4. Una preghiera nella notte
Erano di nuovo tutti a tavola per
consumare il pranzo, cosa non da poco visti gli impegni di lavoro del
presidente. Tuttavia quel giorno doveva essere capitato qualcosa di
particolare che aveva indotto il signor Hiwatari a far accomodare lei
e il figlio l'uno accanto all'altra.
Yukiko aveva fatto appena in tempo a
risistemare l'anello di attacco di Night prima che Shu la andasse a
chiamare, e così aveva fatto il suo ingresso nella sala da pranzo
con gli stessi abiti che aveva indossato quel mattino. Personalmente
avrebbe preferito cambiarsi, non del tutto convinta di poter ignorare
l'impressione avrebbe fatto al padrone di casa.
Tempo prima si era arrischiata a far
spazio a quel suo lato di sé, ma i risultati erano stati tutto meno
che positivi. Era questo che l'aveva convinta a non comportarsi più
con così tanta leggerezza. Non che in effetti il parere del
presidente dell'Organizzazione Hiwatari le importasse. In effetti,
forse la cosa questa volta avrebbe potuto andare a suo favore,
mandando a monte l'affare.
Non fu così, per l'appunto.
Nonostante l'espressione interrogativa
e un po' indispettita del padrone di casa, l'aveva invitata ad
accomodarsi accanto a Kei e aveva intrapreso una sorta di monologo
che era durato sino a metà pasto. Gli era anche scappato detto
qualcosa riguardo a quanto si somigliassero, ma l'argomento era stato
interrotto da un deciso colpo di tosse del dranzerblader, palesemente
seccato.
La cosa fu fonte di un certo
divertimento da parte della mora, la quale faticò a non esternarlo e
dovette abbassare lo sguardo sul piatto per riuscirci.
– Bene, è giunto il momento che vi
informi sulla vostra situazione... – quelle poche parole furono
sufficienti per calamitare l'attenzione di entrambi i blader sul
capofamiglia degli Hiwatari, il quale con la massima educazione aveva
appena posato la forchetta accanto al piatto vuoto – Purtroppo fra
pochi giorni dovrò assentarmi per un viaggio d’affari molto
importante e starò via per diverso tempo. Con me verranno anche la
maggior parte dei nostri domestici.
A quell'affermazione, la ragazza alzò
di scatto la testa, spalancando gli occhi verdi.
“Significa che saremo praticamente da
soli…” A quel pensiero, non riuscì ad evitarsi di
arrossire.
– Per quanto tempo? – si informò,
esitante.
– Non lo so ancora… probabilmente
qualche mese – Rispose lui, senza fare una piega, prima di zittirsi
e soffermarsi a squadrare i due ragazzi.
Yukiko aveva sgranato gli occhi e poi
era avvampata, mentre il figlio, Kei, non aveva avuto alcuna
reazione: aveva semplicemente smesso di mangiare in favore di
un'immobilità assoluta che perdurò per diversi secondi.
– Bene… fai un buon viaggio –
disse quest’ultimo freddamente, prima di sollevarsi di nuovo in
piedi e, senza un'altra parola, uscire dalla stanza.
– Mi scusi, ma mi è passato
l’appetito… – Fece a quel punto la ragazza, non riuscendo a
sopportare quel silenzio. La situazione si stava facendo a dir poco
critica.
S'alzò a sua volta, impacciata e
rigida, guadagnando in fretta la porta.
– Sembrano proprio fatti l’uno per
l’altra – si azzardò a commentare una delle cameriere a basso
tono, piuttosto divertita.
Un divertimento che colse anche il
padrone di casa a quel pensiero, mentre in silenzio si gustava il suo
dolce alla vaniglia.
“Roba da matti!” stava pensando fra
sé e sé la ragazza mentre saliva le scale “Scommetto che è tutto
architettato.. e probabilmente c'è pure lo zampino di quella
disgraziata!” si disse, riferendosi a sua madre. Ce la vedeva fin
troppo bene a complottare con il padre di Kei purtroppo, un altro
soggetto non proprio rassicurante. Doveva trattarsi di una
caratteristica peculiare delle persone d'affari.
Raggiunta la propria stanza aprì la
porta senza degnar di uno sguardo all'ambiente circostante, prima di
varcarla. Doveva restare calma. In fin dei conti quella casa era
enorme, potevano tranquillamente ridurre i contatti al minimo
indispensabile.
Sì, avrebbe fatto così.
Si era appena mossa verso il letto
quando si accorse che in effetti quello era tutto meno che il suo
letto. Inarcando un sopracciglio si guardò meglio intorno,
constatando di non essere affatto nella propria stanza. Questa era
arredata meno sontuosamente, con un ampio letto matrimoniale con la
testiera in ferro battuto e due comodini ai lati. L'armadio
dall'altro capo della parete la ricopriva quasi del tutto, ma era
stato lasciato uno spazio per il televisore, più grande di quello
nella sua stanza.
