Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Kaiyoko Hyorin    25/08/2014    3 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


6. Lato nascosto


La fece salire in macchina senza una parola e una volta richiuse le portiere Kei infilò la chiave nel quadrante, cercando di non pensare a ciò che era appena successo. Ora l'unica cosa che contava era tornare a casa.
Mise in moto e il rombo del motore riempì il silenzio dell'abitacolo. Si infilò di nuovo gli occhiali da sole, prima di fare manovra e lanciare alla fine un'occhiata alla sua passeggera, accomodatasi sul sedile accanto. Aveva lo sguardo rivolto alla strada ed un'espressione neutra, vivacizzata da una sfumatura di rossore di cui Kei non era comunque troppo convinto.
Non le rivolse nessuna parola ma si immetté in strada, facendo scendere il tettuccio e permettendo all'aria fredda di insinuarsi all'interno della vettura. Guidarono praticamente in silenzio, almeno per i primi dieci minuti buoni, il blader con lo sguardo fisso sulla strada di fronte a loro. Si era ormai messo il cuore in pace, nelle orecchie il rombo del motore e il rumore del vento, quando quel mutismo venne infranto.
– Perché mi hai seguita?
Per un primo istante il ragazzo non fu certo di averla davvero udita, ma quando quelle parole gli risuonarono chiare nella mente ci mise una manciata di secondi a realizzare di doverle rispondere. La cosa più sorprendente fu che, quando lo fece, un flash di quando l'aveva incrociata per il corridoio poche ore prima quasi lo spinse a dirle la verità. Quasi.
– Non ti ho seguita – “..ti stavo solo tenendo d'occhio
Il silenzio che seguì dopo una manciata di secondi lo indusse a credere che lei non avrebbe più detto nulla, cosa che gli permise di stringere con meno nervosismo il volante dell'auto. Stava per lanciarle una nuova occhiata quando quell'unica parola gli raggiunse le orecchie.
– Grazie.
La voce di lei lo raggiunse comunque nonostante l'avesse proferita a voce meno alta, ma da essa gli era comunque giunta quella sfumatura di spossatezza e liberazione insieme che lo indussero a scoccarle uno sguardo di sfuggita. La vide sorridere appena, i lunghi capelli scompigliati dal vento e la schiena abbandonata sul sedile. Teneva il suo berretto stretto fra le mani, posate in grembo, ed aveva gli occhi chiusi.
Quel sentimento di gratitudine così facilmente espresso arrivò a sfiorargli l'animo e quella fu una delle poche volte in cui non si pentì di aver ceduto alla propria impulsività.


