavano altre numerose porte.
Incominciò a percorrerlo quando sentì delle voci provenire da una porta vicina alla sua di un ragazzo e una ragazza. La voce più profonda di Jiikan echeggiava in tutto il corridoio.
Non riusciva a capire di cosa stessero parlando così decise di entrare.
Appena varcata la soglia constatò che la stanza fosse una cucina. Era molto più grande di quella
di prima e sulle pareti di lato c’erano armadietti e mensole e infine in un angolo un pentolino da tè
bolliva sul fuoco dei fornelli. Al centro il tavolo acui erano seduti il suo compagno ed una ragazza  che sembrava appartenente alla tribù dell’acqua. Avevano appena interrotto la discussione a causa
di Suta  d’avanti ad una tazza di tè. Ovviamente quella di Jiikan era piena, preferiva tenersi la maschera  ormai era diventata una seconda faccia da quanto l’aveva indossata e la toglieva solo per mangiare e bere quelle rare volte in cui non poteva farne a meno.
“Oh! Già sveglio? Non me l’aspettavo, ti aspettavo in piedi tra qualche ora ma  visto che sei qui
 siediti a programmare le prossime mosse insieme a noi” disse il compagno a Suta.
Ma Suta non si spostò neanche di un centimetro perché in quel momento fissava la ragazza.
Sulle prime non l’aveva riconosciuta ma guardandola con un po’ più d’attenzione…
“L’Avatar Korra!” urlò. Seguito dall’urlo venne un getto d’aria che fece volare una tazza in faccia
alla ragazza. Korra si tolse la tazza dalla faccia bagnata che aveva assunto una smorfia di rabbia che fulminava un Suta allibito e sconcertato sia per la presenza di una delle sue precedenti vite in carne e ossa sia per averle tirato una tazza di tè.
“Perché siamo venuti in quest’epoca ma soprattutto perché nella casa di Tenzin sapendo della sua presenza?!” chiese furioso Suta a Jiikan puntando il dito contro Korra.
“Per aiutarti piccolo monaco!” rispose l’altro Avatar togliendosi il tè dalla faccia e lanciandolo contro quella del quattordicenne con il dominio dell’acqua.
“Sulle prime ho pensato che questo qua fosse pazzo ma in seguito mi ha dato una prova schiacciante che voi venite da un'altra epoca e che tu sei un Avatar” continuò tutta d’un fiato.
“Ma questo creerà intrallazzi temporali o roba del genere!” disse Suta tutto preoccupato mentre diresse le gocce della bevanda sparsa sulla sua faccia nel pentolino che bolliva.
“Ti fai troppi problemi Avatar ehm come ha detto il tuo amico che ti chiami? Ah,  sì Suta giusto?
Se non vuoi venire di nuovo abbrustolito da quella specie di spirito drago non lagnarti e accetta il mio aiuto finché puoi!” disse in risposta Korra che continuava a guardarlo in cagnesco.
“Lei dovrebbe guidarci in un posto particolare Suta, in un posto che nelle nostre epoche non esiste da tempo o non è ancora stato creato” disse all’improvviso Jiikan.
“Quale?” chiese Suta che finalmente si decise a sedergli accanto.
L’altro estrasse una mappa da sotto i vestiti e la stese sul tavolo.
“Una isoletta vicino al passo del serpente, è abitata da monaci che hanno preferito vivere con la protezione del fatto che le altre Nazioni non sapessero della loro esistenza” rispose.
“Neanch’io sapevo di questa isoletta.” disse Korra incuriosita dalla notizia “Perché ci andiamo?”.
“Dovete sapere che lì vi è una porta che può condurre in un punto in un punto del regno degli spiriti inaccessibile persino all’Avatar.” Rispose Jiikan. “Lì Korra dovrà convincere gli spiriti che ci vivono di far crollare il ponte tra l’isola e il regno degli Spiriti.”
“E perché dovremmo farlo?”
“Quando iniziò la rivolta degli spiriti, Tui e La (gli spiriti dell’Oceano e della Luna) per salvare l’Avatar decisero di distruggere qualsiasi contatto con il mondo umano e il loro ma non sapevano dell’esistenza di quest’ultimo passaggio che venne scoperto poco dopo da Suisei.”
“Questa è anche la ragione per cui tu durante la battaglia contro di lui non hai potuto sfruttare lo stato di Avatar e tanto meno chiedere aiuto a Raava. Tutti credono che sei il ponte tra i due mondi ma non è così, anche tu devi sfruttare passaggi creati in precedenza per andare dall’altra parte ma ovviamente solo SuiSei conosceva l’ultimo passaggio e quindi morirai senza aiuti con le tue precedenti vite.” concluse Jiikan. Ci fu un attimo di silenzio nella stanza e poi Suta disse
“Ci potremmo  andare viaggiando nel tempo e nello spazio!  Jiikan l’abbiamo  già fatto così arriveremmo subito!”.
“Sarebbe bello ma non possiamo, ho già usato il salto nel tempo due volte, è scarico e per ricaricarlo serve un minerale che purtroppo da queste parti non si conosce neanche. Potrei anche trovarne lì al passo del serpente ma se così non fosse il nostro ritorno a casa dovrà ritardare un po’ma tanto abbiamo tutto il tempo che ci serve” rispose Jiikan.
