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Autore: topoleone    25/08/2014    0 recensioni
Questa song-fic, è nata ascoltando il nuovo tormentone firmato Iglesias.
Il protagonista principale è Alejandro cugino di Enrique, che con il suo amore tormentato sarà di ispirazione per il famoso cantante. Tra una confidenza e l'altra prenderà così forma una splendida canzone d'amore. Non resta che scoprire la controparte femminile della storia...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ringrazio i 1.004 lettori silenziosi che sono passati di qua. Topoleone : )


Bailando sobre el corazon (songfic ispirata a Bailando di E. Iglesias)

Questa song-fic, è nata ascoltando il nuovo tormentone firmato Iglesias. Al primo ascolto già si stavano formando dei pensieri. Ad ogni successivo ascolto, causale e non, gli stessi pensieri prendevano una forma un po’ più concreta, finché non ho sentito (ahi voi che vi imbatterete in questo scritto) la necessità di trascrivere quello che mi passava per la testa. Per evitare descrizioni di nuovi personaggi, puramente di contorno, i due soggetti principali, “miei figli”,  hanno relazioni con personaggi realmente esistenti e che fanno un po’ da prestanome.  Ci tengo a precisare che non conosco tali celebrità e che ogni fatto raccontato, azione e/o caratteristica è di mia immaginazione e pertanto potrebbe non essere rispondente alla realtà. 
Il testo della canzone (in spagnolo) è citato in corsivo.

 



Il 22 febbraio 1969 la città di Cordova vide nascere una stella Joaquín Pedraja Reyes[1].
Il 22 febbraio 1996 nella stessa casa di Cordova, Joaquín  vide nascere un’altra sfolgorante stella, Rosabel Cortés, sua nipote.


Rosabel crebbe circondata dall’affetto e dalla stima dello zio, del quale seguì le orme, diventando in breve tempo la promessa del flamenco. A sedici anni, adolescente in un corpo di splendida donna, Rosabel abbandonò improvvisamente il suo partner di ballo e sparì dalle scene per qualche mese. L’attenzione mediatica rimase alta, ma i famigliari rifiutarono qualsiasi contatto con la stampa, finché un giorno una calca di paparazzi  si ritrovò ammassata fuori dalle porte del teatro in attesa di rivederla, dopo una strepitosa performance di debutto. La sempre più fulgida stella era tornata la stessa, capace di strappare applausi infiniti, la giovane stella era cambiata e ballava da sola. Eppure un intero palco a sua disposizione, sembrava non riuscire a contenere tutti i suoi movimenti, tanta era la grazia e la presenza scenica. Rosabel a diciassette anni era meravigliosa.
Mentre una calca di gente, perlopiù di nazionalità spagnola si accingeva a lasciare la platea, nella penombra della quarta fila, finalmente, Alejandro  riuscì a staccare le mani dai braccioli di broccato. Passò le dita anchilosate nel ciuffo ribelle che gli scendeva sulla fronte e sospirando, attese che tutti fossero usciti, anche se in realtà avrebbe voluto fare tutt’altro.
Poco dopo lo raggiunse in sala l’insegnante di ballo del quale col tempo era diventato, nonostante il divario d’età un caro amico.
- allora Ale che te ne pare? -
