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Autore: kymyit    22/08/2014    8 recensioni
In seguito alla punizione inflittagli da Smoker, la 1D del liceo Kamome si ritrova in aula punizione a sottostare alle angherie del professor Vergo. Riusciranno le promesse dell'inferno a resistere un mese in quell'aula?
Capitolo 1: Letteratura ostrogota e ferite di guerra (Mai sfidare il Male Assoluto)
Capitolo 2: Educazione sessuale e consiglio di guerra (Mai mostrare gigantografie esplicite)
Capitolo 3: Il cavallo bianco della rivoluzione e il ciclo di Mr. Krabs (POF)
Capitolo 4: Nel mezzo del cammin di nostra vita (L'Inferno di Vergilio)
Capitolo 5: Il tugurio del Grande Fratello (mamma che bello, mamma che bello)
Capitolo 6: Tanto sei sempre il cocco di Smoker (E' la tua risposta definitiva?)
Capitolo 7: Una sporca apocalisse (Mai sfidare le promesse dell’inferno)
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Smoker, Supernova, Un po' tutti, Vergo | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Questa piccola long fic è il seguito di “Il dodgeball è uno sport, non una guerra!”
Tratta di come la perfida 1D costrinse il “povero” professor Vergo alle dimissioni e di quanto patì per riuscirvi.
Qualche altro dettaglio:
1. Nella fic precedente, scrissi che Kidd era un ottimo pugile, perciò quando questa cosa verrà alla luce non sorprendetevi. Ho pensato questa cosa perché non è proprio il tipo da essere un genio della fisica. Della meccanica magari sì. Infatti, è bravo in quel campo e in educazione tecnica e artistica. Ma il suo braccio meccanico mi imponeva di mettere in risalto i suoi cazzotti, ecco. u.u Diciamo gusto personale.
2. Per alcuni personaggi ho usato i loro soprannomi come cognomi: Kuroashi per Sanji, Hakuba per Cavendish, Hitokui per Bartolomeo. Per Usop, Killer, Shachi e Penguin non so che usare...
3. L'ambientazione è ovviamente AU, ma poiché citerò cose e persone del nostro mondo, diciamo che la Kamome si trova in un mondo misto fra il nostro e quello di One Piece. Almeno in queste due fic.
4. Perdonate in anticipo parolacce varie ed insulti pesanti, 'sti qui sono carogne, mi sono dovuta adeguare.
5. La fic è già finita e conta sette capitoli.

Buona lettura!! ^_^







La quintessenza della distruzione
Di come la 1D mise in fuga il terribile professore






Capitolo 1:

Letteratura ostrogota e ferite di guerra

(Mai sfidare il Male Assoluto)






