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Autore: SaraJLaw    25/08/2014    6 recensioni
I distretti si sono ribellati contro la tirannia di Capitol City, guidati dal 13. Katniss Everdeen e Peeta Mellark sono dei ragazzi normali, che non hanno mai partecipato agli Hunger Games, e che sopravvivono alla distruzione del distretto 12. Costretti ad abbandonare la loro casa e a rinunciare a tutto ciò che avevano, riusciranno a conoscersi e ad amarsi, nonostante gli orrori della guerra che incombe su di loro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo X


Mi aveva sempre stupita la facilità con cui la vita potesse passare dal regalarci una serie di eventi felici al colpirci col più profondo dispiacere. Gli ultimi giorni, nonostante la guerra, erano stati i più belli che io avessi mai vissuto, e in cuor mio speravo che la situazione rimanesse tale per sempre. Ovviamente non andò in quel modo. Quel giorno avevo deciso di seguire il programma almeno per una volta, visto che Peeta, mia madre e Prim erano impegnati con i rispettivi compiti e quindi mi ritrovai in una stanza asettica, piena di banchi e sedie di metallo, in cui uno degli ufficiali del distretto ci insegnava le basi della strategia militare. La lezione era iniziata da poco più di un'ora quando nei corridoi si alzarono delle voci concitate e confuse; subito ci precipitammo tutti fuori dall'aula, in parte spinti dalla curiosità e in parte dalla preoccupazione, e cercammo di carpire quante più informazioni possibili. Non era facile, la riservatezza era un tratto comune degli abitanti del Distretto 13, così mi diressi verso una persona che sapevo essere refrattario alle regole tanto quanto me: Haymitch Abernathy. Vinse la seconda edizione della memoria degli Hunger Games e proveniva anche lui dal 12. Per la maggior parte del tempo era ubriaco ma ultimamente era abbastanza sobrio da poter affiancare Plutarch Havensbee nel centro di comando. Lo bloccai stringendogli il braccio e lui si girò con tale impeto che pensavo stesse per tirarmi un pugno, ma appena si accorse che ero una ragazza e che avevo i suoi stessi occhi grigi, occhi da Giacimento, si rilassò leggermente.

Cosa vuoi?”mi chiese bruscamente.

Voglio sapere che succede.”

Non sono affari che ti riguardano.” disse ancora Haymitch, diventando se possibile ancora più sgarbato.

E invece sì, visto che ci vivo qui.” ribattei, per nulla intimorita dallo sguardo glaciale che mi lanciò.

Inspirò profondamente, visibilmente irritato, guardandosi poi intorno. Mise una mano sulla mia spalla e mi trascinò verso una parte più tranquilla del corridoio.

Non ti azzardare a farne parola con qualcuno, hai capito?”

D'accordo.”

Haymitch sospirò e incrociò le braccia davanti a sé. “La Coin aveva dato il permesso alla Squadra 451 di andare a Capitol City per avere qualche registrazione sul campo vero e proprio. Non avrebbero dovuto combattere ma ci sono stati degli imprevisti e ora si stanno muovendo verso il palazzo presidenziale.”

Non me lo aspettavo. Il 13 aveva un buon numero di hovercraft e parecchi soldati, ma era comunque un azzardo attaccare di punto in bianco. “Da quanto la 451 è a Capitol City?”

Da quattro giorni ormai.”

Il mio cuore si fermò. La consapevolezza mi colpì immediatamente come un pugno nello stomaco, soprattutto perché mi resi conto solo in quel momento di quanto fossi stata cieca.

Tra di loro c'è anche Gale Hawthorne?” domandai con un filo di voce.

Sì, dolcezza. Perché?”