Quella domanda all’apparenza così banale nascondeva mille insidie; Cortès lo conosceva quasi come fosse suo figlio ed era molto bravo a leggere le emozioni e lui in quel momento era talmente emozionato da aver paura che la voce lo tradisse. Ad ogni tacco impresso sulle assi di legno, ad ogni movimento sinuoso del lungo collo, che faceva ondeggiare la chioma corvina, Alejandro aveva sentito il cuore rallentare, accelerare fino a scoppiargli nel petto. Si era innocentemente innamorato di Rosa, 9 anni prima, quando per caso Joaquin gli aveva chiesto di sostituirlo ad una sua lezione e le aveva dovuto insegnare un nuovo passo in coppia. In quell’occasione aveva avuto modo di rivedere la bambina che aveva conosciuto qualche anno prima proprio in casa del suo maestro di flamenco e che nel pieno della propria adolescenza aveva bellamente ignorato.
Rosabel, già  a 8 anni, lasciava intravedere le sue potenzialità come ballerina e come futura donna e lui non era riuscito a rimanere del tutto indifferente al suo fascino. Quel pomeriggio si maledisse per aver desiderato che quella bambina non avesse avuto qualche anno in più. Si maledisse per aver pensato per un istante di aver voluto baciare quelle labbra rosse, lui che aveva 8 anni in più di lei e che avrebbe di certo incontrato le ire di Cortès.
Così dopo quell’episodio si rifiutò categoricamente di allenarsi nella stessa stanza di Rosabel e, crescendo, cercò di frequentare altre scuole di ballo. Alla fine però tornava sempre dall’amico Joaquín , anche perché Rosabel aveva preso ad allenarsi privatamente.
La tentazione di chiedere di lei, venne così relegata in un angolo e Alejandro si limitò a seguirne la scia tra teatri e televisione o leggendo qualche trafiletto sui giornali. Nessuno sapeva di questo suo sentimento per la ballerina, nessuno avrebbe dovuto sospettare del suo amore quasi folle per lei. Ma dopo ciò che aveva visto quella sera non era più tanto sicuro di riuscire a tenere la bocca chiusa.
Ah già Cortès gli stava parlando…
- meravigliosa come sempre, credo. Hai fatto un ottimo lavoro maestro. -
- sì ,Rosa è sempre stupenda, ma ora si allena con Diego, dovrebbe essere una sorta di fidanzato. -
Era chiaro che a Joaquín  quel nome ancora senza volto non piacesse ed Alejandro era concorde col maestro, non conosceva Diego e già lo detestava. Chi era? Perché Rosabel lo riteneva più bravo dello zio, osannato in tutto il mondo? Il tarlo della gelosia poi già gli rodeva l’anima, Rosabel fidanzata? Da quando? Si sarebbe sposata?
Era tempo di agire; così salutò Joaquín  e mandò un messaggio al suo migliore amico e cugino, che accettò subito la proposta di andare a bere qualcosa assieme.
Seduti nel retro di un bar affollatissimo i due si ritrovarono a sorseggiare la prima birra.
- Allora Ale, vuoi spiegarmi cosa ti affligge? – era così evidente che qualcosa non andava? Non aveva il coraggio di confidare il suo segreto, ma la presenza di quel Diego, sapere che a lui era concesso di baciare Rosa e di fare chissà che altro lo mandava fuori di testa. Così fermò il cameriere.
- ehi Pedro una cerveza y una tequila per favore -
- assieme? Dev’essere una cosa grossa se hai bisogno di sbronzarti per parlarmene – Enrique aspettava che il cugino cominciasse la sua più grande confessione.
- ok, ma giura che ascolterai fino alla fine senza interrompere – Enrique assentì col capo – era da tempo che non la vedevo. È fidanzata. -
I secondi passavano, ma Alejandro non dava segno di voler proseguire. Così il cugino gli  afferrò gentilmente il polso, ancora stretto intorno al boccale mezzo vuoto.
- e? -
- e devo andare. Ci si vede. -