Regnava sovrano il silenzio.
Nell’aula non si udivano ronzare neppure le mosche.
A stento gli studenti respiravano, tentando di non far strisciare troppo le penne sui fogli protocollo. Avrebbero tanto voluto appallottolare tutto, fra l’altro la letteratura ostrogota l’avevano iniziata da neppure un mese. Persino Rufy, l’aspirante re dei secchioni se ne stava chino sul suo banco a far fumare le meningi in silenzio. Uno scricchiolio di una sedia e tutti tremarono istintivamente di terrore.
“Fa che non passi di qui!” si trovò a pensare qualcuno.
“Se passa qui, giuro che gli metto lo sgambetto!” si oppose al proprio terrore qualcun altro, salvo rinnegare quel giuramento quando l’insegnante gli scoccò un’occhiata glaciale attraverso i suoi stramaledettissimi occhiali da sole.
-Qualche problema, Kuroashi?-
-No, signore!- esclamò quello, sudando freddo e deglutendo un grosso groppone di saliva. Dentro di sé, bruciava di rabbia e non era certo l’unico.
La metà maschile della 1D del prestigioso liceo Kamome - eccetto gli assenti, Hermeppo l’infortunato, Koby il bravo ragazzo e “Drake, il cocco di Smoker”, come puntualizzò Hawkins - era stata finalmente punita.
Nell’istituto Kamome erano riuniti gli studenti più promettenti provenienti dai luoghi più disparati del mondo. Solo che, nel caso della 1D, promettente non era sinonimo di diligente.
Da tempo gli insegnanti rinunciavano a far loro lezione, eccetto il professor Smoker e la professoressa Tashigi, gli unici capaci di resistere agli scherzi demoniaci di quel branco di diavoli.
E fu proprio durante una lezione che Smoker perse totalmente la pazienza.
Si giocava a dodgeball, una guerra più che un gioco. I ragazzi erano affiatati contro tutti, ma quando si trattava di mettersi gli uni contro gli altri in competizioni che da innocue diventavano sfide mortali, l’affiatamento se ne andava a farsi benedire. In pratica più che vederli giocare, sembrava di assistere a una battle royale senza esclusione di colpi.
Non credevano, i perfidi studenti, di aver fatto incazzare così tanto Smoker. Ma quando questi aveva schiantato a terra prima Kidd e Apoo e poi Bartolomeo, avevano capito che qualcosa nel loro spartano insegnante si era come rotto. Ed eccoli là, nell’aula di punizione sotto la supervisione del professor Vergo.
Se Trafalgar Law era il diavolo che tirava le fila della classe, Vergo era il male assoluto che aveva corrotto il cosmo. E come ogni perfida creatura, contemplava il proprio operato con le mani disposte nel fantomatico triangolo incamerante la quintessenza stessa del potere.
-Ma come siamo diligenti.- li prese in giro, con un tono quasi amorevole. Ma loro sapevano benissimo che dietro quegli occhiali da sole, i suoi occhi vagavano alla ricerca della prossima vittima. Nessuno rispose a quel commento, inutililmente, Vergo aveva puntato una preda succulenta.
-Law, dovresti davvero raddrizzare quella schiena, ti verrà la gobba a stare sdraiato sul banco.-
Ora, Trafalgar Law non ascoltava nessuno, neppure quando Smoker gli lanciava del gesso addosso si scomodava più di tanto, ma obbedì immediatamente all’ordine di Vergo.
Lo fece tentando di ostentare una certa calma, ma in silenzio. I suoi compagni si chiesero perché non tirasse fuori il suo stramaledetto sorriso sghembo. Probabilmente se l’era perso quella mattina, quando Vergo l’aveva bastonato per avergli fatto notare che la macchina fotografica non si trovava nell’armadietto.
Kidd era esterrefatto.
Lui gliele aveva suonate di santa ragione per tanto di quel tempo e quello gli rideva ancora dietro e con quel Vergo faceva il cagnolino obbediente?!
“Qui gatta ci cova.” pensò il rosso. Conosceva Law troppo bene per ignorare l’ipotesi remota che quello meditasse un omicidio. Come si suol dire, la vendetta è un piatto che va gustato freddo.
-Kidd.- s’irrigidì quando sentì la voce dell’insegnante ancor prima di avvertirne la presenza dietro di sé. -C’è qualche problema?-
Qualche problema?!
Non aveva idea di cosa cazzo scriverci in quel tema di merda, ecco cosa c’era!
-No, signore.- rispose, tentando di usare un tono sottomesso.
-Molto bene.- fece quello prima di poggiargli la mano sulla testa -Fai qualcosa per questi capelli, sono davvero troppo disordinati.-
In un’altra situazione, il rosso era convinto che Law gli avrebbe riso in faccia, magari con le guance gonfie nel tentativo di trattenere le risate e le lacrime agli occhi.
Col cazzo che avrebbe fatto qualcosa per i suoi capelli!!
-Svegliati, Roronoa!- esclamò d’un tratto, il professore, scagliando un gessetto a folle velocità contro la testa del povero Zoro che si svegliò di soprassalto, dolorante.
-Chi è stato?!- esclamò furente -Allo- incrociato lo sguardo dell’insegnante all’altro capo dell’aula, il ragazzo si risedette in silenzio e si rimise a lavorare sul compito, diligentemente. Non sarebbe finita lì, il professore doveva punire quell’alunno così cafone e l’avrebbe fatto, se una mano non si fosse levata in aria.
-Sì, Monkey?-
-Ho finito, professore!- esclamò quello, quasi mettendosi sull’attenti.