Come misero piede sul selciato di fronte all'ingresso della villa, gli andarono incontro gli unici membri della servitù rimasti in quella casa dopo la partenza del padrone, compreso l'autista di servizio.
– Signorino!
– Signorino Hiwatari.
Il diretto interessato procedette come se niente fosse, lanciando le chiavi in mano all'autista. Yukiko si affrettò a seguirlo dentro, mentre questi ignorava le proteste, seppur contenute, dell'uomo assunto dalla famiglia per alleggerirne i membri dell'onere della guida. Il poverino temeva di vedersi togliere il posto.
– Umphf.
Kei sparì oltre la soglia senza aggiungere altro e la mora gli andò dietro, più per inerzia che per vera e propria intenzione di seguirlo. Infatti, una volta entrata nell'atrio a propria volta, lei si fermò a guardarsi intorno prima di notare la direzione intrapresa dal blader, per una volta del tutto diversa da quella che attraverso le scale conduceva al piano superiore.
– Kei. Dove vai?
– Ho fame – le rispose questi in tono atono, senza nemmeno scoccarle uno sguardo ma continuando a camminare con le mani ficcate in tasca.
L'ora di pranzo era passata da poco e le bastò quella considerazione per far rendere conto anche a lei della desolazione in cui versava il proprio stomaco. Sospirando si decise a seguirlo in cucina, ben lieta di non doverla cercare per conto proprio. In effetti non si era ancora prodigata ad esplorare quell'enorme e sontuosa casa, la quale nonostante tutto pareva come immersa in un'atmosfera tetra.
Sarà colpa dei tendaggi scuri” ipotizzò fra sé e sé lei, guardandosi intorno.
Entrando nelle cucine Yukiko inarcò un sopracciglio. All'interno v'erano due cuochi intenti ad armeggiare con pentole e stoviglie, i quali tuttavia si bloccarono appena si accorsero della loro presenza. Fu una scenetta quasi comica, perché subito scoppiò il caos.
– Signorina Natsuki!
– Singorino Hiwatari, cosa fate qui?
– Se lo venisse a sapere il padrone..!
Il dranzerblader li ignorò così come aveva ignorato i camerieri all'ingresso e senza una parola si fermò di fronte al frigorifero, aprendone lo sportello con un unico movimento fluido, che si interruppe nel momento in cui riuscì a inquadrarne il contenuto.
Anche Yukiko si accostò al frigo, restando tuttavia un paio di passi indietro. Tutto in quell'ambiente sembrava enorme e quell'elettrodomestico non faceva eccezione: ci sarebbe potuta entrare agevolmente senza nemmeno dover chinare la testa.
Fra i vari ripiani ricolmi di ingredienti freschi ci erano anche delle ciotole di ceramica ricoperte di un paio di strati di pellicola trasparente e non fu la sola a scorgerli. Uno dei cuochi trasalì.
– S-signorino! Ci scusi infinitamente, abbiamo pensato di mettere in fresco il pranzo preparato oggi per voi!
– Le prepareremo subito qualcos'altro di fresco, signorino!
La comicità della scena consisteva nel contrasto netto definito dall'indifferenza del ragazzo, direttamente proporzionale all'agitazione dei due cuochi. Più questi si affannavano, meno lui faceva caso a loro, tanto che a quel punto il dranzerblader si chinò appena e allungò una mano per tirar fuori una delle ciotole ricolme di cibo.
– Signorino..
– La prego, signorino..
Lo sconforto di quelle voci era accostato ad un pallore sui loro visi che aveva dell'assurdo. Erano più bianchi di un lenzuolo.
– Ti piace il curry?
– Eh? – Yukiko cadde dalle nuvole, sussultando per la sorpresa.
– Il curry – ripeté Kei verso di lei, scoccandole finalmente un'occhiata.
– Ah.. sì, certamente – gli rispose lei, riuscendo a ricollegare il cervello dopo quel momento in cui era stata presa alla sprovvista.
A quella risposta lo vide decidersi ed estrarre dal ripiano una ciotola il cui contenuto scuro e fluido ondeggiò, sfiorando il bordo interno a quello spostamento.
– Ehi, voi.. – si rivolse allora ai cuochi.
– S-sì? – esclamarono questi all'unisono, sobbalzando in un nuovo ritorno alla vita
– È rimasto del riso?
– G..gliene cuociamo subito dell'altro, signorino!
A quel punto il giovane Hiwatari sembrò cogliere qualcosa in un angolo della cucina ed, in silenzio, vi si avvicinò mentre i cuochi si agitavano indaffarati per la cucina per recuperare una pentola, riempirla d'acqua e metterla sul fuoco.
Fu così che Yukiko, seguendo con lo sguardo il blader, lo vide fermarsi accanto alla pattumiera e sollevarne il coperchio, sbirciandone l'interno. La mora inarcò un sopracciglio, senza dire una parola mentre lo osservò guardare quello che era effettivamente il mucchietto di riso candido che era stato riversato all'interno del sacco nero. L'espressione del ragazzo rimase impassibile per diversi secondi, prima di voltarsi e tornare verso il tavolo sul quale aveva riposto la ciotola contenente il curry avanzato.
– Niente riso – esordì senza alcun apparente sentimento.
La nightblader si fece ancora più perplessa. Che voleva dire "niente riso"? Come pensava di mangiarlo quel curry??
Domande alle quali ebbe ben presto una risposta, perché il blader in questione, afferrato un cucchiaio, si servì da sé riempiendosi una ciotola in bianca ceramica, prima di immergervi la posata e accostarsela imperturbabile alla bocca.
K-Kei?! – le venne la pelle d'oca e con uno scatto gli fu accanto, afferrandogli il braccio per bloccarlo.
Quel gesto, dettato dall'impulso del momento, le fece guadagnare un'occhiata perplessa da parte del ragazzo in questione. Un'occhiata che ben calzava su quel volto dall'aria soltanto in minima parte confusa, ma abbastanza da darle l'impressione di aver a che fare con un'ingenuità alquanto infantile.
– C-che stai facendo? Non puoi mangiarlo così!
– Perché no?
– Starai male se lo fai! – sbottò lei, sentendosi contrariata quanto scioccata.
Com'è possibile che un tipo del genere se ne esca con certe cose?! Cos'è, un bambino??
Il broncio che gli vide per un attimo sul volto le fece trarre la conclusione che sì, per certi versi era proprio un bambino.
– Non mi piacciono gli sprechi.
Ho detto che non puoi! – scattò la mora, scaldandosi per tanta cocciutaggine da parte dell'altro. Lo fissò con un'ostinazione talmente pressante da indurlo a distogliere lo sguardo ed, alla fine, egli parve cedere, con suo sommo sollievo – Su, non è così grave. Per quello andato perso non puoi più farci niente, ma cerca di non mettere in imbarazzo i tuoi stessi dipendenti – lo ammonì, tentando di restare il più accomodante possibile. Era ben consapevole di quanto potesse essere dura lavorare alle dipendenze di una famiglia tanto prestigiosa e pretenziosa come erano gli Hiwatari: il minimo errore poteva non essere dimenticato facilmente e se quello stesso errore avesse nuociuto ad un membro stesso di quella famiglia, avrebbe potuto segnare la fine della carriera dei suddetti – Fra poco avrai dell'altro riso – concluse, con un sorriso nervoso. Riuscì in qualche modo ad allontanarlo dalla ciotola di curry ancora da riscaldare e la diede ai due cuochi, che si affrettarono a metterla lontano dalle grinfie del dranzerblader.
– Ora stai buono qui, seduto, mentre i signori si occupano di tutto. Vero? – chiese lei ai due uomini in divisa bianca, ricevendo un nuovo assenso da entrambi.
– Umphf – sbuffò quello, incrociando le braccia sul petto e accavallando le gambe.
Quella posa orgogliosa non fece altro che confermare la sua impressione.
Eppure si ritrovò a sorridere divertita dopo una manciata di secondi: non avrebbe mai creduto che fosse tipo da preoccuparsi per gli sprechi o per il duro lavoro degli altri. Sedendogli accanto spostò gli occhi verdi di nuovo sui due uomini, ora indaffarati e motivati a predisporre loro qualcosa da mangiare ed il sorriso le si accentuò in volto quando notò le loro espressioni.
Erano l'esatta copia della sua.