Quel piccolo particolare le fece
inarcare un sopracciglio e arricciare le labbra con una certa
contrarietà. Cavolo, avrebbero anche potuto assegnarle quella di
stanza!
Con un sospiro si lasciò ricadere
sull'ampio letto. L'ambiente era stato arieggiato da poco e la
porta-finestra era ancora socchiusa a lasciar entrare una lieve
brezza. Non le sarebbe dispiaciuto restare lì per un po', decise.
Aveva bisogno di un po' di semplicità, ma soprattutto di quiete, e
non le dispiaceva l'idea che quella cameriera non la disturbasse.
Abbozzò un sorrisetto sornione alla
prospettiva di far un po' impazzire la servitù, la quale per un
motivo o per l'altro non le era mai troppo distante. Un po' di
solitudine era proprio quel che ci voleva.
Erano questi i suoi pensieri mentre si
crogiolava su quel materasso, rilassandosi.
Sul punto di addormentarsi, preda di un
sonno dovuto alla notte non perfettamente tranquilla che aveva
trascorso, fece appena in tempo a constatare che il cuscino aveva
proprio un buon odore.
Kei aveva avvertito il bisogno di
confrontarsi con un'amica.
Non rammentava nessuna occasione che
avesse spinto suo padre a portarsi dietro la servitù se non quando
partivano per una vacanza. Probabilmente era tutta opera di un piano
ben strutturato di quel vecchio bastardo.
Di ritorno dal luogo dell'incontro si
premurò di non farsi vedere nel rientrare da una delle finestre sul
retro, salendo in fretta le scale che l'avrebbero condotto al piano
superiore. Soltanto una volta raggiunto il corridoio si rilassò
abbastanza da procedere a passo più tranquillo, ficcandosi le mani
in tasca mentre ancora era intento a rimuginare sulla situazione.
Passando davanti alla camera di Yukiko
lanciò alla porta un'occhiata fuggevole. In fin dei conti quella
ragazza era meno noiosa di quanto lui stesso avrebbe creduto. Nella
mente si formarono nuovamente le parole che gli erano state dette
pochi minuti prima.
“Ti sei chiesto come si senta
lei?”
No, non se l'era chiesto, perché
avrebbe dovuto?
“Se provassi a conoscerla, lo
capiresti”
Che sciocchezze.
Sbuffando a labbra serrate poggiò una
mano sulla maniglia della propria porta, facendola ruotare sui
cardini ben oliati. Tuttavia, sollevando lo sguardo dal pavimento si
bloccò al centro del passaggio, sgranando gli occhi scuri in un moto
di sorpresa assoluta.
Lieve il vento che filtrava dalla
finestra socchiusa gonfiava le tende grigio chiaro, scivolando poi a
carezzare i capelli della ragazza che giaceva sul suo letto.
Yukiko. Nel suo letto.
Il suo primo impulso tuttavia non fu
quello di cacciarla di peso fuori dalla sua camera e la cosa che lo
confuse maggiormente fu proprio quella. Impiegò una buona manciata
di secondi a distogliere lo sguardo dalla ragazza e muoversi,
entrando finalmente all'interno della propria stanza e richiudendo
con delicatezza la porta dietro di sé.
Soltanto poi si avvicinò in silenzio
al letto, fermandovisi accanto, in piedi, a fissare la mora priva di
conoscenza. Era distesa a pancia in su con le lunghe gambe in parte
divaricate, una mano poggiata sul ventre e l'altro braccio sollevato
sopra la testa. I lunghi capelli scuri erano sparpagliati sul
cuscino, ad incorniciarle quell'espressione assolutamente rilassata
che le delineava il volto. Nel sonno la felpa le era scesa da una
spalla, aperta sul davanti, quasi del tutto bloccata sotto la schiena
di lei e lasciando così modo al dranzerblader di avere una netta
visione della linea del seno e dei suoi fianchi. Quella canottiera
lasciava giusto lo stretto indispensabile all'immaginazione, tanto
più a causa del fatto che le si fosse sollevata sin sopra
l'ombelico, lasciandole scoperta la pelle chiara.
Per la prima volta si degnò di
guardarla bene, prendendosi il proprio tempo, indisturbato. Con
sorpresa tuttavia non si soffermò tanto sul suo corpo, decisamente
invitante, quanto sul suo viso. Aveva le labbra leggermente schiuse,
rosee e apparentemente fin troppo morbide. Il suo nasino era delicato
e dritto, vagamente a punta e contribuiva a donarle un'aria un po'
più infantile di quella che in realtà doveva avere. La bandana che
era prima sulla fronte ora giaceva aggrovigliata fra quelle ciocche
bicrome, le punte cremisi che donavano un tocco di colore a quel
quadretto.