Que ironía del destino no poder tocarte
Abrazarte y sentir la magia de tu olor
[…]Bailando amor es que se me va el dolor



Enrique rimase da solo a finire la tequila del cugino, giocando con il tappo corona della birra. Decisamente Alejandro non stava bene. Ma chi era la ragazza misteriosa che l’aveva fatto rincoglionire così di punto in bianco?

Ese fuego por dentro me esta en lo que ciendo
Me va saturando


Quelle parole erano nate spontaneamente. Erano giorni che cercava l’ispirazione e, inconsapevolmente Alejandro gli aveva fornito uno spunto su cui lavorare. Quindi non gli avrebbe dato pace, doveva sapere di più su quella ragazza.
Nel frattempo Alejandro passò una notte da incubo, col suo incubo più bello nonché sogno inarrivabile. Addormentatosi a notte fonda sentì le sue mani delicate accarezzargli la mascella. Così lui fece lo stesso con lei, assaporando con le dita quella pelle di pesca. Le cinse il collo e delicatamente la fece ruotare. Lei si staccò da lui e batté un piede per terra. Tac, un colpo al cuore. Poi gli si avvicinò battendo le mani a tempo, clap clap, altri due colpi, finché la prese saldamente per i fianchi e la sollevò in aria. Poi i ricordi si confusero e la piccola Rosabel, lasciò il posto ad una più seducente Rosa. Gli arrivava al petto e le sue mani erano ancora delicate. Le sue dita sul suo accenno di barba erano dolci come carezze. Un ‘altra piroetta, un altro tacco sul pavimento cosparso di petali rossi. Il cuore gli si sgretolò in mille pezzi. Allora le si avvicinò e bloccò le sue mani ancora in aria, non avrebbe resistito ad un altro suo battito di mani. Le portò le braccia lungo i fianchi e le rubò un bacio. Quel bacio così sbagliato eppure così desiderato. La bocca di Rosabel sapeva di amore e si stava dischiudendo per lui, mentre la musica gitana accelerava ancor di più i battiti del suo cuore dissestato. Poi la musica si fermò di colpo e i loro visi si staccarono ed Alejandro si accorse che nella stanza c’era uno specchio. Lanciò un urlo improvviso e si ritrovò ansante e solo nel suo letto. La magia svanita nell’istante in cui la superficie riflettente gli aveva mostrato due occhi che non erano i suoi. Ci avrebbe scommesso. Erano gli occhi di Diego.
Ormai sveglio e in attesa dell’alba, prese la decisione che lo avrebbe portato alla rovina più totale. Doveva rivedere Rosabel. E lo avrebbe fatto quello stesso giorno, presentandosi a teatro durante le prove.
- Ancora una volta! -
- Rosabel, sei perfetta. Andiamo è tardi. -
- Ti ho detto ancora una volta Diego. Tu va’ pure avanti ti raggiungo tra una decina di minuti. -
La sala era buia e il palco scarsamente illuminato. Alejandro spiava da più di un’ora la ragazza che ripeteva le stesse sequenze, senza mai sbagliare un passo. Diego aveva ragione, allora perché ripetere ancora una volta tutta la coreografia? Ballare da sola le consentiva proprio di poter improvvisare. Chi era diventata Rosabel? Era così diversa dalla bambina di 8 anni e completamente estranea alla ragazza che aveva abbandonato le scene. La nuova Rosabel sembrava quasi più distaccata e superba.
Stava per andarsene dal loggione, eppure qualcosa lo incatenava lì. Sulle battute finali della melodia Rosabel volteggiò su se stessa e finì per battere come una mitraglia i talloni a terra. L’ultima nota si dissolse nell’aria mentre gli occhi neri della ragazza  inchiodarono Alejandro a quella balaustra. Eppure era impossibile che l’avesse individuato così nascosto nell’ombra.
Col cuore impazzito Alejandro lasciò il teatro ed aspettò nel tramonto che qualcosa accadesse. Poco dopo qualcosa gli urtò la spalla e prima che potesse dire nulla vide Rosabel passare oltre e raggiungere Diego, per poi sfrecciare via in macchina, assieme.
Non una parola. Ma che ne era stato della sua Rosabel?
Recuperò dai messaggi inviati lo stesso del giorno prima e lo inviò. Per fortuna Enrique era libero di lì ad un’ora.
- Posso farcela-
Questa volta fu Enrique ad ordinare birra e tequila per due ed aspettò che il cugino si scolasse il contenuto di entrambe i bicchieri, in silenzio.
Quando Alejandro terminò di raccontare il sogno ad Enrique, il cantante si massaggiò le tempie.

Yo te miro, se me corta la respiración
Cuando tu me miras se me sube el corazón
(Me palpita lento el corazon)
Y en silencio tu mirada dice mil palabras
La noche en la que te suplico que no salga el sol


- Questa ragazza ha un nome? La conosco? -
- non credo, è molto più giovane di entrambi, però sicuramente l’hai vista.-
- madre de dios Ale, guardati. Sei uno straccio. Non ti vedevo così dalla tua prima sbronza. Rispetto a ieri sei addirittura peggiorato e tutto per via di un sogno?! Che ne sarà domani se, come dici, questo Diego la dovesse sposare? -
Complice l’intruglio alcolico appena ingurgitato, ma entrato prepotentemente in circolo, Alejandro liberò l’anima.
- Joaquín  mi ammazzerebbe- non aveva avuto il coraggio di accarezzare ad alta voce quel nome.
- ahi cugino, questo sì che è un disastro. Joaquín  non ti permetterà mai di corteggiare sua nipote -
- non ha importanza. Non aspiro a tanto, vorrei solo sapere cos’è successo in questi mesi. È tornata, ma è come se non fosse più la stessa. -
- chiedi al suo agente, quel Diego di fare un provino con lei. Magari non è vero che non balla più in coppia. -
Con quel pensiero Alejandro lasciò il cugino a meditare al tavolo. Pochi minuti dopo anche Enrique lasciò il locale, questa volta appuntando su un tovagliolo un’intera poesia

BailandoTu cuerpo y el mio llenando el vacío
Subiendo y bajando

Bailando, Ese fuego por dentro me esta en lo que ciento
Me va saturando
Con tu física y tu química también tu anatomía
La cerveza y el tequila y tu boca con la mía
Ya no puedo mas

Con esta melodía, tu color, tu fantasía
Con tu filosofía mi cabeza esta vacía
Y ya no puedo mas
Yo quiero estar contigo, vivir contigo
Bailar contigo, tener contigo
Una noche loca Ay besar tu boca

Yo quiero estar contigo, vivir contigo
Bailar contigo, tener contigo una noche loca
Con tremenda loca