Metà classe gli lanciò occhiate basite, lo stesso Vergo inarcò il sopracciglio, meravigliato. Com’era possibile che avesse finito il compito, se quell’argomento non l’avevano mai fatto? E soprattutto, poco prima non gli stava fumando la testa? Non sapevano se essere invidiosi o meno.
Decisero di odiarlo quando Vergo finì di leggere il compito.
-Molto bene, Monkey, hai fatto un buon lavoro.- disse, per poi indicare l’orologio. -Dunque, come vi avrei sicuramente detto se non mi fossi dimenticato, avete quindici minuti di tempo dal momento in cui il primo compito verrà consegnato. Ora sono dieci minuti. Chi non consegnerà in tempo, riceverà dei compiti extra da fare a casa, che controllerò personalmente. Anche chi sarà sotto la sufficienza, riceverà compiti d’approfondimento, tutto chiaro?-
Annuirono col capo, maledicendo sia Vergo che Rufy, non tutti almeno. Nessuno osò far notare a Vergo che non avevano mai studiato quelle cose. A che sarebbe servito se non a prendersi sonore bastonate in testa? Law era vivo per miracolo perché aveva sempre quello stupido cappello di vacca delle nevi in testa.
Aveva.
Vergo, in seguito, l’aveva intimato di levarselo, con suo grande disappunto.
Fra tutti, soltanto Law e il duo Kirapen (o Penkira, a seconda di come si rapportavano fra loro) riuscì a completare il compito. Scaduti i dieci minuti, la classe taceva. Come condannati al patibolo attendevano la loro esecuzione senza neppure minacciare di morte gli stupidi insegnanti che si godevano lo spettacolo dalle finestre del corridoio.
-Male, molto male…- iniziò il professore, scorrendo fra i banchi e squadrandoli tutti uno ad uno. Neppure i sopravvissuti a quel massacro scamparono alle sue occhiate gelide.
-Essere iscritti a questa scuola è un prestigio e tutti voi siete chiamati a tenere alto il suo nome. Cosa penseranno tutti vedendovi? Che in questa scuola si perde tempo? Che possono entrarvi cani e porci e battere la fiacca? No, questa scuola,- Vergo s'interruppe di colpo, per lanciare un pezzo di gesso a velocità folle. Il missile bianco sfrecciò per la classe, centrando in pieno la fronte di Bartolomeo che cadde a terra svenuto.
-Questa scuola vi insegna a creare non solo il vostro futuro,- disse, aggiustandosi gli occhiali, mentre gli alunni fissavano sbigottiti ora lui, ora Bartolomeo, ancora steso a terra con un grosso ematoma sulla fronte. -ma il futuro di questa società. La feccia sta fuori da qui, avete capito?-
Annuirono tutti, in silenzio. L'insegnante si chinò sull'alunno privo di sensi e lo svegliò con qualche schiaffetto.
-Avete capito?- gli chiese.
Bartolomeo si era perso il discorso, ma annuì, ancora confuso per la botta e si rimise lentamente a sedere al suo posto, mentre Vergo tornava alla cattedra e compilava il registro.
-Ora aprite i quaderni e scrivete. Per domani voglio una ricerca dettagliata sul, aperte virgolette, “Uso del terrore per il controllo del potere nei popoli antichi”, chiuse virgolette. Badate a porre l'accento sui metodi violenti, quali torture, punizioni esemplari, guerre e quant'altro. E non voglio una ricerca fatta da wikipedia. Sappiate che se copiate una sola parola, io lo saprò.-
Quelle ultime tre parole raggelarono il sangue di tutti.
Non ebbe bisogno di ghignare, l'uomo, la 1D poteva avvertire la goduria che il suo animo perverso provava e ne fu schiacciata.
-Molto bene, vediamo... manca un'ora al suono della campana. Prendete un foglio e scrivete: “Il professore ha sempre il coltello dalla parte del manico.”-
-Per ricordare ai ribelli che neanche i più forti di loro possono sconfiggere Capitol City... - mormorò qualcuno con voce talmente fioca che nessuno fu sicuro di averla sentita davvero.
-Parla a voce alta, Penguin.-
Il diretto interessato s'irrigidì. Poi però alzò timidamente la mano.
-Ecco, professore... quante volte dobbiamo scriverlo?-
-Quante volte riuscirete fino alla fine dell'ora. E se qualcuno scriverà meno di cento volte la frase, per domani dovrà tradurre un brano da uno dei Poignee Griffe, a mia scelta, ovviamente.-
Penguin a quel punto sudò freddo e prese immediatamente la penna, iniziando a scrivere. Passare il pomeriggio a tradurre quella lingua morta? No, grazie, aveva altro da fare, lui. Fortunatamente Killer era piuttosto informato sul tema della ricerca, potevano svolgerla insieme.
-Tu no, Hitokui. Tu vieni alla lavagna.-
Il diretto interessato aggrottò le sopracciglia.
-Vieni o vuoi un invito scritto?-
O una bastonata? No, grazie.
Il ragazzo si alzò e si avvicinò alla lastra nera della lavagna, ostentando una falsa sicurezza.
-Scrivi:- a quel punto il sorriso diabolico di Vergo brillò in tutta la sua splendente perfidia -Non mi smanetterò più il pistolino guardando Monkey D. Rufy.-
Nessuno rise. Nessuno ebbe il coraggio di farlo, neppure quando Bartolomeo tentò goffamente di giustificarsi col suo adorato senpai diventando di tutti i colori per la vergogna. Fortuna che Rufy era troppo preso a tentare di scrivere mille volte quella frase col pensiero di Harvady fisso in testa.
Se Vergo voleva annientarli, quando le prime parole iniziarono ad essere tracciate, la classe focalizzò che era sulla buona strada per farlo.















   
 
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