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Autore: melianar    22/08/2014    11 recensioni
Dopo il disastroso tentativo della scorsa settimana, torno a pubblicare il primo capitolo di questa raccolta. Mi scuso immensamente con chi avesse provato a leggerla, purtroppo ho avuto qualche problema con l'HTL. E' solo la seconda storia che pubblico e sono piuttosto imbranata. Scusatemi!
Quella che vi propongo è una raccolta di one-shots dedicate alle figure femminili dell'universo tolkieniano, in particolare quelle donne di cui poco ci viene detto ma che, a mio avviso, hanno molto da raccontare. Ogni capitolo sarà incentrato su una donna diversa, quindi su vicende e epoche differenti. Prenderò in esame personaggi poco noti delle opere di Tolkien, spero possano risultare affascinanti per voi quanto lo sono per me. Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il fiume e il mare s’intrecciano, vorticano in una danza di onde e spruzzi iridescenti.
Si sfiorano, si uniscono, intonano insieme il loro antico canto dai suoni misteriosi.
E’ questa, la mia terra.
Un luogo in cui Quenya e Sindarin si mescolano liberamente come il fluire delle acque, in cui l’acuto grido del gabbiano si sovrappone all’inquieto starnazzare dell’anitra selvatica
E’ terra d’incontro, la mia.
Di speranza.
Di gioia, per chi riesce a provarne.
Bambini, per lo più: la gioia è un sentimento troppo prezioso e raro, di questi tempi.
Perfino qui, alle Bocche del Sirion.
Qui, dove il fiume si fa mare e il mare diviene sogno, inquietudine, meravigliosa promessa di un mondo più giusto.
In silenzio osservo i miei figli giocare.
I loro piccoli corpi sudati scossi da risa irrefrenabili, le chiome arruffate dal vento salmastro.
Li guardo tuffarsi in mare là dove l’acqua è tranquilla, riemergere tra riccioli di spuma come giovani delfini.
I miei anatroccoli. I miei bambini.
Non li riconosceresti ora, Earendil.
E’ormai trascorso il tempo in cui i tuoi figli muovevano i primi passi incerti e impazienti tendevano le braccia affinché tu li sollevassi facendoli volare. Crescono così rapidamente.
I loro corpi si fanno robusti, le loro menti acute.
Sono piccoli, eppure così saggi. Come il loro padre.
Non soffrono la tua mancanza.
D’altro canto, non si può patire per ciò che non si ricorda, che non si conosce.
Di te, amore mio, parlano con orgoglio, con fierezza.
Desiderano ascoltare le storie del loro ada marinaio e io gliele narro, sempre nuove.
A volte, mentre racconto, mi ritrovo a sperare che siano davvero solo favole.
Che gli inganni e i pericoli di cui il mare è maestro non siano altro che leggende, buone solo ad abbellire i canti. Sì, so essere terribilmente ingenua.
Terribilmente sciocca.
Ma vi sono momenti in cui un po’ d’ingenuità aiuta a sperare.
A credere con maggior fermezza nella riuscita del tuo viaggio.
Dei tuoi propositi. Nella realizzazione del tuo sogno, del nostro sogno.
Tornerai, Earendil. Lo so.
Lo ripeto fiduciosa ai nostri figli, al popolo che con apprensione si strugge per la tua assenza.
L’ho ripetuto anche a loro, oggi, quando 4sono venuti a trovarmi.
I figli di Faenor.
Gli assassini.
Sapevo che prima o poi sarebbero venuti, ne ero certa.
Sono stati gentili, tanto gentili da far venire i brividi.
Raggelanti, nella loro ostentata cortesia.
“Salute, Elwing, dama dei porti di Sirion”
Parlavano con forte accento Quenya, quello che sulle tue labbra riesce ad addolcire anche i più aspri rimproveri, ma che conferiva alle loro parole un tono aspro e di continua minaccia.
Hanno sorriso ai nostri figli, gli assassini.
Le loro labbra sorridevano, ma i loro occhi erano ostinatamente puntati al Silevril, la fulgida gemma che splende sul mio petto.
Lo vogliono. Non è bastato un massacro, per placare le loro brame di possesso.
Quanti innocenti stermineranno ancora, per un gioiello?
“Vi prego di attendere il ritorno del mio sposo. E’lui il signore di queste terre, a lui spetta una simile decisione”.
Ho pronunciato queste parole con voce ferma, decisa.
Ma nei loro occhi ho letto solo scetticismo.
E, forse, una scintilla di scherno.
Questa gente non conosce l’attesa. Torneranno. Non aspetteranno la tua venuta, mio amato. Pretenderanno a colpi di spada ciò che oggi ho loro negato.
Come in Menegroth.
Come quando ero bambina.
Ascolto le risate dei miei figli, i loro gridolini acuti e spensierati.
Non è che una gemma, in fondo.
Brilla più di qualsiasi stella, ma non è altro che una gemma.
Che cos’è mai un gioiello, per quanto prezioso, se paragonato alla felicità dei propri figli?
Alla sicurezza e alla prosperità di un popolo?
Non ha forse sofferto abbastanza, la mia gente, scampata fin troppe volte a massacri e rovina?      Avrei dovuto consegnarlo, forse.
Lasciare che ottenessero il loro Silevril, la loro inutile vittoria.
Se solo conoscessero l’importanza di ciò che desiderano.
Se sapessero che è solo grazie alla luce pura del Silevril che questo regno prospera.
Che le genti più diverse si riuniscono qui alla ricerca di speranza e conforto.
Se solo volessero sapere, ascoltare, capire.
Capire che in questa gemma c’è il ricordo degli occhi di mio padre, del canto di mia madre, dei volti dei miei fratelli, identici eppure così diversi, come quelli dei miei figli.
Già una volta si sono portati via la mia famiglia, nel sangue hanno distrutto le mie gioie di bambina. Non permetterò che ciò accada di nuovo.
Nessuno toccherà mai il Silevril, amore mio.
Nessuno ruberà più le mie speranze.
Nessuno, mai, distruggerà il sorriso dei miei figli.
 