Soltanto dopo 7 giorni e 7 notti passate a tormentarsi ,Alejandro si presentò allo stesso teatro in cerca di Diego Cervantes. Anche dopo le presentazioni ufficiali quel ragazzo, appena ventenne rimase per lui uno sconosciuto. Eppure se Rosabel si era affidata a lui voleva dire che lo stimava.
- volevo sapere se fosse possibile proporre un passo a due per un’importante evento nazionale. La mia partner ha avuto un piccolo problema al menisco e sto cercando un rimpiazzo temporaneo. – sperava di esser stato convincente.
- mi dispiace, ma Rosabel non balla più in coppia, solo coreografie di gruppo o assoli. -
- mi chiedo se questa scelta non la danneggerà alla lunga.-
- signor Alejandro, lei non è nessuno per mettere in dubbio le scelte della signorina Cortès, la prego quindi di lasciare il teatro e di non presentarsi più, a meno che non sia per vedere uno spettacolo -
Alejandro era furente, avrebbe voluto rispondere a tono a quello sbruffone. Di più, avrebbe voluto tempestare di pugni quel suo bel visino.
Alejandro non fumava, ma uscito dal teatro corse alla prima tabaccheria e comprò un pacchetto di Marlboro nere, nere come la sua anima in quel momento. Tornò indietro e si mise a fumarle tutte, seduto sulla panchina del viale alberato, a pochi passi dal teatro. Fumò piano, fino a sentire i polmoni riempirsi di nicotina. Ogni mozzicone a terra veniva schiacciato con cattiveria dal suo calcagno. Ogni mozzicone era un piccolo ed arrogante Cervantes.
Faceva di tutto per incolpare il suo ignaro rivale, ma la verità era che Rosabel sarebbe rimasta comunque inaccessibile. Che ironia ballare entrambi e non poterla stringere in un abbraccio, nemmeno voluto da una coreografia.
Decise di non sprecare altro tempo, doveva dimenticarla al più presto. Ma il destino evidentemente non la pensava come lui, perché sentì le voci di Rosabel e Diego farsi sempre più nitide lungo il viale. Come un ladro si nascose dietro una siepe rigogliosa, sperando che i due non decidessero di sedersi proprio sulla panchina che lo aveva ospitato. Invece dovette restare accucciato nell’ombra per un’ora buona. Un’ora a dir poco sconvolgente a spiare involontariamente i segreti della coppia.
- Rose, io non ce la faccio più. -
- vuoi lasciarmi Diego?-
- se vuoi metterla in questi termini, sì, credo di sì.-
- te l’ho sempre detto, non ho bisogno di una balia. Ho bisogno del tuo amore.-
- eppure lo diventerò, l’hai detto più di una volta in questi ultimi mesi. E poi…-
- c’è un’altra vero? Da quanto? -
- due settimane. Ma non ti ho mai tradita. -
- c’è poco da tradire Diego, se non la nostra amicizia. Credevo ci tenessi a me. Ero la tua migliore amica.-
- Mi dispiace Rose; se vuoi continuerò ad aiutarti con le coreografie, ma non posso sacrificare la mia vita ad un teatro a vederti che ti consumi e che consumi anche me. -
- sei stato molto chiaro. Ora per favore avrei bisogno di rimanere sola.-
- non posso lasciarti qui al buio. -
Rosabel perse la pazienza, o forse non riuscì semplicemente più a tener rinchiuse le emozioni.
- non sono cieca Diego, non ancora. Vattene, ti chiamo quando sarò tornata a casa. Ritieniti libero da ogni impegno, da domani vedrò di arrangiarmi e, se mio zio vorrà tornerò da lui, sperando che perdoni la mia arroganza. -
- Rose eri solo spaventata, andrà tutto bene. -
- Come vorrei che lo credessi veramente. Ma evidentemente così non è, perché altrimenti non mi avresti mai voltato le spalle. -
- Rose…-
- Addio Diego. Ti vorrò sempre bene. -
I passi del ragazzo si allontanarono. Le lacrime di Rosabel riempirono il silenzio. Alejandro si morsicò la guancia fino a farla sanguinare, pur di non uscire da quel cespuglio e correre ad abbracciare la ragazza che inconsapevolmente gli stava dando le spalle.
Rosabel stava male? Cosa voleva dire che non era ancora cieca? Dopo un tempo apparentemente interminabile, rimasto solo dietro al cespuglio, chiamò Enrique. Doveva sfogarsi con qualcuno.
Ma questa volta al bar ordinò una camomilla.
- Joaquín  non mi ha mai parlato di problemi con sua nipote, tanto meno di problemi di salute. Mi viene da pensare che si sia allontanata dallo zio per paura e che questo Diego fosse l’unico a sostenerla in qualche modo. -
- Peccato che quel coglione abbia deciso di lasciarla per un’altra-
-buon per te cugino. Ora non hai rivali.-
- bella consolazione. Ora ho capito perché non vuole più  ballare con un partner e perché ripeteva i passi anche se era sempre perfetta. Ha paura che i suoi problemi di vista le rovinino la carriera. Non ballerà mai con me.-
