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Autore: hoilnientedentro    21/08/2014    0 recensioni
“Delusioni prima, delusioni dopo. Corpi trafitti dal dolore e dalla mancanza. Destinata a essere illusa. Con una vita così, dove vuoi andare?
-Io non sono mai stato uno normale
ho sempre avuto problemi a comunicare
abituato al fatto che tutto va male
ho trovato la cura giusta per me, fratè
Ma non è colpa mia se sono nato estremo
non è colpa mia se sono nato estremo
non è colpa mia se sono nato estremo e non cambierò mai
Fratè non posso farci niente non l'ho scelto io di stare cosi
di venire al mondo e aver imparato solo che me ne voglio andare da qui-”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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AVVERTENZA: QUESTA STORIA CONTIENE UN LINGUAGGIO FORTE. SE SIETE CATTOLICI LASCIATE SUBITO QUESTA FANFICTION.
 
1.
 
Ed era semplicemente lei, quella mattina. Le sottili lenzuola di cotone bianco lasciavano intravedere il suo corpo nudo.
Aveva la guance umide. Lacrime? Nessuno lo sa.
Si alzò piano e si diresse verso il bagno per lavarsi.
A lei piaceva il suo copro. Le piaceva, ma lo avrebbe cambiato in qualunque momento.
Così sfregiato. Distrutto. Logorato.
Non mangiò quasi niente quella mattina, prese soltanto il termos con il caffè e si diresse alla fermata del bus.
Indossava grandi occhiali da sole quel giorno, non si era ancora capito se per nascondere occhi rossi, occhiaie, o semplicemente per moda.
Quel giorno pioveva.
Lei amava la pioggia.
Arrivò a scuola in anticipo rispetto al solito.
Rimise il termos dentro la borsa e si diresse verso un gruppo di ragazzi abbastanza isolati rispetto agli altri ragazzi della scuola. Gli altri si mischiavano, si scambiavano. Il loro gruppo no. Erano solo loro. E loro si conoscevano alla perfezione.
-Eccola la nostra Chris.- disse un ragazzo abbracciandola e lasciandole un bacio sulla fronte.
Fidanzati? No.
Amici.
Perché Chris era sempre stata l’amica di tutti.
Non riusciva ad avere relazioni che durassero più di qualche settimana.
Si incolpava di questo fatto, ma lei si dava la colpa di tutto.
Anche l’avessero investita lei si sarebbe rialzata e avrebbe chiesto scusa per aver attraversato quella strada.
E questo fatto e l’assenza d’amore la stavano distruggendo.
Il fatto era che lei, senza amore, non riusciva a stare.
Aveva già passato diciassette anni della sua vita senza una briciola di affetto, e questa mancanza la stava logorando.
Non aveva mai trovato qualcuno che l’amasse.
Era una bella ragazza, sicuro. “Allora non avrà problemi”, si potrebbe pensare.
Il fatto è che tutti da lei volevano solo sesso.
Solo ed esclusivamente sesso.
E lei accettava, subiva, perché pensava non ci fosse altra via.
-Dove sei stata in questi giorni? In stazione non ti abbiamo visto molto.- chiese uno dei ragazzi.
-Ho procurato materiale, Giacomo.- rispose lei togliendosi gli occhiali.
-Roba buona, spero.-
-Ovvio, è la purple.-
-Brava ragazza.- disse Giacomo abbracciandola.
È il suo migliore amico, Giacomo.
Incredibile il fatto che fossero amici fin dalle scuole elementari.
E ancora più incredibile che dopo tutto questo tempo e dopo tutte quelle persone che dicevano che non sarebbe durata, siano ancora qui ad abbracciarsi come fratello e sorella.
-Ehi, ma, regà, domani è il compleanno di Chris.- disse Enrico.
-Cazzo è vero!- esclamarono tutti.
-No seriamente, regà, io non voglio niente di particolare..- Sospirò Chris.
-Amo’, fotte sega se non vuoi niente. Regà, io propongo di andare alla stazione a facce veni’ ‘na mega stecca.- disse Giacomo.
Giacomo era l’unica persona che riusciva a metterla di buon umore anche in quelle giornate così grigie e cupe.
Lo adorava per questo.
La campanella suonò e Chris e Francesco andarono nella loro classe.
Anche Francesco era un suo carissimo amico.
Si capivano in un modo impressionante. Uno sguardo e sapevano come stavano. Sia l’uno sia l’altro.
Forse perché erano entrambi autolesionisti, a quel tempo.
 
L’ultima ora è sempre stata la peggiore.
Quella lezione di economia li stava distruggendo.
-Dio porco.- esclamo Chris.
-Piano..-
-Checco, viene Gemitaiz a Roma. Ingresso gratuito.-
Si guardarono e i loro occhi brillarono.
Gemitaiz era l’idolo di tutti nel loro gruppo.
Lo ascoltavamo costantemente e ovunque.
In stazione stava da Dio.
Perché era quello il loro posto.
Non proprio in stazione, un po’ più isolato.
Binari.
Kebab.
Graffiti.
Sigarette.
Canne.
Gem.
Quella era la loro vita. E speravano durasse per sempre.
Finita scuola presero gli zaini, i motorini e si ritrovarono in stazione.
Chris si sedette in mezzo ad un binario dove di treni non ne passavano da molto tempo e tirò fuori il sacchetto.
-We regà, chi ce le ha le cartine?-
-Chi ha detto “cartine”?- chiese ad alta voce il ragazzo biondo che si stava dirigendo verso di loro.
-Ciao bomber.- dissero tutti.
Sorvoliamo sul soprannome di Enrico di cui Chris non aveva ancora capito la provenienza.
-Cri, io ce le ho trasparenti le cartine.-
Disse tirandole fuori dallo zaino logoro.
Senza dire una parola le prese, tirò fuori l’erba e se ne girò una, anche abbastanza grande.
Prese il Clipper oro dalla taschina dello zaino, se la accese e dopo un po’ iniziò il viaggio.
Probabilmente lei e Francesco erano quelli che stavano meglio in quei momenti.
Perché erano quelli che stavano peggio nella vita reale.
E tutta la notte restarono lì, sotto le stelle, tra un tiro e l’altro, a raccontarsi di quanto la vita poteva essere una merda.

 

#
Primo capitolo di un’altra storia che non so nemmeno come finirà.
Spero sia piaciuto alle poche persone che lo hanno letto fino alla fine.
Continuerò presto, promesso.
 

 
  
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