Come assorto, salì sul letto a propria
volta, appoggiandosi con ambo le mani sul materasso ai lati del corpo
di lei. Issandosi maggiormente, incurante di aver ancora le scarpe ma
spinto più da quella sua contemplazione che da altro, posò un
ginocchio fra le gambe di lei prima di scavalcarla con lo stesso. Si
ritrovò infine carponi sopra la ragazza, ascoltandone il respiro
regolare.
Forse la sua amica aveva ragione.
Forse, se l'avesse conosciuta meglio...
Non terminò di formulare quella frase
che il capo della ragazza in questione si mosse. Fu solo un vago
accenno di movimento, ma questo bastò per far tendere ogni muscolo
al blader, facendogli trattenere il respiro per una nuova manciata di
istanti. Questo finché non si accorse del rivoletto di bava che
bagnava il lato destro del mento d'ella, accostato ad un sorriso
quasi ebete che le era comparso in viso.
Quella visione fu talmente inattesa e
in contrasto con l'impressione che aveva avuto di lei fino al momento
precedente, che lo costrinsero a smorzare sul nascere uno scoppio
d'ilarità, il quale gli sgorgò come uno sbuffo divertito senza che
potesse frenarsi del tutto.
Era un'espressione troppo divertente.
Evidentemente dovette farsi sfuggire
qualche suono di troppo, o probabilmente furono i sussulti trasmessi
al materasso attraverso le braccia tese del ragazzo a causare il
risveglio della mora, perché dopo un nuovo movimento del capo iniziò
a schiudere le palpebre, rivelando quei suoi incredibili occhi di
smeraldo.
La ragazza schiuse appena gli occhi
verdi prima di riabbassare le palpebre e prendersi la briga di
stiracchiarsi i muscoli. Quando tuttavia, dopo aver deglutito i
rimasugli di saliva del sonno, tornò con più presenza di spirito a
sollevare le palpebre, si ritrovò ad incrociare due sorprendenti
occhi dai riflessi porpora. Sbatté più volte le palpebre,
irrigidendo ogni muscolo per il senso di allarme che la colse in
risposta ai messaggi dei suoi sensi.
Non era un sogno.
Quegli occhi erano di Kei, fermo lì
sopra di lei, e la stava fissando con un malcelato sorrisetto che gli
si accentuò in volto di pari passo al rossore che percepiva farsi
strada sul proprio viso.
– Ben svegliata.
– K-Kei! Che..che ci fai qui?
– Sei nella mia stanza – ribatté
lui fessurizzando il proprio sguardo – Mi sembra che tu abbia
trovato il mio letto piuttosto comodo... – aggiunse, con una nota
di malizia.
– Non l’ho fatto apposta, mi
dispiace… è che non ci ho fatto caso e… – si scusò
meccanicamente Yukiko, ancora più imbarazzata ed impacciata di
prima. Era così vicino che poteva distinguere ogni singolo capello
argenteo che gli contornava quegli occhi sfumati di porpora. Il cuore
le batteva talmente forte che era sicurissima potesse sentirlo.
– Ah sì? – fece il dranzerblader
in risposta, per nulla convinto. Anche nel suo imbarazzo totale la
mora poteva cogliere il profondo divertimento che si celava dietro
quello sguardo carico di malizia – Io non credo che si sia trattato
d'una svista... – si abbassò tanto verso di lei da arrivarle a
sfiorare la punta del naso con la propria, sempre occhi negli occhi –
...certo che non credevo potessi essere una tipa tanto spudorata.
Neanche il tempo al vecchio di levar le tende...
– C..c..c..co..
Yukiko era entrata nel pallone. La
percezione del suo respiro sulla pelle, il suo odore, la sua voce ora
più bassa e sensuale, quasi roca. Pervasa da una scarica di brividi
caldi chiuse strettamente gli occhi, deglutendo nervosamente.
Soltanto così riuscì a spiccicare parola.
– Ti..ti stai sbagliando – lo disse
in tono talmente flebile che finì per chiedersi se lui l'avesse
sentita.
Lo percepì muoversi e avvertendo di
nuovo l'aria fresca sulla pelle si arrischiò a schiudere un occhio,
vedendo così il dranzerblader scendere dal letto.
– Per questa volta lascerò correre –
affermò con indifferenza, un tono a cui ella era decisamente più
abituata, dandole la schiena. Tuttavia, subito dopo, le scoccò
un'occhiata da sopra la spalla accostata ad un mezzo sorrisetto che
non lasciava presagire nulla di buono. Impressione avvalorata dalle
parole che seguirono, di nuovo velate di una malizia senza pari –
..ma la prossima volta non sarai tanto fortunata.