- allora facciamo in modo che balli per te. Senti ho appena finito una nuova canzone e devo girarne il video. La musica è già pronta. E voglio che tu ti occupi delle coreografie. Ora ti preparo una lettera, perché voglio che Rosabel Cortés sia la protagonista del mio video. -
- tu sei pazzo. Non acconsentirà mai. -
- sì che lo farà, perché tu saprai convincerla. -
Alejandro aveva paura, una fottuta paura, così cambiò discorso.
- e di cosa parla questa nuova canzone?-
- non posso dirtelo. Domani ti faccio avere la musica. Se lei dice sì ti farò avere la registrazione.-
- non lo so cugino, ma ho come l’impressione che tu mi stia nascondendo qualcosa-
Enrique sorrise ad un Alejandro demoralizzato.
- vedrai che accetterà-
La musica preparata da Enrique l’aveva ipnotizzato, la sentiva così sua, come se gli stesse parlando. Mancavano le parole, ma sentiva che sarebbe piaciuta anche a Rosabel. Il ritmo era contagioso, adatto a flamenco, tango e qualcosa a lui sconosciuto. Trovò l’irresistibile desiderio di pensare a dei possibili passi e nella sua mente delineò tutte le sequenze di assolo che avrebbe potuto fare lei; ma Rosabel avrebbe infranto anche quel sogno.
E così avvenne.
- Enrique, avrei dovuto scommettere con te, ed avrei vinto. Ha detto di no.-
-ok, passa da me, tipo tra mezz’ora ce la fai? -
- hai sentito quello che ti ho detto? -
- Sì, mi piace quella ragazza. Non è scontata. Passa da me, portale la registrazione e vediamo cosa dice.-
Alejandro avrebbe voluto strangolare il cugino. Si sarebbe coperto di ridicolo. Così quando si ripresentò sotto al palco dove si stava allenando una solitaria Rosabel, prese un bel respiro ed aspettò. La guardò; da lontano non si era accorto, ma stava ballando con una benda di seta sugli occhi.
Aspettò che la musica finisse.
- Alejandro, perché sei tornato? Un no non ti è bastato? – ma come poteva averlo riconosciuto se la vista le era celata?
- Diciamo che Enrique Iglesias non ha accettato il tuo rifiuto e mi ha mandato con l’intera registrazione. Ascoltala per favore. Poi potrai confermare il tuo no.-
Rosabel si tolse la benda e guardò intensamente il suo interlocutore. Alejandro fu percorso da brividi caldi. Dio come avrebbe voluto saltare sul palco e baciarla. E non per pietà, lei non sapeva che lui era a conoscenza del suo segreto, tanto meno non sospettava dei suoi sentimenti, che continuavano a tormentarlo.
- dammi il pezzo. -
- scendi è nell’i-pod -
Condivisero un auricolare a testa, mantenendo la massima distanza data dal filo sottile. Uno di fronte all’altra come a sfidarsi. E le parole si susseguirono, toccandoli nel profondo. Alejandro capì al volo il perché della reticenza di Enrique, nel fargli ascoltare prima il pezzo, era la sua storia, una dichiarazione d’amore in piena regola. E vedere l’effetto che aveva su Rosabel era sconvolgente. La ragazza non riuscì a trattenere una lacrima e lui istintivamente gliela asciugò col pollice. Rosabel si irrigidì istintivamente a quel tocco così intimo.
- allora è ancora un no?-
- è bellissima, ma non posso. -
- non puoi o non vuoi? Enrique ti vuole, io ti voglio, sono il coreografo e tu saresti perfetta per la parte.-
- tu non sai…-
- ti posso aiutare Rosa, come quando avevi 8 anni e ti ho insegnato quel passo. –
-mi dispiace Alejandro non ballerò più in coppia. -
- perfetto, perché non esiste un partner maschile in questa coreografia. -
L’aveva spiazzata.
- ma le parole lo richiedono. -
Aveva pensato a quell’eventualità.
- il tuo partner sarebbe Enrique, si limiterà a “girarti intorno” come in una specie di contro canto. Non vi toccherete mai. -
Sembrava quasi sul punto di cedere.
- non posso.-
La frustrazione di Alejandro raggiunse l’apice.
- non ci sto Rosa, ma non mi lasci scelta. Ti ho sentito parlare con Diego il giorno che avete rotto, qualsiasi cosa ci fosse tra voi. Non volevo, ma ho sentito tutto.  So cosa ti spaventa e ti giuro che farò tutto ciò che mi dirai di fare per  far sì che funzioni.-
Rosabel reagì alla paura aggredendolo.
- tu non sai nulla di me. Non sai cosa vuol dire sapere che presto o tardi diventerai cieco. La mia bisnonna perse la vista a quarant’anni, Alejandro, e suo marito si alienò pur di starle dietro. Io non voglio pensare di dipendere da qualcuno a neanche diciotto anni. La canzone che mi hai portato è dolorosamente bella, mi fa capire cosa non potrò mai avere. Non ho paura di ballarla, ho paura di viverla.-
Ora le lacrime sgorgavano dal viso di Rosabel ed Alejandro non riuscì a fermarsi, mentre la stringeva a sé sussurrandole tra i capelli di non aver paura.
- Rosa, vorrei che tu ascoltassi di nuovo questa canzone e mi dicessi cosa ti suggerisce il testo. Vorrei che me lo dicessi guardandomi negli occhi. Ci riesci?-
E fece ripartire la canzone.