Note
 
Sì, lo so, merito la fustigazione. Perdono, perdono! Avevo promesso che sarei tornata presto con il nuovo capitolo, ma così non è stato… Ultimamente ho dei cali d’ispirazione terrificanti, se non tenessi tantissimo a questa raccolta forse l’avrei abbandonata. Ma non posso farlo, adoro l’opera di Tolkien e queste dame meravigliose!
E così eccomi qua, in compagnia di Elwing, sposa di Earendil e madre di Elrond ed Elros.
Essendo nipote di Beren e Luthien, Elwing ereditò il Silmaril (Silevril, in lingua Sindarin), uno dei tre meravigliosi gioielli fabbricati da Feanor e strappato alla corona di Morgoth.  I figli di Feanor, che avevano giurato di riappropriarsi dei Silmarilli a qualunque costo, dapprima, memori del fratricidio del Doriath in cui erano stati uccisi i genitori di Elwing, tentarono di farsi consegnare il Silmaril in maniera pacifica, ma dal momento che ella rifiutava di cederlo piombarono di sorpresa sul popolo delle Bocche del Sirion, costituito per lo più da esuli di Gondolin e del Doriath, e lo massacrarono senza pietà alcuna. Elwing, grazie al provvidenziale intervento di Ulmo, signore delle acque, riuscì a salvarsi e a ricongiungersi con lo sposo Earendil, che ormai da molti anni (circa quattro, secondo la versione da me seguita) navigava per mare cercando di raggiungere Valinor.
In questa piccola one-shot ho cercato di rendere i pensieri di Elwing in seguito alle prime richieste dei figli di Feanor, spero sinceramente di averla resa a dovere.
Mi sono presa qualche piccola licenza, spero non vi disturbi: immagino che i figli di Feanor abbiano mandato un messaggero a parlare con Elwing, non che vi siano giunti al gran completo. Però mentre scrivevo la immaginavo discorrere con Maedhros, e poi… Beh, l’immagine dei feanoriani in pompa magna   mi sembrava più d’effetto. Dubito anche che vedendola portare il Silmaril i figli di Feanor sarebbero rimasti impassibili… Insomma, avrebbero potuto semplicemente strangolarla.  Di nuovo, il tutto mi era congeniale ai fini del racconto. Spero mi perdonerete!
Il nome Faenor non è un errore, ma la forma Sindarin del nome Feanor. Feanor, infatti, non è altro che una tarda trascrizione frutto dell’unione tra il Quenya Feanaro e il Sindarin Faenor.
“Ada” è un termine Sindarin che significa “papà”.
Anche stavolta, credo di aver detto tutto: ringrazio infinitamente tutti coloro che leggono, seguono o hanno inserito la raccolta tra le preferite o tra le ricordate.
Ringrazio infinitamente la meravigliosa Tyelemmaiwe, che perde ore preziose di sonno visionando i miei capitoli e sopportando i miei terrificanti deliri.
Ancora una volta, poi, un grazie speciale va a tutti coloro che dedicano un po’ del loro tempo a lasciarmi un commento: non vi ringrazierò mai abbastanza per le vostre parole, conoscere le vostre opinioni è qualcosa di meraviglioso, e non avete idea di quanto riesca a darmi la carica per scrivere ancora.
Grazie infinite a tutti, a presto!
 
Melianar 
  
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