Il giorno seguente si presentò alla porta della villa la signora Natsuki.
Trovandosi di fronte sua madre con appresso una serie di scatoloni, Yukiko avvertì come se sulla nuca le fosse comparsa un'enorme goccia di sudore freddo.
– Tesoro, sono passata a trovarti! – esclamò la signora dopo aver appoggiato il suo carico sulla scrivania della stanza della sua bambina – Mi sei mancata tanto, quando torni a casa?
Yukiko si ritrovò, allibita, stretta in un abbraccio soffocante che minacciò di farle schizzare gli occhi fuori dalle orbite, come se già non bastasse l'incredulità di sentirla dire una cosa del genere. L'attimo dopo una vena iniziò a pulsarle accanto alle tempie.
– Non è divertente – sbottò, guardandola malissimo quando lei allentò la stretta.
– Uhuh – se ne uscì la donna più vecchia, con quella sua risata tanto costruita quanto effettivamente divertita – Come sta andando con il tuo futuro marito? Ti ho portato un po' di cose che sono sicura apprezzerai!
Un'altra venuzza le comparve accanto alla prima.
Fu costretta a lasciar momentaneamente perdere la propria irritazione tuttavia perché la presidentessa della N.C. aprendo uno scatolone, ne trasse fuori una serie di CD ed un microfono, cosa che fece spalancare un po' di più gli occhi della figlia.
Avvicinandosi a quello scatolone Yukiko individuò il suo stereo preferito e un'altra serie di cd e dvd, ma cosa più importante, sua madre le aveva portato anche il suo notebook. Si sorprese certo ma l'istante successivo tornò scettica a fissarla, rammentandosi di doversi mantenere sulla difensiva.
Cosa più che giusta perché quella donna diabolica aveva preso a girare per la sua stanza, curiosando in giro e continuando a parlare a raffica.
– Ma che bella camera! Ti hanno sistemata proprio bene! E guarda che armadio! – sembrava fin troppo emozionata, rifletté la ragazza, incrociando ambo le braccia – Oh, ma guarda, ancora non hai finito di sistemare le valigie? Sei proprio la solita disordinata Yuki-chan!
E di nuovo quella venuzza prese a pulsarle sotto il cuoio capelluto.
– Ehi, e questa cos'è? – domandò la donna che poteva essere il ritratto del demonio in persona, avvicinandosi alla parete accanto al suo letto.
– Cosa? – ripeté lei di rimando, inarcando un sopracciglio, non notando nulla di particolare ove sua madre stava dirigendosi. Si avvicinò a sua volta di qualche passo, ma la signora Natsuki fu più veloce.
– Sembra una porticina.. sì, è una porta! Che emozione, chissà dove conduce?! Oh, è aperta.. – neanche il tempo di arrivarle alle spalle che quella la aprì sparendo oltre la stessa.
Yukiko si ritrovò a spalancare di nuovo lo sguardo, mentre la mascella minacciava di caderle sul pavimento. Che cavolo stava facendo adesso quella madre degenera?! Fece appena in tempo ad affacciarsi al passaggio segreto che la voce della donna tornò a farsi sentire.
– Ah ma guarda, ecco dove conduce! Uhuh, così questa è la tua stanza, giovane Kei!
Yukiko sussultò a quelle parole e si affrettò a infilare la testa nel passaggio, con le gote che le si accesero di botto.
Mamma!! Torna subito qui!
Il tempo di sbucare per metà oltre la parete, che vide sua madre ridere in quel suo particolarissimo moto fissando un Kei seduto alla sua scrivania che a sua volta scoccava ad entrambe le Natsuki un'occhiata fra il seccato e l'allibito.
– Scusaci tanto per il disturbo caro, a volte non so proprio trattenermi. Uhuh.
– Adesso basta, mamma! – esclamò nuovamente, preda di un imbarazzo senza molti precedenti. La raggiunse con passo deciso e l'espressione corrucciata, afferrandola per un braccio e tirandola di nuovo verso la porticina, già iniziando con la sua ramanzina – Devi smetterla di essere così inopportuna. Questa non è casa tua, non puoi fare così l'invadente entrando senza permesso nella stanza di un ragazzo!
Riuscì a riportarla in camera propria e richiudendo il passaggio la guardò furente mentre lei ancora se la rideva.
– Uhuhuh!
– Non c'è niente da ridere – le disse nuovamente, faticando a contenere la propria irritazione e finendo per irrigidirsi in tutto il corpo.
– Su su, non è successo niente, non reagire sempre così cara – sminuì lei, agitando una mano a mezz'aria mentre con l'altra si copriva la bocca. Lo sguardo che le rivolse era tanto inquietante quanto carico di sottintesi, cosa che fece salire un brivido dietro la schiena della mora – Ah, a proposito, quasi mi dimenticavo – continuò la presidentessa, più seria – Ti ho portato anche i moduli per l'università, mi raccomando, compilali e consegnali in segreteria entro due settimane, intese?
Yukiko non poté far altro che prendere in consegna il blocchetto di fogli fra le mani, di nuovo presa alla sprovvista.
– Ma..
– Scusami amore mio, ora devo proprio scappare, ero passata solo per vedere come stavi! Ci sentiamo presto e rispondi ogni tanto ai miei messaggi, ok? Baciii.. – e la porta si richiuse dietro di lei, lasciando la figlia di quella donna d'affari nuovamente sola e preda di uno stato confusionale non da poco.
– …
Per qualche motivo, nel silenzio che seguì, si sentì come se fosse stata appena travolta da un vero e proprio tornado in tailleur. Impiegò qualche manciata di secondi a riaversi abbastanza da ritrovare la propria voce.
A...ACCIDENTI, MAMMA!!