Yo quiero estar contigo, vivir contigo
Bailar contigo, tener contigo
Una noche loca Ay besar tu boca


- Mi chiedo se alla fine lui riesca a far sapere alla ragazza quello che prova per lei. Mi chiedo, se fossi lei, se sarei degna dell’amore di quel ragazzo. Mi chiedo come sia ballare un amore. È quasi come se lei ballasse sopra il suo cuore -
Alejandro la guardava, ancora intrappolata nel suo quasi abbraccio e le parole scapparono dalle sue labbra.
- Rosabel, io voglio che tu diventi la mia partner. Voglio che tu torni a ballare in coppia, con me. -
Rosabel sentì un freddo pungente pizzicarle le vene, sostituito a tempo di record con un caldo che si irradiava dal cuore al resto del corpo, ma non poteva lasciarsi trasportare da una stupida sensazione dovuta ad una canzone.
- non sai quello che dici Ale; lavorare con me sarebbe estenuante, un supplizio. Ho il terrore di sbagliare i tempi, di sbagliare un incrocio. Per ora ho qualche difficoltà con la visione periferica, ma non ho idea di quando peggiorerò. -
- tuo zio che dice? E i dottori?-
- non ho avuto il coraggio di fare degli accertamenti. Ma in famiglia non sono il primo caso. Credimi, è meglio per tutti se continuo a ballare come negli ultimi due mesi. -
- allora spiegami come hai fatto a sentire la mia presenza il giorno in cui provavi e io ti spiavo dalla balaustra. Tra tutti i punti in cui potevi guardare, i tuoi occhi si sono fissati nei miei. Spiegami come hai fatto a riconoscermi prima che eri bendata. -
- io non lo so Ale, credo che sia l’istinto del compensare un senso non più infallibile. -
- no Rosa, ti spiego come la vedo io. Io credo che tu saresti in grado di percepire ovunque la mia presenza, che mi riconosceresti tra mille, come io riconoscerei te, perché c’è qualcosa che ci lega. -
La ragazza non lo fece terminare, spaventata a morte dalla reazione del suo cuore a quelle parole.
- tu stai delirando Alejandro e io ho bisogno di farmi una doccia. Facciamo che ci penso e domani ti darò la mia risposta definitiva.-
Quella sera Alejandro avrebbe voluto ubriacarsi, invece ubriacò di parole il cugino Enrique. Ripetendo all’infinito quello che era accaduto in teatro.
-resta il fatto che lei è attratta da te e che se Joaquín  lo scopre ti passerebbe a fil di spada. Madre de dios, Ale, come hai potuto innamorarti di lei, ha solo diciassette anni. -
- bell’amico che sei. Prima mi spingi a dichiararmi, mi prepari anche una bella canzoncina e poi mi instilli sensi di colpa di cui non ho bisogno. -
Il cellulare vibrò sopra il tavolo. Anche Enrique riuscì a leggere il mittente di quel messaggio.
- immagino sia un sì. Avanti rispondile. -
Alejandro lesse e rilesse quelle poche parole, con un filo disperanza: ballerò quella canzone.
Poco dopo però lo raggiunse un altro messaggio: ma non sarò la tua partner.
Rosabel lo stava mandando fuori di testa. ma se non altro aveva accettato. E così cominciarono le prove. Il video prometteva bene. Enrique era contentissimo. Alejandro invece era frustrato all’inverosimile. Provava con le ragazze, coi vari gruppi, guardava Rosabel improvvisare, perché a lei aveva chiesto di fare quello che la musica le suggeriva al momento. Ed ogni volta che faceva un suo assolo il cuore lo tradiva. Era un’agonia guardarla negli abiti di scena, un supplizio salutarla a fine giornata.
Per fortuna ormai il lavoro era finito. L’ultimo giorno di riprese, quando tutti lasciarono il set, Rosabel si avvicinò ad Alejandro.
- Alejandro, vorrei che tu ascoltassi di nuovo questa canzone e mi dicessi cosa ti suggerisce il testo. Vorrei che me lo dicessi guardandomi negli occhi. Ci riesci?-
E fece ripartire un’ultima volta la canzone.