Sussultando appena Yukiko riuscì
finalmente a muoversi, l'improvviso blocco dei muscoli venutole meno
in uno scatto che la portò in piedi in mezzo secondo.
– S-sì! – esclamò al culmine
dell'imbarazzo.
Allora la ragazza cercò di raggiungere
in tutta fretta la porta che dava sul corridoio, incespicando
dall'agitazione che non riusciva a scrollarsi di dosso. Percepì una
leggera risata provenire dalle sue spalle ed aveva già schiuso
l'anta, quando gli rivolse un'ultima occhiata, il volto ancora in
fiamme.
– Ovviamente stanotte preferirei
dormire da solo, se non ti dispiace..
Quell'ultima frecciatina la convinse a
chiudersi la porta alle spalle, dopo aver guadagnato il corridoio con
la velocità di un fulmine. Il tonfo del battente fece seguire un
silenzio pervaso soltanto dal suono del suo stesso cuore, che con
insistenza ancora le batteva nelle orecchie.
Tremò, preda di emozioni di una tale
intensità che le erano del tutto nuove, usando quella stessa
maniglia per reggersi in quella manciata di secondi di silenzio quasi
assoluto.
“Che cazzo era?!”
Rivide davanti agli occhi ancora
spalancati l'immagine della schiena del blader, in un flash che ebbe
come obiettivo quello di focalizzare la scritta sulla sua maglietta.
E percepì il proprio cuore sussultare.
Nella sua camera Kei rimase in
ascolto, godendosi la melodia che, appena iniziata, proveniva dalla
stanza accanto piuttosto chiaramente attraverso la finestra
socchiusa. Probabilmente anche la ragazza dall'altra parte della
parete aveva aperto la sua porta-finestra.
like open doors
Leading you down into my core
where I've become so numb
Si ritrovò a distinguere una tonalità diversa in sottofondo rispetto a quella della cantante e spalancò gli occhi sul soffitto nel rendersi così conto che era Yukiko che stava cantando, talmente forte da arrivare a farsi sentire persino da lui. Si alzò dal letto sul quale s'era sdraiato con nuovo slancio e con pochi rapidi passi si avvicinò alla parete accanto al letto, spegnendo la luce.
my spirit's sleeping somewhere cold
until you find it there and lead it back home
Quindi si accostò alla porta-finestra,
schiudendola maggiormente. La voce della ragazza era più
distinguibile di poc'anzi ora, tanto che già intuì dovesse essere
accanto alla finestra. Gli bastò sporgersi appena per vederla, lì
in piedi su quel balcone, con il profilo rivolto alla falce di luna
luminosa e le mani appoggiate sul parapetto.
Wake me up inside
I can't wake up
Wake me up inside
Save me
Call my name and save me from the dark
Aveva una voce limpida, eppure a metà
strofa ne percepì il tremito, come se si fosse incrinata
improvvisamente. Quella variazione appena accennata gli sfiorò
direttamente il cuore e con un sussulto sommesso si sporse nelle
tenebre quel poco chi gli bastò per distinguere un riverbero su quel
viso. Sgranò gli occhi scuri il blader, avvertendo il proprio
respiro venir meno.
Stava piangendo.
Bid my blood to run
I can't wake up
Before I come undone
Save me
Tornò a farsi indietro, appoggiandosi
con una spalla allo stipite della finestra. Non riuscì a smettere di
ascoltarla esprimere il suo dolore in quel modo del tutto simile ad
una preghiera, sentendosi al tempo stesso alla stregua di un ladro.
Eppure non riuscì a fare altrimenti, rimanendo immobile in quella
posizione sino allo scandire dell'ultima nota, lo sguardo basso,
celato nell'ombra che avvolgeva gran parte di quella casa.
...continua
[ANGOLO AUTRICE]
Ve lo giuro, non è una Songfic >.<
fa tutto parte della trama, quindi non allarmatevi. Per ora non ne ho inserite altre di strofe e non so se ricapiterà mooolto più avanti, ma per ora (ho scritto parecchio fra ieri e oggi) non è così quindi tranquilli! Volevo ringraziare chi mi ha seguito così fedelmente fin'ora e mi ha recensito puntualmente nonostante siamo ancora praticamente all'inizio. Ah! Ne vedrete delle belle, ve lo posso assicurare!!!
Nel frattempo, augurandomi che anche questo capitolo non vi abbia deluso, attendo con pazienza di sapere il vostro parere!
Al prossimo aggiornamento! Muhahahahahah!!
Kaiy-chan
P.S. Allego qui in fondo il link alla canzone, approfittandone avendo trovato un video che è proprio attinente all'ambientazione! *CLICK!*