La situazione dall'altra parte della parete sembrò tornare tranquilla e Kei si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
La signora Natsuki era paragonabile a una calamità naturale. Ebbe compassione di Yukiko a quel pensiero.
Tornò ad armeggiare con Dranzer, sostituendo finalmente i pezzi danneggiati con quelli di riserva, pezzi che tempo addietro gli aveva spedito il suo fornitore di fiducia: il prof. K. Ormai era parecchi anni che aveva perso ogni contatto, pertanto avrebbe dovuto arrangiarsi da lì in avanti, se fosse capitato di nuovo qualcosa del genere.
Esaminando l'emblema dell'Aquila Rossa sul suo bit, il blader tornò con la mente al passato, a quando si affannava per diventare più forte del suo più odiato rivale. Il vago ricordo delle emozioni di allora tornò a sfiorargli l'animo, emozioni che aveva creduto dimenticate prima dell'incontro disputato con la mora.
Quella ragazza si era rivelata sorprendente.
L'aveva giudicata una ragazzina senza spina dorsale, viziata e anche un po' tonta, ma la realtà si era dimostrata ben diversa. Aveva rivelato di possedere un lato tanto combattivo quanto orgoglioso e dopo i fatti del giorno precedente era stato costretto ad ammettere che fosse tutto meno che stupida.
Si era sorpreso della sua forza di carattere.
Quasi nessun altro avrebbe avuto il suo stesso coraggio.
In quel caffé, due tavolini più indietro, era stato testimone di un confronto senza precedenti e suo malgrado era rimasto impressionato dal coraggio da lei dimostrato in quell'occasione. Ovviamente aveva ascoltato tutto, finché non era riuscito a non intervenire, nonostante si fosse ripetuto fino alla nausea che la pena d'ella non l'aveva nemmeno sfiorato.
Ti piace più di quanto tu voglia ammettere a te stesso
Kei sgranò appena gli occhi scuri, fissando il suo bey con una nota di fastidio.
– Quante sciocchezze – mormorò freddamente.
Eppure alla mente riaffiorò il ricordo di quando aveva sorpreso Yukiko addormentata beatamente sul suo letto.
Puoi mentire a te stesso ma non a me, Kei” risuonò nuovamente la voce dell'Aquila, velata di una sfumatura maliziosa.
Quel confronto venne interrotto dal singolo suono di avviso emesso dal suo cellulare, appoggiato lì accanto. Gli bastò un'occhiata per notare il nome sul display e a quella vista inarcò un sopracciglio. Si allungò per afferrare l'oggetto e sbloccando lo schermo aprì il messaggio appena arrivatogli.