Con esta melodía, tu color, tu fantasía
Con tu filosofía mi cabeza esta vacía
Y ya no puedo mas

Yo quiero estar contigo, vivir contigo
Bailar contigo, tener contigo
Una noche loca Ay besar tu boca


- Mi dice che vorrei tanto ballare con te. -
- Allora balla. -
E ballarono, tutta la canzone, una, due tre, quattro volte. Finché non si fermarono ansanti.
- Rosa, se ancora non l’hai capito, questa canzone parla di me.-
Colpita al cuore.
- oh, lei dev’essere proprio incredibile e ti starà sicuramente aspettando. -
Come aveva fatto a fraintendere tutto? Illudersi che lui potesse provare qualcosa per lei?
- davvero non capisci chi è lei?-
Non aveva il coraggio di dar voce alle parole. Su quel set lei si era innamorata di Alejandro, non aveva il coraggio di dirglielo per paura che la lasciasse come aveva fatto Diego, quindi scosse la testa.
Allora Alejandro fece scivolare una mano sul suo collo invitandola a volteggiare, poi la riprese e la strinse tra le braccia, le carezzò il viso, le clavicole, le braccia fino ad intrecciare le mani con le sue. Gli arrivava al petto. Le alzò il viso fino ad incrociare i suoi occhi neri e poi lasciò che le loro bocche si cercassero.
- Ale…-
-sei tu Rosa. Sei tu la ragazza della canzone; sei sempre stata tu e sempre lo sarai. So che non dovrei amarti, che sono troppo più grande, che tuo zio mi ucciderà, ma non posso far finta di non amarti.-
- bene, perché mi sono innamorata di te; so che non dovrei amarti, che potrei diventare un ostacolo, che potresti innamorarti di una ragazza più esperta di me, ma non posso fare finta di quello che sto provando per te.
E ripresero a baciarsi, fino a quando Rosabel fu reclamata dalla sua famiglia.
Quella notte Alejandro lottò contro il più bel sogno della sua vita, sognò di fare l’amore con la sua Rosa. Si svegliò madido di sudore, cercando di scacciare quel pensiero e tenerlo lontano fino al compleanno di lei. Non sapeva se con Diego o con altri avesse fatto qualcosa; non aveva il coraggio di chiederlo perché sarebbe morto di gelosia, ma aveva giurato sul suo onore che avrebbe aspettato, sperando di evitare le ire di Joaquín  una volta che avesse scoperto la loro relazione.
Così si stupì quando qualche settimana dopo, fu proprio l’amico Cortés ad invitarlo ad una cena in famiglia, per festeggiare il compleanno della nipote.
Quella sera cercò di vestirsi con più cura del solito per mascherare l’insicurezza dei suoi 26 anni. Mise la scatolina in tasca e partì verso la campagna. La casa era già festante. Voci sconosciute intonavano canti allegri. La chitarra accompagnava uno sbattere ritmico di tacchi e un coro di “olè”.
Suonò il campanello. Aspettò. Venne ad aprire il suo maestro e un velo d’ansia calò su Alejandro, mentre una coltre di diffidenza smorzò il sorriso di Cortés.
- Ti stavamo spettando. -
Eppure era leggermente in anticipo rispetto all’orario concordato.  Non aveva mai visto il suo maestro così scuro in volto.
- tutto bene Joaquín ? -
- dimmelo tu Alejandro. Ho appena saputo che il mio allievo prediletto ha fatto perdere la testa alla mia adorata nipote. C’è da preoccuparsi? -
Alejandro stava per strozzarsi con la sua stessa saliva. Ma appena Joaquín  si voltò e gli sorrise cercò di tranquillizzarsi. La paura però riaffiorò poco prima di raggiungere la sala con gli altri invitati
- non ti uccido solo perché lei mi ha giurato che non te la sei già portata a letto; non ti infilzo sullo spiedo perché l’hai convinta a cercare una cura, non ti sbatto fuori a calci perché è innamorata. Ma se solo scopro che la fai soffrire ti farò pentire di esserti presentato qui oggi. Detto questo va’ da lei, ti sta aspettando da ore e… - la tensione svanì quando Cortés abbracciò il ragazzo – sono contento che sia tu. Sarete una bella coppia-.
Più tardi i due ragazzi lasciarono assieme la festa.
- Allora dove andiamo adesso? -
sarebbe stato offensivo invitarla a casa sua? Era l’unica cosa che desiderava però.
- ti andrebbe di ballare giù in spiaggia? -
non servì una risposta. Intorno alla luce del falò si dimenavano corpi di sconosciuti ai quali si unirono anche loro, seppur mantenendo un ritmo più pacato. Poi dalla radio partì una musica che loro due conoscevano ormai a memoria. Un successo che andava in heavy rotation. Non era un lento, ma per loro non era più flamenco. Rosabel lo guardò intensamente.
- non è vero.-
- che cosa?-
- che il tuo cuore batte lento. -
Alejandro le posò una mano sul petto.
- se è per questo nemmeno il tuo accenna a voler mantenere un ritmo normale-
- portami da un’altra parte Ale -
- dove vorresti andare?-
Non trovava le parole per dirglielo, forse perché non aveva idea di come dirgli che sentiva il desiderio di fare l’amore con lui, visto che non sapeva nemmeno da che parte cominciare. Così gli si buttò tra le braccia e lo baciò con passione cercando di comunicargli con quei semplici gesti i suoi poco casti pensieri.
D’altro canto Alejandro continuava a ripetersi che Rosabel aveva finalmente diciotto anni e che era ora di urlare al mondo che era sua.
Viaggiarono in silenzio, tenendosi per mano. Poi arrivati dove voleva essere fin dall’inizio di quella serata, l’adagiò sul letto dove continuò a baciarla fino ad aver coperto ogni centimetro di pelle. Si lasciò spogliare e baciare.

