Ichigoichie
Autrice:
mise_keith.
Disclaimer:
L’autrice di
Berusaiyu no
Bara è Riyoko Ikeda e lei ne detiene i
diritti, come la Shueisha e la Tokyo Movie Shinsha. Personalmente, queste poche
parole cucite insieme sono il mio modo di sperare nell’amore che sopravvive
oltre la vita, oltre la morte.
Beta-reader: Thilwen (ma no?).
Rating: PG
(Verde).
Data di
creazione: L’idea di
mettere nero su bianco questo pensiero mi è venuta qualche mese fa, ma essa ha
assunto forma definitiva il 31 Agosto 2008.
Tipologia:
Flashfic (appena
più che una Drabble, in realtà).
Genere: Triste.
Personaggi:
André
Grandier.
Sintesi:
Una parte di noi
muore ogni giorno.
Note:
“Ichigoichie”
è un termine giapponese che significa “occasione/incontro che accade una sola
volta nella vita”. Viene usato nel linguaggio quotidiano come esortazione,
deciso invito a cogliere l’attimo (carpe diem).
Questa
è la mia prima ed ultima fan fiction su Beru
Bara. Sono sicura che scrivere di più mi
avrebbe fatto soffrire troppo. Ho preferito che questo dicesse tutto ciò che
pensavo di dover esprimere.
Ringraziamenti:
A
Chiara e Gioia, che hanno impedito che arrivassi ai vent’anni senza sapere che
Oscar e André muoiono, alla fine.
Dediche:
A Chiara, a cui questa piccola
riflessione è piaciuta, e che sostiene dovrei darmi alla flash fiction. Un
ricordo del mio affetto prima di una (breve)
separazione.
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Si
dice che, nel momento in cui l’anima si trova sul punto di lasciare il corpo,
passi davanti ai propri occhi, in sequenza, ogni occasione vissuta. Ogni singolo
istante degno di nota, ogni respiro più intenso, ogni immagine inusualmente
vivida.
Quando
mi accade di pensarci è perché è caduto il silenzio. Sei stanca o hai bisogno di
riflettere, o rimugini, ennesimamente, le preoccupazioni altrui. È allora che mi
soffermo ad osservarti: seduta al tavolo della tua stanza, stesa sull’erba
rugiadosa di mattino accanto allo stagno o madida e ansante china sulla tua
spada, lo sguardo basso. Mi accorgo che, chiudendo gli occhi, fin dove si spinge
la mia memoria non trovo altro che impressioni di te, prima bambina, poi
improvvisamente adulta, calchi simili e fedeli della tua muta, severa, compagnia
ai miei giorni.
Mi
succede spesso, Oscar. Ed ogni volta che afferro la consapevolezza che, oggi,
accanto a me e dentro di me, non ci sei nient’altro che tu e non c’è, ormai, più posto per
nient’altro, prego con tutto me stesso di poter continuare ancora a lungo a subire, ogni attimo del tempo
che mi rimane, una violenta, piccola
morte.