Con una smorfia il dranzerblader si appoggiò allo schienale della sedia, in una mano il proprio bey e nell'altra il cellulare col display ancora attivo. Rimase a fissare alternativamente entrambi, prima uno e poi l'altro, finché alla fine non si decise. Riappoggiò Dranzer sul ripiano in legno e mandò rapida risposta a uno di quei ragazzi con cui ogni tanto si prendeva la briga di uscire.
Una serata simile non poteva fargli male e forse, se avesse scaricato i bollenti spiriti che avevano iniziato a prendere il sopravvento, avrebbe smesso di fare strani pensieri su quella ragazza. Era parecchio tempo che non si concedeva una serata del genere in effetti, probabilmente era tutto dovuto a quello. In fin dei conti, fino a due anni prima la frequenza delle uscite per lui era una ogni due giorni, il tempo per riprendersi dal dopo-sbornia in pratica.
Un sorrisetto gli si formò in volto al pensiero della serata che l'attendeva: si sarebbe scaricato e finalmente sarebbe tornato il solito, freddo e impassibile Kei di sempre.


...continua

[ANGOLO AUTRICE]
Ecco il momento della verità! Cos'avrà in mente il nostro blader preferito?? Be', lo scoprirete nel prossimo capitolo! Io non intendo anticipare niente di più di quanto ho già scritto qui sopra, quindi mettetevi l'anima in pace, ecco u.u
Mi odierete per questo.
Credo di essere andata un po' più OC del solito..forse dovrei cambiare l'avviso nelle caratteristiche di questa FF, ma come sempre lascerò che siate voi a consigliarmi al riguardo (non sono molto sicura, in fondo il nostro adorato coprotagonista non è mai stato ritratto in un ambiente familiare, quindi le cose vanno a discrezione personale credo)
Però mi sono comunque divertita a immaginare e scrivere la scena. Insomma io ce lo vedo Kei a fare il burbero, ma in fondo è un bravo ragazzo no??? XD
Basta cianciare: dopo questa vi lascio. Sentitevi liberi di linciarmi.
Un baciotto a chi avrà cuore di farmi sapere il suo parere!
Kaiyoko


P.S. ho aggiornato il capitolo aggiustando il pezzo della trama che si svolge in cucina.. effettivamente a volte mi vengono degli input strani, ma sono riuscita ad accomodare l'idea che volevo trasmettere con una trama accettabile! Il tutto grazie a Lady Silmeria, che effettivamente aveva ragione in toto... grazie cara, il fatto che la tua opinione andasse a combaciare con parte della mia mi ha convinto a rimettere mano al capitolo per migliorarlo. Ti devo un favore!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Kaiyoko Hyorin