Una noche loca Ay besar tu boca…

E di nuovo la fece stendere sul letto e alla luce delle candele si perse in quella visione. Si inginocchiò e le fece schiudere le cosce, voleva baciarla dappertutto prima di tuffarsi in quel mare di emozioni. Rosabel chiuse gli occhi, non voleva che lui vi leggesse la paura dell’ignoto, anche perché voleva abbandonarsi completamente a lui.
Alejandro cominciò ad esplorare ogni centimetro ed ogni piccola piega della sua amata, assaporandone l’odore ed il sapore, sentendo sempre più forte il richiamo del corpo di Rosa in ogni suo gemito. E voleva di più.
- ti prego guardami –

Y en silencio tu mirada dice mil palabras
La noche en la que te suplico que no salga el sol


E si perse in quello sguardo. E capì ciò che lei non era riuscita a dirgli. L’amò ancor di più in quel momento, quando riuscì ad abbattere quella piccola resistenza che li separava, l’amò di più quando le si mozzò il respiro per quel bruciore improvvisò e per quel lamento inespresso che sfogò piantandogli le unghie nella schiena. L’amò di più quando si lasciarono cullare per tutta la notte ballando al ritmo del loro cuore.
Prima di addormentarsi stretti in un abbraccio Rosabel cantilenò un altro piccolo pezzo di canzone

Tu me miras y me llevas a otra dimensión
(Estoy en otra dimensión)
Tu latidos aceleran a mi corazón

Alejandro aveva aspettato il momento perfetto per poter mettere il proprio cuore tra le mani di quella ragazza, e quel momento era giunto. Era quello. Seppur per pochi secondi si separò da lei e sentì un freddo improvviso. Non avrebbe più potuto vivere senza Rosabel. Ancora nudo frugò nella tasca dei pantaloni caduti a terra, e coi pugni stretti tornò a letto. Rosabel puntellata sui gomiti lo guardava, aspettando con una punta di ansia di vivere un’altra forte emozione, sperando non fosse la fine di tutto. Magari non gli era piaciuto quello che avevano fatto per tre volte. Allora cercò di imprimersi nella memoria ogni suo muscolo, quella fisicità mascolina che le faceva solleticare il ventre. Lui si inginocchiò sul materasso e la raggiunse. Cercò sotto le lenzuola  le sue mani e vi depositò la scatolina. Poi non riuscendo più a starle lontano si impossessò della sua bocca-
- Ale, cosa significa? -
Lo aveva intuito, ma voleva che lui glielo assicurasse. Comunque non aveva bisogno di vederne le fattezze. Avrebbe comunque detto di sì, anche se fosse stato un pezzo di noce intarsiato, o un ciondolo di plastica in un bagno d’argento.

- Yo quiero estar contigo, vivir contigo,  per sempre. Lo vuoi?-
- Bailando amor, per sempre. –
 
Note finali:
Il cognome di Rosabel è Cortés come il cognome d’arte dello zio. Nel mio immaginario lo zio Joaquín ha preso a prestito il cognome della cognata, alla quale è molto affezionato e che è la madre di Rosabel.  



 
 
[1] in arte Joaquín Cortés
  
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