“Per fortuna non siamo molto distanti da lì, una giornata di viaggio in mare e dovremmo esserci.
Tanto Tenzin è al suo Tempio dell’aria e ci resterà per due settimane. Per i soldi servono quelli della città della repubblica, tre biglietti saranno un 150 monete d’argento, pochi passano dal passo del serpente e fidatevi che se ci porteranno lì lo faranno a caro prezzo. Io ho soltanto 40 monete d’argento e non credo che voi due ne abbiate visto che siete di altri tempi e questo è un problema.”
disse Korra.
“No, non lo è.” rispose Jiikan mettendo sul tavolo un sacchetto di stoffa.
“Ho qua 1000 monete d’argento bastano per andata e ritorno nel caso non dovessi trovare dell’altro minerale.”
“Come hai fatto ad averli?” chiese sospettoso Suta.
“Diciamo che qualche ricco di città della repubblica me gli ha voluti dare.”
“Gli hai rubati!” disse ad alta voce l’altro.
“Vuoi forse che li restituisca? Be se li lascio tu finirai nelle fauci ardenti di un drago. A te la scelta Avatar.” Rispose secco Jiikan. Dopo un altro momento di silenzio Korra disse che avrebbe dato altri vestiti a loro perché uno assomigliava pericolosamente ad Amon e l’altro vestito da monaco di certo non passava inosservato. Poi assegnò a loro delle stanze e dopo mezz’ora tutte le luci si spensero.
Passarono parecchie ore e ormai erano le tre del mattino ma Suta non dormiva ancora.
Forse era perché mezz’ora  prima si era risvegliato da un sonno durato una giornata.
Si rigirò nel letto, contò le pecore e vagò per la stanza tutta la notte.
Quando entrarono le prime luci del mattino dalla finestra si diresse immediatamente la cucina.
Pensava di essere l’unico alzato a quell’ora ma si sbagliò. In cucina c’era già Korra che beveva una tazza di latte caldo con del pane tostato. Appena lo vide esclamò “Mattiniero vedo, non devi avere il sonno troppo facile tu vero? Meglio così. Ti stavamo comunque per svegliare, si parte tra poco.
I tuoi nuovi vestiti sono lì sulla sedia, cambiati e dopo mangia un po’ di pane tostato.”
disse Korra porgendogli gli indumenti. Andò in camera e constatò con riluttanza che appartenevano
a qualcuno del regno della terra, che era l’opposto di un nomade dell’aria.
Si mise la casacca a lunghe maniche e un cappello a tesa larga per nasconde i tatuaggi.
I pantaloni gli stavano larghi ma almeno erano bianchi e non sgargianti come si aspettava.
Così sembrava tutt’altra persona, soprattutto per il viso costantemente coperto dal cappello.
Uscì dalla stanza prese un po’ di pane tostato dalla dispensa e se lo mangiò seduto con Korra.
Lei continuava a prenderlo in giro per lo strano aspetto che aveva ora.
Suta teneva i vecchi vestiti piegati sotto la casacca per cambiarsi in caso di emergenza.
Dopo un po’ entrò Jiikan e disse loro che tra poco sarebbero partiti.
Anche lui era vestito in modo diverso.
Aveva una giacca di pelle nera con il cappuccio che teneva calato sulla maschera e pantaloni neri.
Infilate nella cintura c’erano due grosse spade che riflettevano minacciose la luce della stanza.
“La maschera stona un po’, probabilmente di crederanno il cugino di Noatak” scherzò Korra.
“Non la tolgo la maschera, te l’ho già detto ieri. Prima che me ne dimentichi tieni tu i soldi”.
Le porse il sacchetto, si mise a tracolla una borsa contenenti l’orologio e i viveri ed uscì.
Pochi minuti dopo avevano lasciato l’isoletta e marciavano tra le strade della città.
“Chi ci traghetterà, Korra?” chiese Suta. “Dei pescatori che ho incontrato tempo fa”.
“Sono affidabili?” “Direi di no. Potrebbero anche buttarti in mare se diventerai un peso.”
“Molto rassicurante! Davvero!” “Di cosa hai paura? Siamo due Avatar e un tizio anti ustione!”.
“Suta, dovrai usare solo usare il dominio della terra quando ci sono altre persone” disse Jiikan.
“Va bene” “Poi nessuno di voi due dovrà entrare nello stato di Avatar, non so cosa accadra.”
“Mi correggo, siamo un Avatar, un dominatore della terra e un tizio anti ustione” commentò Korra.
Arrivarono al porto e si diressero verso una vecchia barca arrugginita.
Pagarono il capitano Zen, un tipo d’avvero bizzarro e si imbarcarono per il passo del serpente.
Sistemarono nelle cabine delle coperte su cui dormire e andarono sul ponte di comando.
Il mare era calmo e  c’era un tempo perfetto per viaggiare in mare, o almeno così credevano.
“Arrivati al passo del serpente state pronti per difendervi da quella specie di mostro marino” disse Jiikan.********************
 
Questo capitolo è un po’ più lungo del precedente ma non l’ho riguardato bene.
L’ho scritto di getto e mi piaceva così. Il cambio di vestiti è stato un azzardo.
Comunque nel prossimo capitolo ci sarà più azione e meno dialoghi.
  
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