Quell'appellativo mi avrebbe mandato su tutte le furie ma in quel momento non me ne importò nulla. Mi incamminai verso la mia stanza, senza preoccuparmi di lui, e quando chiusi la porta alle mie spalle, mi sedetti sul bordo del letto, lo sguardo perso nel vuoto. Il mio cervello però era al lavoro. L'ultima volta in cui avevo visto Gale era stata proprio quattro giorni prima ma non avevo sospettato nulla, sapendo che spesso si trovava nel centro di comando. Spesso lo sorprendevo a guardarmi, c'era tristezza nei suoi occhi così simili ai miei, e non sapevo che fare se non salutarlo con la mano, senza che lui ricambiasse mai. Non parlavamo da quel giorno nel bosco, da quel bacio, ma ero convinta che andasse tutto bene, non mi ero mai fatta problemi. Eravamo stati entrambi impegnati, anche se per motivi decisamente diversi, ed era mancata l'occasione per chiacchierare come facevamo una volta. Gale era a Capitol City in quel momento, a rischiare la vita. Una parte di me non poteva fare a meno di pensare che la sua decisione dipendesse un po' anche da come il nostro rapporto era cambiato e dal fatto che avessi messo in chiaro che lui per me era solo un amico. E se fosse morto? Se non lo avessi più visto? Era stato una presenza costante nella mia vita negli ultimi cinque anni e lì, per la prima volta, mi resi conto che perderlo per sempre sarebbe stato insopportabile. Rimasi seduta lì per tutto il giorno, fino all'ora di riflessione. Alle sei del pomeriggio Peeta entrò nella stanza e sul suo volto il sollievo nel vedermi fu immediato, ma fu subito sostituito da un'espressione preoccupata. Si avvicinò e si inginocchiò di fronte a me e strinse le mie mani tra le sue.

Non eri in mensa e mi sono preoccupato. Stai bene?”

Io...” cominciai a dire, incerta. “No, non sto bene.”

Per la prima vota, lontana dalla protezione del mio letto e della notte, piansi. Peeta mi abbracciò subito e si sedette vicino a me sul letto per stringermi ancora di più; mi aggrappai alle sue spalle, come se fossero l'unico appiglio rimasto tra me e l'oscurità. In quello sfogo non c'era solo la paura di perdere Gale, ma anche quella per mia madre e mia sorella, la rabbia per il dolore che la guerra portava, per la distruzione della mia casa, il terrore di perdere Peeta. Restammo in quel modo per qualche minuto, fino a quando non mi scansai un po' per asciugarmi il viso con le mani. Guardai il mio ragazzo, mortificata e studiai il suo volto: era preoccupato e dispiaciuto, però sorrise ugualmente e mi scansò una ciocca di capelli dal viso.

Ho saputo di Gale.”

Come poteva saperlo? Magari la notizia si era diffusa velocemente. Non dissi una parola, mi limitai ad annuire, abbassando lo sguardo.

Hai paura per lui vero? Tranquilla, è normale.” disse con dolcezza, passando un braccio intorno alle mie spalle. “Siete amici, è giusto che ti preoccupi.”

Non so cosa mi passò per la testa in quel momento, né perché sentii il bisogno di dirlo, ma le parole uscirono da sole. “Gale mi ha baciata.”

Peeta rimase fermo, immobile come una statua, tranne per le palpebre che batteva velocemente. Si schiarì la gola e mi guardò negli occhi. “Quando?”

Settimane fa, prima che io venissi da te quella notte.”

Lui annuì, senza smettere di guardarmi. I suoi occhi brillavano per le lacrime. “E in tutto questo tempo non ti è mai venuto in mente di dirmelo?”

Aprii la bocca per rispondere ma rimasi zitta e immobile quando lui si alzò e si diresse a grandi passi verso la porta, chiudendola con forza. Il rumore sembrò rimbombare fino alle pareti del mio cuore e non riuscii a fare altro che piangere di nuovo.




Oddio che tristezza T.T

Anche se di certo non shippo la Everthorne, ammetto che la Katniss triste per la partenza di Gale un po' mi ha fatto pena. Peeta ha esagerato? Direi di no u.u Glielo avrebbe avrebbe dovuto dire subito!!! Faranno pace? Si risolverà tutto? Katniss si dispererà ancora per Gale? Lo scopriremo nei prossimi capitoli =)

Vi ringrazio, siete fantastici =)

Sara


  
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